
Anno | 2025 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 67 minuti |
Regia di | Francesca Romana Massaro, Francesco Antonio Mondini |
Uscita | lunedì 8 settembre 2025 |
Distribuzione | Europictures |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento martedì 12 agosto 2025
Un ritratto completo del "Califfo" più autentico grazie alle testimonianze di numerosi artisti e personaggi che lo hanno conosciuto da vicino, i cui ricordi affiancano materiali di repertorio esclusivi.
CONSIGLIATO SÌ
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Roma, una notte. il giornalista di Radio Radicale Enrico Salvatori ricorda Franco Califano, chiamando a parlarne alcune persone che gli sono state vicine. In città, un suo fan (Raffaele Vannoli) segue la diretta in auto, cercando di raggiungere lo studio. In parallelo, altre testimonianze di vita vissuta insieme al cantautore e musicista puntellano il racconto. Amici e collaboratori, famosi e no: Barbara Palombelli, Claudia Gerini, Federico Zampaglione, Mita Medici, l"aviatore e figlio artistico" Enrico Giaretta, David e Ricciotti "Marocco" Boriani, figlio e padre amico storico, Francesco Rutelli, Antonello Mazzeo (amico e presidente della fondazione a lui dedicata), l'amico, compositore, e musicista Alberto Laurenti, la cantante Cinzia Baccini. Ai quali si aggiungono quelle di fan più recenti, come Franco126, Ketama126 e Noyz Narcos.
Molti gli aneddoti riguardanti una personalità creativa offuscata dal proprio mito di tombeur de femmes: in cinque decenni di attività, Califano avrebbe voluto anche girare un prison movie all'italiana con Palombelli, Natale a Rebibbia, di cui lei riporta avesse una sceneggiatura nel cassetto.
A bilanciare però la forma imperfetta di questo medaglione affettuoso di ricordi è la luce che getta sul Califano privato. Un uomo per bene, legato all'amicizia, fin troppo generoso, soprattutto ascoltatore. Anche pro domo sua, come ricorda Mazzeo, che interpreta i suoi silenzi attenti come il materiale di un "giornalista dei sentimenti". Soprattutto, un autore non disposto a piegarsi a mode discografiche: il racconto su "Napoli", presentata e piazzatasi ultima a Sanremo 1994, è esemplare.
Presentato in Freestyle alla Festa del Cinema di Roma 2024, Nun ve trattengo non nasconde anzi esibisce la propria natura estremamente lo-fi: riprese in condizioni di scarsa illuminazione, in contesti privati, spesso a tavola, uso del dialetto romano, home movies smagnetizzati e riutilizzati a testimonianza di una vita sociale che è stata molto vivace e poi riservata a pochi leali amici, una tra tutte, la cantata corale di "L'ultimo amico va via" a un matrimonio.
Opta per questa strada per necessità ma forse anche per assonanza con la vita di Franco Califano (1938-2013), che fu sotto i riflettori per alcuni anni e poi ghettizzato a causa di un processo e una detenzione di due anni che si risolse, pochi lo ricordano (ma l'amico "Marocco" sì) con la formula "il fatto non sussiste". Non è e non può essere una biografia, Nun ve trattengo, ma un'affettuosa, documentata commemorazione di un uomo grande, che ha lasciato in tanti tracce del suo spirito indipendente, ironico e caloroso. Un sentimento che vive in tante persone, una nostalgia per un artista amatissimo, non sempre debitamente riconosciuto.
Per quanto l'amatorialità del filmmaking sia smaccata, c'è più cuore ed empatia in operazioni come questa che in una fiction stereotipata e romanzata come il "biopic" Califano. Sinceramente vicina alla parabola artistico esistenziale dell'autore di decine di successi per altri e di innumerevoli testi per sé, tra i quali il film cita "Un tempo piccolo", "Balla, ba'", "Io nun piango", "Chi sono io"... Sommo rappresentante, nella sintesi del rapper Ketama126, delle due anime di Roma: il coatto e il poeta. Più noto per la prima, mentre il film fa riverberare, ben più duratura, la seconda.