Vice - L'Uomo nell'Ombra

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Un film di Adam McKay. Con Christian Bale, Amy Adams, Steve Carell, Sam Rockwell.
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Titolo originale Vice. Biografico, Ratings: Kids+13, durata 132 min. - USA, Gran Bretagna, Spagna, Emirati Arabi Uniti 2018. - Eagle Pictures uscita giovedì 3 gennaio 2019. MYMONETRO Vice - L'Uomo nell'Ombra * * * 1/2 - valutazione media: 3,50 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Una grande occasione sprecata Valutazione 3 stelle su cinque

di DoctorCinema


Feedback: 600 | altri commenti e recensioni di DoctorCinema
giovedì 10 gennaio 2019

 "Vice" si propone di raccontare la storia (verosimile, come si premura di specificare il regista durante i titoli di testa) di Dick Cheney, importantissima figura della politica americana che ha saputo rimanere per decenni sulla cresta dell'onda, seppur costantemente dietro le quinte.

Viene narrata, anche attraverso iniziali flashback, la storia di un uomo che seppe dare una svolta alla propria vita quando da giovane, in preda ai tormenti dell'alcolismo e di comportamenti da sbandato, rischiò di perdere tutto: lavoro, moglie, famiglia.
L'incontro decisivo è quello con Donald Rumsfeld, altro importante uomo della politica repubblicana americana. Sarà proprio Rumsfeld a introdurre Cheney negli ambienti che contano, permettendogli di scalare la vetta della politica e facendolo arrivare fino ai piani più alti di quest'ultima. Cheney, infatti, diventerà dapprima Capo di gabinetto della Casa Bianca sotto la presidenza Ford, poi un membro della Camera in modo costante per quasi 10 anni e infine, dagli anni '90 in poi, riuscirà a ritagliarsi ruoli importanti sia durante la presidenza di Bush Senior (diventando Segretario della Difesa), sia durante quella di Bush figlio (assumendo la carica di vicepresidente).
Sarà proprio durante la presidenza di George W. Bush che Cheney assumerà un ruolo centrale nella gestione degli Stati Uniti in tanti aspetti fondamentali: economia, politica, relazioni internazionali. Questo lo mise nella posizione di "controllare il mondo" senza però mai dare visibilità di se stesso e rimanendo sempre nell'ombra.

Per quanto riguarda il film in sè, devo essere sincero nel dire che mi sarei aspettato qualcosa di più dalla pellicola di Adam McKay. Il regista è qui anche sceneggiatore del film e tutto ciò mi aveva già preparato ad aspettarmi un determinato tipo di pellicola, sulla scorta di ciò che avevo già visto con "La grande scommessa".
La narrazione di "Vice", infatti, è molto rapida, a tratti frenetica, si avvale anche della rottura della quarta parete e di una voce fuori campo che in determinati momenti descrive ciò che sta accadendo o ciò che si è appena visto.
I personaggi ci vengono presentati senza grandi fronzoli, partendo dallo stesso Cheney, passando per la moglie Lynne e arrivando poi a Rumsfeld e George W. Bush.

Voglio innanzitutto analizzare i punti positivi di questo che non reputo una brutta pellicola, tutt'altro, ma neanche quel gran film che in molti stanno descrivendo in questi primi giorni di proiezione.

Tra gli aspetti positivi abbiamo innanzitutto una bravissima Amy Adams. La Adams continua a confermarsi su altissimi livelli da ormai diversi anni a questa parte. L'avevo adorata in "Arrival", l'ho apprezzata ancora prima in "Big eyes" e poi anche in "Animali notturni" (per rimanere ai suoi film più recenti). Anche in "Vice" dimostra nuovamente la sua bravura e il fatto di essere una delle migliori attrici della sua generazione. A mio modesto parere, facendo le dovute proporzioni tra i personaggi, è anche superiore a Bale e al suo Cheney.
Un altro aspetto che mi ha convinto è il montaggio. Come anche ne "La grande scommessa", McKay si avvale della collaborazione con Hank Corwin e la scelta si rivela secondo me azzeccata. Il film scorre veloce, non annoia, grazie anche ad alcuni pregi della sceneggiatura (soprattutto i dialoghi, che sono ben costruiti, a tratti frizzanti e anche divertenti).
Ho anche apprezzato alcune scelte registiche (a metà film ce n'è una clamorosa che mi ha fatto sobbalzare sulla poltrona, in sala), così come anche l'utilizzo di alcune immagini dal sapore metaforico che hanno evitato così inutili e noiosi spiegoni.
Un altro punto forte è la colonna sonora, volutamente sopra le righe e in grado di accompagnare in modo potente le scene narrate.

Passiamo ora ai punti negativi.

Iniziamo con quello che ho trovato più eclatante e che probabilmente risalterà maggiormente in questa recensione, dato che non l'ho citato tra gli aspetti positivi: Christian Bale.
Non voglio essere frainteso, personalmente reputo Bale uno dei migliori attori al mondo in questo momento, lo adoro in ogni suo film e sono convinto che riesca sempre a dimostrare la propria bravura. In parte riesce a farlo anche qui in "Vice", ma è proprio questa sensazione di incompletezza che mi ha lasciato perplesso. E' innegabile come sia stato bravo nel portare avanti una trasformazione fisica eccezionale (e non è la prima volta) e con un buon lavoro di make up la somiglianza con Cheney è risultata molto buona. Solo che io, da uno come Bale, mi sarei aspettato molto di più. Non credo sia stato in grado di calarsi totalmente nei panni di Cheney, a tratti ho avuto quasi la sensazione che si stesse lasciando andare ad una versione quasi caricaturale del politico americano. Più il film andava avanti e più sentivo che il suo Cheney non stava convincendomi, non riuscivo a trovarlo realistico (e approfondirò il discorso parlando della sceneggiatura). A tratti, come ha detto qualcuno, mi sembrava di vedere semplicemente un Christian Bale ingrassato, imbolsito, non il personaggio di Dick Cheney. Il problema importante è che, in un film biografico, la sensazione di "non vedere" il personaggio mostrato per me è un difetto non irrilevante. Quindi, con grande dispiacere, devo purtroppo far rientrare Bale tra gli aspetti meno convincenti della pellicola.

