montefalcone antonio
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sabato 20 agosto 2022
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le derive attuali della società dello spettacolo
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Al suo terzo lungometraggio come regista e sceneggiatore, l’acclamato Jordan Peele vira verso il genere della Fantascienza. Quella suggestiva, spettacolare, d’intrattenimento e d’autore messi insieme, intrisa di mistero, horror e riflessioni meta-cinematografiche. E molto altro oltre i confini del genere (e della realtà…), sempre ambiziosamente superati e contaminati.
“Nope” (un acronimo, che non spoileriamo) è ancorato alla cultura Fantasy pop e Sci-Fi classica di tante famose opere televisive e cinematografiche del passato centrate sul mistero, ed è impiantato su un’idea di spettacolo godibile e pregno di tensione (soprattutto quella fuori campo) che coinvolga ai massimi livelli lo spettatore (qui rifacendosi a “Lo Squalo” o a “Jurassic park” di Steven Spielberg, ma anche al suo “Incontri ravvicinati del Terzo Tipo” – senza eguagliarli sia inteso, nel tratteggiare pellicole a tematica UFO), il cui fascino o interesse derivi maggiormente dal gusto per la forte narrazione e dall’utilizzo parco degli effetti speciali visivi.
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Al suo terzo lungometraggio come regista e sceneggiatore, l’acclamato Jordan Peele vira verso il genere della Fantascienza. Quella suggestiva, spettacolare, d’intrattenimento e d’autore messi insieme, intrisa di mistero, horror e riflessioni meta-cinematografiche. E molto altro oltre i confini del genere (e della realtà…), sempre ambiziosamente superati e contaminati.
“Nope” (un acronimo, che non spoileriamo) è ancorato alla cultura Fantasy pop e Sci-Fi classica di tante famose opere televisive e cinematografiche del passato centrate sul mistero, ed è impiantato su un’idea di spettacolo godibile e pregno di tensione (soprattutto quella fuori campo) che coinvolga ai massimi livelli lo spettatore (qui rifacendosi a “Lo Squalo” o a “Jurassic park” di Steven Spielberg, ma anche al suo “Incontri ravvicinati del Terzo Tipo” – senza eguagliarli sia inteso, nel tratteggiare pellicole a tematica UFO), il cui fascino o interesse derivi maggiormente dal gusto per la forte narrazione e dall’utilizzo parco degli effetti speciali visivi. Almeno sulla carta, perché poi la pellicola si rivela piuttosto lenta, stiracchiata verso il colpo di scena finale e poco originale, mentre in più punti sconfina nel western e ricorda anche “Signs” di M. Night Shyamalan.
Se nel film “Get Out” il regista parlava dell’ipocrisia e dell’intolleranza americana nei confronti degli afroamericani; e in “Us” del doppio, dei rapporti di classe e del controllo di massa da parte dei governi; in questo “Nope”, Peele ragiona sul potere del cinema e delle immagini, sferra una dura critica verso la venale e cinica comunità dei mass media e verso l’attuale società capitalista, e attacca l’arrogante prepotenza dell’uomo nei riguardi degli animali (soprattutto quelli più pericolosi) sfruttati per i propri ignobili fini (persino di mero spettacolo d’attrazione) senza ricordare che il loro istinto naturale potrebbe manifestarsi in modo imprevedibile e minacciare chi vi è attorno.
Veri e propri atti di dominio da parte dell’uomo sulla Natura (e sull’ultraterreno) che non tiene conto però che non tutto si può ammaestrare, addomesticare o controllare.
E qui si ricollegano anche tutti gli altri aspetti tematici del film a cui ci addentra la citazione biblica dell’incipit e riassumibili nel comportamento umano/sociale (spesso improntato a violenza), e, soprattutto, in due filoni principali: lo sfruttamento economico di persone, fatti e animali, ma anche di traumi e tragedie, tutti asserviti alle leggi dello spettacolo (inteso come business multimediale di cinema, tv, radio, Internet da cui siamo sempre più dipendenti), portati al centro dell’attenzione, fino al punto di diventare potenziali “oggetti” di un sistema morboso e capitalista, dove ogni evento è opportunità di lucro o riscatto sociale.
