I figli della mezzanotte |
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Un film di Deepa Mehta.
Con Rajat Kapoor, Kulbhushan Kharbanda, Anupam Kher, Seema Biswas, Ronit Roy.
continua»
Titolo originale Midnight's Children.
Drammatico,
durata 146 min.
- Canada, Gran Bretagna 2012.
- Videa
uscita giovedì 28 marzo 2013.
MYMONETRO
I figli della mezzanotte
valutazione media:
2,92
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Recensione: i figli della mezzanottedi RfmcenciFeedback: 328 | altri commenti e recensioni di Rfmcenci |
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venerdì 3 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il bambino ricco che vive da povero ed il povero da ricco, è un’idea di certo non nuova, utilizzata nella letteratura come nel cinema per raccontare storie di caste e differenze tra classi sociali. Questo cliché nel film invece rappresenta la voglia di contribuire al cambiamento da parte dell’ostetrica. In un periodo storico di fervore politico come quello che attraversa l’India nella narrazione, cioè dai primi moti liberatori ghandiani alla definitiva scomparsa del Raj Britannico, l’ostetrica non fa altro che aiutare a cambiare la situazione. Forse compie questo atto troppo impulsivamente, forse senza aver valutato le conseguenze sulle vite dei due bambini, ma esso è testimone di quella che è l’anima di una rivoluzione: rovesciamento del potere ma anche degli usi e dei costumi, delle certezze e delle consuetudini: “tu puoi essere ciò che vuoi”.
Nel film la realtà è mista all’epica senza troppi eccessi, né alla Harry Potter né alla X-men– come sottolinea la regista – ma esattamente in linea con il genere epico/magico a cui fa riferimento, cioè un mix di realtà storica e brevi momenti di pura magia volutamente il più irreale possibile.
Il film è adattato dal libro di S. Rushdie, vincitore del Booker Prize e nella top 100 di Le Monde, un libro di quasi 700 pagine, particolare non trascurabile nella trasposizione cinematografica. Nonostante la difficoltà di scrivere una sceneggiatura tratta da un testo così lungo e, soprattutto, premiato, la regista D. Mehta, in collaborazione con l’autore del bestseller, riesce a mettere in scena una trama fedele, pur dovendo tagliare buona parte del plot.
Il doppiaggio italiano contribuisce a rende il film un gran bel film poiché la voce narrante – che nella versione originale è dello scrittore S. Rushdie – è di C. Valli, il doppiatore di Robin Williams per intenderci, ed a stemperare la tensione di una figura autoritaria come il Generale Ghani ci pensa l’ottimo Pino Insegno.
La luce aiuta e conduce lo spettatore attraverso il film, i toni cambiano a seconda dello stato d’animo del protagonista e della positività o meno della vicenda narrata. Si hanno tinte molto chiare e colori accesi per le vicende liete, e tinte scure, tendenti ad un innaturale blu elettrico, per le scene in cui lo stato d’animo del protagonista della scena, così come dello spettatore, è combattuto o sconfortato dalla vicenda in atto. Questa divisione dei colori e della luce, insieme ad alcune parti della storia, riesce a trasmettere allo spettatore anche gli odori ed i profumi, particolare degno di nota data la complessità della sfida.
Ad una breve distanza le une dalle altre, il film è un susseguirsi di immagini che, prese singolarmente e riportate su tela, non faticherebbero a ricavarsi una fetta di pubblico tra gli appassionati di fotografia o di acquerello.
Una trama eccellente - la notizia sarebbe stata se la regista l’avesse rovinata - ed una resa cinematografica all’altezza rendono questo misto di realtà storica e finzione magica una perla. Voto: 7
Riccardo Cenci
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