giorgio76
|
martedì 3 dicembre 2013
|
l'inconsueto, il "diverso" che entra nella storia
|
|
|
|
Al centro del film c'è Lui, Marcello Mastroianni, l'omosessuale, il diverso. Attenti, però, a non lasciarsi "traviare" da questa circostanza, perchè il film parla di un gay ... ma per dire altro!
Cosa? Cerchiamo di andare con ordine.
Di sicuro, non è un film-manifesto sulla discriminazione politico-sociale-culturale degli omosessuali, nonostante tutte le apparenze contrarie: e questo, per un motivo semplice, non è questa la storia!
L'omosessualita' del personaggio Mastroianni e' una "ciliegina sulla torta" che arricchisce, ma non basta a definire l'incommensurabile "diversita'" che lo separa dalla Loren e dal condominio: una "diversita'" che lo rende inafferrabile e misterioso (di qui, l'indubbio fascino) come se da lui promanasse un "di più" di disagio che va oltre la condizione di segregazione politica, sociale e sessuale e che per questo turba ancora oggi, a 70 anni dagli eventi (nella finzione narrati).
[+]
Al centro del film c'è Lui, Marcello Mastroianni, l'omosessuale, il diverso. Attenti, però, a non lasciarsi "traviare" da questa circostanza, perchè il film parla di un gay ... ma per dire altro!
Cosa? Cerchiamo di andare con ordine.
Di sicuro, non è un film-manifesto sulla discriminazione politico-sociale-culturale degli omosessuali, nonostante tutte le apparenze contrarie: e questo, per un motivo semplice, non è questa la storia!
L'omosessualita' del personaggio Mastroianni e' una "ciliegina sulla torta" che arricchisce, ma non basta a definire l'incommensurabile "diversita'" che lo separa dalla Loren e dal condominio: una "diversita'" che lo rende inafferrabile e misterioso (di qui, l'indubbio fascino) come se da lui promanasse un "di più" di disagio che va oltre la condizione di segregazione politica, sociale e sessuale e che per questo turba ancora oggi, a 70 anni dagli eventi (nella finzione narrati). Pensiamoci: troverebbe la pace quest'uomo se fosse accettato socialmente come omosessuale, magari "sposando il suo compagno"? Pare proprio di no: se e' vero che si concede alla Loren (a una donna), pur non rinnegando il suo essere, ma anzi rivendicandolo coraggiosamente, cio significa che il sesso e' una parte del problema della sua vita, ma non tutto.
E troverebbe (alla Sarte) risposta al suo disagio esistenziale, lanciandosi nella lotta antifascista? Anche questa risposta non e' chiara: non e' chiara perche' un tipo come lui (anticonformista) era annunciatore e aveva la tessera ... La preoccupazione principale del personaggio, quando inizia il filn e aspetta l'arrivo della polizia che lo deportera', non e' di tenere i contatti con "Giustizia e Liberta'", quanto ammazzare il tempo scrivendo cartoline commerciali e provando a ballare ...
Conclusione: Mastroianni alla fine non e' tanto e solo un Gay, ma un Ribelle (esistenziale), l'emblema dell'eterno spostato che (etero o omo) non si adattera' mai alle ipocrisie e alle finzioni sociali.
Un personaggio fuori dal tempo e della storia, e non deve ingannare la precisa collocazione degli eventi del film al 12 marzo 1938. Non deve ingannare la geniale trovata di tenere sullo sfondo la parata nazi-fascista della visita di Hitler. Il "fondale" fascista, a mio giudizio, serve solo per rimarcare (per contrasto) il carattere universale del disagio esistenziale del "non integrato" Mastroianni. Mettete sullo sfondo un "concerto di Madonna" e otterrai lo stesso effetto.
