"I moschettieri del re - La penultima missione" è un film di cappa e spada con il quale Giovanni Veronesi ha voluto ridisegnare le mitiche figure rese celebri dal romanzo di Dumas.
Davanti a noi, infatti, abbiamo quattro uomini invecchiati dal tempo e che hanno intrapreso strade differenti che li hanno allontanati l'uno dall'altro: D'Artagnan è un allevatore di maiali donnaiolo, Athos è un uomo dedito alla bella vita, Aramis un prete che cerca di fuggire dai fantasmi del passato e Porthos una sorta di eremita che vive una vita vuota in preda all'alcolismo e alla depressione.
I quattro si riuniranno dietro ordine della regina Anna d'Austria, la quale necessita della loro presenza per contrastare l'avanzata degli Ugonotti e per poter combattere il potere dello spietato Cardinale Mazzarino.
Questa è la premessa al film di Veronesi, che si è avvalso di un cast di prim'ordine: Pierfrancesco Favino è D'Artagnan, Rocco Papaleo è Athos, Sergio Rubini è Aramis, Valerio Mastandrea è Porthos, Margherita Buy veste i panni della regina e poi abbiamo anche Alessandro Haber nei panni di Mazzarino e Matilde Gioli in quelli di un'ancella di corte.
Personalmente non è che avessi chissà quali grandi aspettative riguardo a questa pellicola, che infatti ho visto più per l'assenza di alternative in sala che per interesse vero e proprio. Ma probabilmente proprio questa assenza di aspettative è stata la chiave di volta per trovare in questo film una piccola, gradevole sorpresa.
Veronesi, infatti, ha realizzato un film che non ha ovviamente alcuna pretesa di risultare indimenticabile, nè tantomeno vuole porsi come esempio di film di genere (nonostante sia proprio un film in costume), ma quello che ne viene fuori è una pellicola che si lascia guardare, diverte e alla fine riesce anche a strappare un sorriso emozionato allo spettatore.
Ci sarebbe da parlare dei difetti della pellicola, che da un punto di vista tecnico non offre nulla di interessante: non ci sono particolari spunti registici, così come non c'è molto da dire riguardo a fotografia e montaggio. Piccolo cenno sulla colonna sonora curata da Luca Medici/Checco Zalone: ho apprezzato la scelta di alternare melodie che rimandano ai film ambientati nell'epoca dei Moschettieri (1700 circa... anzi, suppergiù), a canzoni moderne che risultano divertenti nel contesto in cui vengono calate. La sceneggiatura, chiaramente, è scritta su misura degli attori protagonisti, che infatti rappresentano il punto forte della pellicola.
Favino è un esilarante D'Artagnan, con il suo modo di parlare francesizzante e con gli errori di dizione che lo rendono ammaliante, divertente e quasi caricaturale. Forse il migliore del cast.
Mastandrea, a mio parere, si pone subito sotto. Non che abbia regalato chissà quale prova stratosferica, siamo davanti al solito Mastandrea: quasi svogliato, sarcastico, con le sue battute pungenti accompagnate dalla cadenza romanesca che lo rendono irresistibile. Il suo Porthos è ben realizzato.
Papaleo e Rubini forse sono i meno incisivi tra i moschettieri, anche se nell'ambito dell'intero cast ho trovato nella Buy il punto debole maggiore (il suo personaggio, probabilmente, non le ha permesso di mettere in risalto la sua indiscussa bravura).
La chimica che si crea tra gli attori si percepisce, sembrano divertirsi essi stessi e questo arriva allo spettatore, che lentamente si lascia condurre dalla storia.
Qualche parola sul finale la spenderò fra pochissimo, in una breve parte spoiler. Ma vi dico già adesso che, nonostante abbia letto critiche al riguardo, io l'ho apprezzato. Siamo pur sempre davanti ad una commedia italiana senza grandi pretese, quindi a mio parere è un finale che ci sta.
Nel complesso, quindi, ciò che ne viene fuori è una pellicola godibile, in grado di intrattenere e divertire. Non mancano alcune battute scadenti, sia chiaro, ma secondo me vengono abilmente mascherate da tanti altri momenti esilaranti e coinvolgenti. E poi, come detto, è sempre un piacere vedere tutti insieme degli attori bravi come quelli presenti in questo film. Un buon film!
Allora, di seguito farò una breve considerazione sul finale, quindi chi non dovesse ancora aver visto il film può interrompere qui la lettura ed eventualmente riprenderla dopo averlo visionato.
Chi invece avesse curiosità di sapere la mia opinione sul finale può continuare.
Ci siamo?
Bene.
Procediamo con lo spoiler.
Il film si conclude con una sorta di ritorno al presente: siamo in una casa dei giorni nostri, durante una veglia funebre. Abbiamo un bambino che si trova nella sua cameretta e viene chiamato per dare l'ultimo saluto allo zio prima della chiusura della bara. In quel momento ci rendiamo conto che tutti i suoi parenti non sono altro che i protagonisti della storia alla quale abbiamo assistito. Capiamo, quindi, che tutto ciò che abbiamo visto altro non è che il frutto della fantasia del bambino, che ha immaginato il tutto per poter "sfuggire" alla tristezza del momento.
In molti hanno criticato questo finale perchè si distacca nettamente dal tono farsesco, ironico della pellicola. A mio parere, invece, è un finale più che buono. Come già detto prima, Veronesi non vuole in alcun modo porsi come capostipite di una rivoluzione del genere di cappa e spada, nè tantomeno la storia si prestava a chissà quali grandi spunti originali. Sono personaggi visti e rivisti, in ogni salsa. Per questa ragione, quindi, il "plot twist" finale riesce a inserirsi perfettamente nella storia e non fa altro che chiudere un cerchio che si apre fin dall'inizio con dei personaggi che parlano con dialetti diversi, hanno modi di fare che non sono tipici del '700, utilizzano modi di dire moderni. Se inizialmente lo spettatore accetta tutto questo come se fosse una sorta di rivisitazione della storia, alla fine comprende appieno ciò che ha visto e ne trova una giustificazione narrativa: D'Artagnan/Favino parla in quel modo perchè il personaggio reale è stato due anni in Francia; Porthos/Mastandrea è depresso e avvilito perchè il personaggio è realmente tossicodipendente; Aramis/Rubini è realmente un prete e così via...
Insomma, una pellicola che mi ha convinto e che ha saputo intrattenermi e divertirmi.
Ve la consiglio per passare un paio d'ore spensierate!
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