gcarlo
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domenica 19 agosto 2007
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per alcuni il tempo non passa.
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great! Ho rivisto questo film dopo 30 anni e lo trovo ancora perfetto. Scenografie, ambientazione, personaggi tutto è ancora vivo e palpitante.
A distanza di tempo devo rivalutare la figura di Rod Steiger che di primo acchito tende ad essere offuscata da quella Omar Sharif L'idealista.
Tra tutti gli uomini che hanno cooperato alla rovina esistenziale di Lara, si è dimostrato alla fine l'unico in grado di offrirle delle risposte concrete al di là degli idealismi distruttivi (comunismo e amore) degli altri due uomini della sua vita.
Lara è sempre convincente, splendida figura di donna degna di figurare tra i grandi personaggi femminili della letturatura mondiale.
E'la vera vittima della vicenda,schicciata dall'egoismo degli uomini che ha amato:il gaudente, il politico folle, il poeta che non riesce a darle una stabilità relazionale.
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great! Ho rivisto questo film dopo 30 anni e lo trovo ancora perfetto. Scenografie, ambientazione, personaggi tutto è ancora vivo e palpitante.
A distanza di tempo devo rivalutare la figura di Rod Steiger che di primo acchito tende ad essere offuscata da quella Omar Sharif L'idealista.
Tra tutti gli uomini che hanno cooperato alla rovina esistenziale di Lara, si è dimostrato alla fine l'unico in grado di offrirle delle risposte concrete al di là degli idealismi distruttivi (comunismo e amore) degli altri due uomini della sua vita.
Lara è sempre convincente, splendida figura di donna degna di figurare tra i grandi personaggi femminili della letturatura mondiale.
E'la vera vittima della vicenda,schicciata dall'egoismo degli uomini che ha amato:il gaudente, il politico folle, il poeta che non riesce a darle una stabilità relazionale.E'indicibile il carico di sofferenza che questa donna deve sopportare e c'è sempre un sorriso sulle sue labbra.
Lara resterai sempre nel nostro cuore!
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g. romagna
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domenica 24 gennaio 2010
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dottor zivago
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Non c'è che dire: la sapiente mano di David Lean si vede in qualsiasi suo film, ed anche Il Dottor Zivago non fa eccezione. Una grande storia dalle tinte romanzate, da grande pubblico, ma che, grazie all'autorevole soggetto scelto (l'omonimo romanzo di Boris Pasternak), non perde di vista la veridicità dei fatti storici. La realtà degli eventi russi del 1917 e dei drammatici anni della guerra civile sono raccontati in una maniera che mette pienamente in luce tanto la loro portata e la loro significatività quanto tutto il corollario di errori ed anche, purtroppo, di atrocità che ne conseguirono. Sbaglia chi cerca di vedere in questa pellicola solamente un significato antirivoluzionario ed antisocialista: tutti i sentimenti positivi, tutti gli slanci dei rivoluzionari in procinto di prendere il potere sono raccontati con grande vigore, ma l'evolversi delle vicende non può poi esimersi dal mettere in luce, da un lato, l'eccessivo zelo -sconfinante spesso in puro fanatismo, quello di cui rimase vittima l'innocente vena poetica del protagonista- che portò alla messa in atto di considerevoli orrori ai danni dello stesso popolo e, dall'altro, la progressiva burocratizzazione ed inclinazione alle purghe incondizionate di un regime sempre più lontano dagli oppressi (simboleggiato da uno dei più reazionari borghesi, Komarovsky -interpretato da un come sempre bravissimo Rod Steiger-, nominato ministro per cercare di garantire un po' più di stabilità al governo), prodromo all'arrivo di Stalin, il cui baffo con annesso faccione non per niente vediamo apparire, ben visibile, al lato dello schermo verso la fine della proiezione.
