il cinefilo
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giovedì 3 marzo 2011
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gli schiavi della modernità secondo chaplin
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Charlot è l'operaio di un gigantesco complesso industriale...proprio in funzione di questo ruolo egli,pultroppo,non è che uno schiavo della modernità...vale a dire,in questo caso specifico,di quel sistema teso alla massimizzazione della produzione che obbliga l'essere umano lavoratore a utilizzare fino allo sfinimento le proprie capacità fisiche e in questo il film appare anche come un affresco storico ma umoristico,diversificato nell'epoca,dello sfruttamento dei lavoratori dell'epoca della rivoluzione industriale.
Charlot lavora alla catena di montaggio fino a quando,come ho già scritto nel mio precedente commento,non entra in"tilt" e viene obbligato al ricovero.
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Charlot è l'operaio di un gigantesco complesso industriale...proprio in funzione di questo ruolo egli,pultroppo,non è che uno schiavo della modernità...vale a dire,in questo caso specifico,di quel sistema teso alla massimizzazione della produzione che obbliga l'essere umano lavoratore a utilizzare fino allo sfinimento le proprie capacità fisiche e in questo il film appare anche come un affresco storico ma umoristico,diversificato nell'epoca,dello sfruttamento dei lavoratori dell'epoca della rivoluzione industriale.
Charlot lavora alla catena di montaggio fino a quando,come ho già scritto nel mio precedente commento,non entra in"tilt" e viene obbligato al ricovero...all'interno della fabbrica le categorie sociali si dividono rigorosamente in due gruppi:chi sta"sotto"e quindi gli operai...e chi sta"sopra"ovvero il padrone-dittatore,la cui immagine di simbolo dell'oppressione lo si evince anche dal volto ingigantito dallo schermo che appare a Charlot intimandogli di tornare a lavorare.
Nell'intera prima parte ambientata nella fabbrica Chaplin lascia intendere come l'essere umano,nella totale consapevolezza di essere un sottomesso e di avere dei padroni a cui obbedire ciecamente(anche a costo di sopportare qualsiasi eventuale atrocità sul lavoro come viene esplicitamente illustrato,e di cui ho già scritto,nella scena in cui il protagonista finisce per incastrarsi tra gli ingranaggi)precipita nello sconforto diventando quindi schiavo di se stesso.
Fuori dalla mostruosa azienda la situazione non è affatto migliore poichè le vittime,per definizione,sono sempre e comunque i poveri e i diseredati come si evince dall'immagine dell'orfanella...suona perciò evidente l'attacco satirico Chapliniano alla logica dei"forti che prevalgono sui deboli"sebbene sotto la scorza irresistibilmente comica delle immagini si nasconda inevitabilmente la tragedia.
Chaplin utilizza la forza della risata per raccontare una realtà devastante nella sua abnorme immoralità...si può definire questo regista un"comunista"?molto probabilmente sì ma la terribile realtà che lui ha saputo descrivere comicamente nel 1936 è,pultroppo,valida ancora oggi,specialmente nelle industrie di paesi totalitari come la Cina dove i"tempi moderni" del capitalismo sfrenato sembrano destinati a non interrompersi mai.
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[+] un indimenticabile e affascinante capolavoro
(di antonio montefalcone)
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il cinefilo
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sabato 6 novembre 2010
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chaplin e il dominio delle macchine
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Quasi sicuramente,a mio giudizio,si tratta del punto più alto della cinematografia di Charles Chaplin oltre a essere quello,probabilmente,più scopertamente"socialista".
Il grande regista attacca la cosiddetta"era delle macchine"sfruttando,al meglio,la sua vena umoristica riuscendo così a fare convivere(magnificamente)il tragico con il comico raggiungendo una"vetta stilistica"praticamente insuperabile.
