alessandra verdino
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domenica 17 giugno 2007
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miseria, nobilta' e violenza
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"Rocco e i suoi fratelli" è uno dei film più dolenti che abbia visto.
Un Visconti piuttosto inedito - non esiste una grande ricostruzione storica, la sua caratteristica più tipica - ma una costruzione dell'animo umano.
Se si vuole fare un paragone recente, direi che è molto vicino a "Mistic River" di Clint Eastwood.
Qui si parla di una famiglia di immigranti, arrivata a Milano.
Ed ecco i problemi degli emigranti: la difficoltà di inserimento in un ambiente nuovo, il desiderio di un lavoro stabile, una grande nostalgia per ciò che si è lasciato: il paese natio e, in fondo, tutto il cuore.
Ecco una madre forte, combattiva, il deus- ex machina della famiglia.
E i suoi figli, ognuno con un carattere proprio, ben delineato, che cercano, aiutandosi, di emergere in una città ancora estranea.
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"Rocco e i suoi fratelli" è uno dei film più dolenti che abbia visto.
Un Visconti piuttosto inedito - non esiste una grande ricostruzione storica, la sua caratteristica più tipica - ma una costruzione dell'animo umano.
Se si vuole fare un paragone recente, direi che è molto vicino a "Mistic River" di Clint Eastwood.
Qui si parla di una famiglia di immigranti, arrivata a Milano.
Ed ecco i problemi degli emigranti: la difficoltà di inserimento in un ambiente nuovo, il desiderio di un lavoro stabile, una grande nostalgia per ciò che si è lasciato: il paese natio e, in fondo, tutto il cuore.
Ecco una madre forte, combattiva, il deus- ex machina della famiglia.
E i suoi figli, ognuno con un carattere proprio, ben delineato, che cercano, aiutandosi, di emergere in una città ancora estranea.
Una grandissima ricostruzione dell'anima e del cuore.
I due protagonisti, Rocco e Simone (Alain Delon e Renato Salvatori) sono due personaggi all'antitesi.
Rocco è la bontà, l'amore per ogni cosa, il lato ottimista della vita che non vuole assolutamente arrendersi di fronte all'ineluttabilità del fato, ed è il vero perno della famiglia.
Non vuole piegare la sua bontà davanti alla sorte.
La Nobiltà d'animo, quindi.
Alain Delon, agli esordi, è memorabile e la sua enorme plasticità di espressione qui viene fuori in tutta la sua evidenza.
Questa grandissima nobiltà interiore arriva all'estremo sacrificio: credendo di salvare la sua famiglia, si sacrificherà e offrirà in sacrificio la donna che ama a Simone, il suo fratello adorato, che non ricambia assolutamente i suoi sentiment.
Al contrario, lo odia, perchè è la negazione di se stesso, e l'immagine del suo fallimento come uomo.
Renato Salvatori, nel delineare il personaggio di Simone, un personaggio complesso, pieno di angoscie, di furore e di totale mancanza di fiducia in se stesso - il vero opposto di Rocco - è formidabile.
Ed ecco la violenza: la violenza di Simone contro un mondo che lo rifiuta, perchè lui stesso si sente un negletto.
Luchino Visconti ha crato un film memorabile interiorizzandosi nei suoi personaggi.
Non ricostruzione strorica, quindi, ma interiorità e finissima psicologia.
Ci lascia con un finale abbastanza ottimista: lo sguardo e la speranza di un bambino.
Quando c'è miseria, c'è spesso violenza.
Ma ci può anche essere nobiltà, ed una persona come Rocco.
La vera nobiltà nasce anche in mezzo al fango.
Grandissimo e memorabile.
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g. romagna
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mercoledì 1 settembre 2010
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rocco e i suoi fratelli
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Una famiglia di contadini lucani, madre e cinque figli (Vincenzo, Rocco, Simone, Ciro e il piccolo Luca) si trasferisce a Milano per cercare lavoro. Il padre è morto diversi anni fa. La vita è dura sin dal principio, perchè trovare occupazione non è facile. Vincenzo, che già abitava a Milano, si sposa con Ginetta e ha un figlio; Rocco, il più buono, parte da soldato; Ciro trova lavoro all'Alfa Romeo e Simone, dedito al pugilato, si perde tra le braccia della prostituta Nadia. La sua vita si tinge sempre più di torbido; alcool, sigarette ed affari loschi lo inducono ad abbandonare lo sport proprio mentre è Rocco che si avvia ad emergere nella medesima disciplina. Il rapporto tra Simone e Nadia si rompe, ed è Rocco ad avvicinarsi a lei.
