Frau Marlene

Film 1975 | Drammatico 102 min.

Regia di Robert Enrico. Un film con Robert Hoffmann, Romy Schneider, Philippe Noiret, Joachim Hansen, Karl Michael Vogler. Cast completo Titolo originale: Le vieux fusil. Genere Drammatico - Francia, 1975, durata 102 minuti. - MYmonetro 3,04 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 12 settembre 2025

Dopo il massacro della sua famiglia da parte delle SS, il medico pacifista Julien si trasforma in giustiziere solitario nel suo castello. Dramma intenso. Ha vinto un premio ai David di Donatello,

Consigliato sì!
3,04/5
MYMOVIES 2,75
CRITICA
PUBBLICO 3,33
CONSIGLIATO SÌ
Uno dei film-manifesto sulla tragedia dell'Occupazione che ancora oggi fa discutere sul piano ideologico.
Recensione di Simone Emiliani
venerdì 12 settembre 2025
Recensione di Simone Emiliani
venerdì 12 settembre 2025

Montauban, 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale. Julien Dandieu, un chirurgo, è sposato con Clara e ha una figlia, Florence, nata da una precedente unione. Convinto pacifista, viene minacciato dalle milizie del governo di Vichy per aver accolto e curato i partigiani feriti nel suo ospedale. Per proteggere la moglie e la figlia, decide di farle partire mandandole in un castello di famiglia che si trova in un borgo. Non avendo avuto contatti con loro da qualche giorno, durante una pausa decide di andarle a trovare. Arrivato sul posto si trova davanti una carneficina; le SS hanno infatti trucidato tutti gli abitanti del villaggio, compresi la moglie e la figlia. In preda alla disperazione, spacca prima delle statue sacre in chiesa. Poi trova un vecchio fucile. Da quel momento inizia la sua trasformazione e, per vendicare lo sterminio della sua famiglia, diventa un assassino senza scrupoli. Così attira con astuzia i soldati tedeschi che stanno bivaccando nel suo castello e poi li fa fuori con ferocia.

È considerato tra i film-manifesto sulla tragedia degli anni dell'Occupazione nel cinema francese e si ispira in parte al massacro di Oradour-sur-Glane avvenuto il 10 giugno del 1944 da parte della 2° divisione delle SS Das Reich e in parte ai ricordi di un amico di Pascal Jardin, autore della sceneggiatura assieme a Claude Veillot e il regista Robert Enrico.

Frau Marlene (titolo italiano di Le vieux fusil) è uscito nel 1975 ed è stato un grande successo al botteghino; si è piazzato infatti al quinto posto tra i film più visti al box-office durante quell'anno con oltre tre milioni di spettatori.

La prima parte si caratterizza per una precisa degli ambienti: il rumore dei bombardamenti e degli aerei, il dettaglio degli uomini impiccati sul passaggio dei soldati e un'atmosfera già plumbea, notturna, quasi oscuro presagio che anticipa la tragedia.

Nella seconda parte, dal momento in cui Julien scopre che la moglie e la figlia sono state assassinate, si trasforma in una sorta di film d'azione, abile da un punto di vista dello stile ma più ambiguo da quello morale.

L'uomo che si fa giustizia da solo rievoca infatti alcuni titoli del cinema statunitense d'inizio anni Settanta come Cane di paglia (1971) di Sam Peckinpah e Il giustiziere della notte (1974) di Michael Winner. Il medico portato sullo schermo da un ottimo Philippe Noiret sembra infatti la versione francese del mite architetto newyorkese interpretato da Charles Bronson che si trasforma in uno spietato vendicatore dopo che la moglie è stata uccisa e la figlia stuprata.

Il primo piano su Noiret, nel momento in cui vede il cadavere della figlia, fa partire la sua trasformazione. Da quel momento quella di Enrico è un'altra esercitazione sui generi ma il suo cinema, sotto questo aspetto, ha dato dei risultati migliori in passato trovandosi, per esempio, più in sintonia con le forme di un tardo noir come si era visto in Criminal Face. Storia di un criminale.

Il momento della vendetta, nelle traiettorie dentro il castello e nel modo in cui Julien attira i soldati tedeschi prima delle esplosioni improvvise di violenza, richiama quelle di un western all'italiana. Probabilmente con l'obiettivo di allentare il ritmo, ci sono i ripetuti flashback di un passato felice e perduto, già preannunciato dall'immagine iniziale e finale della famiglia felice in bicicletta assieme al cane.

Da qui emerge anche la grazia e la bravura di Romy Schneider, una specie di fantasma che è come se tornasse nella mente di Julien dall'aldilà. Il momento più significativo è il filmino familiare sulla spiaggia di Biarritz nel 1939 che i soldati delle SS stanno guardando dentro il castello. Da lì Julien capisce che ormai è impossibile tornare indietro. Inoltre in Frau Marlene c'è anche qualche forzatura di carattere estetico, con la presenza ricorrente degli specchi che diventano elemento deformante come nell'immagine con il nazista alle spalle del medico.

