
Titolo originale | The Makanai - Cooking for the Maiko House |
Anno | 2023 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Giappone |
Durata | 45 minuti |
Regia di | Hiroshi Okuyama, Takuma Satô, Megumi Tsuno, Kore'eda Hirokazu |
Attori | Harrison Xu, Keisuke Hoashi, Ell, Win Morisaki, Ai Hashimoto Nana Mori, Mayu Matsuoka, Takako Tokiwa, Aju Makita, Keiko Matsuzaka. |
Tag | Da vedere 2023 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 23 gennaio 2023
Adattamento live action dell'omonimo manga firmato da Aiko Koyama.
CONSIGLIATO SÌ
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Kiyo e Sumire, due sedicenni che vivono nella prefettura di Aomori, decidono di abbandonare gli studi e trasferirsi a Kyoto per divenire due geishe, o per l'esattezza due maiko, ossia giovani aspiranti geishe. Sumire, che ha compiuto la scelta contro il volere dei genitori, mostra da subito un talento innato per il ruolo e, con stoicismo e applicazione, riesce a impressionare la severa Madre che gestisce la casa delle maiko. Kiyo, di animo gentile ma più infantile e meno elegante di Sumire, invece si rivela inadeguata per il ruolo. Quando la Madre comunica a Kiyo che non potrà essere una maiko, Sumire insiste affinché l'amica rimanga nella casa. Complice una serie di coincidenze, Kiyo si rivelerà perfetta per il ruolo di makanai, ossia il cuoco che si occupa ogni giorno di far trovare un pasto pronto per le maiko.
La familiarità con il cinema di Kore-eda aiuta a entrare da subito in sintonia con Makanai.
È lecito attendersi situazioni familiari difficili risolte con ottimismo e umiltà; passaggi di crescita dolorosi affrontati con coraggio; il cibo e il rispetto della tradizione come antidoto all'insensatezza della contemporaneità. E Makanai garantisce esattamente tutto questo, mantenendo la leggerezza di un soffice nigiri e l'inconfondibile cesello dell'autore, che ha saputo riproporre stilemi della storia del cinema giapponese e conquistare nuovi adepti in occidente nel segno della sobrietà e della misura.
Nella dimensione della serialità, che consente a Kore-eda di approfondire meglio rispetto a un lungometraggio la psicologia dei personaggi e di soffermarsi su dettagli che valorizzano il contesto d'insieme, il regista di Un affare di famiglia ritrova quelle caratteristiche che le recenti trasferte cinematografiche, francese prima (Le verità) e coreana poi (Broker), sembravano aver smarrito.
Adattando liberamente un manga, divenuto poi anime, di grande successo, Kore-eda - che gira i primi due episodi, ne codirige un terzo e scrive tutte le sceneggiature - plasma Kiyo a immagine e somiglianza della sua perfetta eroina. Gentile e ottimista a dispetto delle difficoltà, Kiyo è disposta a ogni genere di sacrificio per rendere felice l'amica Sumire e per addolcire il prossimo. Anche quando il sogno di diventare una maiko sfuma, non si lascia andare alla disperazione e trova il modo di unire lavoro e passione, facendo felice il prossimo. Anche gli elementi più sarcastici o autoritari della casa delle maiko finiranno per arrendersi di fronte ai sorrisi e alla semplicità di Kiyo.
L'arco narrativo è insolito per Netflix e in generale per gli standard occidentali. Il dramma inaspettato che funge da cesura, o il trauma che sconvolge lo status quo per condurre la serie in un'altra direzione, in Makanai semplicemente non esistono. Le potenziali svolte, magari suggerite da accenni a schermaglie amorose, o a crisi di identità, si rivelano falsi allarmi: quando sembra che il momento drammatico sia alle porte ecco che arriva la ricomposizione. L'indissolubile legame tra Kiyo e Sumire e la loro volontà e tenacia si dimostrano sempre più forti delle tensioni, che inevitabilmente sopraggiungono in un contesto competitivo come quello della casa maiko.
L'andamento è il più lineare possibile, senza che sopraggiungano sorprese artificiose o deus ex machina calati da sceneggiatori ambiziosi. Le variazioni sono minime - proprio come il piatto preparato da Kiyo, su cui si concludono i titoli di testa, che cambia ad ogni episodio - e si alternano come il mutare delle stagioni, seguendo un corso naturale. Ogni episodio è come un rassicurante haiku, che stabilisce una routine, elegante e armoniosa come la danza di una geisha.
Il ruolo della geiko (letteralmente "artista donna", nome preciso per indicare la geisha del quartiere di Gion a Kyoto, luogo d'elezione di questa antica arte) è agli antipodi della donna occidentale contemporanea: oltre all'attenzione maniacale riservata ai passi di danza e ai costumi, a una maiko o a una geiko è proibito l'uso del telefono cellulare, lo shopping e quasi tutte le abitudini quotidiane di una ragazza.
Kore-eda non giudica, ma osserva e descrive amorevolmente la dedizione a un mestiere che per i canoni contemporanei e occidentali sarebbe visto come obsoleto e maschilista e che è spesso confuso con la prostituzione. Per il regista l'arte della geiko rappresenta innanzitutto il difficile esito di un percorso che porta due ragazzine a diventare donne confrontandosi con i propri demoni, anche attraverso una serie di rinunce dolorose.