Nulla esiste per davvero nella mentalità “malata” della nostra società se non viene ripreso, fotografato o postato su Social.
Cosa allora bisogna davvero inquadrare e cosa invece lasciare in fuori campo?
E questo aspetto nel film è rinvenibile sia nel viaggio nella cultura afroamericana, sia nella riflessione sul concetto e sui limiti della responsabilità personale nei riguardi della realtà, sia nella imperitura necessità di catturare e farsi catturare dalle immagini, al solo fine di riuscire a separare la realtà dalla sua rappresentazione. Tutte queste tematiche (non sempre comunque ben articolate tra loro) si disgregano però in una trama che non è immediata, ed è svolta con superficialità e poca originalità.
Dal punto di vista formale e tecnico, l’opera è ineccepibile. Ottima l’ambientazione scenografica e la fotografia (di Hoyte van Hoyteman, ovvero il diretto della fotografia dei film di Nolan) che, grazie all’utilizzo di pellicola Kodak in 65mm (formato IMAX) ha donato un’appropriata atmosfera minacciosa alla messinscena. Efficace anche il sound design per gli eventi paranormali e la notevole colonna sonora. Il cast è convincente e lo stile di regia sa esaltare quasi sempre in modo accattivante tutto lo spettacolare apparato visivo e sonoro (vedi le riprese aeree dall’alto).
Quel che invece non convince pienamente e che rende diseguale e forse poco riuscito questo film, è come detto proprio la sceneggiatura. Uno script abbastanza piatto, debole, con poche sorprese e scarsi snodi narrativi (persino nel frettoloso finale). Le buone idee si perdono in una storia che emoziona poco e che, nel complesso, risulta alla fine superficiale e senza i necessari approfondimenti.
Ciò nonostante, “Nope” è una pellicola interessante e inusuale, molto più di un semplice blockbuster estivo, e, malgrado i suoi limiti, merita la visione sul grande schermo, e l’individuazione dei suoi vari livelli di lettura.
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rosmersholm
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martedì 16 agosto 2022
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micidiale
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Dopo una prima parte dove Peele giocando a carte coperte, sembra aver realizzato un buon lavoro e la suspense funziona (regge persino la recitazione catatonica di Kaluuya) nella seconda dove per forza di cose deve scoprire il gioco, il film si rivela per quello che è: una micidiale boiata, pretenziosa e derivativa. Il citazionismo letterario (ci sono anche Omero e Shakespeare oltre la Bibbia) e cinematografico, serve solo a confondere le idee ad una critica appecoronata al mood dei tempi. La cosa più ridicola sono gli effetti speciali dell'entità aliena, che sembrano realizzati in cucina con la tovaglia rotonda. L'unico modo per non rovinarsi la serata, è uscire dopo il primo tempo.
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Dopo una prima parte dove Peele giocando a carte coperte, sembra aver realizzato un buon lavoro e la suspense funziona (regge persino la recitazione catatonica di Kaluuya) nella seconda dove per forza di cose deve scoprire il gioco, il film si rivela per quello che è: una micidiale boiata, pretenziosa e derivativa. Il citazionismo letterario (ci sono anche Omero e Shakespeare oltre la Bibbia) e cinematografico, serve solo a confondere le idee ad una critica appecoronata al mood dei tempi. La cosa più ridicola sono gli effetti speciali dell'entità aliena, che sembrano realizzati in cucina con la tovaglia rotonda. L'unico modo per non rovinarsi la serata, è uscire dopo il primo tempo...
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ergo
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venerdì 12 agosto 2022
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fantapatacca pretenziosa
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Fanta-horror? La cosa più inquietante di questa pellicola sono le fantasiose recensione ai limiti del surreale, di alcuni addetti al settore, che provano pateticamente a rintracciare significati reconditi, esistenzialismi subliminali, allegorie illuminate, filosolfeggi profondi o contenuti multistrato sociale.