Il film descrive l'universo della grande industria come un mondo in cui l'ossessione per la produttività tende a prevaricare,in maniera disumana,molti diritti degli operai e tenterebbe di distruggerne anche altri(la macchina che sfamerebbe l'operaio durante l'ora di lavoro che eliminerebbe la pausa).
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Quasi sicuramente,a mio giudizio,si tratta del punto più alto della cinematografia di Charles Chaplin oltre a essere quello,probabilmente,più scopertamente"socialista".
Il grande regista attacca la cosiddetta"era delle macchine"sfruttando,al meglio,la sua vena umoristica riuscendo così a fare convivere(magnificamente)il tragico con il comico raggiungendo una"vetta stilistica"praticamente insuperabile.
Il film descrive l'universo della grande industria come un mondo in cui l'ossessione per la produttività tende a prevaricare,in maniera disumana,molti diritti degli operai e tenterebbe di distruggerne anche altri(la macchina che sfamerebbe l'operaio durante l'ora di lavoro che eliminerebbe la pausa).
Gli esseri umani appartenenti alla classe operaia non sono altro(tragicamente)che un gruppo di vittime di un sistema che rasenta lo schiavismo e di cui l'operaio Charlot(il protagonista che,a causa dello sforzo va letteralmente in tilt)si pone come la massima rappresentazione umana.
A proposito di"simbolismi metaforici"resta esemplare la scena in cui il protagonista rimane incastrato tra gli ingranaggi delle macchine ma la satira del film prende di mira anche il mondo esterno alla fabbrica(in cui la lotta per la sopravvivenza è l'unico obbligo dei più deboli).
Viene analizzata e descritta una società dove,comunque,non sembra esserci"pietà"per il protagonista e per la simpatica monella(lei stessa è una"vittima")che lo accompagna nelle sue disavventure condividendone la sofferenza e le miserie(dove il sogno di una vita normale e la prospettiva di instaurare una famiglia appare come un utopia irrealizzabile pur facendo trasparire,nel finale,una ventata di ottimismo).
Questo capolavoro assoluto può vantare un infinità di sequenze strepitose e indimenticabili quali,ad esempio,la crisi di Charlot in fabbrica,la scena in cui viene scambiato per un rivoluzionario comunista,la sequenza della droga in prigione e quella finale del ballo di Charlo dentro il locale(la voce della canzone appartiene proprio al regista).
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ziogiafo
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venerdì 11 marzo 2005
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... chaplin, un'icona del cinema mondiale.
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ziogiafo - TEMPI MODERNI - 1936 - Alla scoperta di ... Chaplin, un'icona del cinema mondiale. Per chi ha solo una vaga idea: ... Sua "maestà" Charles Spencer Chaplin, è tra i più grandi del cinema di tutti i tempi, un artista straordinario ... attore,regista, sceneggiatore, abile acrobata, sensibile musicista ... un vero fenomeno. Noto anche come Charlot, (l'omino vagabondo, dai pantaloni larghi, dalle scarpe lunghe, bombetta e bastone da passeggio) mise a punto uno stile di recitazione derivato dal mondo circense,dai mimi,dai clown,con grande maestria riusciva a mettere insieme con estrema eleganza, comicità, poesia e sentimento. Non tralasciando mai le tematiche sociali che tanto lo appassionavano, il tutto rappresentato sempre con un raffinato linguaggio espressivo che lo rendeva universale.