Effetto (e qui e' l'operazione artistica che interessava a Scola) di straniamento, di riproduzione di un punto di vista inconsueto, come simboleggia chiaramente il movimento di macchina quando fugge la dracula, quando cioe' Scola (con un moto volutamente molto contorto della macchina da presa) inquadra la finestra di lui e poi lui. La storia di Antonietta (Loren) nella sua banalita' e ordinarieta' e' riassunta in questo movimento di macchina. Lei, che di fatto incarna il "punto di vista" del pubblico e' l'attonita spettatrice di questo incontro Inconsueto. E qui sta il messaggio di Scola al Pubblico: attenti a cogliere nella vs vita nella storia l'epifania dell'Inconsueto, che stravolge pregiudizi e opinioni correnti. E' in questa chiave (francamente più profonda) che si puo' apprezzare il messaggio anti omo-fobico del film ... una parte del film, ma non la parte determinante (almeno a mio modesto giudizio).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giorgio76 »
[ - ] lascia un commento a giorgio76 »
|
|
d'accordo? |
|
angelo umana
|
martedì 30 settembre 2014
|
una giornata fatidica, indimenticabile
|
|
|
|
In film precedenti i due mostri sacri del nostro cinema, Loren e Mastroianni, avevano interpretato commedie all’italiana piene di trovate, rivedendo le quali si sorride un po’ e si constata come il tempo è passato, sembrando esse un po’ naif. In “Una giornata particolare” del 1977 è diverso il regista, Ettore Scola, che fa dire e fare ai due qualcosa di molto lontano da quelle commedie, un film intimista, due persone di vita e di estrazione diverse che s’incontrano, comunicano e si ritrovano infine più vicine di quanto le convenzioni sociali farebbero pensare. Va detto che i due interpretano fedelmente la parte assegnatagli, pure se in qualche momento viene fuori la loro personale vena istrionica.
[+]
In film precedenti i due mostri sacri del nostro cinema, Loren e Mastroianni, avevano interpretato commedie all’italiana piene di trovate, rivedendo le quali si sorride un po’ e si constata come il tempo è passato, sembrando esse un po’ naif. In “Una giornata particolare” del 1977 è diverso il regista, Ettore Scola, che fa dire e fare ai due qualcosa di molto lontano da quelle commedie, un film intimista, due persone di vita e di estrazione diverse che s’incontrano, comunicano e si ritrovano infine più vicine di quanto le convenzioni sociali farebbero pensare. Va detto che i due interpretano fedelmente la parte assegnatagli, pure se in qualche momento viene fuori la loro personale vena istrionica.
Antonietta Tiberi è la schiava di casa, come una volta ce n’erano tante, più di oggi: lo è del marito – dirà “Mio marito con me non parla, ordina, di giorno e … di notte” - e dei sei figli, abituati a trovare tutto pronto, di quelli che danno per scontato che spetta alla mamma sbrigare ogni cosa in casa. Gabriele invece è un uomo solo, abita nell’appartamento che ha la finestra di fronte e si è trasferito in quel popolare e popolato caseggiato da soli due mesi. Lei poco istruita e ligia al regime del tempo, con il marito usciere in un ministero non poteva essere altrimenti, ha in casa un libro autocelebrativo dedicato dal duce alle casalinghe di allora, con le sue foto in posa e le sue frasi famose, tipo “Inconciliabile con la psicologia femminile, il genio è soltanto maschio”. Lui è colto, gentile e fantasioso, alla casalinga non par vero che un uomo così possa esistere: annunciatore alla radio nazionale ne è stato estromesso ufficialmente per le sue “tendenze depravate”, è omosessuale
e destinato al confino per sospetto antifascismo.
E’ il 6 maggio 1938, dal caseggiato parte una fiumana di gente vestita di nero o con la divisa delle grandi occasioni: Hitler è venuto in visita ufficiale al duce e Roma è deserta, tutti raccolti dove i due “grandi uomini” celebrano la loro alleanza, parate militari e mostra di uomini e mezzi. Bella la quasi complicità che si crea tra chi resta, nel silenzio. “Galeotto” della conoscenza tra i due è il pappagallo di Antonietta che vola via, proprio sulla finestra di Gabriele. “L’oselin volea volare, l’oselin della comare”: Antonietta aveva proprio bisogno di quel “volo”, una nuova conoscenza che la facesse uscire mentalmente dalle solite quattro mura. Gabriele le rivela di essere “né marito né padre né soldato”, dunque fuori dai canoni comuni di allora; le regala il primo libro che lei comincia subito a leggere, “I tre moschettieri” e la convince che non è l’inquilino del 6° piano ad essere antifascista ma che è il fascismo ad essere anti-inquilino del 6° piano... Non è casuale che appena sola a casa, quando i suoi se ne sono andati, le capiti tra le mani il fumetto di uno dei suoi ragazzi, “Il libro dei Pigmei” dove una vignetta recita “se delle bestie così piccole debbono fare delle bestialità così grandi…”. All’inizio del film il regista mette cinque minuti buoni di filmati autentici di quel giorno e nel silenzio del caseggiato riecheggiano le frasi tronfie di retorica pronunciate alla radio in occasione di quella visita di Stato: “fieri della loro marziale bellezza, capo dal genio indiscusso, urbe ammantata di tricolore, virile volontà di pace, magnifica realtà dell’Italia fascista, solenne marziale e vibrante di romano orgoglio”.
