L'inizio del cammino

Per leggere correttamente questo film bisogna ritornare a quel clima di inizio '70 dove soffiava il vento forte dell'emancipazione, della voglia di riscatto culturale, tra le prime spinte di riscoperta della natura e di rifiuto della meccanizzazione della vita quotidiana. L'iniziazione di un'adolescente alla vita adulta viene trasposta in una ambientazione onirica e surreale. Un colpo di pistola in testa segna la svolta violenta verso la vita senza piu' riferimenti stabili e familiari. Un "cannibale" selvatico diventa il solo rappresentante di una cultura "organizzata" ed il solo riferimento per la sopravvivenza. Il film gioca a ribaltare in modo "non-violento" i canoni classici della vecchia cultura del dopoguerra, neocolonialista. La cultura "perbene" fallisce e si accartoccia in una autodifesa "suicida", il selvatico sopravvive anzi vive e cresce. Finale sensuale e trasgressivo, naturista ed "immorale", senza inibizioni e senza perversioni: oggi potremmo dire "anti-erotico". Pochi anni dopo (1975) usciva Picnic at Hanging Rock di Weir che portava ancora piu' avanti la spinta "rivoluzionaria", contrapponendo fanciulle "suicidate" della cultura perbene a fanciulle "padrone della propria vita" fino al suicidio. Oggi Wolf Creek, un crudo horror-thriller del 2004, riattualizza in chiave contemporanea quei concetti e li amalgama col sangue: natura "cannibale", mondo selvatico, adolescenza inquieta. Guardatevi i 3 film in sequenza temporale, in una notte tuttacinema, vi sembrera' di viaggiare in una macchina del tempo.