
Titolo originale | Los años nuevos |
Anno | 2024 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Spagna |
Regia di | David Martín de los Santos, Sandra Romero Acevedo, Rodrigo Sorogoyen |
Attori | Iria del Río, Francesco Carril, Pablo Gómez-Pando, Ana Telenti, Simon Kirschner Julián Valcárcel, Véronique Frumy, José Vicente Moirón, Eliot Tosta. |
Tag | Da vedere 2024 |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 5 febbraio 2025
Due trentenni si incontrano e si innamorano a Capodanno. Li seguiamo per i 10 Capodanni successivi.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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2015, Madrid. Ana e Oscar si incontrano, si piacciono, ma lui è impegnato con un'altra e lei sta per partire per il Canada. Per dieci capodanni si incontreranno, festeggiando anche i reciproci compleanni - lui il 31 dicembre, lei il primo gennaio - e la loro storia si dipanerà attraverso quel decennio che vede in mezzo lo spartiacque della pandemia, raccontando i macrocambiamenti del mondo attraverso quelli micro (ma non meno importanti) della loro relazione. Intorno ci sono gli amici, i genitori, gi ex. E le tentazioni, le rinunce, i momenti di euforia, il sesso, la tenerezza, il rimpianto. Rapporti umani che a volte si allargano e a volte si restringono ad imbuto, perché al centro ci sono sempre loro due, Ana e Oscar, che non prescindono dalla loro famiglia allargata di affetti, così come dal loro ambiente -oltre a Madrid Siviglia, Berlino e Lione - né dalla loro epoca.
Rodigo Sorogoyen, regista, sceneggiatore e produttore di opere eccellenti e innovative del cinema spagnolo come Il regno, Madre e As Bestas, affronta la serialità (che ben conosce, avendo firmato già numerosi lavori per il piccolo schermo).
Da par suo, da un lato comprendendone a fondo le dinamiche, dall'altro inserendo elementi consentiti dalla lunga durata, ma di solito evitati dagli autori: i tempi morti, i non sequitur, il chiacchiericcio incessante e a volte estenuante. Suo punto di riferimento potrebbe essere il Richard Linklater della saga di Prima dell'alba, sia per l'attenzione quasi ossessiva alla coppia che per il suo svolgersi in (apparente) tempo reale, ma anche di Boyhood, per la volontà di raccontare l'evoluzione di esseri umani "spiati" nella loro quotidianità.
Le svolte narrative di Dieci Capodanni sono spesso minime, e spesso occultate all'interno del gap annuale che separa ogni puntata da quella successiva: ne veniamo a conoscenza quando sono già avvenute, attraverso le loro ricadute sul presente, con una dinamica esattamente contraria a quella, ad esempio, di una soap opera che costruisce l'aspettativa dei momenti più salienti e poi li offre agli spettatori in pompa magna. Qui la pompa magna non esiste, esistono invece gli sguardi, le mezze parole e i non detti in mezzo a tante chiacchiere, le intenzioni visibili sui volti dei personaggi spesso negate dal loro dialogo, il loro contatto fisico, o la sua improvvisa mancanza.
Dieci Capodanni è come la vita, "parti noiose" comprese, raccontata sic et simpliciter, e allo stesso tempo in modo cinematograficamente (perché questo è cinema) tutt'altro che semplice, dal punto di vista della regia e soprattutto del montaggio del consueto sodale di Sorogoyen, Alberto del Campo, che riesce a restituire ritmo ad una narrazione altrimenti da mosca sul muro (e a rischio Grande Fratello). Si è parlato di Sorogoyen, anche perché la sua mano registica è immediatamente riconoscibile negli episodi da lui diretti, ma la serie ha due abili coregiste e coautrici, Sara Cano e Paula Fabra, che certamente hanno contribuito in maniera determinante a raccontare anche il punto di vista femminile (e non solo) della coppia.
L'attenzioni ai corpi, e la maestria delle scene di sesso, appartiene però a Sorogoyen, poiché è il suo marchio di fabbrica. Attraverso i corpi, il loro incontro e scontro (basti pensare al poster di As Bestas), il regista enuclea il modo in cui i personaggi si relazionano in momenti diversi della storia, l'intimità che si intensifica o si affievolisce, la capacità di essere (o meno) allineati e tutto ciò che le parole non riusciranno mai a dire con altrettanta efficacia. Se lo stratagemma drammaturgico dei dieci capodanni non è particolarmente originale (basti pensare a Dieci inverni di Valerio Mieli, o a Come se non ci fosse un domani, diventato in Italia Era ora, e Sorogoyen fa esplicito omaggio anche a La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana) ma come sempre è lo svolgimento a fare la differenza, la gestione dello spazio e del tempo, l'abilità degli interpreti, l'utilizzo di autori musicali che fanno parte del tappeto sonoro spagnolo degli ultimi anni.
Tutto quello che appare in Dieci capodanni è vita e amore, raccontati nella loro prevedibile imprevedibilità, come un caleidoscopio in continuo cambiamento, alla Jean Renoir de La regola del gioco. Un microcosmo in cui tutto si muove anche quando sembra non andare da nessuna parte, una coppia come frattale dell'umanità, un modo di capirsi e non capirsi che racconta il presente, ma anche dinamiche eterne e sempre uguali. Un prisma per riflettere (sul) mondo e su di noi, in un momento in cui siamo intenti a distogliere lo sguardo, nella nostra costante rappresentazione di ciò che (non) siamo.
Davvero una bellissima sorpresa questa miniserie spagnola. Una sceneggiatura asciutta dove anche i silenzi parlano, ottima la regia e sorprendenti i due protagonisti, che rende d'obbligo ascoltarli in lingua originale.
Rodrigo Sorogoyen ci ha abituato a un uso delle immagini e della scrittura che si è fatto sempre più riconoscibile e distintivo della sua personalità autoriale. Uno stile, il suo, in cui la forma e il ritmo del racconto - anche ma non solo nel pianosequenza - corrispondono sempre con molta precisione a ciò che il loro autore vuole che le immagini suggeriscano e lascino dire, senza artifici o esibizioni. [...] Vai alla recensione »
Sì, Rodrigo Sorogoyen, il più importante regista spagnolo emerso nel terzo millennio, è diventato celebre grazie a thriller tesi e inquietanti, ma all'origine del suo percorso c'è anche un piccolo - e memorabile - film romantico come Stockholm, incanto notturno tra due giovani che si incontrano, si innamorano ma non resistono - forse - all'alba. E mettiamoci pure Madre, straordinario ritratto di una [...] Vai alla recensione »