America Latina

Un film di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo. Con Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico.
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Thriller, Ratings: Kids+13, durata 90 min. - Italia 2021. - Vision Distribution uscita giovedì 13 gennaio 2022. - VM 14 - MYMONETRO America Latina * * * - - valutazione media: 3,47 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

l''America Latina dei terribili Valutazione 0 stelle su cinque

di MAURIDAL


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sabato 29 gennaio 2022

 Anche questa volta i fratelli D’innocenzo hanno colpito e affondato. Questa è  una storiaccia di una pseudo famiglia con padre malato, madre stupida, figlie innocenti e un contesto ambientale fuori tempo in un non luogo. Una storiaccia n. 2 ,a seguito della Favolaccia n. 1  ovvero il film precedente. Si chiarisce almeno così sembra, il tema narrativo dei film dei  due registi. La famiglia ,specie quella borghese benestante, come luogo primario di malessere , generatrice di follie e situazioni insane, ma anche i luoghi fisici, paesi, borgate, cittadine periferiche, non meglio connotate se non  da case e ville vistose , esorbitanti, abitate da famiglie appunto insane per tanti motivi che il film cerca di descrivere. Dunque un punto di vista preciso, che parte dagli occhi di ragazzi adolescenti, di bambine, di figlie innocenti che sono vittime dei loro genitori , se non precisamente dei padri, i quali pur di raggiungere una stabilità economica benestante non si accorgono né si preoccupano di una vita affettiva reale e spontanea da regalare ai propri figli. Questo corto circuito i registi lo hanno ben ribadito in questo film dove il protagonista ben rappresentato da Elio Germano, è un medico dentista, con una famiglia tipica italiana, padre madre e figlie,  che vivendo una condizione agiata in una casa Holliwoodiana con piscina in una città tipo Latina, non si accorge della guerra che gli sta scoppiando in testa, per motivi a noi spettatori poco chiari. Intanto il film non vuole essere realistico , non racconta fatti e luoghi verosimili, appunto adottando il linguaggio della immaginazione e della visione onirica si lascia trasportare nella progressiva esplorazione della mente del protagonista che da apparente medico razionale e normo dotato di intelletto e coscienza si rivela un soggetto anomalo, da manicomio criminale. La storia narrata non aiuta lo spettatore del film ad afferrare il percorso alla follia del dentista, che di fronte all’imprevedibile ,all’evento del tutto inaspettato , reagisce con la follia criminale,  e non con la razionalità dovuta . L’evento in questione è la scoperta casuale nella cantina della casa , di una bambina sconosciuta, selvaggia e feroce,   legata e imbavagliata con lesioni di probabili violenze. Dunque il film prende le distanze dal verosimile e anche dalla narrazione plausibile, ma questo poco importa ai fini della tesi che i due registi hanno voluto rappresentare, ovvero come dicevamo i luoghi del malessere , fisico e mentale che si scontrano con l' irreale e che inevitabilmente portano ad una follia della mente che agisce su cose e persone.  La narrazione continua mostrando un personaggio che si trasforma , da una personalità borderline in soggetto psichiatrico criminale , adottando la bambina  prigioniera tenendola segregata con sé , nella cantina, ma vivendo contemporaneamente una vita  dissociata in superficie , in famiglia e al lavoro. Il tutto con altri personaggi di contorno come la moglie le figlie , un amico, il vecchio padre , i quali subiscono semplicemente la presenza dell’uomo che nasconde dietro la sua mente malata il segreto chiuso in cantina Tutto il film, mantiene fino alla fine l’attenzione dello spettatore,  solo per la superba recitazione di Elio Germano , attore ormai avvezzo a personaggi anomali e sdoppiati tra follia e genio , vedi Ligabue ,ma qui il dentista folle, poco regge il senso della storia che a volte rende il personaggio un idiota , tra altri inconsapevoli. Solo il finale verosimilmente  chiude la parabola, riscattando il genere femminile,  che nei panni della moglie e figlie , scoprendo  la prigioniera in cantina,  chiamano polizia e ambulanza , arrivando ad una conclusione oggettivamente scontata, per una storia banalmente raccontata così com’è, ma  forse i due registi si proponevano di innestare nello spettatore del film  il dubbio di uno sdoppiamento del genere umano maschile e femminile , raccontando per immagini anche ben studiate e riprese, tutt'altra questione. Dunque il beneficio della riflessione critica , ci assale , rinviandoci  al prossimo film dei due fratelli Registi.  (Mauridal)          


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