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Una famiglia di contadini lucani, madre e cinque figli (Vincenzo, Rocco, Simone, Ciro e il piccolo Luca) si trasferisce a Milano per cercare lavoro. Il padre è morto diversi anni fa. La vita è dura sin dal principio, perchè trovare occupazione non è facile. Vincenzo, che già abitava a Milano, si sposa con Ginetta e ha un figlio; Rocco, il più buono, parte da soldato; Ciro trova lavoro all'Alfa Romeo e Simone, dedito al pugilato, si perde tra le braccia della prostituta Nadia. La sua vita si tinge sempre più di torbido; alcool, sigarette ed affari loschi lo inducono ad abbandonare lo sport proprio mentre è Rocco che si avvia ad emergere nella medesima disciplina. Il rapporto tra Simone e Nadia si rompe, ed è Rocco ad avvicinarsi a lei. I due si amano, in maniera pura e sincera. Simone lo scopre e, non potendolo tollerare, afferma la sua volontà di possesso stuprando la ragazza davanti a Rocco, il quale, sentendosi colpevole, la lascia e la dirige tra le braccia del fratello, secondo lui più bisognoso del suo affetto. Nadia, un po' per sottomissione ed un po' per ripicca, agisce così come le è stato detto ed accompagna Simone nel suo cammino di autodistruzione. Tra i due si giunge di nuovo a rottura in prossimità di un nuovo arresto per il ragazzo. Costui, non volendosi rassegnare alla prospettiva, la reincontra proprio nel giorno in cui Rocco sta ottenendo un grande trionfo pugilistico. La resa dei conti sarà drammatica... Splendido e commovente affresco del meridione migrante entro il quale Visconti dipinge una vicenda dalle forti tinte dostoevskijane: se in Rocco emergono infatti tutti i caratteri dei "buoni" per antonomasia verso tutti, senza se e senza ma, del grande romanziere russo, dall'Alesa Karamazov al principe Myskin passando per il Dmitrij redento che afferma, così come il protagonista di questa pellicola, di volersi sobbarcare sulle spalle tutti i peccati degli altri, in Simone vediamo incarnato quel vizio e quella disperazione che culminano nel dramma a sfondo edipico. Ciro è il ragazzo onesto e razionale, che non si arrende al male, allo sfascio, e fa di tutto per professare quotidianamente la propria rettitudine. Vincenzo è sinonimo di equilibrio, di stabilità, della realizzazione di quel poco che i migranti desideravano - e desiderano tuttora - nei propri viaggi verso un domani migliore, e il piccolo Luca è la speranza di mantenere vive le proprie radici, l'attaccamento alla propria terra natìa da cui si è stati brutalmente sradicati verso una nuova dimensione, perchè al "paese" si è poveri, ci si spacca la schiena quotidianamente nei campi, ma almeno si è "tutti insieme", uniti, lontani da quegli abissi di perdizione della dimensione metropolitana che tuttavia, come sconsolatamente ammette Ciro, stanno contagiando anche la campagna, perchè il mondo sta cambiando e tutti vogliono che sia così. Un grande film con interpretazioni straordinarie di Alain Delon (Rocco), Annie Girardot (Nadia) e, soprattutto, Renato Salvatori (Simone).
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filippo catani
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venerdì 26 luglio 2013
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l'importanza della famiglia e delle proprie radici
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Una famiglia lucana decide di trasferirsi al nord e in particolar modo a Milano perchè uno dei figli sta per mettere su famiglia. Nonostante i tentativi dell'anziana madre, la famiglia attraverserà momenti felici alternati a momenti di grande dolore e tristezza.
Un film magnifico questo di Visconti che si dipana lungo quasi tre ore di narrazione ma che ci offre un ampio respiro e un ampio ritratto della vita dell'Italia di 50-60 anni fa. Intanto vediamo subito il tema dell'immigrazione con questa famiglia che dal Meridione decide di provare a sbarcare il lunario al Nord. Il padre di famiglia è morto dopo una vita di sudore e lavoro e la moglie ha deciso di andare via dalla Lucania; un pensiero che la donna ha coltivato per lungo tempo.