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Non c'è che dire: la sapiente mano di David Lean si vede in qualsiasi suo film, ed anche Il Dottor Zivago non fa eccezione. Una grande storia dalle tinte romanzate, da grande pubblico, ma che, grazie all'autorevole soggetto scelto (l'omonimo romanzo di Boris Pasternak), non perde di vista la veridicità dei fatti storici. La realtà degli eventi russi del 1917 e dei drammatici anni della guerra civile sono raccontati in una maniera che mette pienamente in luce tanto la loro portata e la loro significatività quanto tutto il corollario di errori ed anche, purtroppo, di atrocità che ne conseguirono. Sbaglia chi cerca di vedere in questa pellicola solamente un significato antirivoluzionario ed antisocialista: tutti i sentimenti positivi, tutti gli slanci dei rivoluzionari in procinto di prendere il potere sono raccontati con grande vigore, ma l'evolversi delle vicende non può poi esimersi dal mettere in luce, da un lato, l'eccessivo zelo -sconfinante spesso in puro fanatismo, quello di cui rimase vittima l'innocente vena poetica del protagonista- che portò alla messa in atto di considerevoli orrori ai danni dello stesso popolo e, dall'altro, la progressiva burocratizzazione ed inclinazione alle purghe incondizionate di un regime sempre più lontano dagli oppressi (simboleggiato da uno dei più reazionari borghesi, Komarovsky -interpretato da un come sempre bravissimo Rod Steiger-, nominato ministro per cercare di garantire un po' più di stabilità al governo), prodromo all'arrivo di Stalin, il cui baffo con annesso faccione non per niente vediamo apparire, ben visibile, al lato dello schermo verso la fine della proiezione. Ciò che resta impresso della caratterizzazione di tutti i personaggi maschili è il fatto che ognuno sia carico, tanto tra i buoni quanto tra i cattivi, di una certa dose di ambiguità, a simboleggiare forse proprio quella terribile precarietà di cui era avvolta la Russia del tempo, barcollante tra un genuino slancio rivoluzionario ed una realtà dei fatti che si avviava, sempre più, giorno per giorno, ad abbracciare la via totalitaria: Yuri è un uomo generoso e di buon cuore, ma diviso tra due amori per due donne differenti; il fratello riesce silenziosamente a disobbedire al partito, ma mai, nemmeno sotto la guida di Stalin, accetterà di farlo esplicitamente; Komarovsky è un personaggio spregevole, ma, seppur più per rivalsa personale, salva Lara e figlia; Antipov, infine, dapprima si professa non bolscevico pur combattendo attivamente per la causa rivoluzionaria, indi, dopo l'Ottobre, guidando le truppe rosse, si fa promotore di terribili azioni nei villaggi della campagna russa, salvo poi finire di fronte al plotone di esecuzione in quanto divenuto, improvvisamente, nemico della rivoluzione per i vertici del partito. Così come in Lawrence d'Arabia, anche qui grande è la fotografia (nonostante le tinte cromatiche siano comprensibilmente differenti), con gli scenari siberiani che ammaliano per la loro bellezza e per quello sfavillante bianco della neve che si estende a perdita d'occhio. L'imponente lunghezza della pellicola, contando su un ritmo sempre medio e costante, riesce comunque a mantenere un ritmo scorrevole e coinvolgente, senza mai annoiare o perdersi in eccessive prolissità. Assolutamente calzante ed azzeccata, infine, è la musica di Jarre.
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ziogiafo
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mercoledì 24 settembre 2008
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un classico da cinque stelle...
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ziogiafo - Il dottor Zivago, USA 1965 - David Lean dimostra ancora una volta dopo il capolavoro “Lawrence d'Arabia”, di qualche anno prima, di saper mettere in scena con singolare capacità e magnificamente, grandi opere della letteratura mondiale. In questo caso ci troviamo di fronte ad un’appassionante e tumultuosa storia d’amore scritta da Boris Pasternak, ambientata nel freddo clima di una Russia in piena rivoluzione. Succede sempre che qualcuno abbia da ridire sulla differenza rispetto al romanzo originale, ma in questo caso l’opera cinematografica è colossale, tutto è straordinario, dalle stupende scene di massa ai primi piani riservati agli eccezionali protagonisti, un cast di stelle del cinema mondiale in stato di grazia, una memorabile colonna sonora (il famoso "Tema di Lara" del pluripremiato Maurice Jarre, autore anche delle musiche di Lawrence d'Arabia.
