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mercoledì 10 agosto 2022
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"illusioni perdute"
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Non ho visto il film, ma ho trovato bellissima la sua colta e profonda recensione. Credo che sia proprio questa la mission del critico (letterario, cinematografico, artistico che sia): stuzzicare l'interesse del lettore per meglio comprendere l'opera e quindi fruirne in maniera più consapevole. E per questo che le recensioni devono essere lette almeno due volte, prima e dopo la visione. Grazie alla sua, andrò a vedere "Illusioni perdute", che avevo immotivatamente scartato alla sua uscita. Complimenti ancora. Claudio.
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felicity
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venerdì 24 giugno 2022
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l’ascesa del capitalismo moderno
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Illusioni perdute presenta un soggetto complesso e una galleria nutrita di personaggi che, forse, costituirebbero più facilmente materia per una serie televisiva. Il miracolo di Giannoli sta nel trarre dal ciclo romanzesco un film a suo modo popolare senza sminuire la portata delle tematiche (anzi) né rinunciare all’idea di un affresco d’epoca di ampio respiro, fatto di tanti volti e fili narrativi.
Vi riesce perché ha il coraggio di ricorrere alla voce narrante, non solo la usa senza nessuna remora, ma soprattutto le demanda un ruolo decisivo in una costruzione narrativa che vi si appoggia integralmente.
Il ritmo è formidabile, senza paura di sfrondare il romanzo, concentrando motivi e caratteri in determinati personaggi, fidando di rendere il senso delle situazioni poggiandole su figure anche solo accennate, ma compiute in quello schizzo e sostenute da volti riconoscibili.
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Illusioni perdute presenta un soggetto complesso e una galleria nutrita di personaggi che, forse, costituirebbero più facilmente materia per una serie televisiva. Il miracolo di Giannoli sta nel trarre dal ciclo romanzesco un film a suo modo popolare senza sminuire la portata delle tematiche (anzi) né rinunciare all’idea di un affresco d’epoca di ampio respiro, fatto di tanti volti e fili narrativi.
Vi riesce perché ha il coraggio di ricorrere alla voce narrante, non solo la usa senza nessuna remora, ma soprattutto le demanda un ruolo decisivo in una costruzione narrativa che vi si appoggia integralmente.
Il ritmo è formidabile, senza paura di sfrondare il romanzo, concentrando motivi e caratteri in determinati personaggi, fidando di rendere il senso delle situazioni poggiandole su figure anche solo accennate, ma compiute in quello schizzo e sostenute da volti riconoscibili.
È con queste affascinanti premesse che Illusioni perdute racconta con arguzia mai didascalica l’ascesa del capitalismo moderno, smascherando inoltre annose pratiche malsane dell’editoria e del giornalismo. Per i “figli della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità” tutto è negoziabile: i fischi e gli applausi a teatro si vendono al migliore offerente, così come gli articoli e le recensioni. Un libro non si pubblica se chi lo ha scritto non ha un volto noto o perlomeno un nemico famoso: l’artefatta polemica si crea a tavolino per attrarre attenzione e battere cassa. Un giornale prende per vero tutto ciò che è probabile, perché l’unica verità sono i dati di vendita. I giornalisti, veri e propri trafficanti di parole, creano e influenzano le opinioni dei lettori.
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anna rosa
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venerdì 4 febbraio 2022
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le illusioni di un giovane cinico
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Ho letto il libro forse trent'anni fa, per cui ho dovuto rnfrescarmi la memoria leggendo quantomeno wikipedia.fr e comunque ho avuto la conferma che Balzac non raccontava affatto la storia di un povero poeta incompreso, ma di un giovane senza scrupoli deciso a sfondare a qualunque costo e presto: un antesignano non tanto del Julien Sorel di Stendhal quanto del Bel-Ami di Maupassant. E infatti Balzac gli oppone il personaggio dell'amico (e poi anche cognato) che resta in provincia, lavora, inventa un nuovo procedimento per la stampa e si sacrifica per aiutare economicamente quello scapestrato di Lucien. Il quale peraltro è abbastanza vanesio da vergognarsi del nome borghese del padre e da volere a tutti i costi un patronimico nobiliare.
