Titolo originale | Mat' |
Anno | 1926 |
Genere | Drammatico |
Produzione | URSS |
Durata | 65 minuti |
Regia di | Vsevolod Pudovkin |
Attori | Vera Baranovskaya, Nikolai Batalov, Ivan Koval-Samborsky . |
Tag | Da vedere 1926 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,00 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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La storia di una madre in pena per il futuro del proprio figlio non è che un pretesto per il regista per analizzare la storia del popolo sovietico, le sue aspirazioni e il malcontento sfociato nella rivoluzione.
CONSIGLIATO SÌ
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Tratto dal romanzo omonimo del 1907 di Gor'kij, "La madre", primo lungometraggio di Pudovkin , si inserisce nel clima politico della Russia degli inizi del XX secolo e segna l'inizio del realismo socialista. Protagonista del film è una contadina, Nilvona Vlasova, moglie del fabbro ubriacone Vlasov, la quale subisce una trasformazione caratteriale in seguito alla morte del marito. Causa del suo cambiamento è il figlio Pavel, operaio socialista e militante del movimento rivoluzionario insieme ad altri suoi amici, che verrà arrestato dopo che sua madre ha rivelato alla polizia dove Pavel ha nascosto le armi; e morirà in un tentativo di evasione durante una manifestazione per il 1 maggio. A quel punto sarà allora Nilvona a raccogliere la bandiera rossa e a farsi uccidere dai militari.
La narrazione è strettamente collegata alla dimensione psicologica dei personaggi e alla loro vita quotidiana, per evidenziare i problemi del movimento del proletariato dell'epoca. La protagonista dapprima è una donna disperata, picchiata dal marito, piena di paura, poi, spinta dall'esempio del figlio, anche lei compie una "rivolta" contro quella vita squallida ;cresce in lei un desiderio di libertà e di dignità, di combattere contro quella parte oscura, bestiale che è nell'uomo. E' Nilvona l'eroina del film, proprio lei, umile, povera ,cosi come gli altri personaggi semplici che abitano il villaggio, immersi in una natura evocativa e mutevole che dà alla vicenda un tocco romantico perfettamente in armonia con il reale.
La madre è stato considerato per mezzo secolo un classico del cinema muto sovietico e classificato nel 1958 dai critici di Bruxelles come uno tra i 12 migliori film della storia del cinema per essere sottoposto in seguito ad alcune revisioni.
La storia di una madre in pena per il futuro del proprio figlio non è che un pretesto per il regista (in questo lavoro tratto dall'omonimo romanzo di Gorkij) per analizzare la storia del popolo sovietico, le sue aspirazioni e il malcontento sfociato nella rivoluzione.
Rimasta vedova, una madre (Kinuyo Tanaka) mette su una lavanderia con l'aiuto di sua figlia (Kihito Katayana) e per amore di questa rinuncia a risposarsi. L'azione, che si svolge nei quartieri poveri di Tokyo dopo la guerra, ha un suo fascino fatto di pudore e discrezione. Nessun pietismo, nessuna sensibilità eccessiva in un'opera il cui tono fa pensare al neorealismo italiano, ma che ha tuttavia le sue radici nel "nuovo realismo" giapponese del 1935. Ottima l'interpretazione di Kinuyo Tanaka, grande attrice che interpretò poi per Mizoguchi la figura di O'Haru.
Da Dizionario dei film, Firenze, Sansoni, 1968