Quando in realtà si tratta semplicemente di un prodotto scadente e poco riuscito, nonostante le strombazzate pretese, che non ha neanche il coraggio (e l'autoronia) di presentarsi trash, polpettonizzando generi in maniera goffa ed inane.
Male il ritmo: la prima parte è da seduta narcolettica; poi accelera soltanto nella mezz'ora finale, con tutti gli eventi comodamente alla luce del sole californiano: paura zero.
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Fanta-horror? La cosa più inquietante di questa pellicola sono le fantasiose recensione ai limiti del surreale, di alcuni addetti al settore, che provano pateticamente a rintracciare significati reconditi, esistenzialismi subliminali, allegorie illuminate, filosolfeggi profondi o contenuti multistrato sociale.
Quando in realtà si tratta semplicemente di un prodotto scadente e poco riuscito, nonostante le strombazzate pretese, che non ha neanche il coraggio (e l'autoronia) di presentarsi trash, polpettonizzando generi in maniera goffa ed inane.
Male il ritmo: la prima parte è da seduta narcolettica; poi accelera soltanto nella mezz'ora finale, con tutti gli eventi comodamente alla luce del sole californiano: paura zero.
Male gli attori: il protagonista è totalmente inespressivo, anche nei momenti di pathos/clou, mentre gli altri gesticolano o blaterano stile videoclip (o sitcom) da gangstarap ed affini.
Malissimo tutta la pseudo-logica degli eventi e la sceneggiatura, con una strage di cavalli in circo-lo ranch da 6 settimane senza che nessun media ne venisse a sapere o intervenisse. In pratica i personaggi (5 in tutto, a voler andar di manica larga) non conoscono il mondo esterno e si tengono tutto per sé, in preda ad una sorta di autismo illogico a livello comunicativo. Out of nothing si ritrovano tutti appassionati ufologi e capiscono che hanno a che fare con una "creatura" aliena, pensando di trovare la soluzione per contenerla. Una specie di apologo da rodeo che vorrebbe farsi weird ma in realtà è solo cringe da effetto patacca. E per piacere non citiamo Kubrick perché una scimmia (fuorviante) assume qualche comportamento macabro, né Spielberg perché il suddetto primate prova a toccare con un dito un cucciolo di umano, parodizzando E.T.
Si salva solo la fotografia e qualche idea di fondo, ma pochissima roba.
Inoltre le fattezze della "creatura", quando si evolve sul finale, sono scopiazzate abbastanza spudorametamente (v. geometrie concentriche e fasce svolazzanti stile farfalla o medusa) dai cosiddetti Angeli della seria animata Neon Genesis Evangelion.
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(di emme)
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(di angelo sanfilippo)
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(di bissolvon)
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mirko
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venerdì 26 agosto 2022
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pensavo meglio
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Un film che parla di UFO , cavalli , media e nient'altro.
Una storia semplice e noiosa , che non richiede manco un analisi approfondita su di essa , poiché la trama si riassume in poche righe ... forse come dicono molti allude a significati metaforici ma non trovo il motivo di cercare a volte qualcosa che non c'è .
Personaggi scritti male , quello che pare depresso costantemente e non prova emozioni , quella troppo euforica , quello che si crede un eroe , sembra seriamente un circo.
Un film che però sa essere maestoso tecnicamente , con una fotografia e regia meravigliosa ... scene originali e fantastiche visivamente.
Un sonoro che aiuta la tensione , che a volte è ridondante , e funziona nel suo insieme.
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Un film che parla di UFO , cavalli , media e nient'altro.
Una storia semplice e noiosa , che non richiede manco un analisi approfondita su di essa , poiché la trama si riassume in poche righe ... forse come dicono molti allude a significati metaforici ma non trovo il motivo di cercare a volte qualcosa che non c'è .
Personaggi scritti male , quello che pare depresso costantemente e non prova emozioni , quella troppo euforica , quello che si crede un eroe , sembra seriamente un circo.
Un film che però sa essere maestoso tecnicamente , con una fotografia e regia meravigliosa ... scene originali e fantastiche visivamente.