Ancora oggi resta un film molto discutibile a livello ideologico. L'analisi storica di Louis Malle sulla Francia collaborazionista di Pétain realizzata l'anno prima con Cognome e nome: Lacombe Lucien è più acuta e autenticamente disperata.

Frau Marlene ha vinto tre Premi César nel 1976 (miglior film, Philippe Noiret come miglior attore e François de Roubaix per le migliori musiche) e il César dei Césars nel 1985.

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I francesi fanno i conti con l'occupazione tedesca.
Recensione di Joël Magny

Le vieux fusil è stato un enorme successo. Philippe Noiret ha vinto un César come migliore attore, ne riceverà un secondo nel 1990 per La vie et rien d'autre di Bertrand Tavernier. Dopo La vie de château, è il secondo film di guerra che Noiret interpreta, la Francia regola i conti con l'occupazione tedesca. Cosa c'è di più eccitante di un uomo che elimina un gruppo di militari tedeschi superbamente equipaggiati, con l'aiuto di un "vecchio fucile", un semplice fucile da caccia a pallettoni? Il film evidentemente richiama alla memoria degli spettatori francesi dei noti massacri - ad esempio Orador-sur-Glane - e giustifica un altro massacro, sistematico, del "nemico". Era un soggetto allettante, di qualità, quello tratto da un racconto di Pascal Jardin, rielaborato dallo sceneggiatore Claude Veuillot e dal regista. Si apprezza l'ottimo lavoro artigianale di Enrico, che ha saputo egregiamente utilizzare il talento di Romy Schneider, Philippe Noiret, Jean Bouise, Madeleine Ozeray... Le sequenze oniriche ritmano perfettamente la successione degli omicidi. Si è evocato il western italiano - che non aveva una buona reputazione in Francia - e il serial alla Feuillade: le porte segrete, i corridoi nascosti del castello. Tutto questo è molto ben raccontato; forse il film è un po' troppo perfetto, senza sorprese, per suscitare davvero l'entusiasmo. Philippe Noiret (vedi Dominique Maillet, Philippe Noiret, op. cit.) era un po' scettico sull'ideologia del film, soprattutto sul massacro finale. «Ideologicamente - spiegò - ci sono due cose che m'infastidiscono in questo film: da un lato una rappresentazione delle cose un po' semplicistica, dall'altra l'uso di un certo gusto della rivalsa... Diciamo che, con Le vieux fusil, i francesi che non si sono dati molto da fare durante la guerra possono sentirsi all'improvviso sollevati vedendo come un uomo da solo può decimare un intero drappello di SS». C'era il rischio che il film avvalorasse le tesi dei partigiani della pena di morte... Noiret manifestò anche un certo scetticismo per l'uso che viene fatto dei tedeschi: «Se avessi interpretato il personaggio di un algerino che reagiva così contro i "parà" (paracadutisti) francesi, il film non avrebbe certo avuto quel successo; è poco ma sicuro!». Se l'attore scelse di interpretare il ruolo del vendicatore non fu per le sue implicazioni politiche, di cui vedeva molto bene i rischi o le ambiguità, ma per il personaggio. «Ho insistito con Robert Enrico - ricorda a Maillet - perché fossimo ben coscienti che ciò che interessava a Julien sin dall'inizio erano la sua famiglia e il suo lavoro. Farne un eroe era fuori questione (...). Mi piaceva il lato romanzesco di questa famiglia, compreso il primo incontro tra Julien e Clara, un folle amore a prima vista... Per il resto mi dicevo che Enrico conosceva molto bene le regole del cinema d'azione, ero convinto che il film avrebbe funzionato». Anche se le scene tra Julien/Noiret e Romy Schneider non sono molte - Clara viene essenzialmente evocata nei ricordi di Julien - l'incontro di questi due "mostri sacri" resta un momento decisivo che contribuisce al fascino che ancora esercita Le vieux fusil. Questo ruolo rimarrà a lungo sulla pelle di Noiret, allo stesso titolo di Alexandre le bienhereux. C'è del resto una certa somiglianza tra i due personaggi. All'inizio, una certa "nonchalance". Julien lavora duramente come chirurgo, ma è sorretto da una fiducia in se stesso e nel mondo, malgrado tutto. Curare partigiani o collaborazionisti secondo le regole della sua professione, mettere la sua famiglia al sicuro nel castello di famiglia, gli sembra un fatto normale, logico. Poi viene la vendetta. La vendetta del medico Julien contro i nazisti è molto più radicale di quella del contadino Alexandre le bienheureux che contestava i metodi della moglie. Brav'uomo ma anche partigiano (a modo suo), Julien scopre in sé delle tendenze vagamente anarchiche.
Da France Cinema 06

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winner
miglior attore straniero
David di Donatello
1976
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