thomas
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lunedì 19 febbraio 2024
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idee fresche per il cinema italiano
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Lo scambio di identità donna/uomo, pur se non frequente come quello uomo/donna, è presente nella storia del Cinema fin dagli albori e per le più disparate finalità: nel 1918 in “Non vorrei essere un uomo” di Ernest Lubitsch, una donna si traveste da uomo per vivere quelle libertà assicurate nella società soltanto agli uomini; in “Victor Victoria” Julie Andrews si trasforma in uomo per trovare lavoro; anche in “Mulan” c’è uno scambio di identità, questa volta per salvare la vita al padre malato; nel notissimo “Shakespeare in love” invece le motivazioni sono quelle dell’amore per la recitazione e per un uomo. Non risultano pellicole in cui lo scambio avvenga per “punire, umiliandolo” un regista troppo arrogante e incline alle offese nei confronti degli aspiranti attori.
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Lo scambio di identità donna/uomo, pur se non frequente come quello uomo/donna, è presente nella storia del Cinema fin dagli albori e per le più disparate finalità: nel 1918 in “Non vorrei essere un uomo” di Ernest Lubitsch, una donna si traveste da uomo per vivere quelle libertà assicurate nella società soltanto agli uomini; in “Victor Victoria” Julie Andrews si trasforma in uomo per trovare lavoro; anche in “Mulan” c’è uno scambio di identità, questa volta per salvare la vita al padre malato; nel notissimo “Shakespeare in love” invece le motivazioni sono quelle dell’amore per la recitazione e per un uomo. Non risultano pellicole in cui lo scambio avvenga per “punire, umiliandolo” un regista troppo arrogante e incline alle offese nei confronti degli aspiranti attori. E qui è il primo pregio di una pellicola fresca, originale. Le idee da cui scaturisce la storia non sono un rimasticamento di classici del passato, ma una brillante attualizzazione. Otto Novembre (il nome che la/il protagonista si attribuisce in previsione dell’umiliazione finale) non è la copia scopiazzata di uno dei tanti personaggi che hanno attraversato la storia del Cinema, ma si ritaglia un posto tutto suo, una bella nicchia personale. La sua decisione di vendicarsi delle offese ricevute durante un provino dal regista Landi Porrini ripresentandosi travestita per dimostrargli che non è in grado di riconoscere una donna da un uomo la fa precipitare in un vortice di situazioni surreali e divertenti che sono l’altro punto di forza del film, che è di certo una commedia all’italiana, ma sofisticata, davvero raffinata. A differenza di tante commedie che non hanno fatto onore alla nostra grande tradizione nazionale, in “Romeo è Giulietta” c’è molta attenzione alla qualità dei dialoghi ed all’approfondimento psicologico dei personaggi (notevole il rapporto tra il regista ed il suo compagno), senza tuttavia perdere quella brillantezza che pervade tutto il film e che è uno dei suoi punti di forza. Nella dinamica del regista che, un po’ alla volta, si invaghisce di Otto Novembre ed inizia a corteggiarlo c’è un qualcosa che ricorda alla lontana “Tootsie” ma, rispetto alla celebre pellicola americana, “Romeo è Giulietta” ancora una volta attualizza e non sfigura affatto, anzi. Merito anche di una vicenda che non si focalizza soltanto sui protagonisti principali, ma che si “colora” della presenza di personaggi di contorno riuscitissimi, sia nella scrittura che nella recitazione: Alessandro Haber è un produttore squattrinato che regala sprazzi di divertimento, Margherita Buy una vecchia attrice di teatro ricca di fascino e classe, Maurizio Lombardi un uomo di mezz’età ancora pieno di sentimento e sensibilità, Geppi Cucciari una truccatrice dalla battuta tagliente ed irresistibile dedita ai toy boys. Persino le figure più defilate sono messe a fuoco con chiarezza e, pur nella loro credibilità, sono divertenti: l’impresario romagnolo della stellina di tik tok è una straordinaria “faccia alla Fellini”, di quelle “giuste” che il Maestro sapeva mettere “al posto giusto”. Di Sergio Castellitto è stato scritto tanto, basti qui soltanto sottolineare che ha aggiunto un’altra grande interpretazione ad una carriera eccellente, il suo Federico Landi Porrini pur essendo un personaggio sopra le righe non entra mai in “versione macchietta” ma rimane in perfetto equilibrio in una partitura di espressioni che suscita ilarità e riflessioni. Per finire la (il) protagonista, Pilar Fogliati. In passato abbiamo scritto che, forse, era nata una stella la cui luce nasceva dalla naturalezza della recitazione, dalla capacità di modulare la voce, dalla vivacità dell’espressione degli occhi. Chissà se diventerà una stella di prima grandezza, ma l’essersi misurata con successo con la difficoltà di sdoppiarsi per essere un personaggio maschile credibile è certo che ne ha aumentato il bagliore.
