“Rinasci, rinasci” è la frase conclusiva del film.
Mi ha colpito perché dopo aver gridato la sua colpa, il marito teme che la Verità li possa seppellire nel “regno dei morti”.Invece lei abbracciandolo, con quelle parole sembra voler dire che la Verità può sconfiggere la Menzogna.
“Io sono un altro” dice lui (ricorda Rimbaud).
Sulla piccola cittadina dopo la morte della bimba si stende il cupo colore della menzogna, tutti dubitano di tutti, il sospetto rende instabili i rapporti e l’inquietudine si impossessa degli animi.
Il volto di ognuno appare trasformarsi in una maschera. La morte violenta sembra far uscire allo scoperto le passioni trattenute. E’ come se venisse messa in luce la “messa in scena” che ogni giorno si rappresenta.Sono temi attualissimi. Il regista è affascinato da questi. Cosa si nasconde negli abissi di un uomo? Quali sentimenti censuriamo ogni giorno alla nostra coscienza?
Un bel film che fa “aprire gli occhi” su noi stessi e sull’ombra che ci abita.
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