Un sonoro che aiuta la tensione , che a volte è ridondante , e funziona nel suo insieme.
Fastidiosi invece i tentativi forzati di far spaventare lo spettatore con suoni bruschi e troppo alti.
Non mi è piaciuto nemmeno il montaggio con gli stacchi neri e la descrizione dei nomi dei cavalli in bianco , che si poteva tranquillamente evitare.
Un film molto inferiore rispetto ai precedenti di Jordan Peel , il quale spicca sicuramente con Scappa-get out .
Consiglio di andarlo a vedere al cinema solo per le immagini e nient'altro.
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[+] nope... rcarità!
(di giofa)
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figliounico
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giovedì 18 agosto 2022
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noia visionaria
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Noiosa rielaborazione di temi fantascientifici in chiave visionaria millenaristica afrometaforica con alieni spielberghiani presi in prestito da La guerra dei mondi contro l’eroe solitario un Kaluuya imbolsito rispetto al magnifico interprete di Get out che cavalca inespressivo come un Django imbambolato in una desertica prateria che è la cosa migliore del film ripresa di notte al chiaror delle stelle e non c’è nessun significato nascosto nessuna intelligente allegoria che possa salvare dallo sconforto mentre in sala alcuni ragazzi accendono i telefonini e chiacchierano tra loro nonostante l’IMAX.
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ergo
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lunedì 15 agosto 2022
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@ emme
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Prego, ma intendiamoci, io non voglio di certo disincentivare dall'andare al cinema, se incuriositi.
Ognuno ha i suoi gusti, per carità, e certe cose magari vanno viste anche per solo farsi un'idea o per uscire una sera d'Agosto.
Quello che più che mi lascia interdetto è l'ansia di certi (pseudo)recensori-critici di reperire significati latenti e di compiacersi nell'aver trovato un "messaggio" inculcabile all'interno della pellicola. Come se il valore di un film dipendesse dal "messaggio" verso cui deve indirizzarci, tipo vigile urbano. I "messaggi" sono materia che va lasciata alle agenzie stampa o ai radioamatori, diceva Hemingway, non certo alla funzionalità di un'opera.
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Prego, ma intendiamoci, io non voglio di certo disincentivare dall'andare al cinema, se incuriositi.
Ognuno ha i suoi gusti, per carità, e certe cose magari vanno viste anche per solo farsi un'idea o per uscire una sera d'Agosto.
Quello che più che mi lascia interdetto è l'ansia di certi (pseudo)recensori-critici di reperire significati latenti e di compiacersi nell'aver trovato un "messaggio" inculcabile all'interno della pellicola. Come se il valore di un film dipendesse dal "messaggio" verso cui deve indirizzarci, tipo vigile urbano. I "messaggi" sono materia che va lasciata alle agenzie stampa o ai radioamatori, diceva Hemingway, non certo alla funzionalità di un'opera.
Se cerco un messaggio, mi leggo un saggio a tesi, o guardo un documentario ideologizzato, o vado ad un comizio elettorale. Non lo cerco di certo come valore cardine per la riuscita di un film.
Se il significato ha più valore del significante, vuol dire che sono ad un convegno/lezione, e non al cinema.
E cinematograficamente parlando, stavolta Peele l'ha fatta fuori dal vaso pensando di divertire la donna delle pulizie coi suoi volteggi paglierini.
In questo film, infagottato in modo onanistico di sterili citazionismi e riferimenti al mondo del cinema, domina l'autocompiacimento più patetico.
Pura autoreferenzialità, che si vorrebbe fare pure (originalissima!) meta-critica dello showbiz che fa spettacolo di ogni essere vivente, anche fuori dal suo contesto. Come se l'occhio della telecamera fosse un fucile puntato contro dal predatore di turno... in questo caso il bipede hollywodiano cinico e guardone che riprende scimmie, cavalli o alieni per batter cassa fino ad alienarsi/li. Un giro di metafore stucchevoli sempre per mordersi la coda su questo refrain: spesso non si va a parare su altro durante il film.
