elena
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mercoledì 31 ottobre 2001
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troppa ipcrisia
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Troppa ipocrisia da parte di coloro i quali criticano amramente questo film giudicandolo un modo per arricchirsi alle spalle delle vittime e dei superstiti!Abito a 20 km dal luogo del disastro e posso dire che per la gente del posto questo film è stato un modo per non dimenticare e per far conoscere ai propri figli dove può portare l'ostinazione degli uomini a combattere contro la natura!elena
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(di soniafrannz)
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nadia
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giovedì 1 novembre 2001
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per non dimenticare
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Caro Riccardo di Corlo Antico tutto ciò che serve a non dimenticare un avvenimento tanto triste e vergognoso (ancor più se questo dovesse servire a evitare in futuro simili catastrofi) non dovrebbe essere attaccato come fa Lei.Questo vale sia per la STRAORDINARIA prestazione teatrale di Paolini, che per questo mediocre film. Ciò di cui mi vergogno è che esista gente insensibile e cinica come lei.
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franchini
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venerdì 2 novembre 2001
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bel film
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Sono rimasto impressionato dal film non tanto per il film in se stesso ma quanto per la tragedia che narra.
L'effetto speciale dell'ondata rovina un pò il pathos perchè ricostruita male, ma quello che mi ha lasciato di stucco è la bravura degli attori. Sono stati bravi a descrivere sia la povera gente che quella senza scrupoli che ha generato la strage. Io ho seguito la serata Vajont che mi ha coinvolto. Questo film però ha risvegliato definitivamente il mio sdegno nei riguardi di queste persone e dello Stato che non è stato capace di dare delle punizioni esemplari.
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renata.
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domenica 1 dicembre 2002
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la realisazione del film e perfetta.
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Vivo a Pordenone ma sono Belga, spero chè addesso e ora di fare MARCINELLE per ricordare tutti italiani morti dentro les minières.
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luigi chierico
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sabato 17 settembre 2016
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apocalittico
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Un film d una verità inaudita, assolutamente straordinario non solo nella ricostruzione storica d una pagina tra le più nere della mala gestio della politica ed interessi privati, ma anche per l’efficacia di quella che fu una immane catastrofe. Una finzione scenica come una delle tante nei film di fantastiche ed immaginarie catastrofi di cui si vanta la cinematografia holliwoodiana, invece no è un film documentaristico. È la tragedia storica portata sullo schermo con un verismo allucinante. La tragica vicenda ancora oggi dopo oltre 60 anni porta allo smarrimento e allo stupore, ancora ci si interroga e ci si commuove. Questo l’ottimo film del bravo regista Renzo Martinelli, con la partecipazione degli attori: Michel Serrault, Daniel Auteuil, Laura Morante, Jorge Perugorría, Leo Gullotta.
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Un film d una verità inaudita, assolutamente straordinario non solo nella ricostruzione storica d una pagina tra le più nere della mala gestio della politica ed interessi privati, ma anche per l’efficacia di quella che fu una immane catastrofe. Una finzione scenica come una delle tante nei film di fantastiche ed immaginarie catastrofi di cui si vanta la cinematografia holliwoodiana, invece no è un film documentaristico. È la tragedia storica portata sullo schermo con un verismo allucinante. La tragica vicenda ancora oggi dopo oltre 60 anni porta allo smarrimento e allo stupore, ancora ci si interroga e ci si commuove. Questo l’ottimo film del bravo regista Renzo Martinelli, con la partecipazione degli attori: Michel Serrault, Daniel Auteuil, Laura Morante, Jorge Perugorría, Leo Gullotta. Hanno prestato il loro volto a ingegneri, tecnici e burocrati colpevoli indiscussi della morte di migliaia di persone nella località di Longarone rasa al suolo. Hanno tutti avuto molto coraggio ad affrontare un tema scottante di una vicenda che ancora grida vendetta, e non c’è perdono per chi fu colpito, per chi ha perso persone care mai più trovate, travolte da terra, fango ed acqua. La vicenda è arcinota ed è proprio per questo che il film non merita, ma deve essere visto da tutti. Chi ha vissuto l’anno 1963, l’anno della morte di Papa Giovanni XXIII e di John Kennedy, non può dimenticare, chi non lo ha vissuto deve sapere.
In questa dannata ingerenza dello Stato dobbiamo ricordare di quante altre stragi è colpevole, non dico soltanto di quelle legate a fenomeni naturali quali terremoti, slavine, inondazioni,crolli, ma anche di quelle legate all’uomo, alla sua corrente politica, alla delinquenza non sempre scevra dalla politica, mi sovvengono gli omicidi di Flcone e Borsellino, la strage alla stazione di Bologna, a quella della banca a Milano e soprattutto all’omicidio di Aldo Moro. La diga del Vajont si rovesci pure sui cattivi governi, sui falsi ipocriti politici, su lo sfrenato egoismo di chi vuol stare al potere per ingannare ancora la gente di Longarone e di tutta la valle sotto il monte Toc, che ”i morti seppelliscano i loro morti” in una fosse comune ma non basterà a fare giustizia. Non fermiamoci ad assistere a questa proiezione per divertirci o per vedere un bel film, ma per partecipare ad un suffragio e per pregare ed imprecare col cuore in mano e trattenendo qualche lacrima.
chibar22@libero.it
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francosvizzero
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mercoledì 15 agosto 2012
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un kolossal un po' provinciale?
