francog
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giovedì 24 novembre 2022
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siamo alla frutta
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Questa e' immondizia culturale.
La rivoluzione dovrebbero farla le maestranze che si trovano a lavorare in queste produzioni: quello che porta i panini alla troupe , quello che porta le bottigliette d' acqua, quello che monta il set, quello che trucca gli attori,le comparse ,i macchinisti.
Ecco questi dovrebbero ribellarsi verso queste produzioni.
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francog
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giovedì 24 novembre 2022
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siamo alla frutta
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Questa e' immondizia culturale.
La rivoluzione dovrebbero farla le maestranze che si trovano a lavorare in queste produzioni: quello che porta i panini alla troupe , quello che porta le bottigliette d' acqua, quello che monta il set, quello che trucca gli attori,le comparse ,i macchinisti.
Ecco questi dovrebbero ribellarsi verso queste produzioni.
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signorbagheri
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sabato 19 novembre 2022
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meglio raccontare un''altra storia
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Poco più che un bignami in celluloide, piagnucoloso, lacunoso e sentimentale, che offende la privacy della famiglia Moro, entrando addirittura nel confessionale per ascoltare la moglie dello statista lamentarsi col prete della freddezza del marito e non tiene conto delle risultanze dell’ultima Commissione Moro, riportando invece pedissequamente la versione ufficiale dei fatti degli anni ’80, senza alcuno spirito critico, senza un approfondimento della questione sugli atti parlamentari disponibili a tutti sul web, anzi omettendo i tanti particolari inquietanti che nel tempo sono emersi sulla vicenda. Non è da poco lasciare, ad esempio, nel dubbio lo spettatore che Moro volesse o non volesse l’auto blindata.
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Poco più che un bignami in celluloide, piagnucoloso, lacunoso e sentimentale, che offende la privacy della famiglia Moro, entrando addirittura nel confessionale per ascoltare la moglie dello statista lamentarsi col prete della freddezza del marito e non tiene conto delle risultanze dell’ultima Commissione Moro, riportando invece pedissequamente la versione ufficiale dei fatti degli anni ’80, senza alcuno spirito critico, senza un approfondimento della questione sugli atti parlamentari disponibili a tutti sul web, anzi omettendo i tanti particolari inquietanti che nel tempo sono emersi sulla vicenda. Non è da poco lasciare, ad esempio, nel dubbio lo spettatore che Moro volesse o non volesse l’auto blindata. In un episodio Bellocchio fa dire ad Andreotti che Moro non la voleva per non apparire un privilegiato, in un altro la figlia dice che non era vero che il padre non volesse l’auto blindata. Risulta ormai acclarato, purtroppo, che l’auto era stata richiesta da tempo e mai assegnata. E’ un fatto che non può essere lasciato alla libera interpretazione dell’artista Bellocchio, che si può inventare i dialoghi dei brigatisti, dei familiari della vittima, dei politici che si consultano sulla linea della fermezza, ma non può inventarsi un dubbio al posto di una certezza. Similmente si fa dire ad Andreotti che la moglie del caposcorta avrebbe minacciato di darsi fuoco qualora fossero state avviate trattative con i brigatisti. Falso, è stato accertato che mai, né la moglie del caposcorta né l’altra vedova della strage di via Fani hanno pronunciato quelle parole. In una delle ultime sequenze si ricostruisce l’uccisione di Moro nel garage di un condominio quando invece risulta dagli atti della commissione parlamentare che il portabagagli della famosa Renalut rossa non si può aprire completamente in quel box auto a causa dell’altezza dello stesso ed il rumore dei colpi esplosi, benché attutito dall’uso di silenziatori, si sarebbe avvertito fino al terzo piano. Inoltre, è stato accertato che la traiettoria seguita dai proiettili non è dall’alto verso il basso, coerente con la posizione di Moro sdraiato nel portabagagli e con la versione di Moretti, ma, invece, è dal basso verso l’alto. Ma è inutile continuare a cavillare su un’opera d’arte che nulla ha a che fare con la realtà. Ma allora, se di questo si tratta, sarebbe stato meglio romanzare ogni cosa, prendendo spunto da un fatto storico per ricreare con la fantasia un’altra storia completamente inventata e non mescolare pericolosamente mezze verità e pura finzione, soprattutto per il pubblico dei più giovani che credono di informarsi facilmente attraverso i media, senza leggere i libri e si formano convinzioni, eufemisticamente, superficiali sulla Storia recente del loro Paese sulla base di fiction.
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ethan51
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venerdì 18 novembre 2022
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mancato al cinema, e invece...