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Ho letto il libro forse trent'anni fa, per cui ho dovuto rnfrescarmi la memoria leggendo quantomeno wikipedia.fr e comunque ho avuto la conferma che Balzac non raccontava affatto la storia di un povero poeta incompreso, ma di un giovane senza scrupoli deciso a sfondare a qualunque costo e presto: un antesignano non tanto del Julien Sorel di Stendhal quanto del Bel-Ami di Maupassant. E infatti Balzac gli oppone il personaggio dell'amico (e poi anche cognato) che resta in provincia, lavora, inventa un nuovo procedimento per la stampa e si sacrifica per aiutare economicamente quello scapestrato di Lucien. Il quale peraltro è abbastanza vanesio da vergognarsi del nome borghese del padre e da volere a tutti i costi un patronimico nobiliare. Che otterrà, come racconta Balzac in un romanzo successivo, in cui Lucien appare un essere vile e corrotto. Che i corruttori ci siano, è risaputo, ma che tutti si lascino corrompere non è vero neanche per Balzac, che infatti nel libro mette in scena anche un gruppo di giovani artisti e letterati incorrotti. D'altra parte non si vede come un'anima nobile, e non che si creda tale, aspiri per forza al successo mondano, no? Come non è affatto vero che tutti i giornalisti e critici siano venduti, perché a me questo non risulta né per il presente né per il passato: a scuola non abbiamo per esempio studiato il ruolo di un giornale illuminista quale Il caffè di Verri? E allora, per favore non facciamo di ogni giornale un fascio, per favore! Perche è una pericolosa fake new quella che questo film trasmette, e che cioè tutti i giornalisti sono venduti. Il colmo è che il regista, dopo aver presentato i giornalisti monarchici come "puliti" a differenza dei giornalisti liberali, ci dice che per fortuna i giornali cattivi vengono infine meritatamente chiusi dal re! Mah! Per finire, suggerisco ai responsabili della traduzione del copione francese e del doppiaggio di informarsi sulla traduzione (donner = dare, non donare) e soprattutto sulla pronuncia delle pur poche parole dette in francese.
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mauro.t
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domenica 16 gennaio 2022
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arte e mercato, informazione e corruzione.
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Liberamente tratto dal romanzo di Honoré de Balzac. La storia è ambientata nella Francia del 1820, in epoca di Restaurazione. Lucien, un giovane e talentuoso poeta che per campare fa l’operaio nella tipografia del cognato, ha il suo piccolo e poco gratificante palcoscenico presso il salotto di madame de Bargeton, sua mentore e amante. Le chiacchiere della gente e l’ira dell’anziano marito della dama lo costringono a fuggire e a cercare fortuna a Parigi. Lucien rivendica la nobiltà della madre cha fa de Rubenprè, ma porta, ahimè, il nome del padre, che nobile non era. E il mondo della nobiltà lo respinge come un corpo estraneo. In seguito inizia una relazione con una attricetta onesta ma di talento limitato e incontra casualmente Luosteau, un giornalista di una testata repubblicana, che lo introduce al mestiere.
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Liberamente tratto dal romanzo di Honoré de Balzac. La storia è ambientata nella Francia del 1820, in epoca di Restaurazione. Lucien, un giovane e talentuoso poeta che per campare fa l’operaio nella tipografia del cognato, ha il suo piccolo e poco gratificante palcoscenico presso il salotto di madame de Bargeton, sua mentore e amante. Le chiacchiere della gente e l’ira dell’anziano marito della dama lo costringono a fuggire e a cercare fortuna a Parigi. Lucien rivendica la nobiltà della madre cha fa de Rubenprè, ma porta, ahimè, il nome del padre, che nobile non era. E il mondo della nobiltà lo respinge come un corpo estraneo. In seguito inizia una relazione con una attricetta onesta ma di talento limitato e incontra casualmente Luosteau, un giornalista di una testata repubblicana, che lo introduce al mestiere. Lucien, con la sua abilità di scrittore, si fa notare, ma scopre un mondo completamente guasto, fatto di editori analfabeti, di giornalisti al soldo di politici e nobili, di recensioni comprate. Lui si adegua e adotta gli stessi sistemi per vendicarsi della nobiltà che lo ha respinto, mettendo in secondo piano i suoi obiettivi artistici. E persistendo, sopravvaluterà la capacità di dirigere la sua vita in quel contesto corrotto.
Accuratissime le ricostruzioni di ambienti come le sedi dei giornali e le tipografie, con la citazione dell’invenzione della pressa piano-cilindrica in quell’epoca. Personaggi ben delineati, tutti di spessore.
Tra le tre generazioni di attori (per lo più) francesi, tutti bravi, segnalerei una splendida e convincentissima Cecile de France nei panni di madame de Bargeton.
