Il regista Laurent Tirard e il protagonista Benjamin Lavernhe mettono in prosa famiglia e altri disastri: il registro è ilare e ironico, la sintassi un po' involuta
di Federico Pontiggia La Rivista del Cinematografo
C'è solo una cosa peggiore che venire lasciati, ovvero aspettare un messaggio della fidanzata messasi in "pausa" (38 giorni) quando si è a cena con la famiglia: un padre che racconta i soliti aneddoti senza capo né coda, la madre svampita e sottomessa che cucina le solite cose e tiene ancora appeso il portasciugamani - sventuratamente - a forma di pene che facesti alle elementari; una sorella che pende dalle labbra del promesso sposo e sforna dubbie torte allo yogurt. Accade ad Adrien, trentacinque anni, qualche insicurezza, molto amore per Sonia e, non bastasse, un'offerta che non può rifiutare: tenere, gli chiede il futuro cognato Ludo, il discorso al matrimonio. [...]
di Federico Pontiggia, articolo completo (2221 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 19 ottobre 2020