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E' la cosa più bella che è passata al cinema da un autore italiano da tantissimi anni. Anche se me lo sono visto in TV. Uno di quei film che rimarranno per sempre. Praticamente un Novecento atto terzo.
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eugen
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venerdì 18 novembre 2022
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senz''altro grande realizzazione , presuppone conos
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Se"Esterno Notte"(Marco Bellocchio, 2022)e', nell'ambito della produzione di TV.movies(o originaali televisivi, come si diceva un tempo)un capolavoro, e lo e'per l'uso , in realta'ben calibrato, di simbolisimi, sequenze ellittiche e metafore(presenti invero soprattutto nella prima parte, meno nella seconda, meno nelll'ultima e terza parte, dato che ci si avvicina al"redde rationem"della vicenda), ma anche per la capacita'di guardare alla storia(un fatto avvenuto piu'di 40 anni fa apparteinee alla storia(su questo non si discute piu'), bisogna dire che una persona che, per motivi anagrafici o altri(di ignoranza consapevole, ossia per disinteresse rispetto alle grandi vicende del suo tempo)non conosca i fatti o apppunto se ne disinteressi scientemente, con quest'opera potra'fare ben poco, potra'confrontarsi a mala pena.
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Se"Esterno Notte"(Marco Bellocchio, 2022)e', nell'ambito della produzione di TV.movies(o originaali televisivi, come si diceva un tempo)un capolavoro, e lo e'per l'uso , in realta'ben calibrato, di simbolisimi, sequenze ellittiche e metafore(presenti invero soprattutto nella prima parte, meno nella seconda, meno nelll'ultima e terza parte, dato che ci si avvicina al"redde rationem"della vicenda), ma anche per la capacita'di guardare alla storia(un fatto avvenuto piu'di 40 anni fa apparteinee alla storia(su questo non si discute piu'), bisogna dire che una persona che, per motivi anagrafici o altri(di ignoranza consapevole, ossia per disinteresse rispetto alle grandi vicende del suo tempo)non conosca i fatti o apppunto se ne disinteressi scientemente, con quest'opera potra'fare ben poco, potra'confrontarsi a mala pena... Colpa di Bellocchio? No, colpa appunto di chi non sa/non vuol sapere. Che Moro prigioniero si veda poco o solamente. quasi, alla fine della sua vicenda, quasi"in articulo mortis"non vuol dire che non sia presente, significa solo che ipotizzare i suoi pensieri o anche le se sensazioni sia inopportuno: gran parte dell'opera e'0rivolta contro la"damnatio memoriae"che suppone-.ipotizza un Moro"impazzito"(come recitavano i giornali dell'epoca, come giustamente sottolineato da Bellocchio, che mostra i titoli in prima pagina dei giornali stessi), che invece la gran parte del fim veda impegnata la moglie.vedova di Moro(Marherita Buy e'stata memorabile nella parte, come sottolineato da molti interventi), va benissimo. La complicita'"passiva"(?)della DC nel sostenere la liberazione di Moro viene accentuata nella giusta misura, come era gia'in"Con il vostro irridente silenzio", pie'ce teatrlae dello stesso Fabirizio Gifuni(un Moro"essenziale")tratto dall'epistolario di Moro e dal suo memoriale, ma qui acquista una funzione anche "pedagogica"che speriamo sia stata colta opportunamente. El Gato
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figliounico
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giovedì 17 novembre 2022
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deludenti i primi due episodi
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Guardando questa serie Tv, almeno per quanto riguarda i primi due episodi già visionati, nasce spontanea la domanda: ma se si vuole mettere in scena un dramma dando prova della propria bravura registica perché scegliere tra le tante storie possibili da sceneggiare una storia che appartiene dolorosamente non soltanto alla famiglia dello statista pugliese ma alla Storia d’Italia e quindi a tutti noi e sulla quale ancora aspettiamo una verità ultima? Si rischia di passare per complottisti o all’opposto, come nel caso di questa fiction, per superficiali narratori di fatti noti e da qui a propagandare le verità ufficiali e pacificatrici acriticamente sul controverso Affaire Moro il passo è breve.
