Yunan

Film 2025 | Drammatico, 124 min.

Regia di Ameer Fakher Eldin. Un film Da vedere 2025 con Tom Wlaschiha, Sibel Kekilli, Hanna Schygulla, Ali Suliman, Georges Khabbaz. Cast completo Genere Drammatico, - Germania, Canada, Italia, Palestina, Qatar, Giordania, Arabia Saudita, 2025, durata 124 minuti. Uscita cinema giovedì 24 luglio 2025 distribuito da Fandango. Oggi tra i film al cinema in 15 sale cinematografiche - MYmonetro 3,25 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento sabato 26 luglio 2025

Un uomo parte per ritrovare l'essenza della sua vita.  Yunan è 52° in classifica al Box Office. martedì 29 luglio ha incassato € 849,00 e registrato 1.497 presenze.

Consigliato sì!
3,25/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA 3,00
PUBBLICO
CONSIGLIATO SÌ
Un'opera potente e immaginifica sulla vulnerabilità di un uomo senza speranza e sull'empatia che sa guarire.
Recensione di Claudia Catalli
giovedì 20 febbraio 2025
Recensione di Claudia Catalli
giovedì 20 febbraio 2025

Munir non riesce a respirare. Lo pneumologo gli fa una serie di accertamenti e poi lo rassicura, invitandolo a fare approfondimenti sulla sua salute mentale. Il bisogno di tornare a respirare non è fisico, ma psicologico. Tutto sembra andare per il peggio nella vita di Munir, scrittore arabo esiliato che prende la decisione di partire per una remota isola della Germania, isolata dal resto del mondo. Lì incontrerà un'albergatrice sui generis, la volitiva Valeska, con cui avrà uno scontro-incontro, per poi compiere, grazie alla piccola comunità dell'isola che lo accoglie, un viaggio di guarigione e riappacificazione, anzi tutto dentro se stesso.

È un'opera potente, immaginifica e poetica Yunan, fimata dal regista siriano Ameer Fakher Eldin. Racconta l'avventura esistenziale dell'autore arabo Munir, a cui la vita non sorride da un bel po'.

Sua madre è gravemente malata, lui stesso ha seri problemi respiratori. All'ennesima analisi il dottore gli fa capire chiaramente che la sua difficoltà di respirare è tutto tranne che fisica, così Munir, che nel frattempo sta scrivendo una storia, decide di mollare tutto, persino l'amato cane. Viaggerà verso un'isola remota della Germania, talmente remota da poter essere quasi interamente sommersa dalle acque che la circondano. In quella sospensione della frenesia quotidiana, negli spazi sterminati popolati da greggi e animali di fattoria e abitati da pochissime persone, troverà il modo di rigenerarsi.

Anche grazie all'albergatrice Valeska, personaggio scritto in punta di penna, insieme profondo e dotato di ironica leggerezza, interpretato in modo magistrale dall'icona del cinema tedesco Hanna Schygulla. Anche l'attore libanese Georges Khabbaz, nei panni del protagonista Munir, regge egregiamente sulle sue spalle tutto il film, firmando una performance straordinaria dal punto di vista sia fisico che emotivo, nel dare voce e corpo alla vulnerabilità di un uomo. Un uomo sofferente, spezzato, devastato dalla vita, che vorrebbe farla finita. Eppure, in un'isola remota e in una piccola comunità agricola, ritroverà la capacità di respirare, di scrivere e di affrontare i propri fantasmi. Come quello della madre, della sua terra d'origine e del suo passato.

Il regista prosegue con questo film il suo lavoro sulla condizione umana dello straniero, dell'esiliato, del rifugiato, tornando a ragionare sui temi dell'appartenenza e dell'estraneità nel portare avanti la trilogia partita con Lo straniero, presentato a Venezia. Si concluderà, dopo Yunan, con Nostalgia: A Tale in Its First Chapters. Intanto questo è il capitolo della disperazione, della memoria, della tradizione (la storia che sta scrivendo nasce da una parabola che gli raccontava sempre sua madre da piccolo), ma anche del ritrovamento, dell'accoglienza, dell'apertura a una nuova vita.

Alla xenofobia il regista preferisce qui raccontare l'empatia, la benevolenza di chi percepisce la disperazione altrui e cerca di alleviarla. Si dimostra abile a portare sullo schermo - con un ritmo diluito che va compreso e assecondato come le maree che racconta - non solo il magma imprevedibile dei sentimenti, quelli autentici, sinceri, che non hanno bisogno delle parole e vanno oltre ogni barriera linguistica e culturale, ma anche la potenza visiva dei panorami, di una natura incontrastata che non viene in alcun modo mortificata né temuta dall'uomo, ma rispettata come parte integrante della propria esistenza.