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ziogiafo - TEMPI MODERNI - 1936 - Alla scoperta di ... Chaplin, un'icona del cinema mondiale. Per chi ha solo una vaga idea: ... Sua "maestà" Charles Spencer Chaplin, è tra i più grandi del cinema di tutti i tempi, un artista straordinario ... attore,regista, sceneggiatore, abile acrobata, sensibile musicista ... un vero fenomeno. Noto anche come Charlot, (l'omino vagabondo, dai pantaloni larghi, dalle scarpe lunghe, bombetta e bastone da passeggio) mise a punto uno stile di recitazione derivato dal mondo circense,dai mimi,dai clown,con grande maestria riusciva a mettere insieme con estrema eleganza, comicità, poesia e sentimento. Non tralasciando mai le tematiche sociali che tanto lo appassionavano, il tutto rappresentato sempre con un raffinato linguaggio espressivo che lo rendeva universale. "TEMPI MODERNI", è uno dei tanti capolavori di Charlie Chaplin,anche se datato, ma sempre attuale, di una comicità impressionante ... di impatto, che non ha bisogno appunto di "parole", girato volutamente "muto" anche se già era epoca di sonoro. Chi meglio di Chaplin, poteva descriverci in chiave comico-drammatica e in maniera lungimirante lo sviluppo dell'umana società, come quella industriale per esempio, con i pro e i contro ... la terribile "catena di montaggio", con la sua ripetitività e i ritmi frenetici. Il vero scopo della vita di questo operaio tartassato e sfortunato, protagonista della storia, lo trova nell'amore che sboccia per la "Monella", che incontra lungo il suo vagabondare alla continua ricerca del "lavoro". Dopo molteplici e indescrivibili vicissitudini tragicomiche, il nostro Charlot si ritrova continuamente punto e daccapo ma pronto sempre a ricominciare. In un finale suggestivo ... quasi un'icona, ... all'alba, sottobraccio con la sua ragazza, accompagnati da una stupenda colonna sonora, ("Smile" composta dallo stesso Chaplin) Charlot e la Monella si allontanano verso l'orizzonte lungo una strada alberata che li porterà verso una nuova vita ... con la tenacia di chi non si arrende alle difficoltà e non abbandona mai la speranza per un domani migliore.- E' un ottimo approccio alla filmografia del grande Chaplin.- Divertimento assicurato !!! Cordialmente- ziogiafo
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iosonosilvia! =d
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domenica 4 agosto 2013
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un film di questi tempi
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Alcune persone hanno una sensibilità tale da "prevedere" certi eventi. Charlie Chaplin era una di queste. Sensibile, ironico, stravagante, ci racconta in "Tempi moderni" come sarebbero stati anche i tempi del 2000: masse di gente che si muovono come un gregge e come carne al macello per raggiungere un posto di lavoro che li rende schiavi, ripetitivi, distrugge la fantasia e il senso di umanità.
Un tema delicato e quanto mai attuale: la macchina e la routine quotidiana che rendono l'uomo succube, che trasforma anch'esso in una macchina, sempre di fretta, sempre efficente, non può permettersi di essere libero dai meccanismi di una società che lo rende un automa.
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Alcune persone hanno una sensibilità tale da "prevedere" certi eventi. Charlie Chaplin era una di queste. Sensibile, ironico, stravagante, ci racconta in "Tempi moderni" come sarebbero stati anche i tempi del 2000: masse di gente che si muovono come un gregge e come carne al macello per raggiungere un posto di lavoro che li rende schiavi, ripetitivi, distrugge la fantasia e il senso di umanità.
Un tema delicato e quanto mai attuale: la macchina e la routine quotidiana che rendono l'uomo succube, che trasforma anch'esso in una macchina, sempre di fretta, sempre efficente, non può permettersi di essere libero dai meccanismi di una società che lo rende un automa. Ma ovviamente l'artista Chaplin leggeva tutto questo in chiave ironica e anticonformista.
Lui nel film è l'operaio di una fabbrica di acciaio che avvitando i bulloni di continuo impazzisce....si caccia così in una serie di sventure/avventure, imprevisti, momenti di comicità che lo porteranno a trovarsi, suo malgrado, in malintesi, situazioni assurde e bizzarre. Nel frattempo entra in scena anche una giovane donna che si rifiuta di patire la fame e cerca in ogni modo di sfamare anche le sue sorelline, rimaste orfane della madre, e si prende del padre, disoccupato.
