supertramp
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lunedì 14 dicembre 2020
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hana-bi
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Il poliziotto Kitano supera in violenza il Kitano protagonista dell'esordio in Violent Cop ma senza quella sua speranza che gli permetteva di andare avanti. Andare avanti in un mondo dove la violenza è una costante, dove esistono e resistono solo quelli che stanno dalla parte giusta di una pistola ma anche di un qualsiasi oggetto che cela il suo essere un arma. Nishi un Kitano silenzioso come se avesse già detto tutto con una faccia resa ancora più inaccessibile da un incidente avvenuto qualche anno prima delle riprese del film. Una fissità che esprime in maniera onesta la sua personalità una maschera immutabile ma paradossalmente comunicativa, che Nishi rende maggiormente inespressiva indossando degli occhiali da sole per nascondere l'unica parte di sé che sembra provare qualcosa.
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Il poliziotto Kitano supera in violenza il Kitano protagonista dell'esordio in Violent Cop ma senza quella sua speranza che gli permetteva di andare avanti. Andare avanti in un mondo dove la violenza è una costante, dove esistono e resistono solo quelli che stanno dalla parte giusta di una pistola ma anche di un qualsiasi oggetto che cela il suo essere un arma. Nishi un Kitano silenzioso come se avesse già detto tutto con una faccia resa ancora più inaccessibile da un incidente avvenuto qualche anno prima delle riprese del film. Una fissità che esprime in maniera onesta la sua personalità una maschera immutabile ma paradossalmente comunicativa, che Nishi rende maggiormente inespressiva indossando degli occhiali da sole per nascondere l'unica parte di sé che sembra provare qualcosa. Nishi per non essere sopraffatto dalla macchina umana di Hana-Bi sopravvive d'istinto, reagisce colpendo più forte colpendo per primo, alternando un affetto e un sentimento muto ma fortissimo con la moglie malata di leucemia. Poliziotti Yakuza Debiti Rimorsi Traumi Neve Mare Sangue e altro Sangue. Un buco nero capace solo d'ingoiare un unica via d'uscita, un ultimo viaggio.
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supertramp
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lunedì 14 dicembre 2020
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hana-bi
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Il poliziotto Kitano supera in violenza il Kitano protagonista dell'esordio in Violent Cop ma senza quella sua speranza che gli permetteva di andare avanti. Andare avanti in un mondo dove la violenza è una costante, dove esistono e resistono solo quelli che stanno dalla parte giusta di una pistola ma anche di un qualsiasi oggetto che cela il suo essere un arma. Nishi un Kitano silenzioso come se avesse già detto tutto con una faccia resa ancora più inaccessibile da un incidente avvenuto qualche anno prima delle riprese del film. Una fissità che esprime in maniera onesta la sua personalità una maschera immutabile ma paradossalmente comunicativa, che Nishi rende maggiormente inespressiva indossando degli occhiali da sole per nascondere l'unica parte di sé che sembra provare qualcosa.
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Il poliziotto Kitano supera in violenza il Kitano protagonista dell'esordio in Violent Cop ma senza quella sua speranza che gli permetteva di andare avanti. Andare avanti in un mondo dove la violenza è una costante, dove esistono e resistono solo quelli che stanno dalla parte giusta di una pistola ma anche di un qualsiasi oggetto che cela il suo essere un arma. Nishi un Kitano silenzioso come se avesse già detto tutto con una faccia resa ancora più inaccessibile da un incidente avvenuto qualche anno prima delle riprese del film. Una fissità che esprime in maniera onesta la sua personalità una maschera immutabile ma paradossalmente comunicativa, che Nishi rende maggiormente inespressiva indossando degli occhiali da sole per nascondere l'unica parte di sé che sembra provare qualcosa. Nishi per non essere sopraffatto dalla macchina umana di Hana-Bi sopravvive d'istinto, reagisce colpendo più forte colpendo per primo, alternando un affetto e un sentimento muto ma fortissimo con la moglie malata di leucemia. Poliziotti Yakuza Debiti Rimorsi Traumi Neve Mare Sangue e altro Sangue. Un buco nero capace solo d'ingoiare un unica via d'uscita, un ultimo viaggio.
