stefanocapasso
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domenica 13 maggio 2018
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eroismo inconsapevole
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Alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, nel 1916 due giovani, Oreste romano e Giovanni, milanese si incontrano durante le visite mediche. Condividono la stessa voglia di imboscarsi, di non partecipare a questa guerra di cui non sentono nessuna necessità. Inizialmente conflittuale, il loro rapporto via via si evolve nelle difficoltà e negli ingegnosi metodi che escogitano per stare meno tempo possibile in trincea, fin quando catturati dagli austriaci, diventano loro malgrado degli eroi.
Monicelli ricostruisce un documento dalle forti basi storiografiche che illustra la vita di trincea della prima guerra mondiale, il rapporto dei soldati con i superiori, sempre distanti, e con la guerra stessa.
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Alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, nel 1916 due giovani, Oreste romano e Giovanni, milanese si incontrano durante le visite mediche. Condividono la stessa voglia di imboscarsi, di non partecipare a questa guerra di cui non sentono nessuna necessità. Inizialmente conflittuale, il loro rapporto via via si evolve nelle difficoltà e negli ingegnosi metodi che escogitano per stare meno tempo possibile in trincea, fin quando catturati dagli austriaci, diventano loro malgrado degli eroi.
Monicelli ricostruisce un documento dalle forti basi storiografiche che illustra la vita di trincea della prima guerra mondiale, il rapporto dei soldati con i superiori, sempre distanti, e con la guerra stessa. Ne emerge un quadro che ci mostra la difficolta di comprensione del conflitto da parte della povera gente spedita al fronte. In particolare i due protagonisti, prototipi esemplari di quella figura di italiano qualunquista che comincia ad apparire nella commedia italiana di fine anni 50, figure che rimangono sempre inconsapevoli, ben diverse da quelle del neorealismo. L’eroismo dei due protagonisti con cui si chiude il film, è un eroismo casuale, mosso più da stimoli personali che di patria, e comunque utile e necessario per il prosegui del conflitto bellico. Cade la retorica della patria ed emergono le difficoltà di farsi largo nella vita di gente comune
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pie9701
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martedì 19 dicembre 2017
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che dire...
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Film molto bello che nonostante il passare del tempo, resta sempre attuale ed assolutamente godibile. Un grande Vittorio Gassman ed un altrettanto ottimo Alberto Sordi condiscono il film con uno spruzzo di comicità, alle cui spalle però giace la guerra, con i suoi morti e le sue sofferenze. Una rappresentazione della prima guerra mondiale, in stile comico-tragico. Da considerare assolutamente come un capolavoro, tantè che nel 1997 Roberto Benigni si ispirerà proprio a questa pellicola per produrre il suo più grande film : La Vita è Bella.
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cress95
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martedì 25 agosto 2015
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semplicemente mario monicelli
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E non ci sarebbe davvero null'altro da aggiungere.
D'altronde l'operato di un genio capace di capolavori come "I soliti ignoti" e "L'armata Brancaleone" (giusto per citarne un paio) si commenta da solo. Eppure ancora oggi, a ben 56 anni di distanza, è egualmente impellente il bisogno di spendere qualche parola (forse anche per rammentare, quasi in modo catartico, i bei tempi del cinema italiano che furono) su quella che fu (e che è tutt'oggi a pieno diritto) una delle indiscusse pietre miliari della cinematografia mondiale.
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E non ci sarebbe davvero null'altro da aggiungere.
D'altronde l'operato di un genio capace di capolavori come "I soliti ignoti" e "L'armata Brancaleone" (giusto per citarne un paio) si commenta da solo. Eppure ancora oggi, a ben 56 anni di distanza, è egualmente impellente il bisogno di spendere qualche parola (forse anche per rammentare, quasi in modo catartico, i bei tempi del cinema italiano che furono) su quella che fu (e che è tutt'oggi a pieno diritto) una delle indiscusse pietre miliari della cinematografia mondiale.