Molti i temi del film: il rapporto tra arte e mercato, l’ambizione sociale, e soprattutto la (in)dipendenza dell’informazione. Afferma il corrotto Lousteau: “Il nostro giornale prenderà per vero tutto quello che è probabile”, e anche: “Il mio lavoro non è informare, è arricchire gli azionisti del giornale!”.
Il regista, pur prendendosi ampie libertà, attinge almeno in parte dalla poetica di Balzac, lo scrittore reazionario più ammirato da Marx ed Engels: l’umanità è mossa molto più efficacemente dagli interessi che dagli ideali. In questa idea però vi è forse l’unico limite del film: il mondo degli operatori di cultura raffigurati sarà (stato) brutto, ma non può esserlo (stato) in modo così schematico: la realtà è più complessa di quella rappresentata.
Giannoli ha comunque l’accortezza di lasciare uno spiraglio ai valori del talento e dell’onestà. Lo scrittore rivale Nathan attesterà a Lucien l’ammirazione sincera per le sue poesie, e Lucien ricambierà con la stima (e una recensione positiva) per il romanzo di Nathan. Per la vera arte alla fine qualcosa rimane. Niente male.
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vilma
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giovedì 13 gennaio 2022
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tremendamente attuale
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Film imperdibile,attuale,attori superlativi,vedetelo,vedetelo e rivedetelo
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goldy
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sabato 8 gennaio 2022
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cinismo giornalistico che viene da lontano
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E' vero 144 minuti sono tanti. Una maggior capacità di sintesi avrebbe giovato al film che tuttavia è godibilissino e va apprezzato per la chiarezza narrativa. Al limìte gli si può anche imputare un eccesso didascalico ma ben venga un cinema che si preoccupa di consapevolizzare su temi fondamentali come il devastante deragliamento dell'informazione contemporanea che ha radici solidamente radicate in un lontano passato. A quanti giornalisti asserviti e sofisti di mestiere saranno fischiate le orecchie ? A me ne sono venuti in mente un bel po'.
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emanuele 1968
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venerdì 31 dicembre 2021
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penso sia un buon film, però 144 minuti sono tanti
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in multisala alle 20:30 ero l'unico cliente, e la situazione mi aveva insospettito , pensavo........ se non mi piace mi alzo e me ne vado come gia successo per altri film, invece l'ho trovato un film attuale, però ambientato in epoche diverse, certo che144 minuti sono tanti, fortunatamente il film e anche narrato , quindi si segue anche più facilmente, penso sia un buon lavoro sotto tutti i punti di vista, il finale a discrezione dello spettatore.
Benjamin Voisin il bello e dannato, bellissimo anche in estate 85. Strepitoso Xavier Dolan, mi ricordava Billy Zane in titanic.
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ralphscott
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venerdì 31 dicembre 2021
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racine in salsa di pomodoro
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Voisin,esordiente di lusso,dopo il riuscito Estate 85 é protagonista assoluto in questa ricca produzione. Conteso da donne ed uomini - anche oggetto del desiderio di Lucien del bravissimo Xavier Dolan, con momenti di tensione omoerotica di densità da fare a fette - viaggia fiero ed inarrestabile sino ad avvilupparsi vittima dei suoi stessi ideali, solo apparentemente sopiti. Indimenticabile la perfida marchesa di Jeanne Balibar. L'attualità dei temi trattati, la suadente messa in scena, il cast superlativo ed il ritmo mai calante fanno di questo filmone qualcosa da vedere e rivedere. .
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andrea romeo
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lunedì 27 dicembre 2021
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un film sulla società dello spettacolo in cui viviamo
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1821 ma sembra di vedere l’anno appena trascorso tra fake news, flame sui social media, editori che non leggono i libri e per pubblicarli con successo si affidano alle polemiche costruite ad arte dalla stampa, sempre all’inseguimento di un finanziamento pubblicitario.
Un cast senza precedenti per un film che io trovo ambiziosamente sospeso tra Barry Lindon e Amadeus. un opera colossale che rivela il più fresco talento del nuovo cinema francese Benjamin Voisins. Sono di parte ma penso sia uno dei film più riusciti di questo 2021 e certamente la migliore occasione di tornare al cinema questo Natale.
In fondo anche questa mia recensione è perfettamente in linea con l’euforia del film che racconta un mondo di continui interessi incrociati che stritolano il protagonista soffocando per sempre le sui Illusioni… ormai perdute.
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giovanni_b_southern
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lunedì 27 dicembre 2021
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molto bello. da vedere
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OTTIMO. COINVOLGENTE. FILM DAVVERO MOLTO BELLO. LO CONSIGLIO VERAMENTE
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