Good Night, and Good Luck. |
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Un film di George Clooney.
Con David Strathairn, Frank Langella, Robert Downey Jr., Patricia Clarkson, George Clooney.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 90 min.
- USA 2005.
uscita venerdì 16 settembre 2005.
MYMONETRO
Good Night, and Good Luck.
valutazione media:
3,21
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Liana Messina
D di Repubblica
Occhialini rotondi, abito scuro, capello corto, immerso nel perenne fumo della sigaretta: quello sullo schermo, un perfetto uomo anni ’50, è tutto diverso dal George che si presenta dal vivo, maglia azzurra e pantaloni casual, chioma scomposta, sorriso smagliante, incontenibile voglia di parlare. Il mimetismo è solo il primo dei mezzi con cui Clooney e la sua fantastica squadra di attori (David Strathairn, Robert Downey Jr, Jeff Daniels, Frank Langella e Patricia Clarkson) hanno ricreato il mondo degli albori della Cbs, una delle prime tv americane: in un bianco/nero lucente, i dialoghi sempre sul filo di una sferzante ironia, gli spazi, i dettagli curati fino allo spasimo. È arduo distinguere la fiction dalle parti documentarie inserite in Good Night and Good Luck, secondo film da regista di George (anche co-sceneggiatore, oltre che interprete) presentato con enorme successo alla 63ª Biennale Cinema di Venezia e già pronto a uscire in sala. Quanto il primo, Confessioni di una mente pericolosa, era sincopato e quasi sperimentale nella forma, tanto questo è classico, lineare. «Ho rubato allora e ho rubato anche oggi», dice l’attore schermendosi, visti i continui elogi al suo talento. «A tutti i registi con cui ho lavorato e a quelli che amo: per questo, in particolare ai tanti bravissimi documentaristi storici. Nel mio primo lavoro volevo che una delle star fosse lo stile, qui, dall’inizio, la storia è la cosa più importante». La storia e i protagonisti sono realmente esistiti: Edward R. Murrow, conduttore di See it now, popolarissima trasmissione dell’epoca, il suo produttore Fred Friendly e tutto l’affiatatissimo gruppo di reporter che lavorava con loro. Il film racconta in particolare gli anni ’53 e ’54 in cui, partendo da una serie di inchieste sull’operato del senatore McCarty e sulla sua crociata contro il comunismo, Murrow lo obbligò a un confronto diretto in tv, dimostrando all’opinione pubblica l’inconsistenza, la follia della sua caccia alle streghe. E accelerandone così la caduta. «Sono figlio di un giornalista liberal, a casa nostra Murrow era considerato un eroe», dice l’attore. «Il film per me non è un atto d’accusa verso il giornalismo di oggi, ma piuttosto d’amore verso la categoria, un tentativo di risvegliare il dibattito su quanto sia importante avere informazioni accurate». Lo dimostra il fatto d’aver usato gli stessi strumenti del mestiere di papà: «Le ricerche sono state fatte con i metodi giornalistici classici, verificando le doppie fonti, con controlli incrociati, intervistando i protagonisti ancora in vita. Non volevo fare un film politico, solo riportare i fatti, che non sono stati modificati, affatto». Però non rifiuta i confronti con la realtà d’oggi: «Se qualcuno ci legge dei riferimenti alla situazione attuale, mi sta benissimo: oltre a voler raccontare questa storia perché è un meraviglioso atto di coraggio, mi sembrava anche il momento giusto per discutere l’utilizzo che si fa in America della paura, per privare le persone delle libertà civili, o la responsabilità che hanno le Corporation padrone di tutte le fonti informative. Non credo che il cinema possa avere un vero e proprio ruolo educativo, però sicuramente può essere un modo per illuminare, sottolineare eventi sociali, stimolare dibattiti e riflessioni».
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