Innanzitutto è necessario ricordare che, proprio come i più grandi artisti del passato, neanche Monicelli fu capito nell'immediato, infatti alla sua prima proiezione "La grande guerra" fu accolto alquanto tiepidamente da pubblico e critica. Fortunatamente fu solo questione di giorni affinché la fatica del Maestro cominciasse a godere del rispetto che meritava. Essa, infatti, fu la prima pellicola di rilievo a trattare un argomento crudo e drammatico come il primo conflitto mondiale in termini comici e tale sintesi, all'apparenza così impossibile e ossimorica, fu resa possibile solo grazie all'immortale "sodalizio" Alberto Sordi (soldato Oreste Jacovacci) e Vittorio Gassman (soldato Giovanni Busacca).
"La grande guerra" è comunque più di una semplice commedia: essa è una vera e propria parabola storiografica di inettitudine condita da contorni di eroismo, sullo sfondo di un contesto molto più grande dei suoi stessi protagonisti. La guerra è astratta dall'aura di solennità che il tempo e l'immaginario collettivo le hanno ritagliato, per essere riportata agli occhi del pubblico per ciò che era in realtà: un'inutile strage di semplici uomini molto, troppo aldilà da falsi eroismi e astratte prosopopee, uomini spesso e volentieri ignoranti ma anche talvolta inetti, come i due protagonisti (veri e propri simboli del conflitto bellico post-moderno). Nessun finto superuomo Nietzschiano e nessun martire D'Annunziano: i prototipi dei soldati della prima guerra mondiale non sono altro che Oreste Jacovacci e Giovanni Busacca, capaci alfine di un solo grande e significativo atto di rivalsa.
Per quanto concerne il comparto sonoro anche qui viene realizzato un mezzo miracolo, tramite canzoni da campo e musiche firmate Nino Rota che concretizzano una vera e propria opera di "mimesis" artistica, immergendo lo spettatore nella vita quotidiana di trincea, senza mai perdere peraltro l'impronta squisitamente comico-decadente di sfondo alla vicenda.
In conclusione, ed evitando di dilungarmi ulteriormente, preferisco uniformarmi a tutti coloro i quali, a pieno titolo, considerano "La grande guerra" come l'esempio più fulgido del passato e inarrivabile cinema italiano.
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great steven
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lunedì 26 gennaio 2015
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soldati jacovacci e busacca arruolati in trincea!
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LA GRANDE GUERRA (IT, 1959) diretto da MARIO MONICELLI. Interpretato da ALBERTO SORDI, VITTORIO GASSMAN, SILVANA MANGANO, ROMOLO VALLI, BERNARD BLIER, FOLCO LULLI, FERRUCCIO AMENDOLA, ELSA VAZZOLER, TIBERIO MURGIA, MARIO VALDEMARIN, LIVIO LORENZON, ACHILLE COMPAGNONI
1916, in piena Grande Guerra: il romano Oreste Jacovacci e il milanese Giovanni Busacca sono due scansafatiche furbastri e vigliacchi. Dopo aver tentato invano di imboscarsi, si ritrovano arruolati e al fronte. Da quel momento vivono dalla prima all’ultima tutte le disgrazie di un conflitto di posizione in trincea: il cibo raffermo, le marce forzate, il freddo pungente, la paura, qualche piccola distrazione militare.
