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Luis Alcoriza

Luis Alcoriza (Luis Alcoriza de la Vega) è un attore spagnolo, regista, sceneggiatore, è nato il 5 settembre 1918 a Badajoz (Spagna) ed è morto il 3 dicembre 1992 all'età di 74 anni a Cuernavaca (Messico).

Lo sceneggiatore di Luis Buñuel

A cura di Fabio Secchi Frau

Il Messico gli ha fatto da casa, così come ha fatto da casa ai suoi film e alle sue storie di alto valore civile, che narrano la violenza della Storia, la miseria dei villaggi, i massacri a scopro di lucro. Luis Alcoriza, attore, sceneggiatore e regista, è un nome che non dice niente, ma se si affianca a quello di Luis Buñuel, acquista tutto il senso che cerca.
Trasferitosi da giovanissimo in Messico, tenta la strada di attore recitando per Raphael J. Sevilla ne La torre de los suplicios (1941), seguito da Los miserables (1943), adattamento del noto romanzo di Victor Hugo, con la regia di Fernando A. Rivero. Da quel momento in poi sarà uno degli interpreti feticcio di Miguel Contreras Torres e Carlos Orellana, sui quali set conoscerà la sua futura moglie: l'attrice e sceneggiatrice austriaca Janet Riesenfeld che sarà nota con il nome d'arte di Janet Alcoriza, è accanto a lei che inizia la carriera di sceneggiatore firmando per Norman Foster il film El ahijado de la muerte (1946).
Quando poi anche Luis Buñuel raggiungerà il Messico, lui e Alcoriza cominceranno a collaborare assieme nella stesura di grandi film come: Il grande teschio (1949), I figli della violenza (1950), La hija del engaño (1951), Il bruto (1953), Lui (1953), L'illusione viaggia in tranvai (1954), Il fiume e la morte (1955), La selva dei dannati (1956) e L'isola che scotta (1959).
Ma non solo Buñuel nella sua carriera di sceneggiatore, anche Miguel M. Delgado, Fernando Cortés, Juliàn Soler e Rafael Baledòn. Poi decide anche lui di diventare un autore e si dedica con convinzione, ma con risultati discutibili a temi sociali. La sua opera prima è il dramma criminale Los jòvenes (1961), immediatamente seguito da Tiburoneros (1963) e dal suo capolavoro Tarahumara - La vergine perduta (1964), storia di una tribù di indios, che vive dentro una foresta, protetta da un etnologo. Il film fu così pregevole che vince il premio FIPRESCI al Festival di Cannes.
La sua carriera continuò poi con film minori come Las fuerzas vivas (1975) e Lo que importa es vivir (1987), vincitore del premio Goya come miglior pellicola straniera. Visionario e incontenibile, fu una vera e propria icona cinematografica del cinema messicano dei nostri tempi. Un uomo che fu capace di gonfiarsi e prosciugarsi, di raccontare un mondo che prima era in cima e che poi ruzzola rovinosamente verso il basso. Un uomo che ha regalato splendore alla terra che l'ha adottato, il Messico, e che potrebbe sembrare lontanissimo da un regista creativo come Buñuel, ma che è in realtà ha fatto piena parte di quella quintessenza di genio e sregolatezza che sono la sfavillante e avvincente chiave di lettura del padre del surrealismo.

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