Tra gli aspetti negativi, probabilmente devo citare paradossalmente la stessa sceneggiatura che avevo in parte preso in esame tra gli aspetti positivi.
Mi spiego.
I dialoghi sono ben costruiti, la narrazione è scorrevole e non noiosa, ma ci sono alcuni aspetti che poco mi hanno convinto. Innanzitutto, l'utilizzo di una voce fuori campo. Non ho mai amato questo espediente narrativo e credo che in un film che vuole raccontare una storia reale (o comunque realistica) la voce fuori campo debba essere utilizzata con molta cautela e in maniera tale da non rompere quell'incanto di cui ho già parlato: se da spettatore inizio a capire che davanti a me ho degli attori che stanno semplicemente interpretando alcune parti di un film, la situazione è destinata a degenerare. Anche l'utilizzo della rottura della quarta parete rientra in questo stesso discorso e per lo stesso identico motivo. Nel complesso, credo che espedienti come questi siano molto più funzionali per altri tipologie di film: gli action, le commedie brillanti per esempio. E comunque, devono essere utilizzati sempre in modo accurato, contestualizzandoli adeguatamente. Ciò, secondo me, non avviene in questa pellicola.
Un altro punto debole del film è rappresentato dagli altri co-protagonisti: mi aspettavo una conferma da parte di Sam Rockwell e di Steve Carell, ma purtroppo non l'ho trovata da nessuno dei due. Per Carell attendo, nel momento in cui sto scrivendo, il film "Benvenuti a Marwen", che potrebbe essere quello in grado di garantirgli una decisiva svolta nella carriera. Entrambi, purtroppo, mi hanno dato la sensazione di aver calcato troppo la mano sulla costruzione dei propri personaggi, portando ad un risultato molto caricaturale e inverosimile (che poi è il problema principale che ho riscontrato in tutto il film).
Un ultimo, e forse più importante, aspetto negativo di cui voglio parlare è la totale assenza della libertà di interpretazione di ciò che sta accadendo e di ciò che viene narrato. Sono il primo a dire che un film biografico non debba essere un documentario (tanto che ho risposto in tal modo a chi ha mosso critiche, secondo me ingiuste, al film "Bohemian Rhapsody"), quindi che ci siano degli aspetti romanzati o che si preferisca tenere una specifica linea di pensiero ritengo sia una cosa corretta. Ma in "Vice" sembra quasi di assistere ad un lungo, enorme spot anti-repubblicano facendo passare Cheney per qualcuno di molto vicino a Satana. Non voglio rivelare nulla su ciò che viene narrato, anche se siamo davanti a fatti storici e quindi esenti dal rischio spoiler, ma quello che ho visto è una descrizione a senso unico del personaggio di Cheney e di tutto ciò che ha orbitato attorno a lui durante la sua vita (soprattutto politica).
Anche il finale e i titoli di coda, da questo punto di vista, mi hanno lasciato perplesso. Io sono un grandissimo amante dei film biografici e tendenzialmente riesco a cogliere aspetti positivi anche lì dove quelli negativi predominano. Però con "Vice" mi sono trovato in netta difficoltà, perchè alla fine della proiezione ho avuto la percezione di aver assistito ad una commedia nera, ad un action satirico, ma non ad un film biografico.
Probabilmente è anche questo che ha sminuito, in larga parte, la prova di Bale. Il suo personaggio lo si poteva e doveva costruire in maniera nettamente migliore. Tutto il film poteva essere concepito in modo diverso e con ogni probabilità ne avrebbe giovato la storia (molto interessante), Christian Bale (che mi è quasi sembrato come una splendida aquila, costretta però a volare dentro una piccola gabbia) e soprattutto ne avrebbe giovato lo spettatore.
Nel complesso, quindi, "Vice" appare ai miei occhi sì come un buon film, ma principalmente come una grandissima occasione persa e che poteva essere sfruttata in modo migliore.

p.s. Non sono solito fare paragoni tra film o tra prove attoriali, ma per poter rendere meglio la mia idea voglio citare un film e una prova attoriale dell'anno scorso: "L'ora più buia" e Gary Oldman. Ribadisco che, ovviamente, "Vice" è un film totalmente diverso (perlomeno per come è stato concepito), ma a mio parere avrebbe potuto rendere molto di più se fosse stato scritto e diretto con uno stile più simile a quello del film di Joe Wright. In questo modo, forse anche lo stesso Bale avrebbe avuto a disposizione uno script più adeguato alle sue capacità attoriali e avrebbe potuto costruire una prova recitativa diversa, più incisiva e convincente. Se l'anno scorso guardando Gary Oldman io avevo la netta sensazione di aver davanti il vero Churchill, quest'anno invece questa percezione non l'ho avuta. E non dico che i film debbano essere copia e incolla l'uno dell'altro, ma mi dispiace che non sia accaduto perchè penso che Christian Bale avrebbe avuto (e abbia) tutte le possibilità per sfornare una prova analoga a quella data da Oldman con il suo Churchill. Se non addirittura superiore.

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