Non meno entusiastici, seppure fallaci, sono i commenti del marito di lei al ritorno dal grande ritrovo, “giornata fatidica, indimenticabile, fra venti o trent’anni (rivolto ai figli) potrete dire c’ero anch’io” e“l’alleato ce lo siamo saputi scegliere”. Nel dopocena dirà pure ad Antonietta, con l’aria dell’uomo che può disporre dell’accessorio-moglie, “se nasce il settimo lo chiamiamo Adolfo”, ma lei sembra già voler percorrere altre strade di vita, la giornata particolare con Gabriele le ha fatto intravedere un mondo da esplorare.
[-]
[+] inconciliabile con la psicologia femminile...
(di angeloumana)
[ - ] inconciliabile con la psicologia femminile...
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
renato c.
|
martedì 6 gennaio 2015
|
un bell'afffresco
|
|
|
|
Bellissimo film che, narrando una vicenda privata di due persone durata un solo giorno, fa un magnifico quadro di un’epoca: quella del “ventennio”. Il giorno era davvero particolare in quanto è stato quello della visita di Hitler in Italia che ha suggellato l’alleanza tra Italia e Germania e di cui Mussolini non si rendeva conto che, firmando quel patto, firmava la propria condanna a morte! (Oltre a quella di altri milioni di Italiani!). La figura del marito della Loren descrive perfettamente quanto, salvo non molte eccezioni, il popolo italiano fosse inquadrato dal regime! Tutti all’adunata, le donne anziane che non potevano partecipare mettevano il disco “Giovinezza”; alcune che non l’avevano visto da vicino chiedevano se Hitler era bello, insomma tutti entusiasti del duce e del führer! Il personaggio interpretato da Sophia Loren descrive una donna che non va all’adunata, non perchè fosse contro il regime che invece accettava ma che con sei figli, aveva troppo lavoro da fare in casa.
[+]
Bellissimo film che, narrando una vicenda privata di due persone durata un solo giorno, fa un magnifico quadro di un’epoca: quella del “ventennio”. Il giorno era davvero particolare in quanto è stato quello della visita di Hitler in Italia che ha suggellato l’alleanza tra Italia e Germania e di cui Mussolini non si rendeva conto che, firmando quel patto, firmava la propria condanna a morte! (Oltre a quella di altri milioni di Italiani!). La figura del marito della Loren descrive perfettamente quanto, salvo non molte eccezioni, il popolo italiano fosse inquadrato dal regime! Tutti all’adunata, le donne anziane che non potevano partecipare mettevano il disco “Giovinezza”; alcune che non l’avevano visto da vicino chiedevano se Hitler era bello, insomma tutti entusiasti del duce e del führer! Il personaggio interpretato da Sophia Loren descrive una donna che non va all’adunata, non perchè fosse contro il regime che invece accettava ma che con sei figli, aveva troppo lavoro da fare in casa. E trovava anche giusta la condizione della donna casalinga e procreatrice, desiderava quasi il settimo figlio per avere l’esenzione dalle tasse ed il premio del regime alle famiglie numerose! Il personaggio invece interpretato da Mastroianni, era esattamente l’opposto; pagava la tassa sul celibato e, in quanto omosessuale, destinato al confino! Ovviamente non partecipava all’adunata, ed il caso ha voluto che proprio in quel giorno sia lui che la Loren si trovassero da soli nel palazzo (eccezione fatta per l’antipaticissima e pettegola portiera!) e si incontrassero! La Loren avendo un marito comandante e prepotente e vedendo invece in Mastroianni una persona gentile ed affettuosa, se ne innamora, ed ha anche un rapporto con lui nonostante le tendenze di quest’ultimo che dice che adeguarsi alla mentalità degli altri è sbagliato! La sera stessa comunque arrivano le persone a prelevarlo e portrlo al confino! Bello il contrasto tra la vicenda dei due protagonisti ed il continuo sottofondo delle radio che descrivono la visita di Hitler a Roma.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a renato c. »
[ - ] lascia un commento a renato c. »
|
|
d'accordo? |
|
giorpost
|
giovedì 21 gennaio 2016
|
quando l' italia era la mecca del cinema
|
|
|
|
Nel 1977 Ettore Scola dirige i due attori italiani più rappresentativi dell' epoca in un film audace e riflessivo sul fascismo e la solitudine. Una giornata particolare racchiude, infatti, gli elementi caratterizzanti dell' italico pensiero del primo Novecento (e non solo) insieme ad una rappresentazione della tipica famiglia italiana. Per chi, come me, è nato al Sud, vedere un nucleo familiare composto dai coniugi più sei figli non suscita sorpesa e non appare come novità in quanto anche nel Dopoguerra c' era l' abitudine di "sfornare" eredi in quantità industriale; la differenza, semmai, stava nelle motivazioni: mentre durante il ventennio si procreava per raggiungere i famosi sussidi, negli anni seguenti era diventato uno status sociale che dimostrava fertilità e stabilità per l' uomo e dava occupazione alle massaie altrimenti inoperose nella società iper-maschilista di quei decenni.
