luiross
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martedì 4 marzo 2025
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non occorre inquadrare ogni minuto zendaya
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Il film sarebbe più piacevole senza che il personaggio di Chani interpretato da Zendaya fosse inquadrato ogni minuto, psecialmente nella parte finale del film, ma poi non capisco il senso del contrasto con il protagonista, ma perche?!?
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bibob
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domenica 2 febbraio 2025
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noioso
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dovrebbe essere un film di fantascienza e si annega in una infinita melassa religiosa. scene lentissime qualsiasi esse siano, interminabili spiegoni di profezie e leggende. lagnosi e già visti giochi di potere. come sono già stati visti centomila volte i soliti ragazzini onnipotenti e immortali che ammazzano soldati addestrati che sembrano idioti. carri cingolati grandi come colline e lentissimi, che sembrano una metafora del film, e che sembrano fatti con l'unico scopo di fare da bersaglio a chi li vuole buttare giù. non è un film che può in alcun modo far riflettere quindi dovrebbe essere un film che fa semplicemente divertire. come no, se uno si dierte con la noia e la fuffa parareligiosa.
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ivan il matto
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mercoledì 25 settembre 2024
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denis villeneuve: una garanzia per la fantascienza
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"Non c'è speranza" urla Paul Atreides rivolgendosi alla madre, quasi folgorato dalla sua stessa veggenza, il giovane predestinato intuisce che il suo cammino su Arrakis sarà punteggiato da prove di forza, conflitti (interiori come reali), compromessi, lotte di potere. Il secondo capitolo di "Dune", tratto dai romanzi omonimi di Frank Herbert è proprio così: cupo, pervaso dall'ineluttabilita' di una guerra santa, attraversato dalla consapevolezza che (nella fiction, come nella realtà attuale) non esistono alternative e/o speranze. Siamo sempre nell'anno 10191 ma il film non è un semplice sequel del precedente, bensì un unico racconto di formazione, che riprende le vicende nel punto in cui si erano interrotte nella prima parte.
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"Non c'è speranza" urla Paul Atreides rivolgendosi alla madre, quasi folgorato dalla sua stessa veggenza, il giovane predestinato intuisce che il suo cammino su Arrakis sarà punteggiato da prove di forza, conflitti (interiori come reali), compromessi, lotte di potere. Il secondo capitolo di "Dune", tratto dai romanzi omonimi di Frank Herbert è proprio così: cupo, pervaso dall'ineluttabilita' di una guerra santa, attraversato dalla consapevolezza che (nella fiction, come nella realtà attuale) non esistono alternative e/o speranze. Siamo sempre nell'anno 10191 ma il film non è un semplice sequel del precedente, bensì un unico racconto di formazione, che riprende le vicende nel punto in cui si erano interrotte nella prima parte. Una fantascienza umanistica quella del canadese Denis Villeneuve (quasi una fantacoscienza, riprendendo un'antica definizione) che alla sua quarta incursione nel genere (Arrivals, Blade Runner 2047, Dune parte 1), conferma l'ottima vena come la necessità di porre in primo piano la complessità della narrazione, in luogo dei pur necessari e costosissimi effetti speciali. Così medioevo e modernità si confondono nella pellicola: duelli all'arma bianca e armi di distruzione di massa futuribili; Paul che diventa l'eletto Muad' Dib, colui che porterebbe i Freman al potere su Arrakis, giustapposto ad atmosfere dai film di Leni Riefenstahl per mettere in scena (in b/n) le tetre e notturne riunioni degli odiati Harkonnen. Ancora: vermi del deserto che diventano mezzi di trasporto per persone e cose, come elettrotreni giapponesi superveloci; elicotteri da battaglia come libellule postomoderne che citano gli assalti al villaggio vietcong del 9°reggimento cavalleria dell'aria, in "Apocalypse now" di Coppola. In larga parte sottotitolato, come nel primo episodio, Dune 2, apertamente anticolonialista e terzomondista, blockbuster da 190 milioni di dollari, aggiunge altre star ad un cast già precedentemente sontuoso. Eppure l'approccio è incredibilmente umile, quasi un documentario di carattere antropologico.
