Jesus |
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Un film di Roger Young.
Con Jeremy Sisto, Jacqueline Bisset, Armin Mueller-Stahl, Luca Zingaretti, Elena Sofia Ricci.
continua»
Drammatico,
durata 180 min.
- Francia, Italia, USA 1998.
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Inaccettabile. Anzi accettabile: con l'accetta.
di Conte di BismantovaFeedback: 1552 | altri commenti e recensioni di Conte di Bismantova |
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venerdì 17 maggio 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Avevo proprio voglia di tuffarmi in un peplum dal sapore mistico, spiaggiato sul divano in fase digestiva avanzata, stasera. Subito son rimasto piuttosto restìo per l'ignota identità del regista, poi ho letto "Gary Oldman" nel ruolo di Pilato e mi son detto: wow. Proviamo. Questo film è un disastro a tutti i livelli: cinematografico innanzitutto ma anche spirituale, filosofico, umano in genere. Non ci poteva essere banalizzazione più ridicola del grande mistero della Passione, tutto è stato riassunto togliendo l'anima della narrazione evangelica come solo un director americano poteva fare. Manca la magìa dei silenzi, degli sguardi, della spiritualità ieratica del Cristo che Zeffirelli ci aveva dipinto in quel suo Gesù di Nazareth così unico, così profondo, ma anche così orientale. Il discorso della montagna - che anche un ateo come me ritiene probabilmente una delle pagine più significative dell'intera vicenda umana - è spezzato, minimizzato, ridicolizzato dalle battute degli astanti accovacciati: più che un messia abbiamo un capo boy scout davanti ai suoi lupetti. Mancano parti importantissime della narrazione evangelica: praticamente tutte, a parte la resurrezione di Lazzaro. Mancano frasi e vicende di immenso peso spirituale: "se non sarete come bambini", "chi è senza peccato scagli la prima pietra", "è più facile che un cammello"....e tanto altro. Mancano i bambini che vanno a lui, le guarigioni del cieco, del servo, i pani, i pesci, l'acqua e il vino. Mancano le domande e le risposte. Dileggiato da un Pilato più Caligola che prefetto, in soli dieci minuti un Cristo fotomodello muore e risorge come in una favola. La Passione prêt-à-porter. Dell'immenso finale del capolavoro di Mel Gibson (la lacrima di Dio che scende dal cielo e colpisce la terra come una bomba, ricordate?) nemmeno la vaga idea. La geniale spontaneità dell'umile ambientazione di Pasolini? ma per carità. Qui l'americano aveva fretta, e non poca. Spero che il Vaticano denunci quest'obbrobrio, vorrei dichiararmi parte civile.
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