Questo tipo di priorità per me lascia il tempo che trova, e rende Nope una mezza patacca a conti fatti, debole sotto molti aspetti, inconcludente sotto altri, e toppato in linea di massima. Farà la gioia solo di quegli pseudo-intellettualoidi (in realtà nerd istituzionalizzati assorbiti dai loro schemini) che hanno bisogno di un "messaggio" per colmare un certo silenzio creativo e si gasano nel rintracciare col retino lo sfarfallamento di citazioni a manetta.
Tutto il resto sono sbadigli e pernacchie per la durata di 130'.
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felicity
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lunedì 27 marzo 2023
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lasciamoci inquietare senza spiegazioni
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Nope è inquietante, non spaventoso. Ci sono gli alieni, l’ignoto al di sopra delle nostre teste e l’irresistibile voglia di guardare al di là del nostro naso. L’umanità è un po’ affetta da questa malattia della spettacolarizzazione di ogni evento, a volte per ricavare un tornaconto personale, ma spesso per puro e semplice piacere nel guardare. Questo, in fondo, è ciò che guida sia le azioni dei fratelli Haywood e, più esplicitamente, quelle di Ricky e del pubblico che assiste ai suoi spettacoli ignaro del pericolo. L’ossessione del guardare e, ancor peggio, filmare qualcosa, ci si potrebbe ritorcere contro ed è questo su cui Jordan Peele vuole farci riflettere.
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Nope è inquietante, non spaventoso. Ci sono gli alieni, l’ignoto al di sopra delle nostre teste e l’irresistibile voglia di guardare al di là del nostro naso. L’umanità è un po’ affetta da questa malattia della spettacolarizzazione di ogni evento, a volte per ricavare un tornaconto personale, ma spesso per puro e semplice piacere nel guardare. Questo, in fondo, è ciò che guida sia le azioni dei fratelli Haywood e, più esplicitamente, quelle di Ricky e del pubblico che assiste ai suoi spettacoli ignaro del pericolo. L’ossessione del guardare e, ancor peggio, filmare qualcosa, ci si potrebbe ritorcere contro ed è questo su cui Jordan Peele vuole farci riflettere. Nope rappresenta anche il puntare ancora più in alto di un regista dimostratosi sin da subito ambizioso, ma quel che è importante è l’aver dato vita ad un film che è esso stesso spettacolo per il pubblico e, contemporaneamente, prova della sua coerenza come autore con stile e regia sempre più affinati e ormai riconoscibili che lo hanno reso un grande narratore per immagini.
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paolp78
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venerdì 23 giugno 2023
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suggestivo ma lento e poco armonico
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Pellicola di horror fantascientifico prodotta, sceneggiata e diretta da Jordan Peele che con questa sua terza opera, prosegue a cimentarsi in tale genere cinematografico, di cui è certamente uno degli esponenti più apprezzati ed affermati della sua generazione.
Nella prima parte, il film non presenta una trama organica e coordinata nelle sue varie parti, bensì propone elementi narrativi apparentemente scollegati tra loro, benché in realtà un filo conduttore lo si possa rintracciare. Questa scelta narrativa rischia di estraniare il pubblico e farne scemare l’attenzione, anche a causa di un ritmo alquanto compassato e dialoghi eccessivamente ed inutilmente verbosi; tuttavia la pellicola conserva una certa presa grazie alla forza suggestiva di alcuni dei fatti rappresentati, che si rivelano sufficientemente efficaci per riuscire ad appassionare il pubblico, che grazie a questo stato emotivo supera la lentezza narrativa, restando ben connesso con la pellicola.
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Pellicola di horror fantascientifico prodotta, sceneggiata e diretta da Jordan Peele che con questa sua terza opera, prosegue a cimentarsi in tale genere cinematografico, di cui è certamente uno degli esponenti più apprezzati ed affermati della sua generazione.
