Gli Stati Uniti d’America sono maestri nel celebrare i propri grandi personaggi, siano essi eroi bellici o leader politici, star dello spettacolo o campioni dello sport. Anche Hollywood ha spesso svolto operazioni di questo genere, con quei film che nel linguaggio moderno sono incasellati nella categoria biopic, tanto di moda negli ultimi anni. Certo però non si tratta affatto di un’invenzione recente bensì di un genere sempre esistito.
Questa pellicola del bravissimo ed eclettico Sam Wood celebra un campione del baseball, Lou Gehrig orgoglio dei New York Yankees, divenuto famoso oltre che per la sua eccellente carriera anche per la terribile malattia che lo colpì (ancora oggi ricordata col nome del campione), causandone il ritiro dal campo da gioco ed una precoce morte.
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Gli Stati Uniti d’America sono maestri nel celebrare i propri grandi personaggi, siano essi eroi bellici o leader politici, star dello spettacolo o campioni dello sport. Anche Hollywood ha spesso svolto operazioni di questo genere, con quei film che nel linguaggio moderno sono incasellati nella categoria biopic, tanto di moda negli ultimi anni. Certo però non si tratta affatto di un’invenzione recente bensì di un genere sempre esistito.
Questa pellicola del bravissimo ed eclettico Sam Wood celebra un campione del baseball, Lou Gehrig orgoglio dei New York Yankees, divenuto famoso oltre che per la sua eccellente carriera anche per la terribile malattia che lo colpì (ancora oggi ricordata col nome del campione), causandone il ritiro dal campo da gioco ed una precoce morte.
Wood filma un’opera che per la gran parte è felice e gioiosa, concentrata nel descrivere con toni da commedia gli anni migliori del campione, sia in campo che nella vita privata dove viene messa in risalto l’indole gentile ed amabile del protagonista, il rapporto affettuoso coi genitori e la bella storia d’amore con la moglie. La parte triste occupa solo le ultime sequenze della pellicola, senza che mai vi si indugi troppo; è completamente omessa la fase finale della vita di Gehrig, e difatti il film si conclude con il commovente discorso pronunciato dal campione allo stadio di fronte al suo pubblico, al quale rende l’ultimo saluto prima del ritiro.
Gary Cooper, chiamato a interpretare il protagonista, aveva un’età troppo avanza (era già più vecchio di Gehrig quando quest’ultimo morì due anni dopo il suo ritiro); questa incongruenza si nota particolarmente nella parte della pellicola che descrive il campione ventenne, impegnato all’università prima del debutto nel professionismo. Ciò nonostante Cooper è comunque bravissimo, come al solito, e crea un’ottima alchimia con la protagonista femminile, la deliziosa Teresa Wright che aiutata anche dall’età (ben 17 anni in meno di Cooper) risulta perfetta per la parte.
Nel cast anche Walter Brennan, non facilmente riconoscibile con baffi e occhiali, che qui torna per l’ultima volta a fare la spalla di Cooper, ricostituendo la coppia di numerose pellicole di successo come “Arriva John Doe” di Frank Capra e “Il sergente York” di Howard Hawks. Bravi Ludwig Stössel e Elsa Janssen nella parte dei genitori del campione; mentre nella parte dell’antipatico reporter si ricorda Dan Duryea.
Una curiosità: nella pellicola recitarono anche due veri giocatori di baseball ed ex compagni di Gehrig negli Yankees, Bill Dickey e il leggendario Babe Ruth.
Nel celebrare la figura di Gehrig, viene colta l'occasione per esaltare i sani valori su cui si fondava la società americana del tempo.
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