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Guardando questa serie Tv, almeno per quanto riguarda i primi due episodi già visionati, nasce spontanea la domanda: ma se si vuole mettere in scena un dramma dando prova della propria bravura registica perché scegliere tra le tante storie possibili da sceneggiare una storia che appartiene dolorosamente non soltanto alla famiglia dello statista pugliese ma alla Storia d’Italia e quindi a tutti noi e sulla quale ancora aspettiamo una verità ultima? Si rischia di passare per complottisti o all’opposto, come nel caso di questa fiction, per superficiali narratori di fatti noti e da qui a propagandare le verità ufficiali e pacificatrici acriticamente sul controverso Affaire Moro il passo è breve. Lontanissimo dal cinema verità sul potere e sui potenti di Rosi e di Petri, Bellocchio tenta di umanizzare i suoi personaggi, soprattutto Cossiga, alla stregua di Sorrentino con il Divo e Loro, ma il risultato, come per i citati film, è una carnevalata ridicola dove gli attori sono costretti ad indossare una maschera come nella sfilata dei carri a Viareggio. Servillo fa eccezione, si sottrae alla facile imitazione di Paolo VI ed interpreta il suo personaggio in modo originale dando vita ad un uomo in carne ed ossa. Con Servillo la tridimensionalità dell’arte irrompe nella piatta rappresentazione stereotipata di una vicenda tragica che avrebbe meritato ben altro approfondimento a costo di sconfinare nel docufilm, perché capire come sono andate le cose nel marzo del ’78 potrebbe servire a meglio comprendere la storia d’Italia dal dopoguerra fino agli anni ’90. Inquietante sorge la domanda finale: ma interessa ancora a qualcuno la verità storica su quei fatti?
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eugen
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martedì 15 novembre 2022
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notevolissimo film tv di bellocchio
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Quasi fantasmaticamente(ma con phantomes qui hantent, fantasmi che aggettano, che sono presenti)in"Esterno notte"Marco Bellocchio fa rivivere presenze come Moro, Cossiga e gli altri(altri ben poco statisti, salvo il geniale Andreotti e in versione orMai "sPENTA" Fanfani), magari insistendo volutamente"troppo"(ma e'un eccesslo voluto)sulla nevrosi(psicosi, per alcuni)di Francesco Cossiga, peraltro uno dei pochissimi presidenti della repubblica capaci di andare oltre il"ruolo istituzionale", mostrando come un'intera classe politica(quella della DC, il partito di appartenenza e di riferimento cultural.politico di Moro)abbia fatto di tutto per non salvarlo-so che l'espressione E'DURA, E'FORTE, MA SOSTANZIALMENTE(CREDO)PROFONDAMENTE VERA.
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Quasi fantasmaticamente(ma con phantomes qui hantent, fantasmi che aggettano, che sono presenti)in"Esterno notte"Marco Bellocchio fa rivivere presenze come Moro, Cossiga e gli altri(altri ben poco statisti, salvo il geniale Andreotti e in versione orMai "sPENTA" Fanfani), magari insistendo volutamente"troppo"(ma e'un eccesslo voluto)sulla nevrosi(psicosi, per alcuni)di Francesco Cossiga, peraltro uno dei pochissimi presidenti della repubblica capaci di andare oltre il"ruolo istituzionale", mostrando come un'intera classe politica(quella della DC, il partito di appartenenza e di riferimento cultural.politico di Moro)abbia fatto di tutto per non salvarlo-so che l'espressione E'DURA, E'FORTE, MA SOSTANZIALMENTE(CREDO)PROFONDAMENTE VERA. oTTIMO AL DI LA'DI OGNI MERITO fRANCESCO gIFUNI, GIA'VISTO A TEATRO IN "cON IL VOSTRO IRRIDENTE sILENZIO. sTUDIO SULLE LETTERE DELLA PRIGIONIA E SUL MEMORIALE DI alDO mORO", MA QUI , NEL FILM tv, L'IMPEGNO, ANCHE CONSIDERANDO IL PESANTE TRUCCO, COMPORTA ANCHE UN IMPEGNO FISICO DECISAMENTE MAGGIORE. aNCHE LE PARTI APPARENTEMENTE"MINORI"COME LA CONTESTAZIONE ALL'UNIVERSITA'SONO INVECE DECISAMENTE IMPRESSIONANTI, RIVELATRICI DI UNO"zEITGEIST"INQUIETANTE E SINTOMATICO DI QUANTO SAREBBE AVVENUTO QUALCHE GIORNO DOPO. eL gATO
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ghepa
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venerdì 8 luglio 2022
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ottima regia grande recitazione degli attori ma..
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mi ha deluso il contenuto... Alla fine si vede una bella serie TV, interpretata magistralmente dagli attori ma che da un'immagine abbastanza distorta di quelli che furono gli avvenimenti reali. Non a caso gli stessi familiari di Aldo Moro ne hanno preso le distanze, riconoscendo come valida la ricostruzione degli eventi che si fa nel film Piazza delle 5 lune (capolavoro).