Nella prima parte, il film non presenta una trama organica e coordinata nelle sue varie parti, bensì propone elementi narrativi apparentemente scollegati tra loro, benché in realtà un filo conduttore lo si possa rintracciare. Questa scelta narrativa rischia di estraniare il pubblico e farne scemare l’attenzione, anche a causa di un ritmo alquanto compassato e dialoghi eccessivamente ed inutilmente verbosi; tuttavia la pellicola conserva una certa presa grazie alla forza suggestiva di alcuni dei fatti rappresentati, che si rivelano sufficientemente efficaci per riuscire ad appassionare il pubblico, che grazie a questo stato emotivo supera la lentezza narrativa, restando ben connesso con la pellicola.
La seconda metà del film descrive invece una lotta tra uomo e animale, dove quest’ultimo non è un essere vivente realmente esistente, ma un orribile mostro fantascientifico. La dinamica che viene proposta è quella propria di una gloriosa e ampia cinematografia che comprende pietre miliari come “Lo squalo” o film ancora più simili per la presenza dell’elemento fantascientifico quali “Predator”, “Alien” o “Jurassic Park”.
Il difetto di questa seconda parte è la poca spettacolarità della lotta con l’essere alieno, conseguenza delle caratteristiche proprie della creatura, che risulta poco accattivante: poteva essere immaginato un mostro meglio spendibile sul piano cinematografico.
Il punto di forza è invece costituito dalla tecnica registica di Peele che è bravissimo a dosare le giuste inquadrature, effetti sonori, ecc. per creare impeccabilmente tensione e suspense nelle scene topiche.
Il ruolo del protagonista maschile è ricoperto da Daniel Kaluuya che aveva già collaborato con Peele nell’opera prima di quest’ultimo “Scappa - Get Out”, che sancì una svolta di successo nella carriera di entrambi; la protagonista femminile è invece interpretata da Keke Palmer. Del resto del cast si ricordano Steven Yeun, Michael Wincott e Keith David, quest’ultimo in una piccola parte all’inizio del film.
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maramaldo
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domenica 21 agosto 2022
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... che roba è?
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Sentita nel film. Pensata da più d'uno durante la visione. Tanta roba, davvero. Classificarla non ci provo. Mi sono accorto, come tutti, che è roba d'accatto. Ripresa da quelle grandi firme che bazzicano nel misterioso e dintorni, alcuni maestri nel prendere per i fondelli lo spettatore. Che ci avete trovato in Nope? Tutto e niente, ma vi siete lo stesso impensieriti, indignati, rattristati. Peele ha forse tradito se stesso. Lui è in fondo un umorista. Adesso è caduto in depressione - come spesso accade a questi intellettuali giulivi, non chiedetemi come e perchè - , con le conseguenti pulsioni a distruggere. Oggi "uccide" un sua creatura, amata, Daniel Kaluuya.
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Sentita nel film. Pensata da più d'uno durante la visione. Tanta roba, davvero. Classificarla non ci provo. Mi sono accorto, come tutti, che è roba d'accatto. Ripresa da quelle grandi firme che bazzicano nel misterioso e dintorni, alcuni maestri nel prendere per i fondelli lo spettatore. Che ci avete trovato in Nope? Tutto e niente, ma vi siete lo stesso impensieriti, indignati, rattristati. Peele ha forse tradito se stesso. Lui è in fondo un umorista. Adesso è caduto in depressione - come spesso accade a questi intellettuali giulivi, non chiedetemi come e perchè - , con le conseguenti pulsioni a distruggere. Oggi "uccide" un sua creatura, amata, Daniel Kaluuya. In Get Out Chris ci aveva regalato un'incisiva e sofferente interpretazione di un cruccio sempre presente in Peele, una condizione umana ingiusta e infame. Viene, tuttavia, mantenuto il motivo conduttore della narrazione dei precedenti lavori: la Paura. Così, vediamo nel buio il candore degli occhi di Oj sgranarsi e roteare nell'angoscia. Più in là, gli stessi, nel panico, bucano fosforescenti l'oscurità. Per il resto assistiamo ad un tonto che si aggira senza costrutto. L'Autore, pur benevolo, lo riprende senza riguardi, di fronte, di profilo (ci perde), a cavallo, addirittura di spalle camminare con quella andatura. Lì proprio avrei preferito Lupita Nyong'o, l'Adelaide/Red di Us (Noi).
