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rosmersholm
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martedì 2 settembre 2025
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maremmano
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Evidentemente viviamo in un'epoca in cui stare dalla parte "giusta" fa premio su tutto. La Rohrwacher mi pare la più significativa delle registe italiane e nonostante questo fa filmetti intrisi di stereotipi che pescano nel Mito e nell'arcaica Maremma rurale vista con gli occhi di una borghese. In altre epoche sarebbe passato in qualche festival di quelli attenti alle singolarità e niente più. Dovrebbe utilizzare meglio il suo talento. Bravi gli attori, ma scelte furbette che strizzano l'occhio al circolino che conta. Bella la fotografia e costumi intrisi di ovvietà.
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nanobrontolo
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domenica 31 agosto 2025
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non ho capito
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Se non avessi letto la trama prima di vedere il film non avrei capito nulla. Non ho capito il messaggio della regista: da l'impressione di aver trasposto sul set un sequel di idee e ricordi che avevaq in testa. Mah! Noioso e mette pure tristezza!
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roberta santini
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lunedì 19 agosto 2024
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“l’antipatica “ commenta “la chimera”.
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Bellissimo film, narrazione stralunata e profonda del confine tra presente e passato, in un susseguirsi di inversioni e rovesciamenti di tempi, di terre e cieli. Il protagonista Arthur, asceta moderno, si capovolge e diviene l’appeso della carta dei tarocchi, colui che ribalta la fede nelle credenze comuni, che seppur in supplizio, trascende estatico. Una fiaba cucita con il filo rosso e le note di un cantastorie, in cui l’arte antica domina prepotente le miserie umane e risplende sincera negli occhi di Arthur, lo straniero, che non appartiene a questo mondo, percepisce il vuoto sotto la superficie ma non trova contatto con ciò che sta sopra.
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Bellissimo film, narrazione stralunata e profonda del confine tra presente e passato, in un susseguirsi di inversioni e rovesciamenti di tempi, di terre e cieli. Il protagonista Arthur, asceta moderno, si capovolge e diviene l’appeso della carta dei tarocchi, colui che ribalta la fede nelle credenze comuni, che seppur in supplizio, trascende estatico. Una fiaba cucita con il filo rosso e le note di un cantastorie, in cui l’arte antica domina prepotente le miserie umane e risplende sincera negli occhi di Arthur, lo straniero, che non appartiene a questo mondo, percepisce il vuoto sotto la superficie ma non trova contatto con ciò che sta sopra. L’inglese, o forse irlandese, un alieno in cui arde la sacralità della storia, Teseo guidato da un filo di lana oltre il labirinto, Orfeo condannato a non avere l’amore degli umani.
“Cose che non sono fatte per gli occhi degli uomini”.
Josh 0’Connor misurato e malinconico, conquista e incanta.
Intensa e convincente Isabella Rossellini.
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maugam
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giovedì 15 agosto 2024
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bisogna studiare di piu''.
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Un discreto squarcio sugli anni '70/'80 che, pero', non erano certo cosi tristi, nemmeno nelle zone di poverta'.
I cani non erano portati al guinzaglio sui treni, ...........
La regista e' intelligente ma dovrebbe applicarsi di piu'.
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elfoscuro75
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giovedì 4 aprile 2024
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una esperienza sensoriale
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Un comparto audio favoloso che trasforma il film, almeno nella prima parte, in un viaggio sensoriale. Il frusciare degli alberi, l'eco delle vecchie case dai soffitti alti, i passi nella terra, il respiro nelle salite, le rondini.
Sembra di essere lì, di scavare e di sentire indotto l'odore di aria chiusa e terra e muschio venire dal sottosuolo.
La cinestesia sa essere potente e mi ha riportato agli anni '80 della provincia italiana, ancora lontana da Madonna, i Depeche, i paninari e le mode.
Povera, ancora vestita da vecchi abiti e pezzi di mercato di colori improbabili, coi maglioni spessi e i mezzi di fortuna per scaldarsi, Vasco che canta Bollicine, il liscio, il Maggio come un canto di sciamani, le sagre paesane.
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Un comparto audio favoloso che trasforma il film, almeno nella prima parte, in un viaggio sensoriale. Il frusciare degli alberi, l'eco delle vecchie case dai soffitti alti, i passi nella terra, il respiro nelle salite, le rondini.
Sembra di essere lì, di scavare e di sentire indotto l'odore di aria chiusa e terra e muschio venire dal sottosuolo.
La cinestesia sa essere potente e mi ha riportato agli anni '80 della provincia italiana, ancora lontana da Madonna, i Depeche, i paninari e le mode.
Povera, ancora vestita da vecchi abiti e pezzi di mercato di colori improbabili, coi maglioni spessi e i mezzi di fortuna per scaldarsi, Vasco che canta Bollicine, il liscio, il Maggio come un canto di sciamani, le sagre paesane.
A contrastare questo tuffo nel passato, dipinto con curato realismo, si muove il soprannaturale misticismo di Arthur, anima tormentata connessa con la storia, capace di sentire l'arte sepolta.
Nessuna avventura alla indiana Jones ma poveri tombaroli che scappano come piccoli ratti trafugando all'ombra di cantieri, ruderi e industrie, briciole di un glorioso passato in una terra con un desolante presente.
Bello il personaggio di Arthur interpretato da Josh o'Connor, intriso di disperata e solitaria poesia, bello il personaggio di Italia, ancorato nel presente, belli tutti gli altri amici nella scia di Arthur solo per interesse.