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gabriella
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martedì 20 febbraio 2024
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l''importanza degli accenti
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Nel buio di un teatro si stanno svolgendo i provini per il ruolo di Giulietta sotto lo sguardo caustico e cinico del regista Federico Landi Porrini ( uno strepitoso Sergio Castellitto), regista acclamato ma a corto d'idee, che vorrebbe concludere la sua carriera con un evento che lasci il segno. Purtroppo per lui le candidate non corrispondono alla sua idea di Giulietta, troppo fiacche o troppo sfacciate, qualcuna arrogante perché ha fatto l’accademia ma farebbe meglio ad aprire una tabaccheria, un’altra che ha passato la selezione di miss Italia, solo Vittoria sarebbe in grado di vestire i panni dell’eroina shakesperiana, ma un’accusa di plagio è una minaccia che incombe sulla sua testa e le nega qualsiasi possibilità.
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Nel buio di un teatro si stanno svolgendo i provini per il ruolo di Giulietta sotto lo sguardo caustico e cinico del regista Federico Landi Porrini ( uno strepitoso Sergio Castellitto), regista acclamato ma a corto d'idee, che vorrebbe concludere la sua carriera con un evento che lasci il segno. Purtroppo per lui le candidate non corrispondono alla sua idea di Giulietta, troppo fiacche o troppo sfacciate, qualcuna arrogante perché ha fatto l’accademia ma farebbe meglio ad aprire una tabaccheria, un’altra che ha passato la selezione di miss Italia, solo Vittoria sarebbe in grado di vestire i panni dell’eroina shakesperiana, ma un’accusa di plagio è una minaccia che incombe sulla sua testa e le nega qualsiasi possibilità. Ma vittoria non si arrende, con l’aiuto di un’amica truccatrice, si trasforma in un ragazzo e ottiene la parte di Romeo, soffiandola suo malgrado al suo fidanzato, , il quale otterrà inaspettatamente quella di Mercuzio. Si presenta così un Romeo dall’aria timida e schiva, goffamente vestito, con la voce delicata e acerba, di quelle non risonanti, ma che arrivano dritte al cuore, affiancato da un’istintiva Giulietta ( Serena De Ferrari), dando il via a un gioco degli equivoci, non sempre perfettamente a fuoco, ma sorretto da una buona scrittura e da interpreti in gran forma, Pilar Fogliati riesce a dare le giuste sfumature al suo duplice personaggio, ad arricchire il percorso interiore che porta alla costruzione di sé stessi e alla propria affermazione. Sergio Castellitto non ha bisogno di complimenti aggiuntivi, si conferma grande attore, riesce a trasmettere le insoddisfazioni di un uomo ormai fuori tempo, in crisi lavorativa e pure sul piano personale , in piena crisi di coppia con il suo piagnucoloso e frustrato compagno. Alla fine il giusto accento sistema ogni cosa e ognuno si riappropria della sua identità, con un finale che ricorda “ Victor Victoria” di Blakr Edwards.
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enzo70
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giovedì 29 febbraio 2024
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film leggero e veramente gradevole
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Veronesi mette in pista un Sergio Castellitto in grandissima forma per un film che funziona veramente bene. Vittoria è un’attrice giovane ma ha commesso un grave peccato per un’artista. Ha copiato, senza citare, l’opera di un’altra artista, traendone per di più anche un’utilità economica. Il sogno è quello di fare teatro, Landi Porrini, un regista di successo ma in difficoltà creativa, metterà in breve in scena Romeo e Giulietta, un tentativo molto ambizioso per riproporsi anche perché riesce ad ottenere la prima al festival dei due mondi di Spoleto. Vittoria vorrebbe interpretare Giulietta ed il provino va bene, ma purtroppo il passato riemerge e viene scartata.
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Veronesi mette in pista un Sergio Castellitto in grandissima forma per un film che funziona veramente bene. Vittoria è un’attrice giovane ma ha commesso un grave peccato per un’artista. Ha copiato, senza citare, l’opera di un’altra artista, traendone per di più anche un’utilità economica. Il sogno è quello di fare teatro, Landi Porrini, un regista di successo ma in difficoltà creativa, metterà in breve in scena Romeo e Giulietta, un tentativo molto ambizioso per riproporsi anche perché riesce ad ottenere la prima al festival dei due mondi di Spoleto. Vittoria vorrebbe interpretare Giulietta ed il provino va bene, ma purtroppo il passato riemerge e viene scartata. Anche il compagno di Vittoria, Fabio, è un attore e vorrebbe interpretare Romeo nella stessa commedia, ma anche lui viene scartato. I provini di Landi Porrini sono terribili perché il regista stesso è un uomo complesso, difficile, caratterizzato da un pessimo carattere. Vittoria però non demorde ed allora se non potrà essere Giulietta sarà Romeo, si fa travestire dalla truccatrice, grande Geppi Cucciari, e fa letteralmente impazzire Landi Porrini con la sua splendida interpretazione. Per la trama mi fermo qui perché questo è un film che va visto assolutamente al cinema perché non solo merita il grande schermo ma è un evidente segnale che il cinema italiano, anche leggero, vive un momento di grande interesse.
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