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LA GRANDE GUERRA (IT, 1959) diretto da MARIO MONICELLI. Interpretato da ALBERTO SORDI, VITTORIO GASSMAN, SILVANA MANGANO, ROMOLO VALLI, BERNARD BLIER, FOLCO LULLI, FERRUCCIO AMENDOLA, ELSA VAZZOLER, TIBERIO MURGIA, MARIO VALDEMARIN, LIVIO LORENZON, ACHILLE COMPAGNONI
1916, in piena Grande Guerra: il romano Oreste Jacovacci e il milanese Giovanni Busacca sono due scansafatiche furbastri e vigliacchi. Dopo aver tentato invano di imboscarsi, si ritrovano arruolati e al fronte. Da quel momento vivono dalla prima all’ultima tutte le disgrazie di un conflitto di posizione in trincea: il cibo raffermo, le marce forzate, il freddo pungente, la paura, qualche piccola distrazione militare. Busacca ha perfino il tempo di concedersi un’avventura fuori programma con una prostituta. In una cosa i due, che diventeranno amici per la pelle, sono sempre in prima fila: nell’evitare i guai, grossi o piccoli che siano. In qualità di staffette portaordini, riescono puntualmente a farla franca, tranne una volta: si trovano per caso in una cascina che viene assaltata dai nemici austriaci. Cercano di scappare travestendosi da commilitoni degli avversari, ma vengono catturati e proprio in virtù del travestimento potrebbero essere giustiziati. Il colonnello austriaco promette che li salverà se riveleranno l’ubicazione di un ponte di barche sul Piave. Busacca e Jacovacci conoscono l’informazione delicatissima e decidono, per salvarsi, di parlare. Ma il colonnello pronuncia la frase sbagliata e provoca nei due un incontenibile rigurgito di orgoglio. è Gassman il primo a reagire, con la celebre battuta, all’ufficiale: « Visto che parli così, mì a tì te disi propri un bel gnent, faccia de merda!». E muoiono uno da eroe spavaldo e l’altro da eroe codardo, entrambi fucilati, un attimo prima che i soldati italiani facciano irruzione nell’accampamento nemico. Opera importantissima ed esclusiva, irresistibile per ogni suo singolo aspetto, da valutare con passione e attenzione: la recitazione di tutti gli attori principali e dei comprimari, la ricerca iconografica, la veridicità degli episodi e la forte, innegabile attendibilità storica. La sceneggiatura di Age & Scarpelli e dello stesso Monicelli non disdegna i toni comici e grotteschi, pur mescolandoli alla tensione drammatica onnipresente e alla narrazione concitata e tragica di eventi tanto sanguinosi quanto imprevedibili, e privilegia la bravura di tutti i caratteristi, anche non attori, come il pugile Tiberio Mitri e il cantante Nicola Arigliano. L’artificio, certamente commerciale, di contrapporre a un altare divertente uno tetro e ombroso si è tradotto, alla resa dei conti, in un arricchimento, anche rispetto ai toni dei formidabili film italiani della stagione del neorealismo, i quali furono sicuramente dei capolavori malgrado la loro cupezza e la loro essenza monocorde. Gli anni de La grande guerra si mostrarono davvero come i tempi aurei del cinema italiano, che non avrebbe mai più raggiunto quei picchi meravigliosi e contemporaneamente così tangibili. Le lodi ai due protagonisti non possono mancare, in una recensione che si rispetti: Sordi innesca la sua ostentata pigrizia e il suo innato senso dell’umorismo tipicamente romanesco per mettere in piedi un personaggio fra i migliori del suo vastissimo repertorio, il quale fa una coppia straordinaria con quello di Gassman, più deciso e veemente, e portatore di una velata cattiveria e di una spacconeria esibita che lo contraddistinguono come un’etichetta di riconoscimento molto elevata e sapientemente elaborata. La Mangano recita il ruolo della meretrice che intrallazza col soldato milanese con il comportamento scanzonato e la buffoneria bonaria di un’attrice che sa il fatto suo e vuole imporre un campo d’azione ben definito che non lasci spazio a critiche negative. E c’è da ammettere che l’esperimento ha avuto buon esito. Compare anche il compianto R. Valli in uno dei suoi primi ruoli importanti, ovvero il deriso ma efficace tenente Gallina, che richiama spesso all’ordine i suoi sottoposti ed è il primo a farsi avanti nelle battaglie più cruente per rinsaldare lo spirito di corpo del suo plotone e condurre i suoi uomini a vittorie piccole ma tutto sommato cruciali. La disfatta di Caporetto viene espressa solo nei dialoghi, ma la sua presenza è ben più che virtuale, e infatti assume un’importanza decisiva. Una delle scene più commoventi e malinconiche è quella in cui Sordi e Gassman ricevono dalla moglie di F. Lulli (il compagno d’armi morto al fronte) i biscotti che la donna ha espressamente preparato per il marito. Altre sequenze memorabili sono da riscontrare nell’inseguimento di Sordi sui vagoni del treno per mano di un Gassman appena rapato a zero, nella morte di F. Amendola mentre attiva una bomba tra i fili del reticolato e nel tentativo di comunicare con la base mediante il telefono ricettivo durante un serrato e violentissimo bombardamento in aperta campagna. Leone d’oro al Festival di Venezia 1959 per Monicelli. David di Donatello al miglior produttore e all’attore protagonista (Sordi e Gassman a pari merito). Nastro d’Argento a Sordi attore protagonista e per la migliore scenografia a Mario Garbuglia.
