pensionoman
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lunedì 11 aprile 2011
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cos'è un capolavoro. la lezione di sidney lumet...
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è incredibile come un film di quasi 60 anni fa, girato in bianco e nero, interamente in un'unica stanza, interamente basato sui dialoghi dei 12 protagonisti, sia un perfetto capolavoro dell'arte cinematografica, che regge a distanza di oltre mezzo secolo al gusto dello spettatore moderno, soddisfacendolo ampiamente con la sua modernità e attualità, ed anzi lasciandolo stupito per la qualità della sua dimensione creativa e il livello di introspezione dei personaggi. sapiente spaccato della giustizia (non solo americana), narra con straordinario appassionante realismo della lunga discussione tra i dodici giurati in una camera di consiglio che deve decidere della vita di un giovane imputato accusato dell'omicidio del padre.
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è incredibile come un film di quasi 60 anni fa, girato in bianco e nero, interamente in un'unica stanza, interamente basato sui dialoghi dei 12 protagonisti, sia un perfetto capolavoro dell'arte cinematografica, che regge a distanza di oltre mezzo secolo al gusto dello spettatore moderno, soddisfacendolo ampiamente con la sua modernità e attualità, ed anzi lasciandolo stupito per la qualità della sua dimensione creativa e il livello di introspezione dei personaggi. sapiente spaccato della giustizia (non solo americana), narra con straordinario appassionante realismo della lunga discussione tra i dodici giurati in una camera di consiglio che deve decidere della vita di un giovane imputato accusato dell'omicidio del padre. con un ritmo incredibile, scaturito solo dai dialoghi e dalle eccellenti interpretazioni di grandissimi attori, tiene letteralmente incollati allo schermo, nell'ansiosa attesa delle evoluzioni dei singoli protagonisti, che uno alla volta cambiano lentamente le proprie opinioni sulla colpevolezza dell'imputato, dapprima valutato molto superficialmente, poi, a poco a poco, rivisto sempre più attentamente per il dubbio logico, e giuridico, che si insinua nelle loro prime frettolose valutazioni. I pregiudizi e la fretta cedono presto il passo all'attenzione e allo scrupolo di giudicare con coscienza della vita di un uomo, facendo veramente giustizia in nome di quel garantismo che è da esempio a tutti, in un'aula di tribunale come nella vita. film straordinario e dall'eccellente regia. cinque stelle. da vedere assolutamente (e non solo una volta) per ricordarsi cos'è veramente il cinema.
un saluto e sempre buona visione
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iverson 3
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mercoledì 28 giugno 2006
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un capolavoro senza tempo
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Film di denuncia sul sistema giustizia negli USA, con un cast al limite della leggenda (dove il protagonista H.Fonda finisce per risultare il meno convincente).In un ordinamento democratico è possibile affidare al popolo la decisione sulla colpevolezza degli imputati?Secondo Lumet il pericolo è quello di un giudizio sommario e parziale, dove ogni giurato introduce valutazioni e pensieri personali al limite del pregiudizio.Razzismo, conflitto generazionale, superficialità e indifferenza sono capaci di celarsi dietro ad ogni uomo comune e vengono via via in evidenza grazie alla razionalità di un solo giurato.Quello che impressiona non è la ricostruzione dei fatti, l'aspetto giallo del film (comunque da non sottovalutare), ma la descrizione di un ambiente, di personaggi e del loro modo di relazionarsi in quel contesto.
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Film di denuncia sul sistema giustizia negli USA, con un cast al limite della leggenda (dove il protagonista H.Fonda finisce per risultare il meno convincente).In un ordinamento democratico è possibile affidare al popolo la decisione sulla colpevolezza degli imputati?Secondo Lumet il pericolo è quello di un giudizio sommario e parziale, dove ogni giurato introduce valutazioni e pensieri personali al limite del pregiudizio.Razzismo, conflitto generazionale, superficialità e indifferenza sono capaci di celarsi dietro ad ogni uomo comune e vengono via via in evidenza grazie alla razionalità di un solo giurato.Quello che impressiona non è la ricostruzione dei fatti, l'aspetto giallo del film (comunque da non sottovalutare), ma la descrizione di un ambiente, di personaggi e del loro modo di relazionarsi in quel contesto.