Lui e lei si incontreranno/scontreranno mentre lei ruba un filoncino di pane; da questo momento in poi saranno inseparabili, tranne quando lui finisce più volte in prigione per una serie di "imprevisti" e guai e lei lo aspetta ogni volta, ma dandosi da fare per trovare un lavoro a entrambi. Ma la loro ribellione e la voglia di essere liberi li farà cacciare ancora nei guai proprio quando sembrava che tutto fosse perfetto...
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g. romagna
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giovedì 18 marzo 2010
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tempi moderni
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Un operaio (Charlie Chaplin) finisce vittima di un esaurimento nervoso a causa della sua mansione e, oltre a perdere il posto, viene anche arrestato perché scambiato per il promotore di una manifestazione operaia. In carcere, tutto sommato, egli si sente tranquillo e sicuro, tantochè, quando viene rilasciato, non riuscendo a reinserirsi in società, arriva a desiderare di tornarvici. L’occasione si presenta quando una giovane orfana e disoccupata viene colta a rubare uno sfilatino di pane. Egli si autoaccusa e viene arrestato. Una testimone persiste nell’incolpare la ragazza, la quale viene così caricata sullo stesso cellulare in cui si trova l’uomo.
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Un operaio (Charlie Chaplin) finisce vittima di un esaurimento nervoso a causa della sua mansione e, oltre a perdere il posto, viene anche arrestato perché scambiato per il promotore di una manifestazione operaia. In carcere, tutto sommato, egli si sente tranquillo e sicuro, tantochè, quando viene rilasciato, non riuscendo a reinserirsi in società, arriva a desiderare di tornarvici. L’occasione si presenta quando una giovane orfana e disoccupata viene colta a rubare uno sfilatino di pane. Egli si autoaccusa e viene arrestato. Una testimone persiste nell’incolpare la ragazza, la quale viene così caricata sullo stesso cellulare in cui si trova l’uomo. I due, a seguito di un incidente della vettura, riescono a fuggire. Nasce qualcosa. Egli trova lavoro come guardiano notturno e la prima sera deve fronteggiare la rapina di una banda capeggiata da colui che si scopre essere un ex collega di fabbrica ora disoccupato. Il nostro la mattina seguente viene arrestato poiché scoperto a dormire tra le stoffe del punto vendita in cui era stato assunto. Alla sua uscita, una decina di giorni dopo, ella è lì ad attenderlo e gli annuncia raggiante di aver trovato una casetta in cui vivere assieme, in realtà una misera stamberga. Egli torna a fare l’operaio, ma, a seguito di uno sciopero, finisce ancora in prigione. Al suo rilascio trova lavoro come cantante e cameriere nel locale in cui ella è stata assunta come ballerina. Egli, dopo una brillante prestazione canora, sembra finalmente aver trovato il posto fisso. Peccato che la polizia, sulle tracce della ragazza, li costringa di nuovo a fuggire verso un domani fatto di precarietà ed incertezze… Dopo Il Monello e Luci della Città, Chaplin sforna un altro struggente inno alla classe proletaria e sottoproletaria in cui, con il suo amaro sorriso, mette in luce il dramma dell’alienazione operaia e della miseria dei diseredati, scarti, tanto ieri quanto oggi, dell’esclusività della società borghese. In piena epoca sonora il maestro inglese dà alla luce un’opera quasi interamente muta, in cui, al di là della storica scena canora, sono solo gli uomini che parlano attraverso le macchine a trovare voce, chiaro simbolo della gerarchia imperante. Epocali le scene in cui Chaplin prima finisce tra gli ingranaggi del macchinario cui è addetto, poi, a fine turno lavorativo, continua ad avvitare tutto ciò che gli capita a tiro, dai nasi ai bottoni. Struggente, nella sua semplicità e speranza, il finale, in cui i due protagonisti trovano il coraggio, nonostante tutto, di percorrere l’ignota via oltre l’orizzonte sorridendo, confidando forse in quella giustizia che sino a quel momento si è ben guardata dal tangerli anche solo per un istante. Immortale.