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ziogiafo - Il dottor Zivago, USA 1965 - David Lean dimostra ancora una volta dopo il capolavoro “Lawrence d'Arabia”, di qualche anno prima, di saper mettere in scena con singolare capacità e magnificamente, grandi opere della letteratura mondiale. In questo caso ci troviamo di fronte ad un’appassionante e tumultuosa storia d’amore scritta da Boris Pasternak, ambientata nel freddo clima di una Russia in piena rivoluzione. Succede sempre che qualcuno abbia da ridire sulla differenza rispetto al romanzo originale, ma in questo caso l’opera cinematografica è colossale, tutto è straordinario, dalle stupende scene di massa ai primi piani riservati agli eccezionali protagonisti, un cast di stelle del cinema mondiale in stato di grazia, una memorabile colonna sonora (il famoso "Tema di Lara" del pluripremiato Maurice Jarre, autore anche delle musiche di Lawrence d'Arabia. Ogni scena è carica di sentimenti, di intimità umana e di un meraviglioso fascino che investe tutti i personaggi della storia, supportati da una sbalorditiva fotografia che trasmette in maniera nitida un messaggio d’amore, di libertà, di speranza e di tenacia nel contrastare la violenza e il fanatismo. Questi sono gli anni d’oro per Omar Sharif (Dottor Jurij Zhivago) che riesce a dare il meglio di se stesso in tutto quello che fa. Julie Christie (Lara) è incantevole, Alec Guiness e Rod Steiger, sono formidabili come sempre. Geraldine Chaplin (Tonja) è la grande rivelazione del momento, lanciata proprio da David Lean in questo film.
Un classico da non perdere!
Cordialmente ziogiafo
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mik
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martedì 10 marzo 2009
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il novecento russo di lean
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Non ho letto il romanzo di Pasternak, e forse dopo aver visto questo film mi prenderà la curiosità di leggerlo, se non altro per capire dove e quanto il regista è intervenuto. Visto così, si intuisce che si tratta di un buon film perchè ha alle spalle un grande (forse grandissimo) romanzo.
Soprattutto la prima parte è scorrevole, intensa e piacevolissima, mentre la seconda (dal trasferimento in treno negli urali in poi) diventa più sonnacchiosa e sembra essere stata curata meno dell'altra.
Detto ciò il giudizio del Morandini mi sembra francamente un pò eccessivo: sebbene di critiche al film se ne possano fare tante (ad iniziare da una sua dimensione "polpettosa" che potrebbe far storcere qualche naso) resta comunque una narrazione avvincente alle spalle, evidente merito del romanzo, che intreccia le storie dei personaggi con la Storia del '900 russo e non può non catturare ed appassionare lo spettatore.
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Non ho letto il romanzo di Pasternak, e forse dopo aver visto questo film mi prenderà la curiosità di leggerlo, se non altro per capire dove e quanto il regista è intervenuto. Visto così, si intuisce che si tratta di un buon film perchè ha alle spalle un grande (forse grandissimo) romanzo.
Soprattutto la prima parte è scorrevole, intensa e piacevolissima, mentre la seconda (dal trasferimento in treno negli urali in poi) diventa più sonnacchiosa e sembra essere stata curata meno dell'altra.
Detto ciò il giudizio del Morandini mi sembra francamente un pò eccessivo: sebbene di critiche al film se ne possano fare tante (ad iniziare da una sua dimensione "polpettosa" che potrebbe far storcere qualche naso) resta comunque una narrazione avvincente alle spalle, evidente merito del romanzo, che intreccia le storie dei personaggi con la Storia del '900 russo e non può non catturare ed appassionare lo spettatore.
Altro discorso mi sembra debba meritare il giudizio dell'autore sul comunismo in URSS e sulla rivoluzione, cosa per cui dovrei certamente rimandare alla lettura del romanzo.
Mi sembra però che il testo(almeno per quanto trapela dal film) guardi al comunismo più con delusione che con disprezzo. E lo stesso Zivago (alter-ego dell'autore) confessa a sua volta la simpatia per quanto di buono il comunismo aveva introdotto, pur non condividendone i metodi (o per citare il film nella scena che più mi ha colpito "avevamo la sua approvazione, ma per motivi che erano sottili come i suoi versi") chiaro poi che siamo di fronte ad un film americano in piena guerra fredda, e come tale risente del periodo storico in cui si è venuto a trovare.