Esempio straordinario di cinema dei contenuti dove la scenografia è ridotta al limite (tutto avviene in una stanza), ogni secondo di pellicola risulta essenziale (il film si svolge quasi in tempo reale)e la sceneggiatura domina anche sulla regia.Primo lungometraggio di Lumet che si dimostra regista impegnato ed intelligente nella scelta del modulo narrativo:i primi piani dei giurati al momento delle votazioni e le inquadrature in campo lungo della stanza sono alternate con maestria.Da vedere e rivedere.
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[+] e la giustizia italiana?
(di dvdcrc)
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dr. o' le'
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giovedì 28 dicembre 2006
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l'opera prima di sidney lumet
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Il titolo originale è rivelatore: Twelve Angry Men, dodici uomini arrabbiati.
Questo è lo stato d’animo della maggior parte dei solerti cittadini che vengono scelti per presiedere la giuria in un processo.
C’è chi ha altro da fare e va di fretta, chi , incattivito dalla vita, è propenso ad un giustizialismo spinto, chi considera quei momenti solo una perdita di tempo da ridurre al minimo.
Non importa che in ballo ci sia la vita di un giovane ragazzo – che ha l’ “aggravante” di essere di origini ispaniche -, accusato di parricidio.
Le prove sembrano schiaccianti, il tempo corre e sono tutti d’accordo sulla sua colpevolezza.
O meglio quasi tutti.
Il giurato numero otto infatti (il “buono” per antonomasia, Henry Fonda – meno che per Leone nel suo C’era una volta il West -) si pronuncia alla prima votazione con un laconico “not guilty”, non colpevole – memorabile la scena dello spoglio dei voti -.
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Il titolo originale è rivelatore: Twelve Angry Men, dodici uomini arrabbiati.
Questo è lo stato d’animo della maggior parte dei solerti cittadini che vengono scelti per presiedere la giuria in un processo.
C’è chi ha altro da fare e va di fretta, chi , incattivito dalla vita, è propenso ad un giustizialismo spinto, chi considera quei momenti solo una perdita di tempo da ridurre al minimo.
Non importa che in ballo ci sia la vita di un giovane ragazzo – che ha l’ “aggravante” di essere di origini ispaniche -, accusato di parricidio.
Le prove sembrano schiaccianti, il tempo corre e sono tutti d’accordo sulla sua colpevolezza.
O meglio quasi tutti.
Il giurato numero otto infatti (il “buono” per antonomasia, Henry Fonda – meno che per Leone nel suo C’era una volta il West -) si pronuncia alla prima votazione con un laconico “not guilty”, non colpevole – memorabile la scena dello spoglio dei voti -.
Non che sia convinto della innocenza del ragazzo, vuole solo stimolare una discussione più accurata essendosi accorto della superficialità con cui i suoi “colleghi” avevano deciso di affrontare la situazione.
Poco a poco, riesaminando prova dopo prova, testimonianza dopo testimonianza, il buon Henry riesce a portare dalla sua parte tutti gli altri undici giurati, e a evitare una, probabilmente ingiusta, condanna.
Sidney Lumet esordisce sul grande schermo (aveva in precedenza diretto sceneggiati tv) con un film per certi versi “televisivo”.
Tutta la azione infatti si svolge tra la camera in cui sono riuniti i giurati per deliberare ed il prospiciente bagno (Hitchcock docet).
Niente flashback, niente esterni, l’imputato lo vediamo solo per qualche istante nei primissimi momenti della narrazione.
Insomma niente legal thriller o robetta simile, Lumet indaga sapientemente nella psicologia di ogni personaggio, ognuno dei quali caratterizzato in modo eccellente fino all’esasperazione, ed ottimamente interpretato.
Incredibile come un film girato ormai quasi cinquant’anni fa sia assolutamente ancora modernissimo.
Prima perla di una lunga e luminosa carriera, culminata nel 2004 con l’Oscar alla carriera, che avrebbe annoverato con i successivi Serpico (1974), Assassinio sull’Orient Express (1974), Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975) e Quinto Potere (1976) alcuni dei capolavori assoluti del cinema moderno.