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(di il cinefilo)
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mauro.t
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mercoledì 29 giugno 2022
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un evento chiave nella storia della repubblica
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Bellocchio affronta uno degli eventi più tragici ed emblematici della prima Repubblica. Il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro sono narrati in sei episodi (nella serie completa), ciascuno dei quali è la rappresentazione dei fatti secondo un particolare punto di vista. Tutti i personaggi co-protagonisti della vicenda trovano collocazione nel film: la moglie, i figli, Benigno Zaccagnini, Francesco Cossiga, Giulio Andreotti, Paolo VI, Enrico Berlinguer, Bettino Craxi, Steve Pieczenik, oltre ai terroristi Mario Moretti, Valerio Morucci, Adriana Faranda. Il taglio che il regista sceglie è quello della tragedia piuttosto che della cronaca: il film privilegia gli aspetti umani e psicologici della vicenda su quelli istituzionali-investigativi, con risultati spesso efficaci ma disomogenei.
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Bellocchio affronta uno degli eventi più tragici ed emblematici della prima Repubblica. Il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro sono narrati in sei episodi (nella serie completa), ciascuno dei quali è la rappresentazione dei fatti secondo un particolare punto di vista. Tutti i personaggi co-protagonisti della vicenda trovano collocazione nel film: la moglie, i figli, Benigno Zaccagnini, Francesco Cossiga, Giulio Andreotti, Paolo VI, Enrico Berlinguer, Bettino Craxi, Steve Pieczenik, oltre ai terroristi Mario Moretti, Valerio Morucci, Adriana Faranda. Il taglio che il regista sceglie è quello della tragedia piuttosto che della cronaca: il film privilegia gli aspetti umani e psicologici della vicenda su quelli istituzionali-investigativi, con risultati spesso efficaci ma disomogenei. I rischi (non sempre evitati da Bellocchio) sono almeno un paio: il primo è che elementi importanti per comprendere una vicenda complessa passino in secondo piano; il secondo è che si cada nella caricatura dei personaggi. Almeno due protagonisti sono ritratti a mio avviso in modo piuttosto maldestro: la figura di Cossiga, la cui sindrome bipolare era nota, è così infelice, codarda e problematica da rasentare il grottesco. Adriana Faranda invece viene disegnata poco verosimilmente come una pasionaria isterica con tratti adolescenziali. Tornando al primo rischio, in questa rappresentazione che privilegia i travagli interiori dei protagonisti perdono peso alcuni fattori fondamentali. Il personaggio di Andreotti, pur risultando tra gli oppositori più decisi contro la trattativa con le BR, ne esce opaco e quasi innocente. I conati di vomito che lo scossero alla notizia del rapimento, da lui stesso confessati, potrebbero essere interpretati come un estremo turbamento per il legame con il rapito, mentre in un contesto più completo denuncerebbero la preoccupazione per ciò che avrebbe potuto emergere dal "processo" alla DC. La cosa meno comprensibile è la scelta di Bellocchio di omettere completamente il memoriale di Aldo Moro. Vero è che, a parte qualche anticipazione nelle lettere, i documenti sono stati trovati dopo la sua morte, ma come sono state messe alcune considerazioni del rapito nel colloquio finale col prete, c’era lo spazio per inserire stralci dei risultati degli interrogatori di Moro. Il memoriale, con le sue rivelazioni circa i rapporti con gli USA, i riferimenti a “Gladio” e le allusioni alle attività poco trasparenti di Andreotti, sono un elemento basilare per comprendere meglio l’intera vicenda. In mancanza di quello, diventano un po’ più deboli gli accenni sulla P2 ai vertici dei servizi segreti, il falso comunicato del lago della Duchessa, le preoccupazioni di Cossiga per le reazioni degli Americani. Aldo Moro è stato rapito e ucciso dalle BR, ma ormai è noto che emissari USA e pezzi della DC non avessero interesse a salvarlo, e che i servizi segreti abbiano potuto agire con consistenti azioni di depistaggio. E’ ovvio che il regista potrebbe rivendicare la libertà di espressione artistica, ma non può ignorare che il film rappresenti un’opera di divulgazione storica. D’altro canto gli va senz’altro riconosciuta l’attenuante della difficoltà di rappresentazione di un caso estremamente complesso, che presenta ancora diverse zone d’ombra. Centrata comunque la figura di Moro come un uomo onesto, democratico e politicamente coraggioso così come la ricostruzione del delicatissimo momento della vita della Repubblica. E a Bellocchio al di là di tutto va attribuito il merito di lasciare un film importante, che consente alle nuove generazioni di approcciare un evento chiave della recente storia d’Italia. Grandissima l’interpretazione di Fabrizio Gifuni nei panni del Presidente e ottima quella di Margherita Buy nella parte di Noretta.