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jackiechan90
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giovedì 27 novembre 2014
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la guerra vista da monicelli
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Ci voleva uno come Monicelli per descriverci in maniera autentica e senza retorica un odei conflitti più discussi e ambigui della storia. Durante la Prima Guerra Mondiale, i due camerata Oreste Jacovacci(Alberto Sordi) e Giovanni Busacca(Vittorio Gasmann), diversi sia per provenienza geografica che per carattere, si ritrovano a combattere (o, per meglio dire, ad imboscarsi) nello stesso reparto di fanteria. I due cercano in tutti i modi di sopravvivere alla devastazione e agli scoppi dei cannoni senza capire il prché siano finiti lì. Nle frattempo hanno eprò l'occasine di stringere amicizia con i loro commilitoni (caratterizzati da numerosi atori di talento dell'epoca come Nicola Arigliano, Ferruccio Amendola, Tiberio Murgia.
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Ci voleva uno come Monicelli per descriverci in maniera autentica e senza retorica un odei conflitti più discussi e ambigui della storia. Durante la Prima Guerra Mondiale, i due camerata Oreste Jacovacci(Alberto Sordi) e Giovanni Busacca(Vittorio Gasmann), diversi sia per provenienza geografica che per carattere, si ritrovano a combattere (o, per meglio dire, ad imboscarsi) nello stesso reparto di fanteria. I due cercano in tutti i modi di sopravvivere alla devastazione e agli scoppi dei cannoni senza capire il prché siano finiti lì. Nle frattempo hanno eprò l'occasine di stringere amicizia con i loro commilitoni (caratterizzati da numerosi atori di talento dell'epoca come Nicola Arigliano, Ferruccio Amendola, Tiberio Murgia...) e vivendo anche galanti avventure con le belle fanciulle del posto(Silvana Mangano). Alla fine del loro percorso di formazione troveranno la morte, non senza essersi prima riscattati neiconfronti della vita con un atto di coraggio. Quello che descrive Monicelli è la GUERRA, senza fronzoli nè bellettature, ma neanche senza una punta di ottimismo e di simpatia. Da notare la recitazione naturale e convincente degli attori protagonisti che si servono delle parlate dialettali per caratterizzare meglio i loro personaggi. Film che fu vincitore (ex-aequo con Rossellini) alla Mostra del Festival del Cinema di Venezia nel 1959 e che ha spalancato le porte alla commedia all'italiana.
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domenico rizzi
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giovedì 27 novembre 2014
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la dignita' del soldato senza gloria
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“La grande guerra” di Mario Monicelli non andò esente da critiche pesanti alla sua prima uscita, per una serie di situazioni che proponeva, alcune delle quali considerate anti patriottiche, ma anche perché il dramma assumeva in molti passaggi l’aspetto della commedia. Alla fine però si conquistò l’apprezzamento di tutti, vinse il Leone d’oro alla Mostra di Venezia ed ottenne una nomination all’Oscar quale miglior pellicola straniera in concorso. Delusi furono soprattutto coloro che si aspettavano un film celebrativo della vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale, mentre rimasero favorevolmente impressionati gli amanti di una rivisitazione critica del conflitto, costato all’Italia morti (650.
