Ofelia - Amore e morte

“Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia menzognera ma non dubitare mai che io amo”. Questi i versi che fanno da sottofondo ad una delle tragedie più note di tutti i tempi. Ophelia più che un adattamento cinematografico è una rivisitazione moderna dell’Amleto shakespeariano. Gli occhi di Ofelia sono il punto focale degli avvenimenti che coinvolgono Claudio, Amleto e Gertrude. È su di lei che convergono le atmosfere tetre e i sentimenti di animi in tribolazione. La pellicola si rivela un tessuto ben lavorato, la trama avvincente e incalzante, dai colori vivaci. La recita verte attorno al tema del desiderio smanioso di potere che conduce inevitabilmente alla slealtà e al tradimento più atroce, quello che Claudio perpetra nei confronti del re, suo fratello, attraverso l’assassinio. Quando un’azione dettata da tale crudeltà viene innescata allora le reazioni sono devastanti e gli effetti si ingigantiscono come un’onda che ,trasformatasi in uno tsunami, distrugge tutto. La follia generata diventa vera protagonista di questo dramma. La pazzia riesce a rendere schiavo persino il cuore di Amleto ( figlio del re assassinato), tramutandosi in desiderio di vendetta che assurge al di sopra di ogni altro sentimento, persino dell’amore offerto da Ofelia. La sete di sangue che rende ciechi si manifesta negli occhi sempre più folli e nelle scelte irrazionali dei personaggi. L’amore per Amleto è tuttavia la sola cosa che rende lucida la mente di Ofelia di fronte agli eventi caotici e devastanti cui assiste (l’uccisione del padre per mano di Amleto) e in cui rimane involontariamente coinvolta. Persino quando Amleto la abbandona per sfidare Laerte Ofelia non perde la ragione e la speranza. Ella non riesce più a guardare ad Amleto come ad un amante e a Laerte come un fratello quando questi si affrontano a duello per le offese arrecatesi. La verità le si mostra con amarezza. Si ritrova di fronte a due uomini che si combattono a vicenda, vittime della propria ira più che di quella altrui . La ragione ha abbandonato le loro menti. È il patimento per una perdita comune a entrambi che li porta a brandire le spade e ad affondarle nell’illusoria convinzione che ciò possa essere un ristoro per le loro anime.