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Una famiglia lucana decide di trasferirsi al nord e in particolar modo a Milano perchè uno dei figli sta per mettere su famiglia. Nonostante i tentativi dell'anziana madre, la famiglia attraverserà momenti felici alternati a momenti di grande dolore e tristezza.
Un film magnifico questo di Visconti che si dipana lungo quasi tre ore di narrazione ma che ci offre un ampio respiro e un ampio ritratto della vita dell'Italia di 50-60 anni fa. Intanto vediamo subito il tema dell'immigrazione con questa famiglia che dal Meridione decide di provare a sbarcare il lunario al Nord. Il padre di famiglia è morto dopo una vita di sudore e lavoro e la moglie ha deciso di andare via dalla Lucania; un pensiero che la donna ha coltivato per lungo tempo. Ci imbattiamo poi nelle difficoltà di trovare un lavoro e, specialmente per i primi tempi, va benissimo anche spalare la neve per racimolare qualche soldo. Ovviamente ogni membro della famiglia ha il proprio carattere ma diciamo che gli "antagonisti" saranno due: Rocco che cerca sembra di perdonare tutto e tutti per il bene della famiglia e Simone dedito al vizio, al bere e che troverà la sua rovina innamorandosi di una donna senza speranze. Proprio questa donna finirà per mettere ancora più uno contro l'altro i due fratelli e insieme a Simone purtroppo intraprenderanno una terribile china (fra l'altro una riflessione anche attualissima sul problema degli amori disgraziati che si risolvono in tragedia specialmente per le donne). E poi accanto alla grande voglia di riscatto (la madre piena d'orgoglio la prima volta che la chiamano signora) ma anche la nostalgia di casa e la consapevolezza che lontani dalla propria terra non si potrà mai essere felici fino in fondo (risuona un po' Verga in questo momento). Bellissimo poi il dialogo finale che è anche un po' il messaggio o la speranza che il film consegnava alla storia e cioè l'auspicio per le future generazioni di vivere in un mondo più giusto ed equo senza che nessuno sfruttasse le persone e le facesse lavorare come servi. Purtroppo siamo ancora tanto lontani da questa (forse) utopia ma il personaggio di Rocco ci inviterebbe a sperare sempre per il meglio. Detto di Visconti, un plauso anche per tutto il cast al completo che è veramente eccezionale.
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il cinefilo
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martedì 8 febbraio 2011
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il capolavoro di luchino visconti
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La storia è quella di una famiglia lucana emigrata a Milano in cerca di una vita migliore ma in cui,soprattutto a causa di uno dei fratelli chiamato Simone,l'unità dei fratelli rischia seriamente di finire nel baratro.
Luchino Visconti racconta un grande dramma familiare(ambientato sullo sfondo tematico della pesante divisione sociale che separa le città del Nord da quelle del meridione)con la sua consueta,affascinante e intensa(a volte ai limiti della sopportabilità)durezza psicologica con i quali descrive e contemporaneamente analizza le figure dei vari fratelli protagonisti(si va dall'ingenuità di Rocco alla profonda decadenza di Simone che sfocerà addirittura nell'omicidio)mettendo in risalto anche la loro fiera appartenenza alle terre del Sud dalle quali sono stati costretti a fuggire e nei quali avrebbero aspirato a tornare non appena la situazione sarebbe finalmente diventata propizia per una vita vera.
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La storia è quella di una famiglia lucana emigrata a Milano in cerca di una vita migliore ma in cui,soprattutto a causa di uno dei fratelli chiamato Simone,l'unità dei fratelli rischia seriamente di finire nel baratro.
Luchino Visconti racconta un grande dramma familiare(ambientato sullo sfondo tematico della pesante divisione sociale che separa le città del Nord da quelle del meridione)con la sua consueta,affascinante e intensa(a volte ai limiti della sopportabilità)durezza psicologica con i quali descrive e contemporaneamente analizza le figure dei vari fratelli protagonisti(si va dall'ingenuità di Rocco alla profonda decadenza di Simone che sfocerà addirittura nell'omicidio)mettendo in risalto anche la loro fiera appartenenza alle terre del Sud dalle quali sono stati costretti a fuggire e nei quali avrebbero aspirato a tornare non appena la situazione sarebbe finalmente diventata propizia per una vita vera.
Milano appare alla famiglia di Lucano sia come la"terra promessa"che come un universo sconosciuto in cui è praticamente impossibile riscoprire le proprie radici natie amplificando quindi la dimensione tragica della storia facendoci scoprire una realtà che,al giorno d'oggi,si tende molto spesso a dimenticare...lo reputo perciò il miglior film della carriera di Luchino Visconti.