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[+] lei ha ragione sui depistaggi e
(di ghepa)
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frascop
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venerdì 10 giugno 2022
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la serie capolavoro di bellocchio
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Marco Bellocchio (1939) affronta la sua prima serie tv tornando sui 55 giorni del sequestro Moro che aveva già affrontato nel 2003. Il trailer è fuorviante, sembra che il maestro piacentino di Bobbio intenda replicare il grottesco del sorrentiniano "Il divo", invece è un film aal cinema in due parti dove ritroviamo il tocco del nostro autore geniale che è unico perchè assomiglia solo a se stesso.
Nelle varie puntate oltre a Moro ci sono vari personaggi che vengono scandagliati: il bipolare Cossiga (Fausto Russo Alessi); il tormentato amico Paolo VI (Toni Servillo) che morirà tre mesi dopo lui; i brigatisti Faranda e Morucci e la moglie di Moro, una Noretta che la Buy rende come meglio non si potrebbe.
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Marco Bellocchio (1939) affronta la sua prima serie tv tornando sui 55 giorni del sequestro Moro che aveva già affrontato nel 2003. Il trailer è fuorviante, sembra che il maestro piacentino di Bobbio intenda replicare il grottesco del sorrentiniano "Il divo", invece è un film aal cinema in due parti dove ritroviamo il tocco del nostro autore geniale che è unico perchè assomiglia solo a se stesso.
Nelle varie puntate oltre a Moro ci sono vari personaggi che vengono scandagliati: il bipolare Cossiga (Fausto Russo Alessi); il tormentato amico Paolo VI (Toni Servillo) che morirà tre mesi dopo lui; i brigatisti Faranda e Morucci e la moglie di Moro, una Noretta che la Buy rende come meglio non si potrebbe. Le serie tv sono cinema puro che consente appunto agli autori di fare drammaturgia, di scavare dentro i personaggi sino a mostrarne l'anima togliendo loro la maschera, cosa che nel contesto di un film di due ore è molto difficile fare. Bellocchio è un maestro, chiunque ami il cinema lo sa, soprattutto adesso che i grandi li abbiamo tutti alle spalle (Bertolucci è l'ultimo scomparso). "I pugni in tasca" e "La Cina è vicina" sono del 1965 e del 1967. Nel 1972 fece "Sbatti il mostro in prima pagina" e poi la sua ricerca si è fatta sempre di più psicanalitica, interiore, esistenziale, come se la realtà italiana lo interessasse meno.
Dai 64 anni in poi, invece, prima con "Buongiorno, notte" e poi con "Il traditore" del 2019, Bellocchio è tornato ad occuparsi della società italiana. Adesso con questa serie, ormai saggio ma sempre inquieto, volge lo sguardo alla nostra "storia" ben sapendo che noi italiani siamo smemorati, a stento ricordiamo quello che è successo un giorno fa. Figuriamoci cosa possiamo ricordare del 1978, dei democristiani, e delle Brigate rosse, dei pazzi sanguinari che incolpavano i comunisti di non aver fatto la rivoluzione e di fare solo parole.
L'estremismo, malattia infantile del comunismo, ha sempre trovato una culla accogliente in Italia, Bellocchio ai miei occhi ha il merito di metterci di fronte certe facce, di mettere a nudo le loro anime, più o meno sporche, costringendoci ad una fatica che non ci piace, fare i conti con la nostra storia, dove c'è la Resistenza, poi l'antifascismo militante che sfocia nelle sanguinarie Brigate rosse (i neneisti esordirono allora) e nello stragismo nero.
L'unico strumento che è mancato a Bellocchio in questo capolavoro è Morricone con la sua musica (immaginiamo quanto lo avrebbero ispirato la figura di Paolo VI o il cardinale Casaroli), mentre la fotografia di Di Giacomo e la Calvelli al montaggio sono il meglio del meglio che si trova in giro. Nella serie sono essenziali le figure secondarie, interpretate tutte da grandi attori, come il poliziotto Spinella di Pier Giorgio Bellocchio e il monsignor Curioni di Paolo Pierobon. Infine ci sono schizzi e intuizioni sublimi da grande cinema d'Autore, come la bambina della brigatista Adriana Faranda sola all'uscita della scuola mentre tutti gli altri genitori si sono precipitati a portare a casa i figli.
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