Frau Marlene

Film 1975 | Drammatico 102 min.

Regia di Robert Enrico. Un film con Robert Hoffmann, Romy Schneider, Philippe Noiret, Joachim Hansen, Karl Michael Vogler. Cast completo Titolo originale: Le vieux fusil. Genere Drammatico - Francia, 1975, durata 102 minuti. - MYmonetro 2,92 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ha vinto un premio ai David di Donatello,

Consigliato sì!
2,92/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO 3,33
CONSIGLIATO SÌ

Un medico francese al quale i nazisti hanno ucciso moglie e figlia escogita metodi orripilanti di vendetta. Ad uno ad uno i carnefici delle due donne cadono per sua mano. Quando un amico si reca al castello per convincerlo a venir via, l'uomo si rivela per quello che ormai è: un pazzo.

I francesi fanno i conti con l'occupazione tedesca.
Recensione di Joël Magny

Le vieux fusil è stato un enorme successo. Philippe Noiret ha vinto un César come migliore attore, ne riceverà un secondo nel 1990 per La vie et rien d'autre di Bertrand Tavernier. Dopo La vie de château, è il secondo film di guerra che Noiret interpreta, la Francia regola i conti con l'occupazione tedesca. Cosa c'è di più eccitante di un uomo che elimina un gruppo di militari tedeschi superbamente equipaggiati, con l'aiuto di un "vecchio fucile", un semplice fucile da caccia a pallettoni? Il film evidentemente richiama alla memoria degli spettatori francesi dei noti massacri - ad esempio Orador-sur-Glane - e giustifica un altro massacro, sistematico, del "nemico". Era un soggetto allettante, di qualità, quello tratto da un racconto di Pascal Jardin, rielaborato dallo sceneggiatore Claude Veuillot e dal regista. Si apprezza l'ottimo lavoro artigianale di Enrico, che ha saputo egregiamente utilizzare il talento di Romy Schneider, Philippe Noiret, Jean Bouise, Madeleine Ozeray... Le sequenze oniriche ritmano perfettamente la successione degli omicidi. Si è evocato il western italiano - che non aveva una buona reputazione in Francia - e il serial alla Feuillade: le porte segrete, i corridoi nascosti del castello. Tutto questo è molto ben raccontato; forse il film è un po' troppo perfetto, senza sorprese, per suscitare davvero l'entusiasmo. Philippe Noiret (vedi Dominique Maillet, Philippe Noiret, op. cit.) era un po' scettico sull'ideologia del film, soprattutto sul massacro finale. «Ideologicamente - spiegò - ci sono due cose che m'infastidiscono in questo film: da un lato una rappresentazione delle cose un po' semplicistica, dall'altra l'uso di un certo gusto della rivalsa... Diciamo che, con Le vieux fusil, i francesi che non si sono dati molto da fare durante la guerra possono sentirsi all'improvviso sollevati vedendo come un uomo da solo può decimare un intero drappello di SS». C'era il rischio che il film avvalorasse le tesi dei partigiani della pena di morte... Noiret manifestò anche un certo scetticismo per l'uso che viene fatto dei tedeschi: «Se avessi interpretato il personaggio di un algerino che reagiva così contro i "parà" (paracadutisti) francesi, il film non avrebbe certo avuto quel successo; è poco ma sicuro!». Se l'attore scelse di interpretare il ruolo del vendicatore non fu per le sue implicazioni politiche, di cui vedeva molto bene i rischi o le ambiguità, ma per il personaggio. «Ho insistito con Robert Enrico - ricorda a Maillet - perché fossimo ben coscienti che ciò che interessava a Julien sin dall'inizio erano la sua famiglia e il suo lavoro. Farne un eroe era fuori questione (...). Mi piaceva il lato romanzesco di questa famiglia, compreso il primo incontro tra Julien e Clara, un folle amore a prima vista... Per il resto mi dicevo che Enrico conosceva molto bene le regole del cinema d'azione, ero convinto che il film avrebbe funzionato». Anche se le scene tra Julien/Noiret e Romy Schneider non sono molte - Clara viene essenzialmente evocata nei ricordi di Julien - l'incontro di questi due "mostri sacri" resta un momento decisivo che contribuisce al fascino che ancora esercita Le vieux fusil. Questo ruolo rimarrà a lungo sulla pelle di Noiret, allo stesso titolo di Alexandre le bienhereux. C'è del resto una certa somiglianza tra i due personaggi. All'inizio, una certa "nonchalance". Julien lavora duramente come chirurgo, ma è sorretto da una fiducia in se stesso e nel mondo, malgrado tutto. Curare partigiani o collaborazionisti secondo le regole della sua professione, mettere la sua famiglia al sicuro nel castello di famiglia, gli sembra un fatto normale, logico. Poi viene la vendetta. La vendetta del medico Julien contro i nazisti è molto più radicale di quella del contadino Alexandre le bienheureux che contestava i metodi della moglie. Brav'uomo ma anche partigiano (a modo suo), Julien scopre in sé delle tendenze vagamente anarchiche.
Da France Cinema 06

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winner
miglior attore straniero
David di Donatello
1976
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