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luca scial�
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giovedì 26 luglio 2012
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vicende di una famiglia emigrata a milano
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La famiglia Parondi, di origini lucane, si trasferisce a Milano come tante del Sud in cerca di fortuna. Ben 4 fratelli e una madre vedova. Cercano tutti di sbarcare il lunario onestamente, eccetto uno, più irrequieto e sbandato, che trascina anche gli altri in continui grattacapi.
Con un neorealismo tipico del cinema italiano anni '40, che in quel periodo si stava sempre più affievolendo, Luchino Visconti ci regala uno squarcio di vita dei tantissimi meridionali che nel dopoguerra si recavano al Nord in cerca di fortuna. Film molto lungo, quasi 3 ore, eppure scorrevole e piacevole. La semplicità e la spontaneità nella recitazione degli attori, già affermati o alle prime armi, lo rende verosimile; quasi un documentario, su un'Italia che voleva dimenticare la guerra e i sacrifici, a volte in modo eccessivamente violento e frettoloso.
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La famiglia Parondi, di origini lucane, si trasferisce a Milano come tante del Sud in cerca di fortuna. Ben 4 fratelli e una madre vedova. Cercano tutti di sbarcare il lunario onestamente, eccetto uno, più irrequieto e sbandato, che trascina anche gli altri in continui grattacapi.
Con un neorealismo tipico del cinema italiano anni '40, che in quel periodo si stava sempre più affievolendo, Luchino Visconti ci regala uno squarcio di vita dei tantissimi meridionali che nel dopoguerra si recavano al Nord in cerca di fortuna. Film molto lungo, quasi 3 ore, eppure scorrevole e piacevole. La semplicità e la spontaneità nella recitazione degli attori, già affermati o alle prime armi, lo rende verosimile; quasi un documentario, su un'Italia che voleva dimenticare la guerra e i sacrifici, a volte in modo eccessivamente violento e frettoloso.
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parsifal
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lunedì 19 febbraio 2018
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dolore e fatica
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Coinsiderato a tutti gli effetti uno dei capolavori più rappresentativi del Maestro Visconti, il film nasce dalla penna di Giovanni Testori e dai " Racconti della Ghisolfa" , quartiere popolare milanese, all'interno del quale venivano ammassati gli immigrati che provenivano dal Sud Italia, durante il boom economico. Rocco, interpretato da un superbo e malinconico Alain Delon, è il protagonista della vicenda . Un giovane ragazzo lucano che alla morte del padre, spinto dalla madre ( K.Paxinou) autoritaria ed arrogante, raggiunge , insieme a tutta la famiglia ( la matriarca e gli altri fratelli) , il fratello maggiore Vincenzo, emigrato a MIlano in cerca di un futuro migliore di quello che lo attendeva nella sua terra.
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Coinsiderato a tutti gli effetti uno dei capolavori più rappresentativi del Maestro Visconti, il film nasce dalla penna di Giovanni Testori e dai " Racconti della Ghisolfa" , quartiere popolare milanese, all'interno del quale venivano ammassati gli immigrati che provenivano dal Sud Italia, durante il boom economico. Rocco, interpretato da un superbo e malinconico Alain Delon, è il protagonista della vicenda . Un giovane ragazzo lucano che alla morte del padre, spinto dalla madre ( K.Paxinou) autoritaria ed arrogante, raggiunge , insieme a tutta la famiglia ( la matriarca e gli altri fratelli) , il fratello maggiore Vincenzo, emigrato a MIlano in cerca di un futuro migliore di quello che lo attendeva nella sua terra. Al loro arrivo, il ragazzo trasecola ed è assai titubante ,ma l'arroganza dell'anziana matriarca lo obbliga ad accoglierli, a trovar loro una sistemazione ( alloggeranno