L'uomo che sapeva troppo [1]

Appartenente al periodo inglese del grande maestro del cinema, è la prima versione di questo titolo. Infatti anni dopo, nel 1956, con il medesimo intreccio Hitchcock avrebbe girato a Hollywood il remake con James Stewart e Doris Day. Una spia viene pugnalata, ma prima di morire rivela a un turista inglese il nascondiglio di un importante messaggio. Verrà rapita la figlia del turista, ma quest'ultimo riuscirà sia a smascherare l'organizzazione, che sta preparando un attentato, sia a salvare la propria bambina. Più onesto e più ironico rispetto alla versione hollywoodiana. 

Nel 1932, mentre stava girando Number Seventeen, Hitchcock cominciò a lavorare insieme a Charles Bennett a una nuova sceneggiatura ispirata al personaggio dell'agente Bulldog Drummond, protagonista di una serie di romanzi di Sapper (pseudonimo di Hector McNeil) assai apprezzati dal regista. Bulldog Drummond's Baby o The Return of Bulldog Drummond (questi i titoli pensati per il soggetto originale elaborato da Hitch e Bennett con la collaborazione del giornalista D. B. Wyndham-Lewis) era incentrato su un intrigo internazionale, complicato dal rapimento. della figlioletta di Drummond. Sottoposto a John Maxwell - il produttore del British International Pictures per cui Hitch lavorava a quell'epoca -, il progetto, dopo un'iniziale approvazione, venne infine respinto e Hitchcock, a malincuore, fu costretto a occuparsi d'altro. Pochi mesi dopo, ormai in rotta di collisione con Maxwell, Hitch lasciava la British International, ma solo per finire a girare Vienna di Strauss (1933) - il suo peggior film - per conto di un produttore indipendente che si appoggiava alla Gaumont-British Pictures. Ad ogni modo non tutto il male veniva per nuocere, dato che proprio sul set di Vienna di Strauss Hitchcock ebbe modo di imbattersi in un vecchio amico, il produttore Michael Balcon, con cui Hitch aveva esordito negli anni '20. Balcon, ora dirigente della Gaumont-British, chiese a Hitchcock quali fossero i suoi progetti futuri; Hitch accennò alla sceneggiatura lasciata alla British International e Balcon si dimostrò interessato ad acquistarla. Insieme allo script di Bulldog Drummond's Baby - che, con alcune modifiche, si sarebbe trasformato in quello di The Man who Knew Too Much - alla Gaumont-British si trasferirono anche Hitchcock e Charles Bennett, firmando un contratto per cinque film.
La sceneggiatura definitiva di The Man Who Knew Tho Much - in cui scomparve ogni riferimento al personaggio di Drummond - fu frutto di un lavoro collettivo a cui parteciparono, oltre che gli stessi Hitchcock e Bennett, anche Alma, il produttore associato Ivor Montagu (il vecchio collaboratore dei primi film di Hitch) e talvolta Angus MacPhail, supervisore delle sceneggiature per la Gaumont-British. Le riunioni di lavoro, piacevoli per tutti e spesso inframmezzate da allegre scampagnate, si tennero nella casa degli Hitchcock fra aprile e maggio 1934; i dialoghi, scritti da Edwin Greenwood, A. R. Rawlinson ed Emlyn Williams, furono soggetti all'approvazione e alle modifiche di Hitch.
Anche le riprese - durate circa due mesi, dal 29 maggio al 2 agosto - si svolsero in un clima sereno e rilassato; Hitch se la intendeva particolarmente bene con Peter Lorre, che aveva espressamente richiesto per la parte del capo dei terroristi. Nonostante alcuni effetti speciali (la sequenza all'Albert Hall, realizzata con una laboriosa applicazione del metodo Shuftan), il costo complessivo del film fu contenuto; montaggio e colonna sonora furono completati entro la fine di settembre.
Qualche problema sorse con la cenSura in merito ai finale. Per questo Hitch si era ispirato all'assedio di Sidney Street, un episodio avvenuto a Londra intorno al 1910, quando, per stanare alcuni terroristi anarchici dalla casa in cui erano asserragliati, la polizia -che tradizionalmente non portava armi - era dovuta ricorrere all'esercito. Ora, secondo il censore, quel fatto costituiva una macchia nella storia della polizia; ma se l'esercito non poteva apparire nel film, non era nemmeno possibile mettere dei fucili nelle mani degli a-genti. Il problema fu risolto - o meglio aggirato -da Hitchcock facendo sbucare, nel bel mezzo della mischia, un camioncino carico di fucili provenienti da un negozio, i quali vengono poi distribuiti ai poliziotti. Un ultimo ostacolo fu posto da una vecchia conoscenza di Hitch: C. M. Woolf, che a quell'epoca si occupava della distribuzione per la GaumontBritish. Come già nel 1926 quando, sempre in qualità di distributore, si era opposto a The Lodger, Woolf tentò di impedire l'uscita di The Man Who Knew Too Much, approfittando di un'assenza di Balcon; ma nemmeno questa volta vi riuscì. Il film arrivò nelle sale alla fine dell'anno e riscosse subito un enorme successo di pubblico e di critica, destinato a diffondersi anche oltre oceano. Il consenso generale segnò la strada per gli sviluppi futuri del cinema di Hitch; come scrive J. R. Taylor, "da The Man Who Knew Too Much in poi l'associazione fra Hitchcock e il thriller fu confermata per sempre nell'opinione del pubblico".
"Molta azione, viaggi, facce patibolari, qualche gag e, a tratti, un inopinato approfondimento di certe situazioni. "Hitchcock vuole trovare una ricetta, non c'è dubbio, che lasci però una parte consistente al suo talento artistico, al suo stile". Così Chabrol e Rohmer su The Man Who Knew Too Much: un film azzeccato, intelligente, ben fatto, con personaggi, situazioni e atmosfere indovinate. Un film a cui Hitchcock rimase molto affezionato, tanto - non si dimentichi - da volerne fare un ancor più fortunato remake ventidue anni dopo. The Man Who Knew Too Much segna inoltre l'ingresso nell'opera di Hitchcock di un tema che d'ora in poi ricorrerà frequentemente: l'intrigo internazionale, condito di agenti segreti e di inermi cittadini capitati per caso in mezzo a vicende più grandi di loro (in cui, tuttavia, mostrano in genere di sapersi destreggiare con spirito e coraggio). Tuttavia, nonostante le sue innegabili qualità (non si scordi la famosa sequenza di suspense all'Albert Hall, che nulla ha da invidiare alla scena corrispondente della seconda versione), il film comunica una certa sensazione di freddezza. Ai sentimenti e alle emozioni dei personaggi manca, a noi pare, spessore; né questa assenza è compensata dalla libertà inventiva e dall'umorismo che si ritroveranno, invece, nell'immediatamente successivo Club dei trentanove. Una buona ricetta, quella di The Man Who Knew Too Much; eppure la torta, questa volta, è un po' insapore.