| Anno | 2025 |
| Genere | Documentario, |
| Produzione | Italia, Francia |
| Durata | 70 minuti |
| Regia di | Francesco Eppesteingher, Federico Bacci |
| Uscita | lunedì 17 novembre 2025 |
| Distribuzione | OpenDDB |
| MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 17 novembre 2025
L'incredibile impresa di Giorgio Lolli, bolognese, rivoluzionario delle onde radio, che in quarant'anni ha dato vita a oltre 500 emittenti in Africa. Radio Solaire - Radio Diffusion Rurale è 56° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 495,00 e registrato 590 presenze.
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CONSIGLIATO SÌ
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Il bolognese Giorgio Lolli, ex sindacalista e tecnico di radio libere vicine al PCI, dagli anni Ottanta fondò più di 500 emittenti partendo dal Mali in tutta l'Africa. Tramite l'impresa sociale Radio Solaire, così, assicurò formazione e lavoro a decine di tecnici e conduttori radiofonici locali. Il doc ripercorre l'azione rivoluzionaria del "padre della radiofonia privata africana" al tramonto del secolo in un contesto segnato da dittature, monopolio dei media e disinformazione. Gli occhi e la voce sono del "discepolo" Abdrahmane Cissoko, intento, ora che Lolli è morto, a formare le giovani generazioni affinché nasca un'altra radio al confine tra Senegal, Mali e Mauritania che racconti le storie dei migranti.
Il doc diretto a quattro mani dal Bacci e Eppesteingher, tra nostalgia e testamento civile, riscopre la figura leggendaria di un pioniere della radio che ha speso la vita per donare all'Africa un nuovo strumento di emancipazione, socialità e democratizzazione.
Con passo breve (il film sfiora l'ora e un quarto di durata), tono ammirato ed economia di mezzi (produce con merito Materiali Sonori Cinema), il racconto colloca una biografia inimitabile dento la storia sociale e mediologica dell'Africa di fine secolo. Al centro della cinepresa, la preveggenza ostinata e spericolata di un precursore delle emittenti private, catapultate da Bologna all'Africa subsahariana in un contesto di sottosviluppo, analfabetismo e repressione.
Lo stile è canonico: il montatore Bartolini cuce video e (di rado) fotografie d'epoca, talking heads (tra cui lo stesso Logli e altre non sempre indispensabili) e scorci dell'Africa attuale. A tratti, però, la sceneggiatura degli stessi registi tradisce un andamento poco lucido in cui prevale un senso di accumulazione e di arruffamento più che di selezione lineare.
Sarà perché il criterio cronologico è più pretesto che spina dorsale di un film che ruota attorno a due fuochi tematici: da una parte il portato politico dell'azione di Lolli, della sua azione solitaria, ostinata e senza eguali, dall'altro il senso di comunità, di aggregazione partecipava, di dignificazione che questa ha innescato e che ancora oggi perdura.
Fondare un'emittente nel Mali di fine secolo significava mettere in mano alle comunità un poderoso mezzo di coscienza politica ed emancipazione democratica; moltiplicare le voci, donando il microfono per la prima volta a sudditi spesso semianalfabeti, di un regime dove imperava un governo, un giornale, una radio. Radio, dunque, che non diventa solo intrattenimento, ma presidio sociale, formazione sanitaria, lavorativa e politica, consapevolizzazione sui diritti di donne e migranti.
La cinepresa calca sul senso di aggregazione e riscatto sociale delle innovazioni di Lolli: non imprenditore, ma donatore, non padrone ma padre di figli di onde FM, caposcuola di una generazione professionalizzata, altrimenti costretta a disoccupazione, emigrazione e povertà.
Radio Solaire si premura di togliere la polvere dell'oblio a un visionario anarcoide misconosciuto in Italia. E con la sua agiografia incoraggia il coraggio individuale contro la repressione politica, la circolazione contro il monopolio dei saperi, la restanza contro l'erranza, la democrazia contro la dittatura, la collettività contro l'individualismo.
In fondo è un rarissimo esempio di "colonialismo virtuoso": un europeo, anzi un occidentale che offre senza tornaconto agli africani il sapere tecnico per sfuggire al giogo delle multinazionali, per ribaltare i regimi in democrazie. E non viceversa.
Questo Lolli lo sa bene. E lo sussurra tra nostalgia e commozione: "la radio è stata la mia rivoluzione".
L'intuizione dell'ex sindacalista bolognese Giorgio Lolli, protagonista e mentore di questo - per molti versi - sorprendente film che racconta di liberazione e autodeterminazione, è stata quella di cogliere l'importanza della comunicazione: sfruttare una tecnologia a bassissimo costo e così potere consegnare alle popolazioni africane del Mali e del Senegal, ma dopo anche a quelle del Togo e del Burkina [...] Vai alla recensione »
C'è un italiano il cui nome da noi non dice molto, ma in Africa è conosciutissimo. È Giorgio Lolli, ex operaio bolognese che negli anni 70 si trasferisce nel continente nero, dove da autodidatta installa in 40 anni più di 500 emittenti FM tra Senegal, Mali e Burkina Faso, contribuendo con le radio libere allo sviluppo democratico di quei paesi e alla formazione di persone che ancora oggi gli sono debitrici. [...] Vai alla recensione »