A cura di: www.pianosequenza.net
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ale14
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mercoledì 13 giugno 2012
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intramontabile
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L'opera di Sidney Lumet è qualcosa di veramente straordinario: ambientare in un'unica stanza ( fatta eccezione per i primi 2 minuti in tribunale) un film e riuscire a non renderlo noioso e pesante ma contrariamente coinvolgente e avvincente. Il titolo originale : "Twelve angry men", descrive pienamente lo stato d'animo dei protagonisti, dodici semplici cittadini chiamati a fare da giudici per un caso di omicidio sul quale non sembra esserci il minimo dubbio e invece uno ragionevole si manifesterà in uno solo dei giudici,il quale andrà contro gli altri undici che proclameranno colpevole l'imputato.
Da qui nascerà la rabbia degli uomini verso il giurato n8 (interpretato magistralmente da Henry Fonda) che pur non avendo prove, pur non giudicando pienamente innocente l'accusato, mostrerà come si debba andare sempre a fondo di una vicenda perchè può fuoriuscire qualche dubbio anche quando tutto sembra già orientato verso una certa decisione e nella sua lotta impari cercherà di far cambiare opinione a tutta la giuria.
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L'opera di Sidney Lumet è qualcosa di veramente straordinario: ambientare in un'unica stanza ( fatta eccezione per i primi 2 minuti in tribunale) un film e riuscire a non renderlo noioso e pesante ma contrariamente coinvolgente e avvincente. Il titolo originale : "Twelve angry men", descrive pienamente lo stato d'animo dei protagonisti, dodici semplici cittadini chiamati a fare da giudici per un caso di omicidio sul quale non sembra esserci il minimo dubbio e invece uno ragionevole si manifesterà in uno solo dei giudici,il quale andrà contro gli altri undici che proclameranno colpevole l'imputato.
Da qui nascerà la rabbia degli uomini verso il giurato n8 (interpretato magistralmente da Henry Fonda) che pur non avendo prove, pur non giudicando pienamente innocente l'accusato, mostrerà come si debba andare sempre a fondo di una vicenda perchè può fuoriuscire qualche dubbio anche quando tutto sembra già orientato verso una certa decisione e nella sua lotta impari cercherà di far cambiare opinione a tutta la giuria. Questa tensione,questa attesa per vedere come reagirà ognuno degli uomini alle profonde e accurate valutazioni e osservazioni che pian piano verranno fuori creerà quel ritmo giusto per mantenere lo spettatore incollato allo schermo e per attirare totalmente la sua attenzione, mentre sullo sfondo ai precedenti pregiudizi e le precedenti considerazioni affrettate e superficiali si sostituirà una sempre più crescente attenzione e imparzialità nell'esaminare ogni minimo dettaglio.
Film sicuramente di denuncia verso il sistema giudiziario Americano che il regista ci fa apparire fortemente influenzabile da pregiudizi, superficiale e futile. Superlative le interpretazioni di tutti e dodici i giudici e geniali tutti i dialoghi nell'evidenziare la grande forza delle parole.
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andy
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giovedì 7 aprile 2005
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unico
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magari la macchina della giustizia americana funzionasse come nel film di lumet.
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samanta
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mercoledì 5 settembre 2018
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12 uomin arrabbiati
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Il film è un capolavoro dopo 60 anni di vita,La regia è di Sidney Lumet al suo primo film pur avendo alle spalle numerose regie televise anche con attori che sarebbero diventati famosi come Grace Kelly. Successivamente fu regista in famosi flims per tutti: Quinto potere e il Verdetto. La sceneggiatura è di Reginald Rose tratta da un suo dramma teatrale. L'origine teatrale è evidente perché il film è ambientato praticamente in una sola stanza dove sono riuniti i 12 giurati che devon giudicare un parricidio che in caso di colpevolezza avrebbe comportato per il giovane imputato la pena di morte. Di tutti i giurati si viene a sapere il nome di 3 ,1 all'inizio e 2 nel finale.
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Il film è un capolavoro dopo 60 anni di vita,La regia è di Sidney Lumet al suo primo film pur avendo alle spalle numerose regie televise anche con attori che sarebbero diventati famosi come Grace Kelly. Successivamente fu regista in famosi flims per tutti: Quinto potere e il Verdetto. La sceneggiatura è di Reginald Rose tratta da un suo dramma teatrale. L'origine teatrale è evidente perché il film è ambientato praticamente in una sola stanza dove sono riuniti i 12 giurati che devon giudicare un parricidio che in caso di colpevolezza avrebbe comportato per il giovane imputato la pena di morte. Di tutti i giurati si viene a sapere il nome di 3 ,1 all'inizio e 2 nel finale.