Grande la comparsata di Isabella Rossellini.
Sul finale Rosso Malpelo, per un istante, sembra incontrare Ciaula e vedere un raggio di luna.
Madò se mi è piaciuto questo film!
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eugenio
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sabato 24 febbraio 2024
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orfeo ed euridice nella tuscia romana
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Anni 80, Tuscia. Una banda di tombaroli che ricorda molto i soliti ignoti di Monicelli si muove tra le necropoli etrusche seminascoste dalla vegetazione insieme a un misterioso inglese, Arthur, dall’oscuro passato con un abito bianco sporco e stazzonato. Sullo sfondo, ricettatori d’arte, il canto la libertà. La chimera di Alice Rohwacher è tutto questo. Un film a metà strada tra Pasolini e Fellini, dagli echi di Chagall, perennemente in equilibrio precario, tra luce e buio, vita e morte, sogno e realtà.
Dicotomico, La chimera, mostro mitologico vive grazie all’interpretazione di Arthur appunto, ex archeologo (Josh O’Connor), che nel suo dramma privato, il ricordo di una donna amata scomparsa, si unirà alla banda di tombaroli, grazie a un innato talento rabdomantico nello scovare le tombe etrusche, per cercare di colmare la disperazione amorosa.
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Anni 80, Tuscia. Una banda di tombaroli che ricorda molto i soliti ignoti di Monicelli si muove tra le necropoli etrusche seminascoste dalla vegetazione insieme a un misterioso inglese, Arthur, dall’oscuro passato con un abito bianco sporco e stazzonato. Sullo sfondo, ricettatori d’arte, il canto la libertà. La chimera di Alice Rohwacher è tutto questo. Un film a metà strada tra Pasolini e Fellini, dagli echi di Chagall, perennemente in equilibrio precario, tra luce e buio, vita e morte, sogno e realtà.
Dicotomico, La chimera, mostro mitologico vive grazie all’interpretazione di Arthur appunto, ex archeologo (Josh O’Connor), che nel suo dramma privato, il ricordo di una donna amata scomparsa, si unirà alla banda di tombaroli, grazie a un innato talento rabdomantico nello scovare le tombe etrusche, per cercare di colmare la disperazione amorosa. E forse Italia, straniera come lui, nome omen, riuscirà ad aiutarlo in questa difficile lotta contro i suoi stessi demoni.
Memorie dal sottosuolo, verrebbe da dire, ma i reietti veraci della Rohwacher, vivono dentro questa giovane anima contorta spezzata, divisa. Beniamina, la bellissima ragazza dai capelli rossi, assurge a sogno onirico, sul confine sottile, labile, a volte invisibile dell’altrove e a sogni inevitabilmente spezzato. Sta qui il senso della ricerca, nello sviluppo ondivago di un film di oltre due ore che pare non seguire alcuna logica, ma se ci pensa trova nel filo rosso, quello dell’amore la ricerca di un senso tra i reperti di un passato personale, dagli echi mitologici greci.
Arthur si insinua tra le grotte come fa Orfeo per ritrovare la sua Euridice agli inferi e con lui rivediamo quel tocco di leggerezza di Lazzaro Felice unito a uno struggimento, un malessere incarnato in un amaro e lucido disincanto. Ma sfugge via e nulla più. Nell’immagine eterea che segue il volo di un uccello verso la sua meta finale.
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mercoledì 17 gennaio 2024
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complimenti!
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complimenti! difficile scrivere una recensione del film migliore! colti tutti gli aspetti e descritta con semplicità ma con profondità la complessità della contenuto del film. Ho anche imparato qualcosa nel leggerla ,,,,,??
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zelig62
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domenica 7 gennaio 2024
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film sopravvalutato ma deludente
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Giudizio nettamente negativo per un film pretenzioso, inutilmente lungo, con un finale senza senso.
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corebo
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sabato 9 dicembre 2023
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brava rohrwacher
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Alice Rohrwacher un regista giovane che prende premi in qua e la! Brava! Con la Chimera ha dato a noi ottuagenari la possibilità di sognare, una trama originale fuori dai normali stereotipi filmati a volte fatti male oppure da sbadiglio compresi i film u.s.a, con tanti effetti speciali e poca sostanza. Bravo Josh O’Connor l’attore principale, brava la Brasiliana Carol Duarte, bravi i comprimari e perché no brava anche se con una piccola parte la sorella Alba. Credo a mio modesto parere che sia da vedere
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ralphscott
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sabato 9 dicembre 2023
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con quella faccia un po' così
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Arthur é fascinoso (irresistibili efelidi e fessure di occhi), tenero, buffo, enigmatico ma soprattutto smarrito. Ha perso il filo che lo legava alla sua amata. Nel breve viaggio terreno che ci consente di conoscerlo un po', il ragazzo si accompagna ad una genuina ed allegra compagnia di furfantelli, inaffidabili e spietati, un caravanserraglio che ci porta con se e ci diverte, eludendo la legge e schernendo anche chi, come un anziano credulone, appare ancor più disadattato e privo di immunità. Personaggi ben disegnati, e quelli femminili ancor di più: la ragazza madre e una rintronata Rossellini sono deliziose. Brava Rohrwacher : ancora una volta un cinema umano, fatto di sentimenti semplici e veri, poesia, sogno e tantissima originalità.
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