
Anno | 2020 |
Genere | Documentario |
Durata | 74 minuti |
Regia di | Lynne Sachs |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 28 maggio 2021
Il ritratto di un padre fatto attraverso i ricordi immortalati dalle immagini.
CONSIGLIATO SÌ
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Lynne Sachs dirige un film in cui assembla materiali di diversa provenienza e formato per cercare di definire la figura di suo padre Ira, ora ottantenne, definito lo "Hugh Hefner di Park City" nello Utah. Lynne è nata da una relazione divenuta un matrimonio insieme a due fratelli (uno dei quali ora regista) ma Ira ha messo al mondo molti altri figli alcuni dei quali non erano a conoscenza dell'esistenza degli altri.
La ricerca della figura paterna non costituisce una novità nell'ambito documentaristico e molti ricorderanno, anche per affinità tematica, My Architect di Nathaniel Kahn in cui il figlio del grande architetto Louis Kahn andava alla ricerca della figura del padre (che aveva due famiglie e di cui lui aveva poco goduto la presenza in vita) ritrovandolo nei suoi progetti divenuti edifici.
Il compito di Lynne Sachs è più arduo ed emotivamente più complesso. Perché suo padre è stato un uomo alla costante ricerca di donne da sedurre sfoderando un mix di narcisismo ma anche di calore umano che però non era destinato a durare neanche nella sua memoria. Le testimonianze di compagne e amanti, nonché dei figli e figlie che si sono potuti riconoscere come fratelli e sorelle solo in tarda età, sono tanto interessanti quanto inquietanti in alcuni casi. Perché, come è ovvio, non tutti hanno reagito allo stesso modo a questa paternità/partenariato itinerante da una meta all'altra. Il fatto che i filmati risalgano ad epoche diverse a partire dal 1969 ma che le immagini di apertura ci mostrino un uomo molto anziano a cui vengono tagliati i capelli è molto significativo. Lynne evidentemente ama suo padre (e questo non è un sentimento che prova solo lei). Al contempo però non può fingere che le sue azioni siano state prive di conseguenze a volte anche pesanti. La sua esperienza nel documentario sperimentale le consente di condurre con mano ferma la ricerca che, proprio grazie all'eterogeneità dei materiali, riesce a fornire una sintesi efficace di una personalità complessa senza la pretesa di voler giungere a conclusioni precostituite.