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“La grande guerra” di Mario Monicelli non andò esente da critiche pesanti alla sua prima uscita, per una serie di situazioni che proponeva, alcune delle quali considerate anti patriottiche, ma anche perché il dramma assumeva in molti passaggi l’aspetto della commedia. Alla fine però si conquistò l’apprezzamento di tutti, vinse il Leone d’oro alla Mostra di Venezia ed ottenne una nomination all’Oscar quale miglior pellicola straniera in concorso. Delusi furono soprattutto coloro che si aspettavano un film celebrativo della vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale, mentre rimasero favorevolmente impressionati gli amanti di una rivisitazione critica del conflitto, costato all’Italia morti (650.000 senza contare i civili) e distruzioni: soprattutto quelli che avevano apprezzato il romanzo “Un anno sull’altopiano” di Emilio Lussu, da cui Francesco Rosi avrebbe tratto nel 1970 il polemico “Uomini contro”, costato al regista una denuncia per vilipendio dell’esercito.
Monicelli presenta questo suo lavoro senza trionfalismi né eccessi. E’ una fotografia della gente comune impegnata in un tremendo conflitto, uomini che altrimenti non si sarebbero mai incontrati e che socializzano e familiarizzano nel drammatico contesto di trincee fangose, notti all’addiaccio e battaglie trasformate in carneficine. La gloria del soldato è pressoché assente, poiché non sembra esservi nulla di nobile in questa guerra fra combattenti disillusi che ricordano i giovani tedeschi di “All’ovest niente di nuovo” di Erich Maria Remarque (Film “Niente di nuovo sul fronte occidentale”). Che cosa dunque sopravvive del fervore bellico tanto decantato dalla propaganda del tempo – l’Italia fu l’unico Paese belligerante in cui la gente manifestò per le strade in favore dell’intervento armato – che considerava questa tragica avventura l’irrinunciabile completamento del Risorgimento incompiuto? Forse poco o niente, a parte il forte legame che lega indistintamente un laziale ad un lombardo, un siculo ad un abruzzese. Ciò che invece emerge prepotentemente è la grande dignità degli uomini, del piccolo malfattore milanese Giovanni Busacca (Vittorio Gassman) che accetta la fucilazione per non rivelare un segreto militare, o del suo compagno, il romano Oreste Jacovacci (Alberto Sordi) che per solidarietà si comporta allo stesso modo, affrontando a sua volta il plotone d’esecuzione. Nessuno dei due verrà riconosciuto come un eroe, ma entrambi hanno dato al nemico una lezione di suprema dignità dell’uomo e dell’Italiano. Stupenda anche l’interpretazione di Silvana Mangano (Costantina) la popolana del Friuli che cerca di sopravvivere – esattamente come avevano intenzione di fare Giovanni e Oreste – alla bufera della guerra, ma sono moltissimi altri gli attori che in questo film rivaleggiano in bravura. Soprattutto perché interpretano la loro parte con il cuore, come se fossero degli autentici protagonisti della tragedia in atto.
Domenico Rizzi, scrittore
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ciboxgiallorosso
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martedì 3 dicembre 2013
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silenzio
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Alcuni film hanno in noi una sola reazione: il Silenzio. Si perchè ogni parola potrebbe sembrare banalizzante verso i capolavori come questi! Di cosa si potrebbe parlare quando le parole si rendono coscienti di avere davanti un'indicibile, un'indescrivibile. Tutto è così in questo capolavoro: una fantastica sceneggiatura(dialoghi;personaggi; luoghi;tempi); un regista dal tocco realistico-lirico-ironico sublime(Perchè nessuno ci parla così ora? Perchè nessuno è più capace di descrivere con un lirismo così meraviglioso la realtà? Cosa abbiamo perso?). Avere davanti la realtà e vederla espressa nei toni più poetici possibili(Dalla scena della prima fucilazione all'ultima un susseguirsi di poesia incessante: poesia che descriva la morte, ma anche l'ironia e le parole di Vita dei soldati testimoni di morte).
