Viaggio a Tokyo

Film 1953 | Drammatico, +13 137 min.

Titolo originaleTokyo Monogatari
Anno1953
GenereDrammatico,
ProduzioneGiappone
Durata137 minuti
Regia diYasujirô Ozu
AttoriSo Yamamura, Chishû Ryû, Chieko Higashiyama, Kuniko Miyake .
Uscitamartedì 12 dicembre 2023
TagDa vedere 1953
DistribuzioneTucker Film
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 4,55 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Yasujirô Ozu. Un film Da vedere 1953 con So Yamamura, Chishû Ryû, Chieko Higashiyama, Kuniko Miyake. Titolo originale: Tokyo Monogatari. Genere Drammatico, - Giappone, 1953, durata 137 minuti. Uscita cinema martedì 12 dicembre 2023 distribuito da Tucker Film. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 4,55 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 7 dicembre 2023

Cronaca venata di amarezza del viaggio di un'anziana coppia che per la prima volta fa visita ai figli sposati nella metropoli. In Italia al Box Office Viaggio a Tokyo ha incassato 97,8 mila euro .

Viaggio a Tokyo è disponibile a Noleggio e in Digital Download
su TROVA STREAMING e in DVD e Blu-Ray su IBS.it e su LaFeltrinelli.it. Compra subito

Consigliato assolutamente sì!
4,55/5
MYMOVIES 5,00
CRITICA 4,50
PUBBLICO 4,15
ASSOLUTAMENTE SÌ
Una storia semplice che diviene una parabola senza tempo sulle stagioni della vita e sulla generosità d'animo: il capolavoro di Ozu.
Recensione di Emanuele Sacchi
Recensione di Emanuele Sacchi

Shukichi e Tomi, ormai vicini ai settant'anni, decidono di affrontare un lungo viaggio per Tokyo per visitare i propri figli prima che sia troppo tardi. Arrivati alla capitale, l'accoglienza non è quella attesa: sia il primogenito Koichi che la sorella Shige hanno troppi impegni di lavoro e sembrano vivere la presenza degli anziani genitori più come un fastidio che come una gioia. Solo Noriko, vedova da otto anni del secondogenito Shoji, dimostra un sincero affetto per gli ex suoceri, nonostante non ci sia alcun legame di sangue ad unirli.

Si apre con un battello che parte dalla spiaggia, si chiude con un treno che parte dalla stazione, come vogliono incipit ed epilogo di quasi ogni film del cinema della maturità di Ozu Yasujiro.

Viaggio a Tokyo, unanimemente considerato il capolavoro del regista - e collocato in tutti o quasi gli elenchi dei cento film più importanti della storia del cinema -, è l'opera in cui il regista giapponese riesce a convogliare tutti i temi portanti della sua filmografia e a contestualizzarli in modo armonioso in un film che resta inimitabile e inarrivabile, a mezzo secolo di distanza, per la sua capacità di aderire ai ritmi, ai gesti, alle azioni della vita stessa, nella sua più schietta quotidianità. Da una trama semplice ma esemplare, tipica di un apologo morale, Ozu estrae un racconto potenzialmente infinito, come i cicli con cui si ripetono le stagioni o come un dipinto su rotoli che si rinnovano in continuazione.
Il contrasto generazionale e il presagio di un cambiamento imminente nel DNA della cultura giapponese (l'occidentalizzazione post-bellica e il distacco dai valori millenari della tradizione) è analizzato attraverso un fatto apparentemente ordinario: il viaggio di una coppia di anziani a Tokyo per visitare i propri figli un'ultima volta, prima che sia troppo tardi. Uno spostamento spaziale che sussume una visione e una consapevolezza temporale (l'inevitabilità della morte) che i figli paiono non possedere, vivendo la visita dei genitori come un evento ordinario, se non un fastidio.

