È un film a grana grossa, Anche io, che dichiara le sue intenzioni fin dalla prima inquadratura, eppure ciò non toglie che sia comunque un grande film politico.
Il film racconta di come le giornaliste Jodi Kantor e Megan Twohey siano riuscite a portare allo scoperto gli abusi sessuali di Harvey Weinstein.
Per chi non vuole dimenticare una delle grandi rivoluzioni di questo inizio secolo e come la stampa è riuscita a scoperchiare uno scandalo attraverso un lavoro paziente e indefesso.
Il finale è noto e ha aperto la strada alla rivoluzione del #MeToo, ma il film non vuole solo raccontare le fatiche e gli ostacoli affrontati, vuole soprattutto seguire le due ragazze e le donne abusate alle prese con il lavoro e la loro vita privata.
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È un film a grana grossa, Anche io, che dichiara le sue intenzioni fin dalla prima inquadratura, eppure ciò non toglie che sia comunque un grande film politico.
Il film racconta di come le giornaliste Jodi Kantor e Megan Twohey siano riuscite a portare allo scoperto gli abusi sessuali di Harvey Weinstein.
Per chi non vuole dimenticare una delle grandi rivoluzioni di questo inizio secolo e come la stampa è riuscita a scoperchiare uno scandalo attraverso un lavoro paziente e indefesso.
Il finale è noto e ha aperto la strada alla rivoluzione del #MeToo, ma il film non vuole solo raccontare le fatiche e gli ostacoli affrontati, vuole soprattutto seguire le due ragazze e le donne abusate alle prese con il lavoro e la loro vita privata.
In questo modo la ricostruzione di un’inchiesta giornalistica diventa anche il ritratto di una società che, nonostante i suoi proclami, considera ancora la dignità femminile come qualcosa da calpestare, se non da ignorare.
E proprio i ritratti di queste donne che tornano a fare i conti con qualcosa che speravano di aver sepolto nel passato sono tra i momenti più emozionanti del film perché mescolano la sofferenza e la paura, l’ingiustizia subita e il timore di non ottenere giustizia, l’umiliazione e la rabbia.
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