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Per tre volte sono andato al cinema a vedere questo film. Dalle mie parti, a dieci chilometri dalla diga, era considerato quasi un evento: vedere i nostri luoghi sul grande schermo, rivivere un pezzo della nostra storia con gli occhi!E poi quell'onda terrificante che, passando ai piedi della valle, la mente da sola non riusciva mai completamente a ricostruire, troppo al di là dell'esperienza di tutti i giorni.Chi ha mai visto cadere una montagna?chi ha mai visto un'onda di acqua e fango cadere dall'alto?Che rumore fa?Quanta la paura? All'inizio ero entusiasta, finalmente una grande produzione rappresenta una tragedia italiana con la potenza del cinema! Riguardando il film(documentandomi e rivedendo lo spettacolo di marco paolini) ho cominciato a guardare con occhi diversi.
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Per tre volte sono andato al cinema a vedere questo film. Dalle mie parti, a dieci chilometri dalla diga, era considerato quasi un evento: vedere i nostri luoghi sul grande schermo, rivivere un pezzo della nostra storia con gli occhi!E poi quell'onda terrificante che, passando ai piedi della valle, la mente da sola non riusciva mai completamente a ricostruire, troppo al di là dell'esperienza di tutti i giorni.Chi ha mai visto cadere una montagna?chi ha mai visto un'onda di acqua e fango cadere dall'alto?Che rumore fa?Quanta la paura? All'inizio ero entusiasta, finalmente una grande produzione rappresenta una tragedia italiana con la potenza del cinema! Riguardando il film(documentandomi e rivedendo lo spettacolo di marco paolini) ho cominciato a guardare con occhi diversi. Quando si assiste ad una rappresentazione per la memoria di tragedie innescate da uomini senza scrupoli nasce in noi quel naturale sentimento di indignazione civile che ci fa sentire in dovere, nelle recensioni, di parlare del fatto storico e non tanto di come viene raccontato. Definendondo scadente il film, non si sputa sulla memoria dei morti e dei sopravvissuti, si giudica una rappresentazione.NON la tragedia. Il film di Martinelli(che all'inizio appare in un cameo come il cineoperatore sull'elicottero) non è un film sentito, partecipato. E' un film che ha solo come facile scopo quello di risvegliare quella famosa indignazione civile. Lo so che è difficile raccontare una vicenda così complessa e ricca di protagonisti in due ore di pellicola (Titanic è meno complesso e dura un'ora in più) ma questo dipende dalla serietà del progetto. La storia viene (inevitabilmente) semplificata, cattivi e buoni rozzamente tratteggiati(il protagonista, il bravo jorge perugorrìa,viene ingenuamente o didascalicamente chiamato Montanèr, lasciatemi dire che difficilmente un abitante della montagna avrebbe un cognome del genere). Quello che mi rammarica è la quantità di vicende abbozzate e mai rese tridimensionali: la storia d'amore non ha la profondità per essere coinvolgente, la ricostruzione del paese e della sua gente non va al di là delle rappresentazioni da fiere del folklore( basta confrontarla con un classico come Novecento per intuirne la differenza), lo stesso paese (la Erto vecchia) sembra già un paese abbandonato. Anche la ricostruzione della vicenda ha della cadute abissali (per esempio il modello della valle commissionato dalla s.a.d.e. all'università di Padova qui diventa una piccola piscina!?).Il cast è di qualità sia per l'Italia che per la Francia, ma nessuno ha modo di esprimere il proprio talento. La scena della catastrofe finale non può non coinvolgere, ma a ben guardare è di una artificiosità difficile da trovare anche nelle pellicole degli anni '50. Mi rammarica che si sia voluto ammiccare al cinema americano senza averne i mezzi e la mentalità (il che forse era anche meglio). Il risultato è un "vorrei ma non posso", un film che sa di fiction, che non fa memoria, non rende giustizia ad un popolo, non regala nulla al cinema. Un film breve e pasticciato, che vuole creare ingenuamente una confezione da kolossal d'altri tempi con una regia televisiva (bruttissimo, pomposo,pretenzioso il titolone a fine film e la musica alla Ben Hur), ingenuo nella caratterizzazione dei personaggi, nella ricostruzione dei luoghi,nella colonna sonora, nell'uso degli effetti speciali. Volete i FATTI?Volete piangere?Ridere?Talento e buon gusto? Lo spettacolo di Marco Paolini basta e avanza.