Gli elementi che sono centrali nella visione confuciana alla base della cultura giapponese ne escono così trasfigurati: la centralità del lavoro diventa un utile pretesto per evitare di accudire i propri antenati, l'ospitalità un obbligo con cui salvare le apparenze anziché un reale piacere. Noriko, l'unica a ricoprire di affetto i coniugi Hirayama, manifesta i suoi sentimenti senza un secondo fine, senza calcoli o preconcetti, guidata solo dalla propria indole: i confini tra dovere e piacere sono sfumati fino a essere invisibili. In lei vive lo spirito del Giappone che Ozu - che in vita rimase accanto alla madre senza mai sposarsi - vorrebbe veder preservato.
Attraverso il dono dell'orologio, fatto da Shukichi a Noriko, che caratterizza l'intenso epilogo, viene sancito il passaggio di testimone all'unico rappresentante delle generazioni future in grado di prefigurare gli eventi e interagire con il corso naturale delle cose, sfuggendo alla prigionia di un eterno presente capace solo di impoverire culturalmente e alienare socialmente. La continuità non è determinata né influenzata dai legami di sangue, che, al contrario, possono fungere da ostacolo, sotto la spinta della necessità di recidere il cordone ombelicale e trovare una propria strada nella vita: in questo senso Ozu mostra una forma di comprensione, o meglio di osservazione imparziale, anche verso lo sgradevole comportamento dei figli di Tomi e Shukichi.
L'atteggiamento contemplativo del regista si traduce in un uso della macchina da presa che diverrà firma inconfondibile: un'inquadratura quasi sempre fissa - solo un movimento di macchina percepibile in tutto il film, orizzontale, per scovare i due anziani seduti davanti a casa di Noriko - e incorniciata da porte e forme geometriche rettangolari, che precede l'ingresso in campo dei personaggi e si sofferma pe un istante anche quando questi sono usciti di scena. È la rivoluzione della semplicità, che passa dal celeberrimo punto di vista del tatami, con la macchina fissa all'altezza di un uomo seduto sulla stuoia, e che consente di rendere bidimensionali i primi piani, volutamente appiattiti dall'inquadratura. L'effetto è di aumentare al massimo la confidenzialità dei personaggi e insieme il lato enigmatico delle loro espressioni: mirabile in questo senso il lavoro di Ryu Chishu (Shukichi), che risponde per dialoghi monosillabici che spesso sottintendono pensieri in realtà opposti. Nei panni di Noriko la straordinaria Hara Setsuko, che regala un'interpretazione ineguagliabile per trasporto emotivo e per la credibilità che infonde a ogni espressione del viso. Mentre il bianco e nero dello straordinario Atsuta Yuharu asseconda l'illuminazione del sole in maniera esemplare, rischiarando a giorno le inquadrature alle terme di Atami o nella soleggiata Onomichi e sottolineando i neri della notte quando gli anziani genitori si ritirano per riposare.
Cinema come balsamo, come lezione per un approccio positivo alla vita, come momento di convivio familiare, come punto di riferimento a cui tornare incessantemente, ogniqualvolta si ritenga di aver smarrito la retta via.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 10 aprile 2019
stefano capasso

Una anziana coppia di genitori decide di fare un viaggio a Tokio per andare a trovare i loro fogli. L’età avanzata fa presagire loro che sia necessario salutarli prima che sia troppo tardi. Al termine del lungo viaggio in treno arrivano in casa di uno dei loro figli dove incontrano tutti gli altri radunati per l’occasione. Dopo un primo momento di calda accoglienza per tutti loro [...] Vai alla recensione »

venerdì 25 novembre 2016
Riccardo Tavani

La pellicola è stata restaurata perfettamente, il suo bianco e nero riesce a renderci parte intima dell’immagine, degli ambienti, dell’atmosfera di una storia pur geograficamente e antropologicamente distante dalla nostra sensibilità occidentale. Il regista tedesco Wim Wenders ha dedicato a Ozu un suo film documentario del 1985, Tokyo-Ga, nel quale – oltre a mostrarci [...] Vai alla recensione »

venerdì 16 ottobre 2015
Filippo Catani

Una coppia di anziani genitori decide di coprire il lungo viaggio che li divide dai propri figli che vivono ormai da tempo a Tokyo. Se per loro i genitori saranno quasi un peso non sarà così per la vedova di uno dei loro figli. Film eccezionale del maestro Ozu che colpisce al cuore e commuove. Una coppia anziana giunta ormai al crepuscolo della propria vita e provata da guerre e lutti [...] Vai alla recensione »

martedì 8 settembre 2015
vanessa zarastro

Questo film in bianco e nero è considerato tra i primi tre film più importanti e più belli del Novecento, anzi secondo “Sight & Sound”, la prestigiosa rivista cinematografica britannica,il più bel film dell’intera storia del cinema. La pellicola è del 1953 ma uscì in Italia negli anni ’60, è stata attualmente restaurata ed [...] Vai alla recensione »

giovedì 26 marzo 2020
FabioFeli

Shukishi e Tomi (una coppia di anziani giapponesi che vivono a Onamichi, un paese tra Hiroshima e Fukushima) intraprendono il viaggio a Tokyo per rivedere i figli sposati che vivono in quartieri periferici della capitale: un figlio fa il medico e una figlia fa la parrucchiera in casa; sono continuamente occupati e offrono ai genitori loro un weekend nell’albergo d’una località [...] Vai alla recensione »