Non condivido certa critica che vuole trasformare il film in un manifesto contro il razzismo o la pena di morte, tanto meno il populismo. In tutto il film non c'è una parola contro la pena di morte e lo sfogo contro gli abitanti dei bassifondi è del giurato 10 (Ed Begley grande attore) ripreso dal n. 9 (Joseph Sweeney) che dice "non dobbiamo guardare i nostri pregiudizi ma solo i fatti". E' questo il nocciolo del film: i giudice devono guardare solo i fatti e e ritenere l'imputao colpevole in assenza di "ragionevoli dubbi", princio che riflette l'assioma del diritto romano "in dubio pro reo" diritto di cui dobbiamo avere l'orgoglio di essere eredi. Il giurato n. 8 (un grande Henry Fonda) nel finale sintetizzerà tale principio quando afferma "non so quale sia la verità, forse lasciamo libero un colpevole, ma in c'é un ragionevole dubbio". Dal giudizio devono stare lontani i giudizi personali come quelli del giurato 3 (Lee J. Cobb) che aveva un figlio che gli si era ribellato e vedeva nell'imputato un altro giovane ribelle da punire. Il film quindi si accentra sulle prove contro l'imputato che sembrano schiaccianti, ma solo per l'insistenza del giurato n. 8 vengono esaminate e alla fine nascono ragionevoli dubbi e tutti diventano convinti della non colpevolezza.
Il film è compatto non c'é alcun momento di claustrofobia. l'uso della macchia da ripresa è magistrale, si passa dai primi piano alle riprese di gruppo addirittura dall'alto, i dialoghi sono serrati, con pochi tratti vengono descritte le individualità diverse: dal buon senso dell'operaio edile (n. 6 Edward Binns) alla razionalità presuntuosa dell'agente di cambio (n. 4 E.G. Marshall), tutti all'inizio convinti che le prove raccolte dall'accusa erano inconfutabili, anche per superficialità o menefrghismo come il n. 7 (Jack Warden) che vuole uscire presto per vedere la partita. E' il tempo d'oro di Hollywood che si poteva permettere per un film una grande sceneggiatura e un eccellente cast di ben 12 attori.
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dado1987
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lunedì 7 marzo 2011
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magistrale
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95 minuti, 12 Uomini, 4 finestre, 2 stanze, 1 film capolavoro. Sidney Lumet è un grande vecchio che non ha bisogno di alcuna presentazione; di una bravura tale da riuscire a creare un film geniale con la sola forza delle parole. Pochi sono i registi che ci sono riusciti, ed in questo caso il merito va anche agli attori, in particolare al magistrale Henry Fonda. La storia è quella di una giuria di 12 persone: devono valutare l'innocenza o la colpevolezza di un ragazzo accusato di aver ucciso il padre. All'inizio solo il candidato n 8 (Fonda), pensa che ci sia la possibilità, nonostante le prove di colpevolezza, che il ragazzo sia innocente.
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95 minuti, 12 Uomini, 4 finestre, 2 stanze, 1 film capolavoro. Sidney Lumet è un grande vecchio che non ha bisogno di alcuna presentazione; di una bravura tale da riuscire a creare un film geniale con la sola forza delle parole. Pochi sono i registi che ci sono riusciti, ed in questo caso il merito va anche agli attori, in particolare al magistrale Henry Fonda. La storia è quella di una giuria di 12 persone: devono valutare l'innocenza o la colpevolezza di un ragazzo accusato di aver ucciso il padre. All'inizio solo il candidato n 8 (Fonda), pensa che ci sia la possibilità, nonostante le prove di colpevolezza, che il ragazzo sia innocente. Il candidato n 8 dovrà convincere tutti gli altri 11 giurati della presenza di un ragionevole dubbio, secondo cui non è possibile determinare la realtà dei fatti con assoluta certezza. Ci riesce in maniera semplice quanto geniale.
Film d'altri tempi, con un ritmo incalzante seppur completamente privo d'azione, ed è questo che lo rende una perla.