[+]
Nel 1977 Ettore Scola dirige i due attori italiani più rappresentativi dell' epoca in un film audace e riflessivo sul fascismo e la solitudine. Una giornata particolare racchiude, infatti, gli elementi caratterizzanti dell' italico pensiero del primo Novecento (e non solo) insieme ad una rappresentazione della tipica famiglia italiana. Per chi, come me, è nato al Sud, vedere un nucleo familiare composto dai coniugi più sei figli non suscita sorpesa e non appare come novità in quanto anche nel Dopoguerra c' era l' abitudine di "sfornare" eredi in quantità industriale; la differenza, semmai, stava nelle motivazioni: mentre durante il ventennio si procreava per raggiungere i famosi sussidi, negli anni seguenti era diventato uno status sociale che dimostrava fertilità e stabilità per l' uomo e dava occupazione alle massaie altrimenti inoperose nella società iper-maschilista di quei decenni. Dunque un primo livello narrativo l' abbiamo già trovato, ma sullo sfondo dell' incontro tra Antonietta e Gabriele c' è quella giornata storica della visita di Hitler in Italia con l' adunata di Roma che coinvolse quasi tutta la cittadinanza, in un clima tossico nel quale si mischiarono i sentimenti contrastanti di chi era apertamente a favore del Duce e del suo alleato e chi, invece, nascondeva un profondo disgusto per tutto quanto stava accadendo, un disprezzo talvolta sopito al punto che nemmeno ci si accorgeva di avere, soprattutto se la scolarizzazione era scarsa e a malapena si era letto un libro in tutta la vita, come proprio nel caso della casalinga interpretata da una strepitosa e commovente Sophia Loren. Ma è nel mezzo del cammino che troviamo il punto della narrazione, il suo centro e, inevitabilmente, anche la sua conclusione: l' omosessualità del dirimpettaio Gabriele, conosciuto per volere del destino o, semplicemente, per volere (e volare) di un pappagallo goffamente fuggito dalla gabbia e che, dopo un breve volo di crisalide, si appollaia fuori al balcone di un uomo che sta metidando di farla finita. Le vite di questi due individui, socialmente diversi ma tanto affini in fatto di sensibilità, si intrecciano e si legano nell' arco di un sabato, un giorno che è un arco temporale sufficiente ad entrambi per conoscersi e confessarsi l' inconfessabile, quello che nemmeno un marito assente e troppo preso dai suoi interessi riuscirebbe a capire e, dall' altro capo, quanto non è riuscito a tenere segreto per evitare una deportazione immediata nell' ultimo treno della sua esistenza.
Questo è un capolavoro, un' opera colma di raffinatezza, uno sguardo su noi stessi: Vi confesso che nel vedere per la prima volta questa pellicola ha suscitato in me forti sensazioni, un turbinio di riflessioni su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Tutti noi abbiamo le nostre convinzioni, ma spesso non riusciamo a immedesimarci nell' altro, non guardiamo che con occhi nostri il mondo che ci circonda. Qualcuno afferma che l' omosessualità sia una sorta di patologia, altri che deriva da un' infanzia difficile ove la figura maschile, paterna, è venuta a mancare e quando Gabriele (un Marcello Mastroianni anch' egli in stato di grazia) racconta il passato alla vicina di casa e si evince che suo padre aveva abbandonato la famiglia al suo destino, viene innescata l' ennesima riflessione nello spettatore. Una risposta non possiamo darla, forse nemmeno è giusto cercarla ma il personaggio Gabriele sembra voglia comunicare proprio questo, una sorta di insofferenza non tanto nei confronti di un regime che detesta e che sta per condannarlo, ma sul fatto che non riesce a provare attrazione per una donna tanto bella quanto in possesso di una dolcezza che ammalierebbe qualsiasi cuore.