giovedì 26 marzo 2020
Volontè78

L'opera di Ozu,crea un'empatia sensoriale,che poi saprà sviluppare maggiormente nelle opere successive,in colui che osserva attentamente,anche per la prima volta,dissipando gli iniziali dubbi della particolarità del cinema del fenomenale artista. La recitazione partecipe,la capacità di scavare con la macchina da presa,nell'essenza pura dell'essere umano,ci trasportano [...] Vai alla recensione »

mercoledì 18 novembre 2015
marcello1979

Ci sono film e opere d'arte.. Questo rientra nella seconda categoria. I film di Ozu sono capovalori da sempre e questo film l'ho rincorso da tempo. Con fortuna l'ho visto al cinema e questo è un bel regalo di Natale anticipato.. Film senza tempo, luoghi storici e attori perfetti ne fanno di questo film un'icona del grande cinema Giapponese.

martedì 15 marzo 2022
signorbagheri

 Chishū Ryū l’attore icona del cinema di Ozu e Chieko Higashiyama sono gli interpreti perfetti di una malinconica serena rassegnata coppia di anziani sposi in viaggio dalla campagna per far visita ai figli nella megalopoli saranno sopportati con gentilezza sballottati dall’una all’altra famigliola indaffarata nel progresso alienante delle relazioni sociali e [...] Vai alla recensione »

giovedì 14 maggio 2020
figliounico

 Commento improbabile e tuttavia azzardato per un’opera osannata e oggetto di studi critici specialistici, in teoria non approcciabile, quindi, se non con strumenti filologici molteplici, che includono conoscenze cinefile, orientaliste, competenze sul confucianesimo e sul buddismo e, perfino, linguistiche per il giapponese, non credo tradotto fedelmente nei sottotitoli, che non rendono le [...] Vai alla recensione »

mercoledì 31 ottobre 2012
Luca Scialo

Giappone, inizio anni '50. Una coppia di anziani va a trovare i loro tre figli e la moglie di un altro deceduto nella grande e lontana Tokyo. Si accorgono che le loro vite non sono proprio quelle che speravano, ma in fondo, poteva andargli anche peggio.  Commedia amara sul Goappone scombussolato, come tanti altri Paesi, dalla Seconda Guerra Mondiale.

giovedì 20 agosto 2015
maxbcram

Davvero bella la tua recensione, che trovo molto precisa e centrata sui motivi portanti del film e del cinema di Ozu in generale, che amo moltissimo. Apprezzo anche i toni che hai usato, in particolare sottoscrivo parola per parola le osservazioni che hai fatto sulla prova dell’attrice Hara Setsuko: esattamente come hai scritto, una gemma luminosissima in un’opera pressochè perfetta [...] Vai alla recensione »

sabato 14 febbraio 2015
il befe

grande kurosawa

Frasi
La vita è strana. Tu sei stata molto più gentile dei nostri stessi figli. Te ne sono grato.
Shukishi Hirayama (Chishû Ryû)
dal film Viaggio a Tokyo
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
domenica 10 dicembre 2023
Aldo Spiniello
Sentieri Selvaggi

Nessun raccordo di sguardi, quindi nessuna linea di tensione, nessuna traiettoria di scontro che permetta di delineare posizioni di forza. Ma campi e controcampi che si articolano sugli sguardi in macchina, sulla neutralità di una prospettiva centrale, in cui sembra quasi che la macchina da presa faccia da intermediario, da cuscinetto. E noi con essa.

martedì 12 gennaio 1999
Niccolò Rangoni Machiavelli
Gli Spietati

"Cosa se ne fanno i genitori del tuo affetto quando sono nella tomba?". Rispettali e amali in vita, soprattutto se sono amorevoli (ottimi interpreti) come i due protagonisti, ritratti da Ozu nel loro saldo e consolidato amore e nell'immensa compostezza, segno distintivo di una dignità, di un'educazione all'antica che rifugge il lamentarsi, al contrario dei figli che dimostrano poco riguardo, imbrigliati [...] Vai alla recensione »

NEWS
NEWS
giovedì 4 giugno 2015
 

Wim Wenders non ha dubbi: «Mai prima di lui e mai dopo di lui il cinema è stato così prossimo alla sua essenza e al suo scopo ultimo». Parole categoriche, sì, ma ampiamente condivise da tanti altri giganti della scena contemporanea.

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