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asdrubale03
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lunedì 20 ottobre 2014
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capolavoro di charles s.chaplin
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il film parla di un operaio che dopo aver perso il lavoro nella catena di montaggio,inizia a fare dei lavoretti.Contemporaneamente incontra una ragazza con cui deciderà di farsi una vita. La pellicola si può definire una protesta alla catena di montaggio che proprio in quegli anni si stava espandendo in tutto il mondo.A mio parere nonostante sia un film muto e in b\n , grazie alle musiche , riesce a far comprendere allo spettatore la frenesia e lo stress di un lavoro usurante come quello dell'operaio della catena di montaggio.
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il film parla di un operaio che dopo aver perso il lavoro nella catena di montaggio,inizia a fare dei lavoretti.Contemporaneamente incontra una ragazza con cui deciderà di farsi una vita. La pellicola si può definire una protesta alla catena di montaggio che proprio in quegli anni si stava espandendo in tutto il mondo.A mio parere nonostante sia un film muto e in b\n , grazie alle musiche , riesce a far comprendere allo spettatore la frenesia e lo stress di un lavoro usurante come quello dell'operaio della catena di montaggio.La regia da parte di Charles S.Chaplin è davvero notevole merito anche alla bravura degli attori che hanno fatto delle interpretazioni magistrali , inquanto nonostante la mancanza della parola sono riusciti ha trasmettere emozioni anche solo usando le espressioni facciali e i muovimenti fisici
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marvelman
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mercoledì 19 gennaio 2011
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capolavoro indiscusso chiamatelo come vi pare
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Una critica intelligente alla società, una regia perfetta, un'accostamento di immagini sapiente, una distribuzione del suono azzeccatissima ed ecco a voi il capolavoro del 1936 del grandissimo Chaplin, un enorme regista e un attore immenso. Divertentissimo e bellissimo il film di Charlot non annoia mai. Da vedere.
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aureliano161281
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venerdì 31 gennaio 2020
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erano, sono e saranno sempre " tempi troppo modern
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Capolavoro dei capolavori. Immortale e sempre attuale nonostante abbia oltre 80anni, questo film del '36 scopre la saggezza antica , riflettendosi nell' isteria della ricerca del progresso sull' uomo e non "a favore " dell' uomo( leggi genere umano). Magistrale inizio e fine. L' uomo spersonalizzato è prima nella massa e comparato al gregge di pecore, forse rassicurato all' interno del gruppo ma spersonalizzato e disumanizzato! La fine è libertà, salto nel vuoto, abbracciare l' amore e percorrere con la fiducia nella libertà, nell' amore e nella " grande olezza" del genere umano, verso una strada aperta verso l' ignoto.
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Capolavoro dei capolavori. Immortale e sempre attuale nonostante abbia oltre 80anni, questo film del '36 scopre la saggezza antica , riflettendosi nell' isteria della ricerca del progresso sull' uomo e non "a favore " dell' uomo( leggi genere umano). Magistrale inizio e fine. L' uomo spersonalizzato è prima nella massa e comparato al gregge di pecore, forse rassicurato all' interno del gruppo ma spersonalizzato e disumanizzato! La fine è libertà, salto nel vuoto, abbracciare l' amore e percorrere con la fiducia nella libertà, nell' amore e nella " grande olezza" del genere umano, verso una strada aperta verso l' ignoto. Nel corpo del film ci sono tutte le angustie dell' essere, i controsensi della società, le paure dell' individuo e della collettività e quel dato che forse alla fine, se lo assecondiamo , nonostante le peripezie che la vita ci riserva, può finalmente aprirci a al conoscimento, di noi stessi e di quello che vi è fuori. Solo Kubrick si avvicinerà molto a tale corposità, ma Chaplin lo fa addirittura in bianco e nero e con cinema muto, senza effetti speciali, ma pur sempre spettacolare nella sua genuina semplicità descrittiva dell' essere umano. Ciaoooo
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chriss
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lunedì 16 agosto 2010
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amarcord del mio primo film...