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oh dae-su
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martedì 21 ottobre 2014
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fiori di kitano
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Procedendo per un percorso inverso, a ritroso, ed analizzando l'ultima sequenza( gli ultimi cinque minuti per intendersi) del film Hana-bi, questa è l'immagine che Kitano ci offre: La riva del mare, il suono delle onde che si infrangono sulla sabbia, la brezza marina e la luce del sole, Nishi e sua moglie Miyuki sulla riva sorridenti, una bambina( la figlia di Kitano stesso) felice che fa volare un aquilone, il silenzio e la musica che avanza sulla panoramica del mare, verso l'orizzonte, la scena che si prepara ai titoli di coda.
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Procedendo per un percorso inverso, a ritroso, ed analizzando l'ultima sequenza( gli ultimi cinque minuti per intendersi) del film Hana-bi, questa è l'immagine che Kitano ci offre: La riva del mare, il suono delle onde che si infrangono sulla sabbia, la brezza marina e la luce del sole, Nishi e sua moglie Miyuki sulla riva sorridenti, una bambina( la figlia di Kitano stesso) felice che fa volare un aquilone, il silenzio e la musica che avanza sulla panoramica del mare, verso l'orizzonte, la scena che si prepara ai titoli di coda. Uno sparo, il silenzio, un altro sparo, ancora silenzio; il primo piano sulla bambina con l'aquilone, ora seria. Questa sequenza finale, questo epilogo tragico( che tanto ricorda la sofferenza di Gustav nel contemplare Tadzio nell'ultima scena di Morte a Venezia di Luchino Visconti) è sintomatica di un film di contrasto, figlio di un cinema di contrasto, quello di Kitano, carico di ingombrante gestuaità e di silenzi, che ben più valgono rispetto ai dialoghi nel cinema del regista( ma in tutto il cinema Giapponese si potrebbe dire). Rallenty esasperati e colonna musica( quella di Joe Hisaishi) di forte rilievo sono i cavalli di battaglia del regista, che fa massiccio uso di scene fisse a forte impronta espressiva. Nishi e la moglie Miyuki vivono il dramma di una vita oltremodo sfortunata: Lei malata terminale di leucemia, lui ex poliziotto vincolato dai debiti con la Yakuza e tormentato dai sensi di colpa verso l'ex collega Horibe, rimasto paralizzato durante una operazione di polizia. La ricerca di Nishi, è la ricerca dell' innamorato, dell'uomo indissolubilmente legato alla sua donna che cerca di farle trascorrere degli ultimi momenti felici; la ricerca, in soldoni, di un poco di felicità in una vita di travagli. Un profondo dramma ed un Yakuza movie allo stesso tempo, nello stile tutto personale di Kitano, stile ,si è detto, di contrasto. Infatti, Il gioco di antinomie che costituisce la struttura stessa del film si diversifica coloritamente attraverso sequenze tra le più varie, che toccano più modi di fare cinema:Il dramma, che è la parte integrante del film stesso( la sparatoria in cui Horibe viene ferito ad esempio), la violenza( la sequenza in cui Nishi acceca uno scagnozzo della Yakuza con una bacchetta) ma anche la comicità ( la sequenza della rapina in banca di Nishi sullo stile della rapina già vista in Getting Any? tre anni prima). Gli stessi personaggi sono di caratteri fortemente contrastanti: Nishi è un uomo mite e controllato ma che nasconde una particolare ferocia nei confronti dei criminali, la sua esteriorità tradisce un profondo dolore intriseco; Horibe che dopo l'incidente trova pace dall'ombra del suicidio con la pittura( con quei quadri dipinti da Kitano stesso) e sembra rinascere; Miyuki molto in disparte come figura scenica ma che assume paradossalmente i toni più positivi, meno malinconici tra i personaggi. D'altronde è Kitano stesso che parlando del film ci fornisce una metafora significativa: Un pendolo che oscilla tra la tenerezza e la brutalità( caratteristica che Kitano dice essere propria della cultura Giapponese) che, come