Dramma della gelosia - Tutti i particolari in cronaca |
||||||||||||||
Un film di Ettore Scola.
Con Monica Vitti, Giancarlo Giannini, Marisa Merlini, Marcello Mastroianni.
continua»
Commedia,
durata 107 min.
- Italia 1970.
MYMONETRO
Dramma della gelosia - Tutti i particolari in cronaca
valutazione media:
3,26
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
|
||||||||||||||
|
||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Amore e malattiadi minnieFeedback: 6118 | altri commenti e recensioni di minnie |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
lunedì 6 aprile 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E’ curioso questo film che ripropone in chiave proletaria lo stesso triangolo amoroso di un film di Alberto Sordi (con lo stesso direttore della fotografia nonché compagno in quel tempo di Monica, Carlo Di Palma), “Amore mio aiutami”, di appena un anno prima: solo che lì il protagonista, lo stesso Sordi significativamente chiamato Machiavelli, si fa artefice di un macchinoso tentativo di esaudire i desideri della moglie spingendola fra le braccia del suo amante, salvo poi a finirla a suon di botte: e il film è di una violenza insopportabile, con la donna, sia pure solo apparentemente decisionista, in realtà succube della macchinosità del marito e della sostanziale indifferenza dell’amante. La poveretta prende bottem finisce all’ospedale, sempre consapevole di essere nel torto e di meritare un tal trattamento: una condizione davvero insostenibile. Qui invece almeno la fioraia del Verano Adelaide, il nuovo ruolo proletario di una Monica Vitti trentanovenne, a metà strada fra un maturo (46 anni) Oreste (Marcello Mastroianni) e un giovane spezzino Giancarlo Giannini (allora 28enne), nei panni del piazzaiolo toscano Nello, si fa parte attiva essendo innamorata dei due uomini e decidendo alla fine chi sposare, anche se rimane lo stesso vittima di femminicidio (evidentemente male antico della società italiana), da parte dello stesso Oreste, ormai perso del tutto nelle nebbie dell’alcol e dell’insania mentale. Ma se finisce pure lei spesso all’ospedale, almeno non lo fa con l’acquiescenza complice del film di Sordi. Bisogna dire che qui Marcello Mastroianni, che vinse a Cannes per la miglior interpretazione maschile, è di una bellezza superiore alla sua già alta norma: all’inizio, quando Adelaide, vedendolo addormentato (e già sulla via dell’alcolismo) alla fine di una Festa dell’Unità, ne resta a ben ragione folgorata, il suo “capoccione”, come dicono alcuni suoi amici per scherzo, riccioluto, lo fa somigliare a una statua romana e anche se il personaggio è davvero calcato, del resto è un muratore, ha le mani rovinate, ha un matrimonio rovinoso con una donna che viene scambiata da Adelaide per sua madre, ha una certa inesorabile tendenza al barbonismo, pure l’abilità di Scola sta proprio nel farlo vedere bello per la forza dell’amore, imbellito ancor più proprio da questo sentimento che è lo stesso che lo porterà alla rovina una volta che Adelaide gli preferirà Nello, fino alla scena finale davvero tragica e risolutiva. Ma se il tentativo, che nel film borghese di Sordi non riusciva allo stesso modo, di fare dei due rivali degli amici, se non altro in virtù della stessa fede politica, fallisce anche in “Dramma della gelosia”, la bellezza e in fondo anche la godibilità di questo film sta nella scoppiettante sceneggiatura di Age e Scarpelli e nella sapiente regia di Scola che con pochi allargamenti di campo racconta tutto un ribaltamento di situazione, come quando scopriamo che Adelaide non ama più Oreste quando torna da una telefonata (con il telefono fisso) con il suo ormai ex uomo e si inquadra solo lei e poi anche Nello alle sue spalle nel suo letto. La degradazione che colpisce Oreste, rendendolo sempre più inviso agli stessi suoi amici, come quando Ughetto, a un comizio di Pietro Ingrao, dice: “Mi sa che ce lo semo persi” e che è la stessa che a un certo punto annienta anche Adelaide che tenta il suicidio - rende in fondo l’incapacità di una generazione ormai quarantenne di fronte ai cambiamenti, della morale sessuale soprattutto, del Sessantotto, infatti non a caso il personaggio più vitale e resistente, seppure invischiato, per forza di cose, nello stesso dramma di Adelaide e Oreste, appare Nello. La modernità di Scola comunque consiste nel far parlare Oreste, ormai disperato per amore, con i personaggi estranei alla vicenda, con i passanti, con una tecnica che sarà adoperata in anni successivi da Woody Allen (vedi “Io e Annie”, che è di sette anni dopo) e nell’ironia con cui si racconta una vicenda costellata di certo malcostume italiano: come quando la sorella di Adelaide, Silvana, un’efficace Marisa Merlini, le fa la morale sull’evitare gli uomini sposati e poi si vede che viene lasciata per strada al suo lavoro, che poi è quello di prostituta. Un proletariato senza speranza e senza riscatto, nonostante il suo impegno, con attori borghesi che in fondo restano tali anche nel travisamento in classi inferiori con un certo effetto di travestimento (soprattutto per Adelaide, indecisa fra ragazza emancipata e borgatara all’Anna Magnani), mentre la discesa agli inferi di Mastroianni risulta perfetta, in un film che è comunque da rivalutare e che resta per molti versi ancora da prendere in considerazione, a dispetto di stroncature ormai d’antan (vedi Fofi al suo uscire). Oltre a dare uno spaccato della Roma del tempo, compresa la nuova architettura “tutta canne” della casa del macellaio Di Meo, per un certo tempo compagno di Adelaide, impeccabile.
[+] lascia un commento a minnie »
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ultimi commenti e recensioni di minnie:
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Recensioni & Opinionisti |
Premi |
Multimedia | Shop & Showtime |
Pubblico (per gradimento)
1° | gerryloragno 2° | parsifal 3° | great steven 4° | minnie 5° | gerryloragno |
Festival di Cannes (1) Articoli & News |
|