Zodiac |
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Un film di David Fincher.
Con Jake Gyllenhaal, Mark Ruffalo, Robert Downey Jr., Anthony Edwards, Brian Cox.
continua»
Thriller,
durata 158 min.
- USA 2007.
uscita venerdì 18 maggio 2007.
MYMONETRO
Zodiac
valutazione media:
3,05
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Fincher magistraledi isin89Feedback: 1780 | altri commenti e recensioni di isin89 |
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lunedì 19 gennaio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Con Zodiac il regista David Fincher firma una delle pellicole più belle e riuscite degli ultimi anni toccando sicuramente uno dei (se non il) picchi più alti della sua intera carriera. Si tratta di un giallo-thriller dalle tinte leggere e colorate che ritrae perfettamente un famoso episodio di cronaca nera che sconvolse la California durante i primissimi anni '70 protraendo le indagini della polizia per più di vent'anni fino a che, a causa di insufficienza di prove, le autorità si videro costrette ad archiviare il caso lasciando irrisolto il mistero sul fantomatico killer conosciuto con il nome di Zodiac. È un film caldo e vivo dotato di un ritmo piacevolmente scorrevole impregnato della giusta dose di suspense e tensione volta ad animare la narrazione e a conferirgli quel pathos necessario per tenere costante e acceso l'interesse dello spettatore. L'estetica appare come quella di un comune thriller, con tanto di assassino e poliziotto alle calcagna, ma Fincher gli conferisce quel tocco magico e unico che riesce a dare al tutto una velatura più soft e piacevole in cui la violenza è ridotta a pochissime scene che non danno mai l'impressione di essere fastidiose o ingombranti. Le tinte colorate sono trasmesse da una fotografia quantomai superlativa che riesce a rappresentare decorosamente il passare degli anni conferendo alle varie epoche la giusta corrispondenza di colori e luci in modo da farci addentrare quanto più possibile all'interno del contesto storico degli eventi raccontati. Il passare degli anni viene inoltre percepito grazie ad alcune trovate registiche che permettono di sentire sulla propria pelle il tempo che scorre unito al cambiamento che questo ne comporta (la scena del grattacielo in costruzione è la scena più significativa a riguardo). Oltre che per le luci, il colore è conferito anche dalla messa in scena che propone il nostro Fincher e che in questo caso si distacca notevolmente da molti dei suoi lavori precedenti abituandoci a una diversa fruizione dei personaggi. Come d'incanto veniamo trasportati nei mitici anni '70 dove siamo circondati da macchine e vestiti d'epoca e pettinature eccentriche e particolari (quella dell'ispettore Toschi). I personaggi sono bizzarri e originali, goffi e simpatici ma la cura minuziosa della regia e della sceneggiatura è tale da non farli mai andare sopra le righe mantenendoli sempre fino alla fine entro i limiti delle loro rappresentazioni. Zodiac è la storia di un killer che non è mai stato arrestato né trovato, se pur le indagini svolte da Robert Graysmith e dalla polizia si avvicinarono di molto alla verità. È una storia per certi versi piatta in quanto essendo priva di una conclusione lascia aperta e irrisolta la strada verso la scoperta della mistero. Dare vita a un film in cui non vi è una vera e propria risoluzione degli eventi e riuscire a intrattenere per quasi tre ore lo spettatore senza mai dare l'idea di essere di troppo è un operazione davvero tosta e complicata. Fincher riesce a mettere in scena un thriller originale e intelligente privo di un apice emozionale e narrativo tipico del genere ma che si caratterizza per lo spessore e l'attenzione rivolta ai suoi personaggi che è tale da venire automaticamente teletrasportati nei loro pensieri. Il focus è proprio nei personaggi stessi e il loro bisogno di dare una conclusione a quei misteriosi eventi è messo in primo piano diventando così il perno sul quale ruota il film intero. Simpatizziamo e tifiamo per il personaggio interpretato da Jake Gyllenhaal e come lui desideriamo violentemente smantellare ogni nostro dubbio e accertarci una volta per tutte di chi sia l'assassino. Sebbene alla fine del film lo scopriamo, in quanto Gyllenhaal e Ruffalo arrivano alla verità, non riusciremo mai a sentirci definitivamente appagati perché ci rendiamo conto che pur avendolo smascherato non abbiamo le armi necessarie per sconfiggerlo. Il finale dell'opera è superlativo e da solo varrebbe il film intero. Di anni ne sono trascorsi, siamo ormai all'inizio degli anni '90 e tutti i nostri eroi sono usciti di scena lasciando spazio a un nuovo detective e a un personaggio che, grazie a questa ultima sequenza, si rivelerà di fondamentale importanza. Si tratta della prima persona che appare nel film, il giovane ragazzo che apre le danze e che in seguito sopravvivrà al tentato omicidio da parte di Zodiac. Fincher lo sceglie come risolutore di tutti gli eventi quasi come se fosse la chiave per decifrare l'eterno enigma che ha afflitto la polizia di Vallejo e dintorni per più di vent'anni. Con lui il film comincia e con lui si conclude e in questo senso la trama assume un aspetto circolare perché lì dove era iniziata si conclude sempre con la stessa persona. Bastano poche inquadrature, un breve quanto efficace dialogo e il gioco è fatto. La risoluzione degli eventi effettivamente esiste e il regista decide di metterla in scene a modo suo e materializzarla nel discorso finale di Mike Mageau che riesce a dare giustizia allo spettatore il quale, alla fine del viaggio, arriva finalmente alla meta senza però toccarla ma con la consapevolezza di aver assistito a un esperienza magistrale e quantomai strabiliante.
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