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E' un po' meno stupido de Il trono di spade, anche perché linea narrativa e numero dei personaggi sono più ristretti. Manca la bestialità dei personaggi buoni e cattivi, coi quali i poveri di spirito possano identificarsi instaurando dialettiche di tifo sportivo. Ho anche apprezzato il fatto che la maggior parte delle scene si svolgano al chiuso, l'atmosfera cupa e un limite alle battutine da talk show, tipiche del cattivo gusto americano. Questi sono i motivi che mi spingono a concedergli una seconda stella.
I limiti tuttavia prevalgono sui meriti. Anzitutto l'intollerabile (e completamente illogica) presenza di negri e le scene a sfondo omosessuale, caratteristiche dell'inciviltà emancipativa e antirazzista imposta dalle centrali globaliste. Poi la prevalenza d'intrecci caratteriali e interpersonali rispetto agli sviluppi di natura politica e diplomatica, tipici della telenovela e mirati ai gusti del pubblico femminile. In terzo luogo il carattere sopra le righe della narrazione, tipicamente americana, che ha orrore di lasciare allo spettatore venti secondi di tranquillità per apprezzare lo sviluppo della trama. In quarto luogo l'assurdità di numerose situazioni, tipo l'erede al trono usato come messagero (colla certezza che sarebbe stato preso ostaggio) o interi eserciti che escono in campo aperto per uccidere un uomo ferito facendosi annientare dai dragoni.
Nel paese dei ciechi l'orbo è signore: la plebe che guarda la tv-spazzatura può guardare anche House of Dragons; anzi magari lo troverà fin troppo statico e complesso per la propria pochezza intellettuale. Chi invece sia abituato ad apprezzare i classici del genere fantasy e trascorra le sue serate leggendo i poemi anglosassoni di Tolkien in originale, può ancora dare un'occhiata a questi filmetti (ovviamente nell'originale inglese, non nell'orrido Basic Italian delle traduzioni contemporanee), ma rischia di finire nauseato dalle innumerevoli grossolanità che punteggiano lo sviluppo della trama.
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