tale, ha bisogno delle stesse quantità di energia per equilibrare il suo movimento. Ne deriva che più Nishi è un uomo gentile e tenero con la moglie e più si deforma in una bestia con gli uomini della Yakuza. Un lavoro sottile, quindi, di euilibri e di contrasti quello di Kitano. L' amore che lega Nishi a Miyuki è un amore carnale, amore tra amanti( a differenza di Violent Cop, la prima pellicola di Kitano, che tratta dell'amore che lega un fratello ed una sorella), ma non è completo, e, come spesso succede nei lavori del regista( altro esempio è Silenzio sul Mare, che parla di una storia d'amore tra sordomuti), un amore che non può svilupparsi in tutta la sua forza espressiva. Kitano d'altronde si è sempre confessato uomo timoroso, insicuro, e, probabilmente, il tramite tra il Kitano regista ed il Kitano inquanto uomo sta proprio nell'insicurezza, nella paura: Così come l'amore dei personaggi è sempre ostacolato e l'intreccio si snoda attraverso trame mai facili, così deve essere l'impressione che il film suscita nello spettatore: Una malattia che non ha cura, un nodo che non si può sciogliere, inquanto non sta nel risolvere la vera maestria di un artista.
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laurence316
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giovedì 5 giugno 2014
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il miglior film del decennio
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7° film di Kitano, dopo il già notevolissimo Sonatine, è il suo migliore e uno dei migliori (per non dire il più grande) film degli anni '90. Certi pseudo critici dovrebbero astenersi dal parlare dei film se quasi certamente non gli hanno neanche visti (non da svegli, almeno!). Struggente, amaro e umano, è un film che insegue vari generi, incrociandone molti lungo il cammino. Certo, la manto di Kitano si sente, tutti i più grandi maestri si riconoscono al volo, e si sente anche la lontananza della cinematografia orientale (e giapponese nello specifico) rispetto a quella occidentale, che infatti spesso non comprende o non vuole comprendere film di tale portata e bellezza.
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7° film di Kitano, dopo il già notevolissimo Sonatine, è il suo migliore e uno dei migliori (per non dire il più grande) film degli anni '90. Certi pseudo critici dovrebbero astenersi dal parlare dei film se quasi certamente non gli hanno neanche visti (non da svegli, almeno!). Struggente, amaro e umano, è un film che insegue vari generi, incrociandone molti lungo il cammino. Certo, la manto di Kitano si sente, tutti i più grandi maestri si riconoscono al volo, e si sente anche la lontananza della cinematografia orientale (e giapponese nello specifico) rispetto a quella occidentale, che infatti spesso non comprende o non vuole comprendere film di tale portata e bellezza. Alterna sapientemente azione con rapide quanto impreviste digressioni sulla pittura (i quadri sono dello stesso regista), violenza con quieta e pacata dolcezza dei momenti familiari, tragedia e liricità. Assolutamente geniale la sequenza della rapina in banca, decisamente fuori dai canoni soprattutto agli occhi nostri abituati ad overdose di azione ed effetti speciali, talmente pacata da sembrare quasi irreale. Kitano costruisce quindi un film ambivalente, ambiguo, che spiazza, intenerisce, commuove, e infine colpisce dritto allo stomaco. Si affida ad una narrazione lineare ma originale al tempo stesso, con carenza di dialoghi, non necessari. Certe volte i gesti valgono più di mille parole. Come in questo meraviglioso film, prezioso e poeticio, che si impone come uno spartiacque non solo fra il modo di fare cinema nipponico e quello occidentale, ma anche fra due culture diametralmente opposte. Apprezzato e acclamato in mezzo mondo, vince il Leone d'Oro a Venezia, ed è impreziosito anche dalle bellissime musiche di Hisahisi, grande compositore che ha spesso accompagnato anche un altro Maestro. Da vedere.