nelle cantine di un condomino meneghino) e cosa assai più grave, interrompe i festeggiamenti per il fidanzamento del figlio con Ginetta, imponendogli di lasciarla perchè deve occuparsi giocoforza di lei e dei fratelli minori. Inizia così , per tutti loro, la vita all'interno di una città che gli è estranea, con i suoi ritmi frenetici, le ampie distanze, le illusioni create dal boom economico. Piomba all'improvviso nella loro vita una presenza che si rivelerà destabilizzante e pericolosa; Nadia( Annie Giradot) , impertinente ed irriverente, dedita alla prostituzione ed alla vita bohemienne, che farà invaghire Simone ( Renato Salvatori) sbruffone e gradasso, dedito al pugilato ed alle bevute in compagnia. LA donna inizia a pretendere sempre di più, vuole mantenere un tenore di vita che Simone non è in grado di offrirle ed allora scende sempre più in basso , sino a prostituirsi , pur di avere il denaro necessario per accontentare i capricci della sua concubina, che comunque si allontanerà da lui. Durante il servizio militare Rocco incontra di nuovo Nadia, che aveva deciso di allontanarsi da MIlano. Iniziano a conoscersi e lei se ne invaghisce. Tornati a MIlano, iniziano a frequentarsi, mentre Rocco, spronato dall'allenatore del fratello , si dedica inaspettatamente alla boxe. LA situazione precipita ed i fratelli si trovano l'uno contro l'altro; ma mentre Simone desidera solo la vendetta , accecato dall'odio e dall'alcool, Rocco prova un enorme senso di colpa, ritenendo di essere lui il responsabile delle sciagure del fratello. Ormai Simone è in preda ad un delirio inarrestabile e commette un crimine dal quale non si torna indietro;Nadia morirà per mano sua e lui fuggirà, ma verrà arrestato pochi giorni dopo. Rocco, pur essendo in preda ai sensi di colpa , comprende perfettamente che quel mondo in cui aveva vissuto sino ad allora è destinato a scomparire per poter lasciare il passo ad una nuova realtà. Memorabile la frase che Delon pronuncia durante un dialogo con Nadia " Nella nostra Terra,la gente conosce solo l'obbedienza e la fatica." Questo per spiegare che la consapevolezza non apparteneva alla tradizione ancestrale della sua terra natia. Doloroso, a tratti straziante , è uno spaccato lucido e tagliente della condizione contadina al cospetto della metropoli , circostanza assai diffusa negli anni '60 , il tempo delle grandi migrazioni dal Sud Italia verso il ricco Nord. A titolo di cronaca, il suddetto film è stato inserito tra i 100 film da salvare.
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stefanocapasso
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lunedì 8 ottobre 2018
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come si aiuta un uomo?
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La famiglia Parondi si trasferisce dalla Lucania a Milano dove Vincenzo, il maggiore dei 5 fratelli già vive da tempo e sta costruendo la sua vita. Il nucleo familiare si arrangia come può e i ragazzi cercano il loro modo per sbarcare il lunario nella Milano del primo boom economico. In particolare Rocco e Simone troveranno nella boxe una possibilità e l’amore per la stessa donna, la prostituta Nadia porterà un grave conflitto all’interno della famiglia.
Grande opera di Luchino Visconti divisa in 5 episodi dedicati ad ognuno dei 5 fratelli. Episodi che non interrompono comunque la continuità del racconto e che rappresentano più che altro un espediente narrativo.
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La famiglia Parondi si trasferisce dalla Lucania a Milano dove Vincenzo, il maggiore dei 5 fratelli già vive da tempo e sta costruendo la sua vita. Il nucleo familiare si arrangia come può e i ragazzi cercano il loro modo per sbarcare il lunario nella Milano del primo boom economico. In particolare Rocco e Simone troveranno nella boxe una possibilità e l’amore per la stessa donna, la prostituta Nadia porterà un grave conflitto all’interno della famiglia.
