Nel nome del padre |
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Un film di Jim Sheridan.
Con Emma Thompson, Daniel Day-Lewis, John Lynch, Pete Postlethwaite, Jerry Concon.
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Titolo originale In the name of the father.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 133 min.
- Irlanda 1993.
- UIP - United International Pictures
uscita lunedì 1 agosto 1994.
MYMONETRO
Nel nome del padre
valutazione media:
3,55
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Rapsodia di dolore e redenzionedi KyussFeedback: 315 | altri commenti e recensioni di Kyuss |
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mercoledì 10 agosto 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Uscito nel 1993, Mel nome del padre è, tuttora, esempio eclatante di film impegnato e magistralmente girato. Vogliasi la recitazione minimale di Postlewhite (il suo Giuseppe è umano, fragile e fortissimo nello stesso tempo), il talento purissimo di Daniel Day-Lewis (uno dei migliori attori degli ultimi vent'anni) o la combattività di Emma Thompson, il film sembra essere un inno disperato ad una stagione compressa fra felicità (gli ultimi scampoli della Londra hippy) e dolore (la minaccia dell'IRA, gli spettri del Sunday Bloody Sunday, la reazione autoritaria dell'inerme polizia inglese). Concettualmente il film si snoda su un filone principale (il processo e gli avvenimenti che l'hanno preceduto), in cui emergono prepotenti schegge di denuncia sociale (l'inizio della storia è un sordo dolore/orrore che si ripercuote su tutto il film) e rapporti interpersonali; e su quest'ultimo aspetto ci sarebbe da aprire più di una parentesi. Il duetto fra Postlewhite/Giuseppe e Daniel/Gerry è bilanciato ed armonioso, scuotendo l'animo con l'apparenza della fragilità di Giuseppe nei confronti del figlio (sconquassante è la frase detta in cella "avevamo vinto e tu hai visto solo il mio fallo..." e la messa alla berlina della salute cagionevole di Giuseppe), la maturazione del rapporto con il peggiorare della salute di Conlon Sr. e la presa di coscienza di Gerry (le cui sofferte "aperture" all'amato/odiato padre sono catarsi pura e specchio di una tenerezza/fragilità insita e mai ammessa nell'animo del figlio e di una forza d'animo immensa del padre) ed il conclusivo librarsi della nuova personalità di Gerry sul finire della pellicola, in cui si farà forza "nel nome del padre". La regia di Sheridan è schietta e puntuale, non si sofferma morbosamente sui particolari ma lascia scorrere la narrazione, creando un contesto ideale nel cui inserire le varie ambientazioni e situazioni (la libertà e gli eccessi di Londra, l'incubo della prigionia ed il dibattimento in tribunale). Consigliato vivamente a chi non si accontenta di emozioni da discount.
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