Voto 8
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luigi chierico
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venerdì 17 gennaio 2014
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vai ad ascoltarli
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Chi potrà assistere alla proiezione di questo straordinario film, potrà dirsi, a giusta ragione, di essere fortunato.
L’ho visto più di una volta perché, anche quando lo danno in tv, non posso perdere l’occasione di rinnovare il piacere che provai quando lo vidi la prima volta.
Il film va gustato in una sala di proiezione, o comunque in assoluto silenzio, non ci si può distrarre, occorre la massima concentrazione. Il continuo serrato dialogo, che mette in gioco la vita di un giovane che i 12 giurati sono stati chiamati a giudicare se oltre ogni ragionevole dubbio è colpevole oppure innocente., sembra richiedere la tua partecipazione al dibattito, è coinvolgente. La trama non importa, i personaggi, dall’imputato ai giurati, dal morto ai testi, non hanno bisogno di un nome, loro son quel che sono, sono tutti i giurati del mondo di cui nessuna cronaca fa il nome.
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Chi potrà assistere alla proiezione di questo straordinario film, potrà dirsi, a giusta ragione, di essere fortunato.
L’ho visto più di una volta perché, anche quando lo danno in tv, non posso perdere l’occasione di rinnovare il piacere che provai quando lo vidi la prima volta.
Il film va gustato in una sala di proiezione, o comunque in assoluto silenzio, non ci si può distrarre, occorre la massima concentrazione. Il continuo serrato dialogo, che mette in gioco la vita di un giovane che i 12 giurati sono stati chiamati a giudicare se oltre ogni ragionevole dubbio è colpevole oppure innocente., sembra richiedere la tua partecipazione al dibattito, è coinvolgente. La trama non importa, i personaggi, dall’imputato ai giurati, dal morto ai testi, non hanno bisogno di un nome, loro son quel che sono, sono tutti i giurati del mondo di cui nessuna cronaca fa il nome. Lo spettacolo,invece e la magnifica prestazione dei 12 protagonisti impone un commento.
Tra tutti sovrasta la figura di Henry Fonda, forse perché è l’unico a dover combattere contro tutti e contro tutto, già perché anche il tempo che trascorre è un nemico da vincere, vi sono gli impegni, la vita privata, il caldo: tutti da vincere.
Quanti giudici decidono in funzione di tali situazioni invece che sulla base di una approfondita disamina di un fatto delittuoso, per il quale si mette in gioco la sorte dell’imputato ma anche in gioco la propria coscienza.
Tutti i giurati devono raggiungere un giudizio unanime, ma tot capita tot sententiae, quindi ciascuno tenta di convincere che la propria ricostruzione dei fatti e, quindi, il proprio convincimento, non offre fianco ad incertezza o dubbio. Così in una giornata afosa anche i toni diventano caldi, accesi, al limite della correttezza. Sempre serafico nel suo vestito bianco, con candore Henry Fonda, il giurato numero 8, minuto dopo minuto, osservazioni su osservazioni, cerca di far emergere la sua tesi, sarà una vera impresa, uno contro tutti.
Il film girato nel 1957 è in bianco e nero, si svolge quasi interamente in una sola camera, attorno ad un tavolo su cui giacciono portacenere con tantissime sigarette ( quante certezze sono andate in fumo), occhiali da vista per chi non è oculato nel riflettere , qualche penna, il coltello serramanico, arma del delitto, giacche appese, cravatte abbandonate per dar sfogo alla voce di qualcuno intemperante.
E’ uno spettacolo da non perdere, si gusta ogni attimo, ogni passaggio. Vi è la tensione e la suspense per ogni volta che i giurati sono chiamati a votare per dare il loro verdetto: colpevole - non colpevole.
Alla regia c’è Sidney Lumet che con questa opera prima ha dato inizio a tanti altri capolavori,citarne qualcuno sarebbe come sottovalutare gli altri.
Mi chiedo, richiamando alla mente tanti recenti processi per omicidio, se ancora oggi i cittadini chiamati al difficile ruolo loro affidato di giurati, siano così scrupolosi prima di aver deciso per il si o il no; visto inoltre l’esito di tanti processi, dai verdetti contrastanti, emessi nei vari gradi di giudizio, mi chiedo ancora se possiamo ancora credere che tutti i Giudici Togati emettano la loro sentenza oltre ogni ragionevole dubbio, o non piuttosto, come ho sentito più volte affermare candidamente, “nell’intimo convincimento”.