Grande opera di Luchino Visconti divisa in 5 episodi dedicati ad ognuno dei 5 fratelli. Episodi che non interrompono comunque la continuità del racconto e che rappresentano più che altro un espediente narrativo. La famiglia è al centro delle riflessioni di Visconti, come è sua consuetudine, e in questo caso il tema famigliare si impianta su quello dell’immigrazione, in quel contesto degli ultimi che riporta a La Terra Trema. La necessità di abbandonare il proprio paese di origine, la sofferenza che porta questa scelta e la difficoltà di adattarsi ad un mondo totalmente nuovo che peraltro si trova in un grande cambiamento, quello del boom economico. Tutti i protagonisti sono alla ricerca della propria identità e delle proprie certezze. Su questo terreno fragile si impianta il grande melodramma amoroso, il triangolo dei due fratelli che amano la stessa donna. A questo punto si apre la questione sul quanto sia utile tentare di comprendere fino in fondo o lasciare al proprio destino un uomo apparentemente irrecuperabile. Tra i fratelli alle prese col declino morale e fisico di Simone le due posizioni sembrano essere ugualmente inefficaci
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giomo891
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domenica 25 settembre 2022
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una famiglia lucana emigrata. giomo891
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Rocco e i suoi fratelli è un film del 1960 diretto da Luchino Visconti. Alla morte del capo famiglia, Rosaria Parondi (Katina Paxinou) decide di lasciare la Lucania con i suoi quattro figli per trasferirsi a Milano in cerca di fortuna. Qui vive ormai da tempo Vincenzo (Spiros Focas), il maggiore dei fratelli, che si è perfettamente inserito nella borghesia milanese e sta per convolare a nozze con Ginetta (Claudia Cardinale), anch'ella immigrata con la sua famiglia dal meridione nel capoluogo lombardo. Sebbene la famiglia di Ginetta si mostri ostile ai nuovi arrivati, Vincenzo non può trascurarli, sentendosi obbligato moralmente ad aiutarli, decide di prodigarsi affinché i fratelli riescano ad ambientarsi nella nuova città.
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Rocco e i suoi fratelli è un film del 1960 diretto da Luchino Visconti. Alla morte del capo famiglia, Rosaria Parondi (Katina Paxinou) decide di lasciare la Lucania con i suoi quattro figli per trasferirsi a Milano in cerca di fortuna. Qui vive ormai da tempo Vincenzo (Spiros Focas), il maggiore dei fratelli, che si è perfettamente inserito nella borghesia milanese e sta per convolare a nozze con Ginetta (Claudia Cardinale), anch'ella immigrata con la sua famiglia dal meridione nel capoluogo lombardo. Sebbene la famiglia di Ginetta si mostri ostile ai nuovi arrivati, Vincenzo non può trascurarli, sentendosi obbligato moralmente ad aiutarli, decide di prodigarsi affinché i fratelli riescano ad ambientarsi nella nuova città. Rocco (Alain Delon), un ragazzo buono e generoso, accetta un lavoro in una lavanderia. Ciro diventa un operaio e trova l'amore in Franca (Alessandra Panaro) mentre Simone (Renato Salvatori) decide di intraprende la carriera pugilistica con lo scopo di raggiungere la fama. La situazione è tesa e adattarsi ad una nuova città, covando un’enorme nostalgia per la propria terra natia, non è semplice.
Proprio quando tutti sembrano aver trovato il loro posto, l'arrivo dell'avventante prostituta Nadia (Annie Girardot) alimenta nuovi turbamenti. Simone, infatti, crea un legame morboso con la donna che idealizza fino a farne la propria ossessione. Il ragazzo, nutrito dalla speranza di diventare ricco e viziato da Rosaria, perde il contatto con la realtà e si attira le antipatie dell' allenatore a causa della sua superbia. Quest'ultimo, infatti, vedendo in Rocco un promettente campione e un uomo magnanimo, decide di sbarazzarsi di Simone per introdurlo alla boxe. Geloso ed offeso nell'orgoglio, Simone riversa la sua ossessività su Nadia che nel frattempo ha creato un legame con Rocco.
Rocco è un bravo ragazzo, che sta realizzando una carriera fulgida nel mondo della boxe, ma una sera (al famoso Ponte della Bisolfa- dal quale -I Racconti del Ponte della Bisolfa di Giovanni Testori- è parzialmente tratto il film) mentre si apparta per far l'amore con Nadia, subisce la violenza del fratello Simone.
Rocco per affetto e rispetto ( immeritato) del fratello si vedrà costretto ad interrompere il legame con la ragazza.
Ma Simone, ormai fallito nel pugilato, fallisce anche nel rapporto con Nadia, che ormai sceglie la via della prostituzione.
Accecato dalla gelosia, Simone pensa che l'unico modo di togliersi dalla testa, quell'amore malato, ferisce a morte Nadia.
Il film è la storia tragica di una famiglia emigrata dalla Lucania, in un Italia, che al Nord richiedeva mano d'opera per l'avanzare del boom economico.
Il titolo del film mescola insieme "Giuseppe e i suoi fratelli" di Mann e il nome di Rocco Scotellaro, scrittore e poeta interessato alla cultura e alla società contadina, di cui il regista era un appassionato lettore.
Ed anche Visconti cerca di esprimere il rimpianto (lo fa espressamente per bocca di Rocco) per la terra nativa, che la famiglia Parondi, per motivi di sopravvivenza, è stata costretta ad abbandonare.