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giannelmo
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mercoledì 22 maggio 2024
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prodotto ben confezionato ma nulla più
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Sinceramente non capisco l'entusiasmo con cui è stato accolto il film, probabilmente la maggior parte degli spettatori non conosce l'opera da cui è stato tratto il film.
A parte le scene grandiose, bella fotografia, belle musiche, non ho trovato altri aspetti davvero positivi.
I personaggi sono poco caratterizzati psicologicamente (se non siamo al livello di una buona recita scolastica, poco ci manca), il duro e selvaggio Stilgar ridotto a sempliciotto superstizioso (e avevano a disposizione Bardem!), gli Harkonnen caricaturali (si salva Feyd-Rautha).
Con tutti i suoi difetti, la trasposizione di Lynch del 1984 è tutt'altra cosa: si vede la differenza tra un artista e un bravo artigiano.
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Sinceramente non capisco l'entusiasmo con cui è stato accolto il film, probabilmente la maggior parte degli spettatori non conosce l'opera da cui è stato tratto il film.
A parte le scene grandiose, bella fotografia, belle musiche, non ho trovato altri aspetti davvero positivi.
I personaggi sono poco caratterizzati psicologicamente (se non siamo al livello di una buona recita scolastica, poco ci manca), il duro e selvaggio Stilgar ridotto a sempliciotto superstizioso (e avevano a disposizione Bardem!), gli Harkonnen caricaturali (si salva Feyd-Rautha).
Con tutti i suoi difetti, la trasposizione di Lynch del 1984 è tutt'altra cosa: si vede la differenza tra un artista e un bravo artigiano.
Oggettivamente il materiale è troppo per essere ridotto ai tempi e modi richiesti dalla narrazione cinematografica, forse è più adatto ad una serie (come ha fatto per es. Apple col ciclo della Fondazione di Asimov).
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giulio60
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lunedì 20 maggio 2024
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male il doppiaggio
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giulio60
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lunedì 20 maggio 2024
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il doppiaggio rovina il film
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Il film potrebbe ancora andare, anche se ha delle pause e dei rallentamenti peggio che Il Trono di spade, il doppiaggio con gli e...... nel discorso diretto la dicono lunga sulla conoscenza del dialogo in italiano. E questo rovina parecchio il film.
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sabato 6 aprile 2024
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da vedere
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marmo
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martedì 26 marzo 2024
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un film dimenticabile
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Avete presente film come: Balla coi lupi, L'ultimo samurai, Avatar. Dune 2 è la riedizione della stessa storia in un contesto diverso.
Tutto già visto e stavolta pure raccontato con troppo distacco emotivo verso i protagonisti per cui è impossibile coinvolgersi nella storia.
A fine proiezione nessuno dei personaggi resterà nel cuore. Nessuna battuta, nessuna scena e nessun fotogramma restano nello spettatore e le emozioni, poche, del film sfumano subito. La messa in scena, la fotografia, gli effetti speciali sono suntuosi ma invece che arricchire l'esperienza visiva la gonfiano di inutile presuntuosità. Una produzione faraonica, un'attenzione spasmodica al dettaglio estetico che non si accompagnano ad una storia che ha invece bisogno di essere scavata, raccontata, immaginata e vissuta.
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Avete presente film come: Balla coi lupi, L'ultimo samurai, Avatar. Dune 2 è la riedizione della stessa storia in un contesto diverso.
Tutto già visto e stavolta pure raccontato con troppo distacco emotivo verso i protagonisti per cui è impossibile coinvolgersi nella storia.
A fine proiezione nessuno dei personaggi resterà nel cuore. Nessuna battuta, nessuna scena e nessun fotogramma restano nello spettatore e le emozioni, poche, del film sfumano subito. La messa in scena, la fotografia, gli effetti speciali sono suntuosi ma invece che arricchire l'esperienza visiva la gonfiano di inutile presuntuosità. Una produzione faraonica, un'attenzione spasmodica al dettaglio estetico che non si accompagnano ad una storia che ha invece bisogno di essere scavata, raccontata, immaginata e vissuta.