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C' è una sola cosa nella mia vita che, con assoluta certezza, non dimenticherò mai: "Tempi moderni", di Charlie Chaplin, è stato il mio primo film. Lo vidi, per la prima volta, alla vigilia di un Natale di tanti e tanti anni fa in uno di quei canali semi-sconosciuti che apparivano alla TV. Me lo ricordo benissimo, proprio come se fosse adesso, perché erano i tempi in cui, i miei parenti, scendevano dalla Francia per venirci a trovare sotto le festività di Natale. Ricordo anche che, con mio cugino, mangiavamo un boccone, tra le tante portate di pesce, e poi scappavamo a vedere il nostro mitico Charlot. Che tempi! C' erano ancora i vecchi televisori e non quelli moderni di oggi.
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C' è una sola cosa nella mia vita che, con assoluta certezza, non dimenticherò mai: "Tempi moderni", di Charlie Chaplin, è stato il mio primo film. Lo vidi, per la prima volta, alla vigilia di un Natale di tanti e tanti anni fa in uno di quei canali semi-sconosciuti che apparivano alla TV. Me lo ricordo benissimo, proprio come se fosse adesso, perché erano i tempi in cui, i miei parenti, scendevano dalla Francia per venirci a trovare sotto le festività di Natale. Ricordo anche che, con mio cugino, mangiavamo un boccone, tra le tante portate di pesce, e poi scappavamo a vedere il nostro mitico Charlot. Che tempi! C' erano ancora i vecchi televisori e non quelli moderni di oggi. Quindi, le immagini che vedevamo, non erano di qualità eccelsa. Però, questo bastò, almeno per me: il film in esame fu come la scoperta di un nuovo balocco, oltre alle figurine, alle costruzioni Lego, alle biglie (o palline di vetro) ed al pongo, il mio materiale preferito con cui modellavo tutto. Quelli, prima di Charlot, erano gli unici balocchi. Dopo quel film, ovviamente, ne seguirono altri e poi altri ancora. Sono proprio questi film, che qualcuno potrebbe giudicare banali, che restarono tra i miei giochi preferiti, specie sotto le festività di Natale a venire. Charlot divenne il balocco per eccellenza al posto del gioco della Bestia, del Sette e Mezzo e del Mercante in Fiera. Ed ora, dopo questa premessa, eccovi la recensione al film Tempi Moderni. I primi quindici minuti dell' opera di Chaplin sono da antologia del cinema, e non solo per le risate: a quel tempo, infatti, non potevo capire che, in realtà, l' artista mostrasse al mondo intero non solo tutta la sua capacità di comico, ma anche la più celata denuncia di sfruttamento degli operai nelle fabbriche. Il nostro amato Charlot ci mostrò come il mondo stesse cambiando in favore delle macchine e della catena di montaggio. Inoltre, noi cambiavamo con lui. Le scene in cui il folle vagabondo avvitava tutto, (bulloni, nasi e bottoni), o quando cadeva fra gli ingranaggi, o quando veniva torturato dalla macchina per il cibo, avevano un sapore di beffa per i telespettatori adulti che lo guardavano e che potevano capirlo. L' industria, la produttività, la meccanicizzazione del lavoro cresceva, ma a scapito dell' operaio che si faceva "il mazzo". Era questo il senso che, allora, io, essendo troppo piccolo, non potevo capire. Chaplin sbeffeggiò, ai suoi tempi, i datori di lavoro attaccati alla produttività. Ed ovviamente anche le macchine e la meccanicizzazione del lavoro. Diede uno schiaffo alla modernità! Uscito dall' ospedale per una crisi di nervi, l' unico sollievo, per Charlot, sarà trovare la compagnia di una vagabonda che, proprio come lui, non ha più niente: né casa, né lavoro, né affetti. Allora perché non stare insieme e provare a dividere tutto ciò? In fondo, una casa e del cibo si possono dividere, no? Ma l' unica casa che trovano è una catapecchia che non si regge in piedi. Charlot proverà pure a lavorare per trovare una