dodo
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sabato 30 aprile 2005
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un film davvero interessante
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L’ enfaunt savage è un film di Trouffaut, girato nel 1969,che narra la storia di un ragazzo di circa dodici anni che viene trovato nei boschi in Francia nel 1789. Storia vera, è stata, ed è tutt’ora oggetto di studio per le scienze che si occupano della comprensione e dei processi cognitivi degli esseri umani. Il “ragazzo selvaggio”, muto e completamente simile a un animale più che a un umano, viene dapprima rinchiuso in una fattoria, per poi essere portato al famoso Istituto Nazionale per sordi di Parigi. Qui viene subito etichettato come “idiota”, e diviene utile per attirare l’attenzione dei curiosi, come il miglior fenomeno da baraccone. Nessuno scommetterebbe in un suo inserimento in società, quando il celebre studioso Itard, se ne fa carico per provare l’ardua impresa di impartirgli un’ educazione.
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L’ enfaunt savage è un film di Trouffaut, girato nel 1969,che narra la storia di un ragazzo di circa dodici anni che viene trovato nei boschi in Francia nel 1789. Storia vera, è stata, ed è tutt’ora oggetto di studio per le scienze che si occupano della comprensione e dei processi cognitivi degli esseri umani. Il “ragazzo selvaggio”, muto e completamente simile a un animale più che a un umano, viene dapprima rinchiuso in una fattoria, per poi essere portato al famoso Istituto Nazionale per sordi di Parigi. Qui viene subito etichettato come “idiota”, e diviene utile per attirare l’attenzione dei curiosi, come il miglior fenomeno da baraccone. Nessuno scommetterebbe in un suo inserimento in società, quando il celebre studioso Itard, se ne fa carico per provare l’ardua impresa di impartirgli un’ educazione. In nove mesi, Itard (interpretato proprio da Trouffaut), utilizzando i metodi legati all’associazionismo e al riflesso condizionato riesce ad “addestrare” il ragazzo selvaggio, facendogli compiere fenomenali progressi. Victor (il nome del ragazzo selvaggio) entra in confidenza con il suo nuovo mondo, impara a camminare correttamente, e apprende comportamenti simili a quelli di una normale persona, tuttavia non riuscirà mai a parlare. Proprio quest’ultimo traguardo, sarà inseguito a lungo da Itard, ma i suoi tentativi falliranno con la sua speranza di accendere la scintilla del massimo grado di apprendimento in Victor. Questo film presenta molti spunti di riflessione, ad esempio è interessante notare come “il ragazzo selvaggio”abbia sviluppato i sensi in modo congegnale al contesto naturale in cui viveva e a ciò che gli serviva per sopravvivere; difatti la maggior parte dei suoni gli erano indifferenti, come naturalmente anche i simboli o gli odori, mentre riusciva a scuotersi se sentiva un lieve rumore simile allo sgusciare delle noci, delle quali si cibava. Poi , col perseverare degli esperimenti di Itard, riuscirà a riconoscere similitudini tra le figure, imparerà a reagire ad ordini vocali, e tutto questo sta a indicare la“plasticità” delle capacità cognitive umane. Da un punto di vista prettamente cinematografico, è da sottolineare positivamente la scarsa presenza di dialoghi, inutili allo scopo del film, e la scelta della visione in bianco e nero. Inoltre va anche evidenziato l’ impegno da parte di Trouffaut di mantenere fede ai fatti così come si sono svolti, che vengono ricomposti attraverso la lettura di giornali di quel tempo, senza superflue spettacolarizzazioni, se si esclude la scena della fuga di Victor. Un plauso finale anche all’interpretazione del protagonista.
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paolo bisi
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lunedì 24 giugno 2013
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il film più poetico di truffaut
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Nell'estate del 1793 due cacciatori trovano in una foresta un ragazzo, chiamato poi "il selvaggio", poichè non conosce nessun tipo di educazione e di costume dell'uomo comune. Viene portato all'istituto parigino dei sordomuti: qui inizierà la sfida del medico e pedagogo Jean Itard, convinto che il suo stato derivi dalla situazione di assoluto abbandono in cui ha vissuto per anni e non da una idiozia congenita, come sostengono tutti gli altri. Lo porterà nella sua casa e, assistito dalla governante, inizierà il percorso educativo che, ovviamente, sarà non privo di ostacoli e difficoltà. Superato il decennio di attività, Francois Truffaut porta alla luce un'opera nuova, anche se contraddistinta da un tema già analizzato più volte, forse quello in assoluto a lui più caro: l'infanzia.