E' possibile che gli appassionati del romanzo di Frank Herbert non riscontrino i difetti del film qui mensionati. Chi conosce ed è già appassionato della storia non ha bisogno di essere portato dentro un nuovo mondo, non ha bisogno che li si presentino i personaggi. Già li conosce e sa perché fanno quel che fanno. Il film al cinema è per tutti però, e verso chi non conosce la storia, il film è avaro di spiegazioni, di caratterizzazione dei personaggi, di pathos.
Si va in sala con l'attesa di seguire una storia epica e coinvolgente e si finisce col vedere giovani che fanno surf sulle dune a cavallo di vermoni giganteschi.
Ne esce fuori in definitiva un film mediocre, sufficientemente noioso.
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tux
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venerdì 22 marzo 2024
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fa schifo.
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Non capisco l'hype per il film. Palesemente ad alt budget , fatto bene, ma il film fa schifo.
3 ore di lagne, di noia, mezza sala dormiva letteralmente. Nulla di realmente emozionante, solo emozioni forzate.
Stra sconsigliato. Evitate sto aborto.
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felicity
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martedì 19 marzo 2024
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la realtà di tutte le guerre tra mondi
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“There are no parts”, non ci sono parti. Non è un tentativo di conciliazione, ma la realtà di una guerra tra mondi, la realtà di tutte le guerre tra mondi, che siano pianeti, famiglie, persone o Case. Tutto in Dune è circolare, tutto su Dune è circolare: impossibile trovare il capo di un filo che aiuti a identificare o capire. Le uniche linee rette sono le briglie degli Shai Hulud, ma si tendono solo se sai domarli: solo se sei di lì o impari a esserlo, come scritto in tutte le grandi profezie di uomini che arrivano da lontano e prendono il potere che le persone desiderano dare loro.
Uomini, sempre. Le donne di Dune sono velate e tramano nell’ombra dei loro poteri.
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“There are no parts”, non ci sono parti. Non è un tentativo di conciliazione, ma la realtà di una guerra tra mondi, la realtà di tutte le guerre tra mondi, che siano pianeti, famiglie, persone o Case. Tutto in Dune è circolare, tutto su Dune è circolare: impossibile trovare il capo di un filo che aiuti a identificare o capire. Le uniche linee rette sono le briglie degli Shai Hulud, ma si tendono solo se sai domarli: solo se sei di lì o impari a esserlo, come scritto in tutte le grandi profezie di uomini che arrivano da lontano e prendono il potere che le persone desiderano dare loro.
Uomini, sempre. Le donne di Dune sono velate e tramano nell’ombra dei loro poteri. There are no parts, appunto: una trina di bisbigli finché non urlano, millenni di passato nella loro voce.
Tutto in Dune è circolare, a partire dal logo del film, un piccolo prodigio di quattro lettere uguali, attraversate da un pianeta lontano. Ogni lettera gira su se stessa per diventare le altre ed è così che Villeneuve ha domato Herbert, un’operazione considerata impossibile finora, lo Shai Ulud che ha quasi ucciso chi ci ha provato in precedenza. È un’operazione di scrittura-fotografia-regia figlia del nostro tempo, dove la metonimia è la Casa vincente, quella che permette di sintetizzare storie su storie in un’inquadratura, intrecciata alla sineddoche, pagine su pagine risolte con infiniti granelli di spezia. Il cerchio che diventa quadrato, quando si apre una porta, è il permesso che Villeneuve-Muad'Dib ha strappato a un testo infinito prendendosi il lusso di minuti e minuti di sola bellezza, di danze nella sabbia con un ritmo tutto suo.
”La guerra santa è iniziata”, dice Lady Jessica. Un canadese e un australiano prendono le parti dei più deboli, scippando il racconto agli statunitensi: a noi non resta che sperare che la visione di Paul Atreides non si realizzi.
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