Le vie del Signore sono finite |
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Un film di Massimo Troisi.
Con Massimo Bonetti, Jo Champa, Massimo Troisi, Enzo Cannavale, Anna Orso.
continua»
Commedia,
durata 115 min.
- Italia 1987.
MYMONETRO
Le vie del Signore sono finite
valutazione media:
3,39
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Film ambientato all'epoca del fascismo con Troisi.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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giovedì 12 giugno 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
LE VIE DEL SIGNORE SONO FINITE (IT, 1987) diretto da MASSIMO TROISI. Interpretato da MASSIMO TROISI – MARCO MESSERI – JO CHAMPA – MASSIMO BONETTI – ENZO CANNAVALE – CLELIA RONDINELLA – CAROLA STAGNARO – FRANCO PISTONI § La storia è ambientata negli Anni Venti, durante il periodo fascista. Un giovane barbiere di Acquasalubre (paese immaginario) è paralizzato dagli arti inferiori in giù per via di una malattia psicosomatica, senza però che vi sia alcuna lesione organica delle gambe. I medici ritengono che il disturbo sia dovuto al termine della sua storia d’amore con una benestante ragazza del posto. Assistito dal fratello maggiore, il parrucchiere aiuta un timido e remissivo poeta ad uscire di casa e conquistare il cuore della ragazza spasimata, e nel frattempo recupera a poco a poco l’uso delle gambe quando il suo rapporto con la fidanzata va migliorando. Nel frattempo, però, accadranno fatti spiacevoli, compresa l’incarcerazione del barbiere per presunto antifascismo e il tesseramento del poeta (anch’egli poliomielitico, ma davvero) nel Partito Fascista. Emigrando in Francia, in seguito, il protagonista potrà ricongiungersi alla sua amata e continuare la loro appassionata e tormentata relazione. Interessante sul piano relazionale dei personaggi: un M. Troisi spontaneo e genuino come sempre, grazie al suo napoletano dirompente e torrenziale che spazza via ogni traccia di disomogeneità e artificio; un M. Messeri rappresentato come anima in pena, solerte e fischiettato, servizievole e abbattuto; una J. Champa ribelle, col senso della misura, energica e tellurica; un M. Bonetti introverso, bravissimo nell’esternare i sentimenti contrastanti e cozzanti di un animo intimorito e successivamente reagente; un maturo E. Cannavale (un anno prima di interpretare Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore) rabbioso, impaziente e sicuro del proprio ruolo di padre severo e nervoso, accompagnato sempre dalla sua napoletanità verace e sanguigna. Peccato che sia troppo demagogico e manierato a livello di divulgazione socio-politica: il discorso sul fascismo sembra legato eccessivamente a una dimensione sistemica banale e annacquata, che inquadra il fenomeno in una prospettiva semplicistica e poco intrigante, senza approfondire le motivazioni che muovono le azioni dei personaggi, pur sempre eccellenti e funzionanti, in un contesto dittatoriale e nazionalista che sicuramente andava esposto con meno imitazione e più puntiglio e precisione storica. Il film vinse un Nastro d’argento per la sceneggiatura, che in effetti merita un riconoscimento alto per la sua velleità, il suo dinamismo e il suo essere multiforme in un viavai di dialoghi scattanti e momenti di calma e bonaccia discorsiva. Non male la colonna sonora con le musiche di Pino Daniele, grande amico dell’attore-regista, che lascia spaziare dal montaggio tranquillo e la fotografia a colori sobria e pacata, affrontando le tematiche delicate e sentimentali che travisano la trama e la morale del film. Girato quasi interamente a Lucera (in provincia di Foggia), con alcune ambientazioni a Parigi e Roma. Alcune riprese furono effettuate anche nel Subappennino Dauno.
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