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carlo vecchiarelli
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domenica 6 aprile 2014
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i silenzi di beat kitano
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La vita a volte si ferma a rimuginare sul destino, come nella Tokio degli anni '90, con il doppio silenzio di due ex agenti di polizia caduti in disgrazia. Tra digressioni musicali e pittoriche che riempiono il vuoto verbale di situazioni senza speranza. Nishi deve fare i conti con una figlia morta, un collega morto sulla coscienza e una moglie malata terminale. Come se non bastasse, uno scherzo del destino ha costretto sulla sedia a rotelle il suo sostituto Horibe, che verrà abbandonato dalla famiglia rimanendo vittima della depressione.
Situazioni estreme che vengono affrontate con una lucidità nichilista di diverso orientamento.
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La vita a volte si ferma a rimuginare sul destino, come nella Tokio degli anni '90, con il doppio silenzio di due ex agenti di polizia caduti in disgrazia. Tra digressioni musicali e pittoriche che riempiono il vuoto verbale di situazioni senza speranza. Nishi deve fare i conti con una figlia morta, un collega morto sulla coscienza e una moglie malata terminale. Come se non bastasse, uno scherzo del destino ha costretto sulla sedia a rotelle il suo sostituto Horibe, che verrà abbandonato dalla famiglia rimanendo vittima della depressione.
Situazioni estreme che vengono affrontate con una lucidità nichilista di diverso orientamento. Nishi ( interpretato dallo stesso regista Takeshi Kitano ) seppur taglieggiato da una banda di yakuza per i debiti contratti per le spese mediche, sembra curarsi solo della serenità degli ultimi giorni che rimangono a sua moglie. In parallelo a questa dolcezza quasi muta, di fronte agli inconvenienti di tutti i giorni – dai più innocui ai più pericolosi - sopperirà con una violenza metodica e incondizionata, l'unico linguaggio rimasto a un uomo senza più orizzonti credibili. Horibe, invece, riacquisterà speranza poco a poco attraverso la scoperta della pittura, con la quale torna a esprimersi, riappropriandosi della propria identità nel mondo.
Tra flashback magistrali che giustificano, come un flusso di coscienza, l'ineccepibile descrizione psicologica dei protagonisti, arriverà il momento in cui Nishi sarà costretto a rapinare una banca per pagare i propri debiti e ripercorrere, in un ultimo viaggio, il Giappone con sua moglie. Come i binari di un treno, affiancati e mai convergenti, alle immagini di tenerezza e umanità, di affiatamento e complicità dai risvolti comici tipici di Kitano - accompagnate dalla leggerezza della colonna sonora di J.Hisaishi - la strada senza uscita intrapresa da Nishi, lo costringerà a fare i conti con quella violenza descritta come un getto di colore pollockiano, che appare d'improvviso sulla tela. Il tutto immerso nel silenzio delle domande irrisolte della vita, interrotto solo dal rumore sordo dei colpi al viso, dai gong di una campana sacra, dal crepitio degli spari, dal vento che sbatacchia un acquilone, dalle onde che si adagiano sul bagnasciuga.
Vincitore del Leone d'Oro a Venezia nel 1997, grazie ad uno stile unico, intimo e asciutto.
Seguite la pagina " Stronca un film : la cinepolemica "
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tommyf14
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venerdì 22 marzo 2013
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una delle massime espressioni del cinema orientale
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Takeshi Kitano ci presenta la storia di un ex poliziotto tormentato da drammi interiori … la figlia è morta, la moglie, malata di cancro, è in punto di morte, un suo caro collega è rimasto paralizzato durante una spedizione alla quale anch’egli doveva partecipare.