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Nell'estate del 1793 due cacciatori trovano in una foresta un ragazzo, chiamato poi "il selvaggio", poichè non conosce nessun tipo di educazione e di costume dell'uomo comune. Viene portato all'istituto parigino dei sordomuti: qui inizierà la sfida del medico e pedagogo Jean Itard, convinto che il suo stato derivi dalla situazione di assoluto abbandono in cui ha vissuto per anni e non da una idiozia congenita, come sostengono tutti gli altri. Lo porterà nella sua casa e, assistito dalla governante, inizierà il percorso educativo che, ovviamente, sarà non privo di ostacoli e difficoltà. Superato il decennio di attività, Francois Truffaut porta alla luce un'opera nuova, anche se contraddistinta da un tema già analizzato più volte, forse quello in assoluto a lui più caro: l'infanzia. Il rapporto tra lui e Victor (così sarà chiamato il ragazzo) è al centro del film: Itard sa bene che per istruire il ragazzo sono necessari i premi così come le punizioni, le lodi come le critiche. Questo rapporto tra il bene e il male, il rispetto e la ribellione, uniti alla ricerca del proprio punto di vista dei due personaggi è l'elemento che rende il lavoro di Truffaut straordinario, un film che non si dimentica e che non si può dimenticare. Il tema del "selvaggio" trovato al quale si cerca di dare un'educazione e di inserirlo nella società era stato affrontato già molte volte, ma probabilmente mai con questo tocco poetico ed emozionante che è riuscito a dare l'autore francese. Suggestivo bianconero grazie alla fotografia di Nestor Almendros, che diventerà collaboratore abituale del regista. Musica di Antonio Vivaldi. Una tappa importante nell'itinerario di Truffaut, un film accessibile quasi a tutti per la sintesi e l'interesse dei temi che riesce a proporre.
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fabio
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venerdì 24 settembre 2010
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il ragazzo umano
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Fatto vero. Un gruppo di cacciatori trova un essere umano cresciuto allo stato brado e lo portano in paese. Tutti lo considerano un ritardato tranne il dottor Itard, pedagogista, si prende cura di lui e dimostra che se è ritardato è perchè è stato lontano dagli esseri umani. E dimostra anche che se non comprende il male sofisticato che un umano può infliggere ad una altro essere umano è per lo stesso motivo. è lo stesso Truffaut a recitare la parte del medico ed è la voce fuori campo di Itard a raccontarci la storia e spiegarci i suoi studi e gli insegnamenti e le ragioni di quella disumanità. Fondante il momento in cui itard punisce il giovane pur avendo correttamente eseguito un esercizio.
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Fatto vero. Un gruppo di cacciatori trova un essere umano cresciuto allo stato brado e lo portano in paese. Tutti lo considerano un ritardato tranne il dottor Itard, pedagogista, si prende cura di lui e dimostra che se è ritardato è perchè è stato lontano dagli esseri umani. E dimostra anche che se non comprende il male sofisticato che un umano può infliggere ad una altro essere umano è per lo stesso motivo. è lo stesso Truffaut a recitare la parte del medico ed è la voce fuori campo di Itard a raccontarci la storia e spiegarci i suoi studi e gli insegnamenti e le ragioni di quella disumanità. Fondante il momento in cui itard punisce il giovane pur avendo correttamente eseguito un esercizio.
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luca scialò
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mercoledì 9 novembre 2011
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difficile e emozionante educazione di un selvaggio
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A inizio '800 nei boschi dell'Aveyron una donna incrocia uno strano animale. Viene così catturato da alcuni bracconieri. Ma non si tratta di un animale, bensì di un ragazzino che ha vissuto per anni nella giungla. I medici lo credono un ritardato, tranne il dottor Jean Itard, che lo prende in cura e si sforza di educarlo. Sa che quel ragazzino è normale e ha bisogno solo che i suoi sensi vanno solo ripristinati. Le soddisfazioni che avrà lo ripagheranno degli sforzi.
Truffaut, che appare proprio nelle vesti del dottor Itard, riesce nel compito di trasporre per il cinema una storia tanto curiosa quanto vera, di grande umanità e professionalità.