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giu/da(g)
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venerdì 28 gennaio 2011
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un contributo ad una memoria dimenticata
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Quella del Vajont è una delle tante tragedie italiane impunite: una sorta di paradigma di come la tecnologia e la tecnica spesso e volentieri servano più il dio quattrino che i bisogni dell'uomo. E mentre le vite degli uomini sono state sradicate, la diga del Vajont, come ultima beffa, è ancora lì intatta ed inscalfita. Martinelli elabora un film che racconta una storia perfettamente documentata, molto precisa, tentando però di inserirvi una storia d'amore banalotta fra Olmo Montaner (Jorge Perrugoria) e Ancilla Teza (Anita Caprioli), che, nel mezzo della tragedia, ai maligni potrebbe sembrare un richiamo a Titanic. Il puntare su questo doppio filo serve sicuramente a rendere più partecipe lo spettatore, ma si rischia spesso di calcare troppo la mano, di cercare di drammatizzare ulteriormente la tragedia con un simbolismo spinto e ricorrendo alla recitazione del pianto straziante, ma intuendo a tratti che il silenzio è più devastante di qualsiasi urlo.
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Quella del Vajont è una delle tante tragedie italiane impunite: una sorta di paradigma di come la tecnologia e la tecnica spesso e volentieri servano più il dio quattrino che i bisogni dell'uomo. E mentre le vite degli uomini sono state sradicate, la diga del Vajont, come ultima beffa, è ancora lì intatta ed inscalfita. Martinelli elabora un film che racconta una storia perfettamente documentata, molto precisa, tentando però di inserirvi una storia d'amore banalotta fra Olmo Montaner (Jorge Perrugoria) e Ancilla Teza (Anita Caprioli), che, nel mezzo della tragedia, ai maligni potrebbe sembrare un richiamo a Titanic. Il puntare su questo doppio filo serve sicuramente a rendere più partecipe lo spettatore, ma si rischia spesso di calcare troppo la mano, di cercare di drammatizzare ulteriormente la tragedia con un simbolismo spinto e ricorrendo alla recitazione del pianto straziante, ma intuendo a tratti che il silenzio è più devastante di qualsiasi urlo. Lo stesso si potrebbe dire della recitazione troppo urlata di Laura Morante, bravissima, ma distante a detta di molti dalla vera Tina Merlin. Nonostante ciò il film mantiene una certa eleganza visiva con un velo di bianco e nero ed un cast di attori scelto (Michel Serrault, Daniel Auteuil, Philippe Leroy, Leo Gullotta); l'utilizzo di effetti speciali - molto rari nel cinema italiano - serve probabilmente per catturare una fetta di pubblico più vasta, cosa lodevole visto che questa è una tragedia spesso dimenticata. Assieme allo spettacolo di Paolini, questo Vajont, pur coi suoi difetti, ha contruibito alla causa della memoria.
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un supestite
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lunedì 22 ottobre 2001
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continuare a sfruttare delle vittime
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la Prima, fatta su un "Cimitero" (frana), nessun rispetto nè delle vittime nè dei supestiti !
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procol harum
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venerdì 7 dicembre 2001
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vergogna di stato
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Purtroppo a qualcuno il film non è piaciuto: ho già letto recensioni si critici navigati ancora offesi dallo scomodo "Porzus", precedente film di Martinelli, e critici della domenica che stroncano "Vajont" perchè irreale e romanzato. Va bene, qualche concessione al melenso è di sicuro presente, ma non è che il film si distacchi troppo, per gli eventi narrati, dalla documentazione di Tina Merlin o dallo spettacolo teatrale, a suo modo storico, del bravo Paolini. L'indignazione è sempre scomoda in Italia, in specie se scevra da polemiche politiche, e Martinelli pare ancora vittima di queste ultime. D'altronde in "Vajont" c'è una discreta verisimiglianza storica, buoni effetti speciali, ottimi interpreti (un super Auteil), e la storia tiene col fiato sospeso pur conoscendo già il tragico finale.
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Purtroppo a qualcuno il film non è piaciuto: ho già letto recensioni si critici navigati ancora offesi dallo scomodo "Porzus", precedente film di Martinelli, e critici della domenica che stroncano "Vajont" perchè irreale e romanzato. Va bene, qualche concessione al melenso è di sicuro presente, ma non è che il film si distacchi troppo, per gli eventi narrati, dalla documentazione di Tina Merlin o dallo spettacolo teatrale, a suo modo storico, del bravo Paolini. L'indignazione è sempre scomoda in Italia, in specie se scevra da polemiche politiche, e Martinelli pare ancora vittima di queste ultime. D'altronde in "Vajont" c'è una discreta verisimiglianza storica, buoni effetti speciali, ottimi interpreti (un super Auteil), e la storia tiene col fiato sospeso pur conoscendo già il tragico finale. Un consiglio: state alla larga da chi stronca un film del genere, potrebbero anche dirvi che sono stati gli Americani ad abbattere le Twin Towers...
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(di quentin)
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loriss
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domenica 21 ottobre 2001
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finalmente un kolossal made in italy
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Pur appesantito da un taglio documentaristico,il film (specie nella seconda parte) provoca nello spettatore una tensione crescente e un notevole turbamento, che tocca il massimo nel finale. Assolutamente da vedere per chi ricorda l'accaduto!!!
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