Titolo originale | Women cengjing de wuchanzhe |
Anno | 2009 |
Genere | Documentario |
Produzione | Cina |
Durata | 76 minuti |
Regia di | Xiaolu Guo |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 7 agosto 2009
CONSIGLIATO SÌ
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Dodici testimonianze di lavoratori cinesi appartenenti a varie classi sociali e a differenti generazioni. Dal contadino fiero nostalgico del maoismo fino alla giovane imprenditrice che vive nel lusso, emerge un quadro sintetico della storia socio-economica degli ultimi trent'anni della Cina e del processo che ha visto lentamente la classe operaia divenire "classe fantasma". Fra un'intervista e l'altra, fra chi intona i vecchi inni del socialismo e chi compete nel nome del capitalismo più sfrenato, dei bambini recitano da un giornale satirico alcune vignette sul mondo del lavoro. Xiaolu Guo, giovane cineasta premiata a Locarno con un lungometraggio che racconta una storia d'amore nell'era del post-maoismo (She, a Chinese), si getta in un progetto documentario veloce e episodico dedicato a Chris Marker e J.D. Salinger. Non è difficile capire il perché di questa dedica: Marker è il massimo rappresentante di un documentario di sperimentazione che sa leggere la memoria di un popolo a partire da un semplice scambio di sguardi. Salinger e il suo Holden Caufield sono gli interpreti di una cultura giovanile ribelle e anticonformista. Con l'obiettivo quindi di testimoniare lo scompiglio di un popolo e di aprire ad una speranza per le nuove generazioni, Xiaolu Guo si confronta direttamente con l'opera degli altri due massimi intenti a descrivere la classe operaia, gli agricoltori e i pescatori: Jia Zhang-ke e Wang Bing. Con questi due, la giovane regista cinese condivide l'idea di un primato dell'azione lavorativa sulla parola. Il discorso di Xiaolu Guo parte infatti da una sconnessione volontaria fra parlato e visivo: il parlato dell'intervista diviene la sola colonna audio (assieme ai vecchi inni del socialismo sovietico) che accompagna le riprese di ogni singolo protagonista a lavoro. Emblematicamente, l'unico accompagnamento è quello dell'intervistata finale: una giovane imprenditrice, "voce in capitolo" all'interno di una società votata al capitalismo sfrenato. Il discorso di Xiaolu Guo forse è un po' ingenuo, ma non privo di fascino e di una retorica convincente, che trova una chiosa efficace nell'epilogo coi i giovani allievi della scuola d'arte. Dentro l'attivo protagonismo dei bambini la regista vede una futura generazione che unirà la ribellione politica all'espressione artistica.