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AMMAZZARE STANCA.
Il cinema di genere italiano ritorna a colpire e pure bene con questo film liberamente tratto dall?omonima autobiografia di Antonio Zagari.
Lombardia anni ?70. Antonio Zagari ? un sicario dell??ndrangheta che compie omicidi su commissione per conto di suo padre Giacomo e della famiglia calabrese del boss Peppino Pesce impegnati nella malavita tra rapine, estorsioni, ricatti e rapimenti nei territori di Lodi, Lecco e Milano. Come copertura lavora come operaio in una fabbrica, guida una modesta fiat 127 e si frequenta con Angela. Avendo dei rapporti sempre meno affettivi col padre, gli omicidi che cominciano a segnarlo, un fratello quasi sul punto di farla grossa e con l?entrata del nuovo business dell?eroina col quale la sua famiglia non vuole averci a che fare, Antonio vedr? gli equilibri sgretolarsi, anche a causa di una polizia sempre pi? pressante. Dopo un periodo in carcere, una vita familiare con Angela in bilico con quella malavitosa e alcuni omicidi decider? di porre fine a tutto questo contro suo padre.
Daniele Vicari, che prima non conoscevo come regista, ha dalla sua una regia bella presentabile. Ci? che colpisce ? la fotografia molto concentrata sui gialli e sui rossi caldi tanto da dare sensazioni di atmosfera calabrese nell?entroterra lombardo e di noir urbano, specie con i fari e i lampioni. Scenograficamente ? molto accurato tra costumi, arredi, oggetti, mezzi di trasporto e acconciature. Ottime le musiche che vanno dal pop alle canzoni italiane anni ?70 e ?80. Una tecnica registica buona con uso della macchina a mano, movimenti giusti e degli ottimi piani sequenza. Il montaggio riesce a donare il giusto ritmo tra momenti di tensione, nei dialoghi e nei momenti di azione. C?? il giusto sangue e la giusta crudezza senza andare troppo a spettacolarizzare. Un?altra cosa che colpisce ? la classica ironia nostrana che per? si va? a ridere a denti stretti considerando il contesto. Senza contare le parlate calabresi e milanesi che donano realismo ai dialoghi. Tra gli attori spiccano un tanto carismatico quanto posato Gabriel Montesi come protagonista, uno splendido Vinicio Marchioni e dalla faccia giusta come Giacomo Zagari, un?ottima Selene Caramazza nel ruolo di Angela, un Andrea Fuorto azzeccato nel fratello Enzo e un sorprendente Rocco Papaleo come Peppino Pesce dove mantiene una flebile ironia, nonostante un personaggio che stinco di santo non ?.
La storia racconta bene il contesto, le usanze e i modi in cui questi malavitosi si erano insediati in Lombardia in quanto rapinavano, estorcevano denaro e uccidevano mantenendo per? dei bassi profili con lavori e vite modeste per non dare nell?occhio. Di come il trascorrere del tempo comportava cambiamenti negli ambiti degli affari come l?eroina che andava sempre pi? a divagarsi e che a livello politico l??ndrangheta aveva pressappoco campo libero in quanto teneva a bada i manifestanti e gli scioperanti davanti alle fabbriche e alle universit? in quegli anni. Naturalmente con le varie divisioni e dispute violente tra vari clan e spacciatori. Il tutto con dei personaggi che lottano sia per il potere che nel salire di pi? nei ranghi, ma pi? avanti e nel caso di Antonio Zagari per poter disarcionarsene dopo diversi episodi per nulla rosei con un padre sempre pi? padrone, diffidente nei confronti dei figli, delle rapine andate a male e delle perdite familiari non da poco. E perci? il desiderio di potersi riscattare, di farsi una famiglia e di una vendetta tra celati patteggiamenti, imboscate e altri omicidi porteranno Antonio ad un finale liberatorio e ai posteri avvolto ancora nel mistero come si vede nelle didascalie prima dei credits. Tutto in un noir gangster a volte condito con delle sfumature pulp dove si va? a tifare per personaggi per nulla retorici e buonisti.
Alcuni passaggi nei mesi se non negli anni bisogna dire che dal secondo tempo sono un po? affrettati, a volte degli effetti visivi di macchina, per quanto voluti per evidenziare uno stato d?animo particolare di Antonio, rischiano di scivolare nel manierismo e di distaccarsi dalla storia e la faccenda della riabilitazione carceraria meritava forse un po? pi? di squallore in quanto viene mostrata forse troppo pulita.
Un buon film dallo stile di altri tempi dove si rispolvera il vecchio gangster noir all?italiana.
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