Ecco una carenza di Nope, non c'è un carattere di un qualche spessore, preferibilmente una donna come la Rose di Get Out che nel segreto della sua anima nasconde la scaturigine della tragedia.
Sembra che a Jordan prema qualcos'altro oltre che denigrare la Hollywood di C'era Una Volta. Bisognava sospettarlo già dal finale di Us. Quei tipi insaccati in quelle tute svasate a sbuffo, color vinaccia, i Red appunto. Proliferano all'infinito e tenendosi per mano cingono la terra in una morsa. Parenti pìù "concreti" dei nebulosi alieni del film che si indovinano attraverso qualche grossolanità (quei dischi volanti... ). Che ce l'abbia Peele, anche lui, col mondo intero? Oltrepassa la questione socio-antropologica che finora aveva alimentato la sua ispirazione. Effetto di una delusione? D'amore?
Vi è in questo film come un'istanza, , la requisitoria di una punizione. Non dovrebbe sorprendere la dimestichezza dell'Autore con le Scritture del Castigo Divino. A molti di noi fa scoprire Naùm. Non lo perda chi fa politica. Una modernità pazzesca, il biblico, la verve di una ferocia, l'insulto velenoso formidabile.
"Getterò sopra di te le tue abominevoli immondizie..." A chi? Non certo a noi che abbiamo già il problema dello smaltimento dei rifiuti di ogni genere.
Jordan, please. Lascia l'odio a qualcun altro come hai fatto saggiamente in passato. Tu sei, come umorista, uno spirito leggero e bonario, forse superiore, mai maligno neanche quando prende in giro. Vuoi davvero annientarci? NOOO...PE!
P.S. Possiamo liquidare così Nope? Intanto c'è l'episodio "Gordy". La tenerezza affettuosa con cui viene descritta la trepidazione infantile del cinesino grassottello. Osserva impaurito il quadrumane che ammazza e devasta. Questi ad un certo punto si accorge di lui. Lo osserva curioso (é sempre una scimmia). Poi, i due, senza capire, senza volere, come sospinti dal magnetismo di una medesima memoria, si accostano e si "toccano".
Jung avrebbe parlato di Mysterium Coniunctionis.
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22passi
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mercoledì 17 agosto 2022
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molto ben costruito, assolutamente da vedere!
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Leggendo i commenti dei "delusi" mi chiedo se abbiamo visto lo stesso film...
sembrerebbe di no.
Il film funziona perfettamente. Proprio come Get Out e Us.
E proprio come loro offre molte chiavi di lettura (quelle a tema sociale sono le più interessanti).
Ma rispetto a ai primi due lavori, l’ultimo si avvicina molto alle atmosfere dei film di Nolan.
Tendo a lasciare andare velocemente i film che vedo, ma quelli di Peele (tutti e tre) hanno continuato a "lavorarmi” dentro, a darmi insight per giorni e giorni, a mettermi da subito voglia di rivederli da capo con la certezza che mi piaceranno ancora di più.
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Leggendo i commenti dei "delusi" mi chiedo se abbiamo visto lo stesso film...
sembrerebbe di no.
Il film funziona perfettamente. Proprio come Get Out e Us.
E proprio come loro offre molte chiavi di lettura (quelle a tema sociale sono le più interessanti).
Ma rispetto a ai primi due lavori, l’ultimo si avvicina molto alle atmosfere dei film di Nolan.
Tendo a lasciare andare velocemente i film che vedo, ma quelli di Peele (tutti e tre) hanno continuato a "lavorarmi” dentro, a darmi insight per giorni e giorni, a mettermi da subito voglia di rivederli da capo con la certezza che mi piaceranno ancora di più.
Ah dimenticavo, certe inquadrature, una certa indulgenza per particolari e lentezza, ancora più che a Nolan fanno pensare a Kubrick...
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