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[+] spesso i critici accusano di essere mielosi i film
(di jayan)
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luigi chierico
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sabato 11 luglio 2015
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amore e odio in russia
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Oggi 10 luglio 2015 è morto il dottor Yuri Zivago, ossia il grande protagonista del omonimo film, l’idolo di un’epoca : OMAR SHARIF. Lo piangono ancora una volta la bellissima Julie Christe e la brava Geraldine Chaplin. La prima nelle vesti dell’amante Lara Antipova, l’altra nella parte della figlia Tonya Gromeko Zivago. Credo proprio che la commozione della scomparsa dell’attore che per decenni è stato il simbolo del grande amore, della tristezza e della bellezza ha preso tantissimi spettatori che negli anni sessanta erano giovani innamorati, amanti in erba,che leggevano il libro del premio nobel Boris Pasternak. Sensibile al fascino di Zivago e Lara, alla musica celeberrima, alla stupenda fotografia,alla triste storia mi sento in dovere di ricordare questo nobile film in cui Omar Sharif ha lasciato in eredità il suo talento.
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Oggi 10 luglio 2015 è morto il dottor Yuri Zivago, ossia il grande protagonista del omonimo film, l’idolo di un’epoca : OMAR SHARIF. Lo piangono ancora una volta la bellissima Julie Christe e la brava Geraldine Chaplin. La prima nelle vesti dell’amante Lara Antipova, l’altra nella parte della figlia Tonya Gromeko Zivago. Credo proprio che la commozione della scomparsa dell’attore che per decenni è stato il simbolo del grande amore, della tristezza e della bellezza ha preso tantissimi spettatori che negli anni sessanta erano giovani innamorati, amanti in erba,che leggevano il libro del premio nobel Boris Pasternak. Sensibile al fascino di Zivago e Lara, alla musica celeberrima, alla stupenda fotografia,alla triste storia mi sento in dovere di ricordare questo nobile film in cui Omar Sharif ha lasciato in eredità il suo talento. David Lean lo ha voluto anche in “Lawrence d’Arabia” unitamente ad Alec Guinness, attore principale nell’altro film dello stesso regista: “ Il ponte sul fiume Kwai”. Tre autentici colossi e capolavori di David Lean che a mio avviso avrebbe meritato l’oscar anche per questo film che comunque ne ha meritato ben cinque. Non si può citare Lawrence d’Arabia senza pensare a Peter O’Toole, così come il fiume Kwai fa ricordare il recente bellissimo film ”Le due vie del destino”. Alec Guiness è il generale Yevgraf Zivago, fratello di Yuri; altri ottimi attori sono Rod STeiger nella parte dell’odioso Victor Komarovsky e Tom Courtenay, da che interpreta benissimo la parte del marito di Lara Pasha Antipov, il comandate Strelnikov condottiero della guerra civile russa del 1918 dopo la rivoluzione di Ottobre. In questo contesto storico e ambientale si svolgono i numerosi fatti che coinvolgono tutti i vari protagonisti ed altri ancora. All’atrocità della guerra si aggiunge quella dell’animo umano così non manca la violenza privata contro la donna, il ricatto più odioso, la vendetta. Ma sulla cattiveria sovrasta l’amore anche se porta al dolore, alla rinuncia e spesso alla morte.
I momenti in cui il dottor Zivago trascorre con Mara sono tutti sublimi, accompagnati da una fantastica colonna sonora ed una superlativa fotografia. La villa abbandonata accoglierà i due innamorati amanti nel freddo e nel gelo. Tutto intono è neve, i vetri ghiacciati formano strani arabeschi che somigliano alle tante ragnatele che coprono i mobili, poltrone ,tavole e sedie. Sono le ragnatele che invischiano il dottor Zivago e la bellissima Lara, una ragnatela di sentimenti ed interessi coinvolgenti ed opposti da cui non ci si viene fuori. Scenari fantastici di una purezza e candore quale l’AMORE che lega la coppia infelice. Non c’ è felicità ma solo tristezza, vuoti e solitudine. La poesia a cui si dedica il suonatore della balalaika serviranno forse a ricostruire una storia andata in frantumi proprio mentre si costituiva l’Unione degli Stati Sovietici. Alla violenza fa contrasto la generosità del dottor Zivago, le ferite vengono curate, i morti sepolti, le lacrime asciugate. Non si rivede questo magnifico film senza restarne turbati, sconvolti. Tocca le corde del cuore e degli affetti più sacri,oltre all’amore,la patria,la famiglia la religione,l’onore e l’ onestà. Non sempre la bellezza di un film si identifica con il concetto classico che si ha di questo parola. chibar22@libero.it
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dario fireman
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martedì 14 gennaio 2014
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yuri zivago è uno strepitoso omar sharif
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Ambientato nella russia della rivoluzione bolscevica,il film di David Lean si basa fortemente sul romanzo dall'omonimo titolo. Yuri Zhivago è uno scrittore e medico generico,che dopo aver sposato Tonia conosce casualmente Lara,una bellissima ragazza preda del potere di un signorotto di Mosca,Messier Comarovsky. La famiglia si sposta verso gli Urali per evitare guai nella capitale, dove ormai la lotta tra rossi e bianchi causa morti innocenti per le strade. Una volta giunti in paese,Zhivago viene chiamato dall'esercito per esercitare la sua professione di medico e dopo anni torna a casa. Ritrova anche Lara nel paese vicino e tra loro (che si erano già trovati insieme per sei mesi durante la guerra) sboccia l'amore represso negli anni addietro.