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Alcuni film hanno in noi una sola reazione: il Silenzio. Si perchè ogni parola potrebbe sembrare banalizzante verso i capolavori come questi! Di cosa si potrebbe parlare quando le parole si rendono coscienti di avere davanti un'indicibile, un'indescrivibile. Tutto è così in questo capolavoro: una fantastica sceneggiatura(dialoghi;personaggi; luoghi;tempi); un regista dal tocco realistico-lirico-ironico sublime(Perchè nessuno ci parla così ora? Perchè nessuno è più capace di descrivere con un lirismo così meraviglioso la realtà? Cosa abbiamo perso?). Avere davanti la realtà e vederla espressa nei toni più poetici possibili(Dalla scena della prima fucilazione all'ultima un susseguirsi di poesia incessante: poesia che descriva la morte, ma anche l'ironia e le parole di Vita dei soldati testimoni di morte). Quindi silenzio: ciò che ci invita il regista, a fare un po di silenzio cercando per un solo istante di azzerare le tante bombe che come nella guerra abbiamo spesso nella nostra esistenza. Silenzio...
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muttley72
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venerdì 2 agosto 2013
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ottimo film, non retorico, ma non antipatriottico
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In questo film due soldati italiani (uno del nord, l'altro di Roma) tentano di sopravvivere alla 1° G.M. dopo aver inutilmente cercato di non essere inviati in prima linea: essendo 2 dei tanti militari che rischiano la pelle senza però primeggiare in quanto ad eroismo, i due si ingegnano continuamente per salvare la propria pelle. Alla fine del film, catturati ed accusati di essere spie, verranno fucilati dagli austraci pur di non rivelare l'ubicazione di un ponte di barche. Un impeto di orgoglio impedirà ai due di venire a patti con l'ufficiale austriaco che gli offriva sava la vita in caso di collaborazione.. Questa commedia (a tratti commuovente), la cui sceneggiatura è firmata "Age -Scarpelli", non si limita dunque a descrivere (solo) la Grande Guerra, ma anche (.
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In questo film due soldati italiani (uno del nord, l'altro di Roma) tentano di sopravvivere alla 1° G.M. dopo aver inutilmente cercato di non essere inviati in prima linea: essendo 2 dei tanti militari che rischiano la pelle senza però primeggiare in quanto ad eroismo, i due si ingegnano continuamente per salvare la propria pelle. Alla fine del film, catturati ed accusati di essere spie, verranno fucilati dagli austraci pur di non rivelare l'ubicazione di un ponte di barche. Un impeto di orgoglio impedirà ai due di venire a patti con l'ufficiale austriaco che gli offriva sava la vita in caso di collaborazione.. Questa commedia (a tratti commuovente), la cui sceneggiatura è firmata "Age -Scarpelli", non si limita dunque a descrivere (solo) la Grande Guerra, ma anche (.......come queste intelligenti commedie sono solite fare) alcuni "difetti" tipici degli italiani (anche di oggi).....che forse sono luoghi comuni, ma hanno più di un fondo di verità...es. la furbizia, le raccomandazioni, ecc.
Ho letto che all'epoca dell'uscita il film venne contestato per essere anti-patriottico e fu accusato di mancare di rispetto ai soldati italiani....non sono d'accordo perchè il modo ed il tono con cui la pellicola si esprime sono entro i limiti della correttezza e poi.... sotto sotto questi autori ed il regista (tutti di sinistra) danno al film un "tocco" addirittura patriottico al film, senza però attenersi troppo alla retorica. Inoltre gli austriaci sono rappresenati come spietati e cinici nemici (qui forse con una rappresentazione troppo banalizzata, affidata all'attore caratterista specializzato a fare il "crucco" di turno).
Film con un'ottima sceneggiatura, ben diretto (da Monicelli) e con 2 attori stra-noti per la loro bravura (Gassman e Sordi)....film quindi da 4-5 stelle. Film girato in bianco e nero.
