Il gladiatore 2

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Un film di Ridley Scott. Con Paul Mescal, Pedro Pascal, Connie Nielsen, Denzel Washington.
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Titolo originale Gladiator 2. Azione, Ratings: Kids+13, durata 150 min. - Gran Bretagna, USA 2024. - Eagle Pictures uscita giovedì 14 novembre 2024. MYMONETRO Il gladiatore 2 * * 1/2 - - valutazione media: 2,72 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Sequel senza alibi Valutazione 2 stelle su cinque

di Fabal


Feedback: 15272 | altri commenti e recensioni di Fabal
giovedì 21 novembre 2024

 Il Colosseo riapre i battenti quasi venticinque anni dopo Il Gladiatore. Stavolta l'eroe dell'arena è Paul Mescal, nei panni di Annone, venduto come schiavo dopo l'invasione della Numidia. Dopo combattimenti più o meno verosimili contro umani e altre creature, tra le quali scimmie urlatrici geneticamente modificate, squali, rinoceronti sauropodi, il nuovo gladiatore ottiene la sua vendetta contro il generale Acacio e infine salva Roma dalla tirannia.

 

Il Colosseo di Ridley Scott riapre dunque i battenti ma si tratta di una riapertura davvero non necessaria. Che questa produzione fosse poco ispirata lo si capiva già dal titolo minimalista, che si limita ad appiccicare un 2 a fianco de Il Gladiatore, come se fossimo in presenza di un sequel low budget, se non apocrifo, di un film di fantascienza anni '80. Il trailer ha poi riconfermato l'impressione di un film chiassoso e con poca sostanza, a cui non basta la qualifica di “puro intrattenimento” per legittimare la deriva trash a cui si assiste, impotenti, in troppe occasioni.

 

Senza girarci intorno, il Gladiatore 2 manca di qualsiasi solennità epica per poter essere credibile di fronte al primo capitolo. Dialoghi memorabili non ce ne sono e, anzi, si limitano a spappagallare ogni tanto le citazioni di Massimo Decimo giusto per corrompere lo spettatore con un po' di nostalgia, quel tanto che basta per non fargli abbandonare la sala. Mancano le scene potenzialmente antologiche (come il ralenti in cui Massimo si levava l'elmo davanti alla folla urlante), sempre smorzate da uno svolgimento frenetico che penalizza il già scarso carisma degli attori. Nemmeno la colonna sonora, davvero poco incisiva se non quando riprende i temi di Zimmer, contribuisce a creare una qualche sacralità cinematografica.

 

A partire dal titolo, così apertamente tributario al predecessore, viene da sé che l'alibi del “non fare confronti” con il film con Crowe e Phoenix non è accoglibile: la regia, invece, in questo legame nostalgico ci sguazza eccome per costruire quel poco di mordente che il protagonista Mescal si guadagna rivelando, a circa metà film, il suo vero (anzi, Vero) nome. Colpo di scena tutt'altro che imprevisto e già spoilerato prima dell'uscita del film. Senza contare la ripresa degli stessi snodi narrativi (la deportazione come schiavo, le visite di Lucilla, il tentativo di congiura) del primo capitolo, troppo evidenti per una qualsiasi pretesa di autonomia.

 

Nemmeno l'alibi della “licenza poetica” è ammissibile, perché qua non si tratta di appellarsi a un'attendibilità storica che nemmeno il primo Gladiatore aveva. Si tratta, invece, di capire se, in questa libera interpretazione della Roma antica, gli elementi dell'epica siano comunque coerenti tra loro. E i babbuini mostruosi forse non avrebbero stonato nella rilettura fantasy delle guerre persiane di 300, ma qua proprio non c'azzeccano.

 

Peccato, perché la partenza non è affatto male: la battaglia iniziale con triremi romane all'assalto e trabucchi è davvero ben fatta e sembra promettere tutt'altro, almeno a livello visivo. Ma anche qui si rimane delusi, perché la CGI offerta dopo non meraviglia e se gli squali al Colosseo sono già poco credibili, gli squali in una CGI fatta male lo sono ancora meno.

 

Ultima nota negativa è per un cast che non può che far rimpiangere Phoenix, Crowe e Richard Harris, sebbene la regia non aiuti gli attori a mostrare una qualche intimità profonda. Oltre all'assenza di carisma di Mescal, pesa anche lo scarso contributo di una Connie Nielsen meno pungente e troppo piagnucolosa, mentre quello di Jacobi è poco più di un cameo. Bene fanno solo Joseph Quinn nei panni di Geta, inevitabile erede di Commodo, e il solito Denzel Washington, troppo più bravo degli altri a tenere su la baracca.

 

In conclusione, il Gladiatore 2 è un film all'insegna del fracasso: narrativo, visivo, storico. Che sacrifica persino la già caricaturale epica del primo capitolo in favore dello spettacolo, anche a costo di sfociare nel trash. Non c'è nulla di male in questa operazione, sia chiaro, ma rimane misterioso perché non relegare questa anarchia narrativa in un film autonomo, ambientato altrove sia nello spazio che nel tempo, anziché partorire un sequel che fa apparire un capolavoro anche l'imperfetto primo Gladiatore.

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