Il prologo documentaristico della venuta del Fuhrer, l' opera ambientata tra due appartamenti ed un cortile, la lunga sequenza iniziale del risveglio e della colazione della famiglia di Antonietta, la radiocronaca incessante in sottofondo della "sfilata", la portinaia baffuta che si impiccia dei fatti altrui (come ancora accade nei condomini italiani), la maestosa regia e la radiosità dei primi piani dei due grandi attori consegnano il film alla Storia del Cinema.
Quando l' Italia era la Mecca del Cinema e il Cinema era narrazione della Storia.
Voto: 9
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giorpost »
[ - ] lascia un commento a giorpost »
|
|
d'accordo? |
|
mariaflavia
|
mercoledì 11 gennaio 2017
|
un film delicato e sottilmente sovversivo
|
|
|
|
Quadro d'autore sulla quotidianità italiana ai tempi del fascismo, quando l'omologazione era una virtù e la sensibilità un vizio. Penetranti i dialoghi tra i due protagonisti, vittime privilegiate del regime: una donna e un gy. Nel corso "di una giornata particolare" essi indagano il senso di una vita intera. Esclusi dalla vita politica e sociale, la donna e il gay anzichè partecipare alla parata in onore di Hitler, in disparte preparano la loro azione sovversiva, suggellata da una loro improbabile unione carnale, ribelle provocazione all'ideologia dell'ipocrisia fascista. Un film delicato e sottilmente sovversivo, custode di una feroce critica ad ogni forma di totalitarismo.
[+]
Quadro d'autore sulla quotidianità italiana ai tempi del fascismo, quando l'omologazione era una virtù e la sensibilità un vizio. Penetranti i dialoghi tra i due protagonisti, vittime privilegiate del regime: una donna e un gy. Nel corso "di una giornata particolare" essi indagano il senso di una vita intera. Esclusi dalla vita politica e sociale, la donna e il gay anzichè partecipare alla parata in onore di Hitler, in disparte preparano la loro azione sovversiva, suggellata da una loro improbabile unione carnale, ribelle provocazione all'ideologia dell'ipocrisia fascista. Un film delicato e sottilmente sovversivo, custode di una feroce critica ad ogni forma di totalitarismo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mariaflavia »
[ - ] lascia un commento a mariaflavia »
|
|
d'accordo? |
|
frenky23
|
venerdì 21 gennaio 2011
|
il fuhrer, chi?!
|
|
|
|
Mentre un lungo piano sequenza, a partire da un'enorme svastica su un'enorme bandiera, ci mostra un sobborgo di una già palazzinara Roma del '38, le prime spente luci di un'alba uggiosa s'inarcano sui muri di pietra delle coscienze dei protagonisti ordinari, figli di una storia minore. Dopo una doverosa, quanto prolissa a dire il vero, introduzione storica dei fatti (il peggior uomo mai esistito solca romanamente il romanico terreno invitato dal suo degno compare di merende) inizia così la particolare giornata di maggio di Ettore Scola, che poco ha a che fare con lo schifoso Fuhrer e con l'altrettanto schifoso Duce e moltissimo sguazza invece nelle agitate acque dei segregati in casa dal fascismo, proponendone una profondissima analisi psichica, senza velleità di diagnosi, piuttosto che politica.