Il protagonista dunque decide di rapinare una banca per pagare un suo debito con la Yakuza (sempre presente nelle opere di Kitano) e poi passare gli ultimi giorni con la moglie, con la quale non parla più da tempo.
I due trascorreranno piacevoli giornate insieme, dimostrandosi reciprocamente un profondo affetto, tanto che alla fine la moglie lo ringrazierà, appena prima che il protagonista allievi il dolore di entrambi, uccidendo prima lei e poi suicidandosi su una tranquilla spiaggia: … sullo sfondo una ragazzina gioca con un aquilone.
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Takeshi Kitano ci presenta la storia di un ex poliziotto tormentato da drammi interiori … la figlia è morta, la moglie, malata di cancro, è in punto di morte, un suo caro collega è rimasto paralizzato durante una spedizione alla quale anch’egli doveva partecipare.
Il protagonista dunque decide di rapinare una banca per pagare un suo debito con la Yakuza (sempre presente nelle opere di Kitano) e poi passare gli ultimi giorni con la moglie, con la quale non parla più da tempo.
I due trascorreranno piacevoli giornate insieme, dimostrandosi reciprocamente un profondo affetto, tanto che alla fine la moglie lo ringrazierà, appena prima che il protagonista allievi il dolore di entrambi, uccidendo prima lei e poi suicidandosi su una tranquilla spiaggia: … sullo sfondo una ragazzina gioca con un aquilone.
Il regista tratta con grandissima tenerezza il rapporto tra il protagonista e la moglie e con altrettanta sensibilità lo stato d'animo del collega, che, sulla sedia a rotelle, scopre l'arte e comincia a dipingere.
L'animo del protagonista (che è poi lo stesso regista) è descritto attraverso una sorta di nichilismo espressivo: lunghi silenzi, sguardi, espressioni pensierose, a cui, in pieno stile orientale, si alternano scene di grande violenza intuitiva.
Il tutto accompagnato dalla grandissima colonna sonora di Joe Hisaishi.
Con la vittoria del Leone d'oro a Venezia nel 1997, il cinema di Kitano si impone con quest’opera all’attenzione mondiale, come manifestazione di uno dei più originali artisti del mondo orientale.
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ctizen k
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sabato 18 agosto 2012
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il film più poetico del maestro kitano
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Capolovoro immenso per il regista giapponese! Il film è una danza per gli occhi, i colori e i dipinti fatti dallo stesso Kitano danno armonia alla pellicola ritenendo il tutto un vero e proprio cult. Il regista vuole poesia la quale non manca, anzi la stessa violenza e amore per la moglie fanno parte della poetica di Kitano facendo di questo Yakuza Movie una pietra miliare. Fiori di fuoco (Hana-Bi in giapponese) è un film che io personalmente apprezzo e non mi stancherò mai di guardarlo, l'ho fatto vedere al cineforum nella mia facoltà e tutti sono rimasti a bocca aperta. Finalmente un buon film genuino con un gusto tutto particolare.
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no_data
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sabato 18 agosto 2012
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il capolavoro di kitano
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Meritatissimo Leone d'Oro a Venezia 1997, "Hana-Bi" è l'apoteosi silenziosa della poetica di Takeshi Kitano, che gira un film non classificabile in nessun genere, comprendente gangster movie, noir, storia d'amore e, ma solo in minima parte, commedia surreale (che ritornerà in "L'estate di Kikujiro"). Lo stile del regista è assolutamente unico ed inimitabile, fatto di, come è noto, momenti di poesia assoluta e scene di violenze improvvise e scioccanti, tragiche figure di esseri umani che aspettono la morte e squarci di luce e di sorrisi. Se la morte è l'unica pace che trovano i due protagonisti e la violenza è inenerrabile e fredda, il film è pervaso di un calore umano stupefacente, che è massimo nell'ultima scena, straziante, commovente e divertente, con l'aquilone.
