La storia la conosciamo, nonostante le varianti offerte da questo live action: la dea Atena si reincarna in una fanciulla salvata dal cavaliere del Sagittario. Viene poi adottata da Alman di Thule che cerca di radunare i cavalieri in grado di proteggerla. Seiya lotterà per conquistare l'armatura di Pegasus e salvare la dea.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio: dopo il fiasco del 2014 con La leggenda del Grande Tempio e la serie animata Netflix, stavolta la Toei Animation co-produce con gli States un vero e proprio live action. Il calibro degli interpreti più che avvezzi al fantasy - Sean Bean e la Janssen in primis - stavolta davvero potrebbe far sperare in una trasposizione cinematografica nei limiti del sopportabile.
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La storia la conosciamo, nonostante le varianti offerte da questo live action: la dea Atena si reincarna in una fanciulla salvata dal cavaliere del Sagittario. Viene poi adottata da Alman di Thule che cerca di radunare i cavalieri in grado di proteggerla. Seiya lotterà per conquistare l'armatura di Pegasus e salvare la dea.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio: dopo il fiasco del 2014 con La leggenda del Grande Tempio e la serie animata Netflix, stavolta la Toei Animation co-produce con gli States un vero e proprio live action. Il calibro degli interpreti più che avvezzi al fantasy - Sean Bean e la Janssen in primis - stavolta davvero potrebbe far sperare in una trasposizione cinematografica nei limiti del sopportabile. E, in effetti, il tentativo di ereditare la storia di Kurumada alla larga, apportando qualche modifica narrativa e visiva, sembra più che legittimo: che senso avrebbe limitarsi a fare il verso all'anime, uscendo dal confronto con le ossa rotte e facendo infuriare i fan? Prendere le giuste distanze dalla serie animata è l'unica scelta possibile per non trasformare anche questo ennesimo tentativo in un disastro annunciato.L'atmosfera deve (giustamente) essere rinnovata in una veste cinematografica, gli attori in carne ed ossa necessitano di volti credibili e, in questo senso, la scelta del protagonista Mackenyu come Seiya è azzeccata (sbagliata, invece, quella di Phoenix). Persino Mylock, oggetto di un fighissimo restyle, è un personaggio di spessore che picchia che è un piacere. Se queste scelte assolvono il loro obiettivo, armature e combattimenti lasciano qualche perplessità. Le armature con tanto di museruola - che si chiude con un clic - fanno somigliare i cavalieri ai cugini illegittimi di Shredder, il "muso di latta" antagonista dei Turtles. I combattimenti ricordano le scazzottate in costume dei Power Rangers e non sempre coinvolgono. Un po' meglio, invece, gli effetti visivi del cosmo che si espande. Per la prima volta, comunque, il tentativo di fare un prodotto autonomo su Saint Seiya si intravvede e forse anche l'adattamento italiano dovrebbe avere il coraggio di mollare i nomi dello storico doppiaggio, per non confondere il nuovo con il vecchio: che la serie animata sia un capolovoro è indiscutibile, e proprio perché deve restare tale, è giusto che ogni altro prodotto vada considerato in autonomia.
Purtroppo, però, il difetto è sempre lo stesso: l'assenza ingiustificata di una qualsiasi sacralità epica, tratto più qualificante dell'opera di Kurumada. Di mistico non c'è davvero nulla: l'ambientazione punta troppo sulla tecnologia esasperando un tratto cyber ideale forse per gli X Men, ma che nulla c'entra con le divinità antiche. E, a proposito di X Men, in questa atmosfera la stessa Janssen sembra ancora prigioniera del ruolo di Jean Grey mentre Alman fa un po' quello che fa il professor Xavier coi mutanti. Nemmeno il cosmo, ciò da cui un cavaliere trae la sua forza, viene approfondito né sembra attingere a una qualche spiritualità dei protagonisti. Senza questo elemento il film si riduce a una storia cyber-fantasy dall'essenza fracassona, godibile a tratti, che cade però nel già visto e non riesce ad emozionare in profondità. Peccato, perché stavolta c'era del buono...
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