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Ambientato nella russia della rivoluzione bolscevica,il film di David Lean si basa fortemente sul romanzo dall'omonimo titolo. Yuri Zhivago è uno scrittore e medico generico,che dopo aver sposato Tonia conosce casualmente Lara,una bellissima ragazza preda del potere di un signorotto di Mosca,Messier Comarovsky. La famiglia si sposta verso gli Urali per evitare guai nella capitale, dove ormai la lotta tra rossi e bianchi causa morti innocenti per le strade. Una volta giunti in paese,Zhivago viene chiamato dall'esercito per esercitare la sua professione di medico e dopo anni torna a casa. Ritrova anche Lara nel paese vicino e tra loro (che si erano già trovati insieme per sei mesi durante la guerra) sboccia l'amore represso negli anni addietro. Zhivago,che starà per diventare padre per la seconda volta,viene nuovamente chiamato in guerra come medico,ma stavolta non troverà più la propria famiglia,esiliata in Francia per non essere perseguitati.Gli rimarrà soltanto Lara,che a sua volta verrà portata via nuovamente da Comarovsky.Il protagonista,interpretato da un espressivo ed eccezionale Omar Sharif (che si conferma ad alti livelli dopo Lawrence d'Arabia)morià per le strade di Mosca,anni e anni dopo,solo e povero nonostante ebbe un aiuto dal fratellastro (interpretato da Alce Guinness che apre e chiude il film). Spettacolari le scene nella pianura russa, innevata e gelida,le scenografie memorabili e curate nei dettagli.Famosissima la colonna sonora con "il tema di Lara",vero e proprio leit-motiv per tutta la durata del film.Un vero capolavoro
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elgatoloco
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venerdì 29 dicembre 2017
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meglio la musica del film
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Se si rivede il film, a parte certe bellissime immagini(neve, Russia, amori, edifici), a parte l'indubbia bravura degli interpreti, a iniziare da Omar Sharif e Julie Christie, i due amanti Jurj Zhivago e Lara(Larissa), includendo senz'altro anche Geraldine Chaplin, a parte l'indubbia bravura di David Lean, attento regista di kolossal "intelligenti", il film si rivela sempre di più per ciò che realmente è: siamo nel 1965, ossia nel pieno della "guerra fredda"tra USA e URSS, se volete NATO e Patto di Varsavia: Lean e i suoi sceneggiatori accentuano fortemente il carattere antibolscevico, ma per estensione fortemente anticomunista del capolavoro di Boris Pasternak(nei dialoghi del film si sottolinea l'interdizione dei titoli nobiliari in forma ipertrofica, grottesca), mostrando come il cinema, da sempre(basterebbe riflettere su quanto avevano detto e scritto, vari decenni prima, Walter Benjamin o Theodor Adorno).