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Meritatissimo Leone d'Oro a Venezia 1997, "Hana-Bi" è l'apoteosi silenziosa della poetica di Takeshi Kitano, che gira un film non classificabile in nessun genere, comprendente gangster movie, noir, storia d'amore e, ma solo in minima parte, commedia surreale (che ritornerà in "L'estate di Kikujiro"). Lo stile del regista è assolutamente unico ed inimitabile, fatto di, come è noto, momenti di poesia assoluta e scene di violenze improvvise e scioccanti, tragiche figure di esseri umani che aspettono la morte e squarci di luce e di sorrisi. Se la morte è l'unica pace che trovano i due protagonisti e la violenza è inenerrabile e fredda, il film è pervaso di un calore umano stupefacente, che è massimo nell'ultima scena, straziante, commovente e divertente, con l'aquilone. Giusto ripetere che Kitano non è il Tarantino giapponese: se in entrambi la violenza è contrapposta all'umorismo, il regista americano non troverà mai la poetica del nipponico, fatta di quadri naive e luoghi sacri shintoisti ridotti a mere attrazioni turistiche. Kitano ha realizzato in "Hana-Bi" quello che a mio parere è tra i migliori film di sempre, grazie anche alle straordinarie musiche di Joe Hisaishi, un tempo collaboratore stabile del nostro, malinconiche e strazianti ma anche sognanti.
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molenga
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mercoledì 29 giugno 2011
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un kitano eccezionale
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Hana bi è il film di kitano:non è un film perfetto ma il frutto di un'illuminazione piombata tra capo e collo al poliedrico artista giapponese: il montaggio è favoloso, presente e narrazione si incontrano a metà tempo mentre i ricordi di nishi, l'amicizia e l'amore maturano nel protagonista fino a diventare marci, inutili, da buttar via...l'etica del proseguire per forza d'inerzia fino all'unico tragico epilogo accettabile.
Questo film non sarebbe tanto bello senza le fantastiche musiche dell'immenso joe Hisaishi, che permettono di seguire lo svolgersi dell'azione a occhi chiusi
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dandy
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sabato 19 febbraio 2011
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un altro capolavoro firmato kitano.
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Probabilmente il film migliore del regista,assieme a "Sonatine".Di certo più commovente.Ancora una volta violenza e morte(soprattutto la propria) vengono guardati con stoicismo.La vita è incomprensibile,e la tenerezza impossibile.Kitano si porta fuori dalle regole di genere e non, mischiando accelerazioni e improvvisi cambi tono,spiazzando sempre lo spettatore.E,cosa assai rara nel cinema odierno,sa suscitare emozioni vere.Non manca il solito umorismo beffardo di fondo nel descrivere la quotidianità della Yakuza e dei personaggi che ci girano intorno.Più esplicito,stavolta,il rapporto con la cultura tradizionale giapponese,con i luoghi sacri ormai ridotti a mete per turisti.
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Probabilmente il film migliore del regista,assieme a "Sonatine".Di certo più commovente.Ancora una volta violenza e morte(soprattutto la propria) vengono guardati con stoicismo.La vita è incomprensibile,e la tenerezza impossibile.Kitano si porta fuori dalle regole di genere e non, mischiando accelerazioni e improvvisi cambi tono,spiazzando sempre lo spettatore.E,cosa assai rara nel cinema odierno,sa suscitare emozioni vere.Non manca il solito umorismo beffardo di fondo nel descrivere la quotidianità della Yakuza e dei personaggi che ci girano intorno.Più esplicito,stavolta,il rapporto con la cultura tradizionale giapponese,con i luoghi sacri ormai ridotti a mete per turisti.Struggente il finale sulla spiaggia(anche il mare è un elemento costante nei film di KItano).Sempre ottime le musiche di Joe Hisaishi.Leone d'oro a Venezia.Il titolo originale significa fiore e fuoco,se si separano gli ideogrammi.Fuoco d'artificio se li si unisce.
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