sistemazione ad entrambi, ma nessun lavoro sempre fatto per lui. Quando trovano, finalmente, qualcosa che va bene per entrambi, saranno costretti a fuggire, in quanto la ragazza è ricercata dalla polizia. Il film termina con i due vagabondi che, mano nella mano, all' alba, (come ad indicarci che un nuovo giorno è appena cominciato ed uno nuovo è finito), se ne vanno per la loro strada. Non si sa quale strada, ma comunque è pur sempre meglio di niente. Romantico, no? Charlot, seppur vagabondo sbadato, è un uomo generoso che non tiene ai soldi o al potere, ma alle piccole cose della vita, alle piccole gioie che incontra sul suo cammino. E' questa la sua caratteristica principale: la bontà d' animo. La sua aria scanzonata, il suo buffo modo di vestire, la sua sbadataggine, lo rendono un personaggio unico nella storia del cinema. Per questo ci manca. Così come a me mancano i suoi film sotto le feste di quando ero ancora un marmocchio. Ecco, questo è stato il mio primo film: un capolavoro fatte di risate vere e di un pizzico di malinconia. Un film con uno stile alla Chaplin, dove un personaggio surreale, quasi fosse uscito da un fumetto o da un cartoon, si scontra con la dura realtà della vita. Dieci e lode per quest' opera: il mio primo film. Christian Palmieri...
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gianmarco
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mercoledì 9 luglio 2008
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il capolavoro politico-satirico di charlie chaplin
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Charlot operaio in una catena di montaggio, impazzisce e finisce negli ingranaggi, fa amicizia con una monella di strada e cerca di trovare altri mestieri. Il primo film sonoro di Chaplin, ma non parlato (con la celeberrima canzone senza senso cantata dall'attore in cui si sente per la prima volta la voce) è un'irresistibile satira politico-sociale impegnata e allo stesso tempo spensierata, sui problemi della disoccupazione che non differisce molto da quella dei nostri giorni, con molta freschezza nelle trovate e con un Chaplin in gran forma, una vera denuncia e messaggio sociale ai problemi economici che aveva causato la grande depressione del 1929, e con un messaggio di immediata comprensione: non sempre il futuro sarà migliore del passato.
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Charlot operaio in una catena di montaggio, impazzisce e finisce negli ingranaggi, fa amicizia con una monella di strada e cerca di trovare altri mestieri. Il primo film sonoro di Chaplin, ma non parlato (con la celeberrima canzone senza senso cantata dall'attore in cui si sente per la prima volta la voce) è un'irresistibile satira politico-sociale impegnata e allo stesso tempo spensierata, sui problemi della disoccupazione che non differisce molto da quella dei nostri giorni, con molta freschezza nelle trovate e con un Chaplin in gran forma, una vera denuncia e messaggio sociale ai problemi economici che aveva causato la grande depressione del 1929, e con un messaggio di immediata comprensione: non sempre il futuro sarà migliore del passato. Lo avverte è in parte lo ha previsto, contro la veloce macchinizzazione del popolo americano e internazionale. Molte sequenze celebri: la scena degli ingranaggi, la mensa in prigione, il pattinaggio nel grande magazzino, la canzone senza senso e il finale. E un film ampiamente di sinistra, che rivelò per la prima volta le simpatie politiche di Chaplin, influenzate negli anni successivi dal maccartismo. Accusato di plagio dalla casa tedesca Tobis di un film di Reneè Clair "A me la libertà" (1931). Stupenda colonna sonora con il famosissimo motivo "Smile" in seguito riproposto da tantissimi e in varie versioni.
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