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Se si rivede il film, a parte certe bellissime immagini(neve, Russia, amori, edifici), a parte l'indubbia bravura degli interpreti, a iniziare da Omar Sharif e Julie Christie, i due amanti Jurj Zhivago e Lara(Larissa), includendo senz'altro anche Geraldine Chaplin, a parte l'indubbia bravura di David Lean, attento regista di kolossal "intelligenti", il film si rivela sempre di più per ciò che realmente è: siamo nel 1965, ossia nel pieno della "guerra fredda"tra USA e URSS, se volete NATO e Patto di Varsavia: Lean e i suoi sceneggiatori accentuano fortemente il carattere antibolscevico, ma per estensione fortemente anticomunista del capolavoro di Boris Pasternak(nei dialoghi del film si sottolinea l'interdizione dei titoli nobiliari in forma ipertrofica, grottesca), mostrando come il cinema, da sempre(basterebbe riflettere su quanto avevano detto e scritto, vari decenni prima, Walter Benjamin o Theodor Adorno). Se ci si lascia trascinare(come chi scrive aveva fatto da pre-adolescente)dalla"favola bella"dell'amore "proibito"dei due amanti Jurij-Lara, benissimo sottolineata dalla bella musica di Maurice Jarre(che un tempo di suonava-strimpellava al piano in gran copia), tutto bene, anche perché Lean è comunque bravo sia nelle scene d'azione(rivoluzione, guerra), sia in quelle amorose, ma è indubbio che il meglio , anzi non il"meglio"ma il"più efficace"sia e stia proprio nella propaganda che dal film emana... Film"kolossal"e anche qui vale quanto detto, ossia il fatto che oggi non avremmo più o quasi la pazienza di sorbirci un'opera simile come luneghezza e"pondus", ma è altrettanto vero che il remake TV del film realizzato, mi sembra, a fine anni Novanta, non rende assolutamente quanto è nel film originario, pur non dimenticando(cfr.sopra)che il film tradiisce comunque lo spirito del capolavoro di Pasternak, il cui anticomunismo è quello del poeta"preso prigioniero dalla massa", come Baudelaire nel 1848(Rivoluzione dell'epoca), mentre il film di Lean è pienamente opera di propoaganda, certo ben realizzata e sarebbe sciocco negarlo. El Gato
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paolp78
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venerdì 1 gennaio 2021
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grandioso adattamento cinematografico
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Il premiato e contestato (in patria) romanzo di Boris Pasternak viene fatto oggetto di un'apprezzabile trasposizione cinematografica, firmata dal grande regista inglese David Lean, che realizza una pellicola che non delude le aspettative.
L'opera letteraria viene rispettata in modo sufficientemente rigoroso, inoltre Lean riesce nella non facile impresa di adottare una narrazione piacevole e tutto sommato scorrevole nonostante le ben oltre tre ore di durata della pellicola, necessarie per non tralasciare o escludere pezzi importanti della storia ma che rischiavano di rendere pesante e poco godibile il film.
La parte sentimentale dello struggente ed epico romanzo di Pasternak viene riproposta egregiamente, con una efficacia ed una incisività davvero straordinarie.
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Il premiato e contestato (in patria) romanzo di Boris Pasternak viene fatto oggetto di un'apprezzabile trasposizione cinematografica, firmata dal grande regista inglese David Lean, che realizza una pellicola che non delude le aspettative.
L'opera letteraria viene rispettata in modo sufficientemente rigoroso, inoltre Lean riesce nella non facile impresa di adottare una narrazione piacevole e tutto sommato scorrevole nonostante le ben oltre tre ore di durata della pellicola, necessarie per non tralasciare o escludere pezzi importanti della storia ma che rischiavano di rendere pesante e poco godibile il film.
La parte sentimentale dello struggente ed epico romanzo di Pasternak viene riproposta egregiamente, con una efficacia ed una incisività davvero straordinarie.
Le riprese sono eseguiate con tecnica magistrale; numerose sono le scene di grande impatto visivo, in cui il maestro britannico mette in mostra la sua straordinaria capacità registica, replicando il lavoro grandioso svolto in “Lawrence d'Arabia”, indimenticabile kolossal di livello ancora superiore rispetto a questo, diretto pochi anni prima dallo stesso Lean.
Ottima la gestione dei grandi mezzi a disposizione, che contribuiscono non poco al monumentale effetto visivo della pellicola.
Come si conviene per produzioni mastodontiche di questo genere, il cast è composto da grandissimi attori, che rendono onore al proprio nome con interpretazioni di livello. Bravissimi e azzeccatissimi nei loro ruoli Omar Sharif, Julie Christie e Geraldine Chaplin, i cui volti si sposano perfettamente coi personaggi ideati da Pasternak. Ottime anche le performance dei grandi interpreti più maturi: apprezzabilissima la prova del sempre bravo Ralph Richardson, perfetto nella parte dell'amabile ed affettuoso suocero del protagonista; energica e convincente l'interpretazione di Rod Staiger; di gran mestiere quella di Alec Guinness, all'ennesima partecipazione ad un film di Lean. C'è anche Klaus Kinski in una piccola parte.
Splendide musiche.
Chi ha letto il romanzo di Pasternak non ne resterà deluso.
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