ACAB - All Cops Are Bastards |
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Un film di Stefano Sollima.
Con Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro, Marco Giallini, Andrea Sartoretti, Roberta Spagnuolo.
continua»
Poliziesco,
durata 112 min.
- Italia 2011.
- 01 Distribution
uscita venerdì 27 gennaio 2012.
MYMONETRO
ACAB - All Cops Are Bastards
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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A.C.A.B.di Franco CesarioFeedback: 1621 | altri commenti e recensioni di Franco Cesario |
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martedì 7 febbraio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A.C.A.B., il film che segna l’esordio cinematografico di Stefano Sollima, è un opera che riesce nel suo intento primario, quello di raccontare, in modo volutamente asettico, la storia di un gruppo di celerini alle prese con il degrado urbano a cui sanno dare solo una risposta violenta e brutale. Nonostante il film pecchi un pò nella trama, lasciata un pò a se stessa, A.C.A.B. ha almeno il pregio di cercare di affrontare un argomento scottante in modo coraggioso, senza preconcetti ma anche senza eccessiva reverenza nei confronti delle forze dell’ordine a volte infarcite, soprattutto in certi reparti, di gente violenta che si riconosce in ideologie pericolose, che simpatizzano nemmeno tanto velatamente alla retorica fascitoide. La loro spiccata tendenza razzista la si nota in tanti particolari, nelle affermazioni, nelle idee continuamente espresse dei tre protagonisti, che vivono la loro vita in modo non molto dissimile al gruppo di neofascisti che ha fatto il lavaggio del cervello al figlio sedicenne di un sempre molto intenso Marco Giallini alias Mazinga, il veterano del gruppo, forse in cuor suo un pò stufo di anni e anni di improduttiva lotta nelle strade della Capitale. La Roma violenta del 2007, una stagione manipolata ad arte dai media per creare preoccupazione per la sicurezza a fini elettorali, è ben rappresentata da Sollima, anche senza dare allo spettatore una visione di parte (se non nell’evidenza della follia fascista e xenofoba). La morale del film è ben espressa dalla spina del gruppo, il neo celerino Domenico Diele, coatto di periferia (cresciuto con amici che hanno tatuato sul collo il famoso acronimo che da il titolo al film) entrato in polizia un pò per sbarcare il lunario in modo onesto, un pò per scaricare la rabbia repressa per una vita difficile e simile alle persone cui si trova davanti nel momento in cui svolge le sue funzioni; lo spirito con cui Negro, Mazinga e Cobra (il sempre convincente Pierfrancesco Favino) affrontano l’essere poliziotti, la loro presunta fratellanza e l’ordine che con ogni mezzo, anche illecito, essi vogliono raggiungere, non può far parte di una professione che, fatta com’è da “uomini figli dei poveri” di pasoliniana memoria, dovrebbe essere svolta esclusivamente per il bene dell’intera collettività. francocesario.altervista.org
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