No More Comic Magazines!

Il reporter Kinameri lavora per un'emittente scandalistica della Tv giapponese e si guadagna un nome per la sua dedizione allo scoop, che lo porta a invadere il privato altrui senza fermarsi di fronte a nulla. Cortocircuito tra media e vita quotidiana, tra finzione e realtà, No More Comic Magazines! di Takita Yojiro acquisisce un significato compiuto solo se calato nel suo contesto. Prendendo spunto da due differenti episodi di cronaca avvenuti nel 1985 - uno scandalo a sfondo sessuale e l'assassinio di un truffatore ripreso dalle telecamere - il film mescola le carte in un prototipo di docu-fiction-pulp-demenziale, difficile da comprendere nei suoi mille risvolti senza conoscere l'antefatto, ma di cui si afferrano in pieno spirito e intento morale. Sono spesso gli stessi protagonisti delle vicende di cronaca a interpretare se stessi, mentre vengono seguiti dall'inesorabile reporter Kinameri (interpretato dalla popstar Yuya Uchida), taciturno, insoddisfatto e apatico nella vita privata, quanto tenace e inarrestabile quando si tratta di essere sulla notizia. Doti che gli valgono notevoli indici di ascolto e un'escalation in termini di assurda pericolosità dei reportage che gli vengono affidati, ideale viatico per sequenze grottesche come quelle dei servizi durante una cena yakuza, sul set di un porno o durante un funerale (in cui Kinameri non può fare a meno di mettere in dubbio le abitudini sessuali della defunta, suscitando la prevedibile reazione dei parenti). Imbottito di farmaci anche nella sua dieta quotidiana, Kinameri si aggira come uno zombi per le strade di Tokyo, cercando di ridare un senso a una vita che si è smarrita tra una notizia e l'altra.
Un po' Quinto potere, un po' commedia surreale, No More Comic Magazines! palesa evidenti limiti di narrazione e di linguaggio (oltre che di budget), ma è ovvio che l'intento di Takita Yojiro - irriconoscibile il suo stile rispetto al premio Oscar di Departures che arriverà più di venti anni dopo - sia in realtà l'esasperazione, con toni sarcastici, del malcostume della Tv nipponica e della sindrome da scoop a tutti i costi. E in questo si dimostra quanto mai seminale. Lo stesso Takashi Miike, tagliente maestro dell'estremo, ne riprenderà qualche spunto nell'allucinante Visitor Q. Una pioggia di premi per l'interpretazione di Yuya Uchida, minimalista e schizoide il giusto nei panni del bizzarro Kinameri.
Da segnalare anche un cameo di Beat Takeshi, ancora ben lungi dal divenire il Kitano autore apprezzato in occidente, nei panni di uno yakuza sanguinario. Lo stesso Kitano scelto, ovviamente, in virtù del suo ruolo nella Tv giapponese degli anni '80 (come dimenticare "Takeshi's Castle", in Italia ripreso in "Mai dire Banzai"?), di cui era stella di prima grandezza. 