È il significato di un potente evento naturale che non possiamo svelare, ma che regala allo spettatore le immagini più memorabili del film, non solo a livello visivo ma anche narrativo, specie nella reazione del tutto lontana da panico e preoccupazione della saggia Valeska. Così saggia che, con la sua semplicità popolare, saprà far sentire l'esiliato Munir di nuovo "a casa", farlo spogliare (non solo metaforicamente) di tutti i suoi dolori e delle molteplici preoccupazioni, inducendolo a tornare al cuore dei suoi problemi e affrontarli, un respiro alla volta, fino a poterne piangere e ridere. La sofferenza che racconta il film, propria di ogni esiliato, si fa universale: è la fragilità nell'affrontare l'essenza della vita, come suggerisce il finale. Siamo tutti destinati a essere dimenticati, conta solo il momento presente, da vivere nel modo più intenso e autentico possibile.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
venerdì 25 luglio 2025
cardclau

Il disagio che prova lo spettatore nell’assistere alla storia di Monir (Georges Kabbaz) nel film Yunan di Ameer Fakher Eldin è la sensazione devastante di un essere che è stato privato della sua casa. Casa nel senso di luogo tuo, della tua identità, affetti, famiglia, Storia. Rimani, sempre, uno straniero, uno senza appartenenza.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
martedì 29 luglio 2025
Flavio De Bernardinis
Film TV

Munir, scrittore arabo esiliato in Germania, raggiunge un'isola remota, dove l'anziana Valeska lo accoglie nella sua locanda. Il protagonista vive sospeso tra un passato perduto, la madre e la propria terra, e un presente effimero in cui, come in uno specchio, tutto infine si sdoppia. Valeska duplica infatti la vecchia madre araba, mentre il paesaggio nordico (un deserto d'acqua) richiama quello natale [...] Vai alla recensione »

lunedì 28 luglio 2025
Domenico Spinosa
Close-up

Munir (Georges Khabbaz) si è ritirato su un promontorio della Germania per riflettere sull'ultimo atto della sua vita in isolamento (praticamente un suicidio). Afflitto dal dolore e dalla rassegnazione, spera di trovare chiarezza e pace nella solitudine. Ma il suo esilio autoimposto viene interrotto dall'arrivo nella sua vita di Valeska (Hanna Schygulla), figura intelligente e dal cuore caldo, anche [...] Vai alla recensione »

venerdì 25 luglio 2025
Guy Lodge
Variety

Si può capire perché Munir, uno scrittore profondamente depresso, originario di un paese imprecisato del Medio Oriente, abbia scelto le remote isole Hallig, in Germania, come luogo in cui porre fine a tutto. Il dolce paesaggio marino fornisce uno sfondo calmo e suggestivo per gli ultimi giorni sulla Terra, ma non così spettacolare o stimolante da offrire nuove prospettive di vita.

venerdì 25 luglio 2025
Silvio Danese
Quotidiano Nazionale

Munir, scrittore arabo esiliato in Germania, parte verso gli hallig (isole alluvionali) della Frisia settentrionale. Una certa disperazione ci dice dei suoi intenti probabilmente suicidi, sviati però dalla padrona della locanda, l'anziana Valeska (Schygulla, ancora di tempra scenica) in un affascinante, maestoso contesto naturale. Tra il tardo Tarkovskij e un dosato richiamo ad Angelopoulos, è secondo [...] Vai alla recensione »

venerdì 21 febbraio 2025
Domenico Spinosa
Close-up

Munir (Georges Khabbaz) si è ritirato su un promontorio della Germania per riflettere sull'ultimo atto della sua vita in isolamento (praticamente un suicidio). Afflitto dal dolore e dalla rassegnazione, spera di trovare chiarezza e pace nella solitudine. Ma il suo esilio autoimposto viene interrotto dall'arrivo nella sua vita di Valeska (Hanna Schygulla), figura intelligente e dal cuore caldo, anche [...] Vai alla recensione »

giovedì 20 febbraio 2025
Massimiliano Schiavoni
Quinlan

L'altro e noi. L'altro è in noi. La memoria. L'importanza delle radici, specie quando si vive senza averne. Il trentatreenne Ameer Fakher Eldin giunge in concorso alla Berlinale 2025 con Yunan, sua opera seconda che nasce all'insegna di uno spiccato cosmopolitismo. Frutto di una coproduzione fra Palestina, Qatar, Giordania, Arabia Saudita, Germania, Canada e Italia.

mercoledì 19 febbraio 2025
Lorenzo Ciofani
La Rivista del Cinematografo

Dopo The Stranger, un dramma sul sentirsi stranieri in patria girato sulle alture del Golan, nei territori occupati da Israele, e proposto dalla Palestina per l'Oscar al film internazionale, Ameer Fakher Eldin arriva in Concorso a Berlino 75 con Yunan (coproduzione tra Germania, Canada, Italia, Palestina, Qatar, Giordania, Arabia Saudita). In cui è impossibile non scorgere il riflesso di uno straniamento [...] Vai alla recensione »

mercoledì 19 febbraio 2025
Riccardo Baiocco
Sentieri Selvaggi

Vediamo per la prima volta Munir, protagonista di Yunan, mentre si sta sottoponendo a un test spirometrico. Da qualche tempo, ha il fiato corto, ma gli esami sono tutti negativi. Fisicamente sta bene. Il problema è altrove. Nella sua casa di Amburgo, dove vive da esiliato, ha l'ennesima crisi. Con dei respiri profondi riesce a riprendere il controllo per poter parlare con la sorella, collegata dalla [...] Vai alla recensione »

mercoledì 19 febbraio 2025
Marina Pavido
Cineclandestino

Cosa significa perdere il contatto con sé stessi, con la propria storia, con le proprie radici? In che modo il nostro fisico può rispondere a un forte stress emotivo, quando sentiamo di non poter più controllare alcune situazioni nella nostra vita? Munir (impersonato da Georges Khabbaz) ne sa qualcosa in merito. Lui, dunque, è il protagonista del lungometraggio Yunan, diretto da Ameer Fakher Eldin [...] Vai alla recensione »

NEWS
BERLINALE
giovedì 20 febbraio 2025
Claudia Catalli

Un uomo parte per ritrovare l'essenza della sua vita. In Concorso alla Berlinale. Vai all'articolo »

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