La drammaticità di alcune scene ed in genere di tutta la storia, con l'evidenzazione delle diverse personalità dei protagonisti, rende questa pellicola un capolavoro, considerata anche l'epoca in cui fu girato.
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[+] ottima recensione di giomo891
(di lia lenzetti )
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dario
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sabato 7 agosto 2010
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melodramma bulimico
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Grande bianco e nero, cinema visivo di classe, ma vicenda melodrammatica oltre la sopportazione. Gioco realistico di intellettuali annoiati e presuntuosi, fortemente coinvolti in velleità di bassa letteratura (il peggior Zola, per intenderci, al quale Testori - suo il soggetto di base - sembra ispirarsi in modo particolare, passionale sino all'ossessione). Film troppo lungo e troppo compiaciuto nelle scene "malate", modesta analisi di un ambiente semplice e complesso allo stesso tempo: eccessiva superficialità e inviolabile senso di appartenenza a paternalistici censori, animati di degnazione più che di comprensione e virtuosa compassione. Visconti pesce fuor d'acqua.
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Grande bianco e nero, cinema visivo di classe, ma vicenda melodrammatica oltre la sopportazione. Gioco realistico di intellettuali annoiati e presuntuosi, fortemente coinvolti in velleità di bassa letteratura (il peggior Zola, per intenderci, al quale Testori - suo il soggetto di base - sembra ispirarsi in modo particolare, passionale sino all'ossessione). Film troppo lungo e troppo compiaciuto nelle scene "malate", modesta analisi di un ambiente semplice e complesso allo stesso tempo: eccessiva superficialità e inviolabile senso di appartenenza a paternalistici censori, animati di degnazione più che di comprensione e virtuosa compassione. Visconti pesce fuor d'acqua. Si salva spettacolarmente per la sua naturale bravura cinematografica.
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[+] bravissimo
(di francesco2)
[ - ] bravissimo
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giorgio
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domenica 16 marzo 2008
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un'opera viscontiana sopravvalutata
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Rivisto recentemente "Rocco e i suoi fratelli" ne ho tratto l'impressione di un'opera riuscita solo in parte; di un'opera comunque non appartenente alla vena del Visconti migliore.
Nonostante un cast di attori eccezionale (spicca la Girardot, felina e disperata da mozzare il fiato, doppiata meravigliosamente da Valentina Fortunato!), nonostante un "cast" di sceneggiatori notevole, il film patisce alcuni sgravi squilibri di stile: gli attori, specie quelli che interpretano la famiglia Parondi sono troppo "fini", troppo "teatrali" per essere dei sanguigni, istintivi emigranti lucani, da poco usciti dalla campagna. Prendiamo ad esempio, l'attrice che interpreta Rosaria, la Madre, Katina Paxinu, doppiata da Cesarina Gheraldi: si sente troppo il posticcio nel dialetto, nelle espressioni popolari; e questo tradisce che la penna degli Autori non è adusa ad argomenti "popolari".
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Rivisto recentemente "Rocco e i suoi fratelli" ne ho tratto l'impressione di un'opera riuscita solo in parte; di un'opera comunque non appartenente alla vena del Visconti migliore.
Nonostante un cast di attori eccezionale (spicca la Girardot, felina e disperata da mozzare il fiato, doppiata meravigliosamente da Valentina Fortunato!), nonostante un "cast" di sceneggiatori notevole, il film patisce alcuni sgravi squilibri di stile: gli attori, specie quelli che interpretano la famiglia Parondi sono troppo "fini", troppo "teatrali" per essere dei sanguigni, istintivi emigranti lucani, da poco usciti dalla campagna. Prendiamo ad esempio, l'attrice che interpreta Rosaria, la Madre, Katina Paxinu, doppiata da Cesarina Gheraldi: si sente troppo il posticcio nel dialetto, nelle espressioni popolari; e questo tradisce che la penna degli Autori non è adusa ad argomenti "popolari". Allo stesso modo, anche l'accento meridionale del Simone di Salvatori è troppo posticcio e questo risalta nella scelta di affidarne il doppiaggio ad uno degli accenti italiani più puri come Cucciolla. E gli esempi potrebbero continuare.
In conclusione, guardando "rocco", mi pare di trovarmi davanti ad un "cruscante" che si sforzi di parlare il dialetto nello stesso modo di un analfabeta.
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