[+]
Mentre un lungo piano sequenza, a partire da un'enorme svastica su un'enorme bandiera, ci mostra un sobborgo di una già palazzinara Roma del '38, le prime spente luci di un'alba uggiosa s'inarcano sui muri di pietra delle coscienze dei protagonisti ordinari, figli di una storia minore. Dopo una doverosa, quanto prolissa a dire il vero, introduzione storica dei fatti (il peggior uomo mai esistito solca romanamente il romanico terreno invitato dal suo degno compare di merende) inizia così la particolare giornata di maggio di Ettore Scola, che poco ha a che fare con lo schifoso Fuhrer e con l'altrettanto schifoso Duce e moltissimo sguazza invece nelle agitate acque dei segregati in casa dal fascismo, proponendone una profondissima analisi psichica, senza velleità di diagnosi, piuttosto che politica. S'incontrano, si scontrano, si amano e si dicono addio in 12 ore un angelo del focolare ed un invertito, in termini da società libera una casalinga con famiglia numerosa a carico ed un disc-jokey ante litteram di orientamento omosessuale. Il personaggio della Loren è la tipica donna di quegli anni: depressa, ignorante non per scelta, di fedeltà canina al marito ed agli ideali in voga. Mastroianni invece è un uomo libero, classica, ma non per i tempi, voce fuori dal coro, anche se molto composta. Epurato dalla radio in cui lavorava per i suoi gusti sessuali, rappresenta il più bel ritratto di omosessuale al cinema che io abbia mai visto, eguagliato ai nostri giorni (il film è del '77) forse solo dal cupo cowboy di Heat Ledger nel bellissimo “I segreti di Brokeback Mountain” di Ang Lee. Quello che è stato, forse, il più grande attore italiano, contribuisce a renderlo fiero e dignitoso con due picchi d'estrema emozione: il primo è la vergogna inconscia ed involontaria nella scena del caffè, in cui, trovatosi a casa di Antonietta, senza volerlo smette di adoperare il rumoroso macinino per non farsi sentire. Guai, difatti, a farsi scoprire a violare la “domus” di una donna sposata dalla portinaia impicciona e baffuta del palazzo, che origlia sull'uscio con una scusa qualunque come nei più tipici clichè da rivista teatrale. Il secondo momento emozionale particolarmente significativo, oltre al malinconico aforisma “è strano guardare sé stessi dal palazzo di fronte”, da lui pronunciato mentre si trova ancora a casa di Antonietta, è ovviamente la scena dello sfogo in terrazza: Gabriele sbotta e confessa tutto brutalmente dopo essere stato trattato come un oggetto sessuale, riuscendo ad essere garbato pure pronunciando epiteti e parolacce, riuscendo quasi a commuovere dando a sé stesso del frocio. Forse in quest'ultima scena il nostro buon Marcello poteva metterci un pizzico d'enfasi in più ma probabilmente è un voler toccare un intoccabile per partito preso, il mio. Se ne conclude facilmente che le linee guida dei protagonisti tracciate nella “fabula” sono eccellenti e qui il merito va alla sceneggiatura dello stesso Scola, di Ruggero Maccari e che si avvale (udite, udite!) della collaborazione di un giovane Maurizio Costanzo. Menzione speciale, oltre alla solita perfetta interpretazione di Sophia Loren, ma qui di speciale non v'è nulla data l'abitudine a queste straordinarie performances, va al trucco di Francesco Freda. La divina Sophia, infatti, per la prima volta si presenta al pubblico come donna bella ma sciatta, con tanto tempo per le pentole e poco per il mascara. Particolarmente curato e credibile, dunque, doveva essere il make-up del truccatore di Foligno, operazione perfettamente riuscita così come per i costumi. Bisogna fare gli antipatici per trovare difetti a questa grande opera, i pochi, difatti, sono soggettivi e veniali. Visto che mi riesce bene, però, l'antipatico lo faccio io e cito due cosine negative, seppur con relativa attenuante: la prima è iconografica e riguarda i caratteri in stile nazi-fascio-bellico delle lettere dei titoli di testa e di coda, un po' inopportunamente celebrativi anche se giustificati dal viaggio al centro del clima anni '30,'40. L'altra è la presenza fra le attrici minori della celeberrima Alessandra Mussolini, donna politica ed attricetta in gioventù, che non ha mai nascosto le sue simpatie per il fuorilegge movimento politico fondato dal nonno. Dov'è l'attenuante, direte voi che rispettate la Costituzione e non siete suoi elettori? Devo citarlo di nuovo. Mr. Stanley Kubrick, il più grande regista di ogni tempo al modesto parere di un modestissimo appassionato, utilizzava spesso al fine di acuire il realismo delle sue storie, adottando per l'appunto una sorta di neo-realismo post-moderno, attori che dovevano recitare il meno possibile, poiché interpretavano sullo schermo personaggi simili a ciò che erano nella vita di tutti i giorni (vedi il sergente di Ronald Lee Ermey in Full metal jacket e la coppia in crisi Cruise-Kidman dello splendido capolavoro semi-postumo Eyes wide shut). Il nostro regista campano ha solo fatto suo questo piccolo principio di credibilità estrema, tra l'altro per un ruolo molto marginale. Assolto in piena regola, con tanto di bacio accademico, dalla mia personalissima giuria.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a frenky23 »
[ - ] lascia un commento a frenky23 »
|
|
d'accordo? |
|
|