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critichetti
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giovedì 8 novembre 2012
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lo specchio della grande guerra
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Che posso dire?Devo essere onesto che mi aspettavo di vedere la classica commediola italiana che prende in giro anche avvenimenti come la Prima Guerra Mondiale,ma mi sono dovuo ricredere:ho potuto ridere,vedere scene che non mi aspettavo e anche commuovermi(la scena in cui la moglie di Bordin parla con i due soldai mi ha fatto scendere la classica lacrimuccia).Un film completo e perfetto,con una recitazione magnifica dai protagonisti fino alle comparse più insignificanti,con le musiche azzeccate più che mai(da "Ta pum" a "Sul ponte di Perati",ambienazioni perfette e mai una battuta fuori luogo.Secondo me,il miglior film di Monicelli,sicuramente uno dei migliori sulla Prima Guerra Mondiale(se non il migliore).
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Che posso dire?Devo essere onesto che mi aspettavo di vedere la classica commediola italiana che prende in giro anche avvenimenti come la Prima Guerra Mondiale,ma mi sono dovuo ricredere:ho potuto ridere,vedere scene che non mi aspettavo e anche commuovermi(la scena in cui la moglie di Bordin parla con i due soldai mi ha fatto scendere la classica lacrimuccia).Un film completo e perfetto,con una recitazione magnifica dai protagonisti fino alle comparse più insignificanti,con le musiche azzeccate più che mai(da "Ta pum" a "Sul ponte di Perati",ambienazioni perfette e mai una battuta fuori luogo.Secondo me,il miglior film di Monicelli,sicuramente uno dei migliori sulla Prima Guerra Mondiale(se non il migliore).Grazie Monicelli per averc regalato una perla come questa.
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filippo catani
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giovedì 10 maggio 2012
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guerra all'italiana
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Un soldato romano e uno lombardo si incontrano al fronte durante la Prima Guerra Mondiale. I due si erano già incontrati in precedenza quando il romano aveva fregato il lombardo che gli aveva dato dei soldi per evitare di partire. I due vivranno la guerra con paura (perchè tutt'altro che coraggiosi) e vivranno sia esperienze terribili ma anche qualche momento più leggero fino al riscatto finale.
Meraviglioso capolavoro di Monicelli che racconta splendidamente la guerra come solo i grandi hanno saputo fare. Certo quando si hanno a disposizione due attori protagonisti del calibro di Sordi e Gassman tutto potrebbe apparire più facile ma non è così.
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Un soldato romano e uno lombardo si incontrano al fronte durante la Prima Guerra Mondiale. I due si erano già incontrati in precedenza quando il romano aveva fregato il lombardo che gli aveva dato dei soldi per evitare di partire. I due vivranno la guerra con paura (perchè tutt'altro che coraggiosi) e vivranno sia esperienze terribili ma anche qualche momento più leggero fino al riscatto finale.
Meraviglioso capolavoro di Monicelli che racconta splendidamente la guerra come solo i grandi hanno saputo fare. Certo quando si hanno a disposizione due attori protagonisti del calibro di Sordi e Gassman tutto potrebbe apparire più facile ma non è così. Splendida è anche l'alternanza dei registri passando da parti spiccatamente drammatiche (il soldato ucciso che portava l'ordine di augurare alle truppe Buon Natale) a parti più leggere (la padella che viene fatta bucare dai proiettili austriaci per poter cucinare le caldarroste). E poi come non citare alcune battute meravigliose (eh se la patria la difendessero solo i buoni povera patria) e la drammatica rappresentazione della guerra al fronte tra ufficiali incompetenti e mezzi praticamente nulli (se vinciamo questa guerra con così poco siamo proprio un grande esercito). Insomma un ritratto tagliente e sagace della "guerra all'italiana" e di due suoi protagonisti tutt'altro che eroici (divertentissima la scena quando i due scappano davanti a quella che credono una bomba a mano ma che in realtà è un calamaio) ma che sanno essere anche molto umani quando ad esempio aiutano la moglie con numerosi figli di un soldato recentemente morto. E poi il riscatto finale quando davanti ad una estrema prova tireranno fuori il proprio coraggio e la propria dignità. E poi è una vera delizia vedere duettare Gassman e Sordi che paiono veramente fatti apposta per spalleggiarsi a vicenda. Film giustamente pluripremiato e assunto ormai nell'Olimpo del cinema italiano e internazionale.
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