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A inizio '800 nei boschi dell'Aveyron una donna incrocia uno strano animale. Viene così catturato da alcuni bracconieri. Ma non si tratta di un animale, bensì di un ragazzino che ha vissuto per anni nella giungla. I medici lo credono un ritardato, tranne il dottor Jean Itard, che lo prende in cura e si sforza di educarlo. Sa che quel ragazzino è normale e ha bisogno solo che i suoi sensi vanno solo ripristinati. Le soddisfazioni che avrà lo ripagheranno degli sforzi.
Truffaut, che appare proprio nelle vesti del dottor Itard, riesce nel compito di trasporre per il cinema una storia tanto curiosa quanto vera, di grande umanità e professionalità. Passo dopo passo ci mostra i progressi del piccolo Victor, interpretato magistralmente da Jean-Pierre Cargol. Nel suo istinto selvaggio, nel suo richiamo della natura, ci sono le caratteristiche primitive perse da un uomo proiettato verso l'alienazione della modernità
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francesco2
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mercoledì 17 agosto 2011
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documentare educando
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Dieci anni prima del suo ultimo film "Finalmente domenica!", il regista francese sceglie il bianco e nero per un film completamente diverso(Forse): Nonostante -sembra- si sia ispirato anche in questo caso ad un romanzo, qui si propone di documentare mentre nel 1979 vorrà (fare) sognare.
Un'obiezione-Non del tutto gratuita- che si potrebbe muovere è che tutto è visto secondo la sensibilità del regista/protagonista, che anche quando sostiene di riferire vede determinate cose sempre secondo un'ottica personale. Forse la realtà è un pò nel mezzo: ciò detto spesso il film mi è parso interessato a fatti oggettivi, di cui semmai la memoria non può che conservare un ricordo parziale.Qualcuno ha visto un elogio indiretto della cultura sessantottina: io non appena visto l'anno di relaizzazione (1969)ho invece pensato a una critica indiretta(E neanche tanto), quando si parla del fallimento della "dolcezza" di certi metodi.
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Dieci anni prima del suo ultimo film "Finalmente domenica!", il regista francese sceglie il bianco e nero per un film completamente diverso(Forse): Nonostante -sembra- si sia ispirato anche in questo caso ad un romanzo, qui si propone di documentare mentre nel 1979 vorrà (fare) sognare.
Un'obiezione-Non del tutto gratuita- che si potrebbe muovere è che tutto è visto secondo la sensibilità del regista/protagonista, che anche quando sostiene di riferire vede determinate cose sempre secondo un'ottica personale. Forse la realtà è un pò nel mezzo: ciò detto spesso il film mi è parso interessato a fatti oggettivi, di cui semmai la memoria non può che conservare un ricordo parziale.Qualcuno ha visto un elogio indiretto della cultura sessantottina: io non appena visto l'anno di relaizzazione (1969)ho invece pensato a una critica indiretta(E neanche tanto), quando si parla del fallimento della "dolcezza" di certi metodi.
Un limite del film mi è parso un didatticismo mai ingombrante ma lontano da quel rigore apparentemente asettico che accomuna l'Haneke del "Nastro bianco" e certo cinema dei Drdenne, come "Rosetta" o il più recente "Ragazzo in bicicletta".
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dounia
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venerdì 21 ottobre 2011
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intervento individuale
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Un medico-pedagogo, che lavora in una scuola di sordo-muti, legge la notizia del "ragazzo selvaggio", sui dodici o tredici anni, trovato in un paese di provincia. Interessato al fatto, sa che il fanciullo viene preso e poi condotto nel suo istituto dove è mostrato alla gente come spettacolo. Il ragazzino è in un ambiente non adatto a lui e non comunica con i compagni. Il direttore ritiene che il fanciullo è sordo, muto e ha un grosso deficit intellettivo, il medico-pedagogo sostiene che l'alunno è così perché è privo di socializzazione e dice che è bene portarlo via da lì, pensa di condurlo a casa sua, in campagna, fuori Parigi, perché ora non viene compreso. Il medico-pedagogo, rappresentato da F.