Anche un arbitro che crede di aver visto un fallo da rigore, lo concede in tale intimo convincimento. Lui fischia ed i tifosi lo fischiano, potesse essere così anche in qualche aula di Tribunale!chigi
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tommaso82
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mercoledì 9 febbraio 2011
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a dir poco meraviglioso
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come fare un capolavoro utilizzando 2 location (tribunale e stanza dei giurati) 12 meravigliosi attori e una storia di parricidio
Ti tiene incollato alla poltrona
decisamente di gran lunga superiore a molti panettoni Hollywoodiani che producono oggigiorno e che incassano milioni di dollari(immeritatamente)
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nick simon
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lunedì 15 luglio 2013
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grande cinema delle idee piuttosto che dei mezzi
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Scintillante opera prima di Sidney Lumet, che sarà poi tra i più lucidi analisti della società americana, dei meccanismi della giustizia e dello spietato mondo mediatico. La pellicola ci offre un quanto mai variopinto affresco di caratteri, valori morali e classi culturali, che assume i toni di uno scontro dialettico geniale e mai fine a se stesso. Già dai primissimi minuti di proiezione i profili psicologici dei personaggi iniziano a delinearsi; lentamente essi vanno a simboleggiare idee e pregiudizi degli ambienti sociali a cui appartengono. Un giovane ispanico è accusato di parricidio, ed è inchiodato da due testimonianze apparentemente inattaccabili; i dodici giurati devono ritirarsi e deliberare in merito alla questione.
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Scintillante opera prima di Sidney Lumet, che sarà poi tra i più lucidi analisti della società americana, dei meccanismi della giustizia e dello spietato mondo mediatico. La pellicola ci offre un quanto mai variopinto affresco di caratteri, valori morali e classi culturali, che assume i toni di uno scontro dialettico geniale e mai fine a se stesso. Già dai primissimi minuti di proiezione i profili psicologici dei personaggi iniziano a delinearsi; lentamente essi vanno a simboleggiare idee e pregiudizi degli ambienti sociali a cui appartengono. Un giovane ispanico è accusato di parricidio, ed è inchiodato da due testimonianze apparentemente inattaccabili; i dodici giurati devono ritirarsi e deliberare in merito alla questione. Qualcuno si mostra interessato e coinvolto, qualcun altro impaziente e distaccato; c'è chi è arrogante e apertamente razzista, e chi si lascia influenzare da traumatiche esperienze personali. Pochi sembrano coscienti della gravità dell'incarico ricevuto: tra questi il giurato numero 8 (Henry Fonda), inizialmente l'unico a votare per l'innocenza del ragazzo. La sua decisione non scaturisce da una presuntuosa sicurezza, ma piuttosto dalla volontà di stimolare il dibattito costruttivo e mettere in luce perplessità sulla colpevolezza dell'imputato. Qui inizia quel processo di progressiva ed attenta scoperta che è la quintessenza del film: gli interpreti si avventurano in un intricatissimo percorso volto a svelare, più che una "verità", un ragionevole dubbio. Chi assiste è totalmente catturato ed ansioso di conoscere: le difficoltà incontrate dai protagonisti sono quasi tangibili, anche grazie al senso di calore claustrofobico trasmesso dalla fotografia in bianco e nero. La scenografia è ridotta al minimo, ma efficace e funzionale al ruolo scenico svolto. La pellicola è sorretta da una sceneggiatura ispiratissima, condita da trovate stupefacenti, che mostra estrema attenzione alle parole ed alla varietà dei registri linguistici dei personaggi. Le parole si rivelano dirette protagoniste, fungendo da vere e proprie armi: esse sono infatti artefici, talvolta squisitamente ironiche, del meccanismo della confutazione, e si rivoltano spesso contro chi le pronuncia. Notevoli, tra le altre comunque eccellenti interpretazioni, quelle di Lee J. Cobb, Ed Begley e E. G. Marshall, i giurati più intellettualmente e/o emotivamente marcati nelle loro caratterizzazioni. Capolavoro del dramma giudiziario e brillante esempio di cinema etico ed impegnato. Manifesto di quell'arte realizzata con mezzi esigui ma con solide, brillanti idee.
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