
Un film controcorrente che scruta la solitudine. In anteprima alla Berlinale.
di Giancarlo Zappoli
Un lungometraggio d'esordio che va contro corrente per scrutare nel profondo l'animo di un ragazzino che sembra avere un dono speciale. Chi ricorda le 5 puntate (correva l'anno 1978) su Rai 1 del compianto Piero Angela, miranti a sconfessare il mondo del paranormale potrebbe legittimamente chiedersi che senso abbia tornare ad occuparsi dell'argomento. Bigini lo trova come occasione per portare sullo schermo, con una semplicità che non ha nulla di banale, quella fase della storia nazionale in cui il mondo contadino veniva sempre più lasciato alle spalle con una perdita profonda dell'elemento magico che era uno degli elementi non secondari di quel tipo di cultura.
Quella che ci racconta è una vicenda di solitudini. Bigini non ha girato un film su un ‘fenomeno' quanto su un essere umano sensibile e attento a chi gli sta intorno.