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Un medico-pedagogo, che lavora in una scuola di sordo-muti, legge la notizia del "ragazzo selvaggio", sui dodici o tredici anni, trovato in un paese di provincia. Interessato al fatto, sa che il fanciullo viene preso e poi condotto nel suo istituto dove è mostrato alla gente come spettacolo. Il ragazzino è in un ambiente non adatto a lui e non comunica con i compagni. Il direttore ritiene che il fanciullo è sordo, muto e ha un grosso deficit intellettivo, il medico-pedagogo sostiene che l'alunno è così perché è privo di socializzazione e dice che è bene portarlo via da lì, pensa di condurlo a casa sua, in campagna, fuori Parigi, perché ora non viene compreso. Il medico-pedagogo, rappresentato da F. Truffaut, ottiene la possibilità di condurlo a casa sua dove la sua madame-domestica viene pagata per aiutare il ragazzino, lavarlo, tagliarli i capelli e seguirlo quotidianamente bene. Il medico-pedagogo gli dà il nome di Victor, lo segue ogni giorno, lo fa lavorare perché capisca nuovi termini e parli; alla fine di ogni giorno scrive una relazione sull'attività attuata. Gli prepara delle lettere dell'alfabeto in grande, fabbricate appositamente dal falegname e segna alla lavagna delle parole che fa corrispondere a degli oggetti, in modo che Victor, dopo tale esercizi, dà dei risultati e viene gratificato con dell'acqua. Il medico-pedagogo si chiede se ciò che ottiene è solo dovuto ai desideri del fanciullo, così fa una prova, gli dice che è sbagliato il lavoro fatto e lo chiude nello
sgabuzzino per punirlo. Victor si arrabbia, così il medico-pedagogo lo tira fuori dallo stanzino, gli dice che è giusto il suo lavoro e capisce che il modo di reagire del ragazzino non è dovuto solo alla sua gratificazione. Victor è spesso a contatto con la natura: la luna, la pioggia ed altro sono il suo mondo. Riesce con fatica a dire delle parole. La capacità del medico-pedagogo è stata unica e umana. E' difficile che un fatto simile si realizzi nella realtà di oggi: che una persona tiri fuori un essere dal suo stato selvaggio. Un uomo che ha aiutato così un fanciullo in quel film, non c'è nella vita di tutti i giorni. I ragazzini che hanno dei problemi non vengono capiti e vengono abbandonati a se stessi. Le scuole differenziate di tanti anni fa comprendevano troppi alunni che era impossibile aiutare. La legge per le insegnanti di sostegno è arrivata dopo. Un film simile spiega che tali casi vanno seguiti individualmente e solo così è possibile andare loro incontro. Il film ha inoltre come sfondo un bel concerto di Vivaldi.
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fedeleto
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venerdì 2 dicembre 2011
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truffaut e il selvaggio
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Un ragazzo che vive in una foresta viene catturato, e un medico decide di provare ad educarlo .Non sara' facile ,ma soprattutto non e' necessario poiche' il suo habitat si trova nella giungla ove la natura ha altre leggi oltre quelle degli uomini.Francois Truffaut(la calda amante,la sposa in nero,fahrenheit 451)dopo l'insuccesso della MIA DROGA SI CHIAMA JULIE,decide di spostarsi su un terreno diverso e ben piu' impegnato,ovvero quello della didascalia antropologicae sociologica.Il ragazzo selvaggio e' in realta' un essere libero senza regole ,invece gli uomini che vivono in una societa' sono pieni di regole e schematismi idolatrando un senso del giusto che in realta' e' solo una buona ripetizione di cio' che ci e' stato imposto in quella che chiamiamo educazione ,Uno dei migliori Truffaut ,dove qui e' anche attore.
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Un ragazzo che vive in una foresta viene catturato, e un medico decide di provare ad educarlo .Non sara' facile ,ma soprattutto non e' necessario poiche' il suo habitat si trova nella giungla ove la natura ha altre leggi oltre quelle degli uomini.Francois Truffaut(la calda amante,la sposa in nero,fahrenheit 451)dopo l'insuccesso della MIA DROGA SI CHIAMA JULIE,decide di spostarsi su un terreno diverso e ben piu' impegnato,ovvero quello della didascalia antropologicae sociologica.Il ragazzo selvaggio e' in realta' un essere libero senza regole ,invece gli uomini che vivono in una societa' sono pieni di regole e schematismi idolatrando un senso del giusto che in realta' e' solo una buona ripetizione di cio' che ci e' stato imposto in quella che chiamiamo educazione ,Uno dei migliori Truffaut ,dove qui e' anche attore.
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